Con gennaio 2023 almeno i due terzi dei nuclei famigliari del Cantone hanno subito una vera e propria stangata, centinaia di franchi di aumento annuale per la fornitura di elettricità e gas.
Una tendenza al rialzo che ha di fatto interessato gran parte del Cantone (solo in poche zone gli aumenti delle tariffe sono stati “contenuti” al di sotto del 10%): pensiamo, per non citarne che alcune, alle AIL di Lugano con in media un aumento del 32%, Ascona con +28,15%, l’Azienda Elettrica Massagno SA con +23,97%, alle Aziende Municipalizzate di Stabio con +23,80% e alla Società Elettrica Sopracenerina SA con +18,28%. E come dimenticare le Aziende Industriali Mendrisio (AIM), che segnalano un aumento in media del 39% per l’elettricità e il raddoppio di quelle del gas! Decisioni gravide di conseguenze per il tenore di vita di migliaia di famiglie.
Sappiamo che l’aumento delle tariffe è dovuto alle impennate della speculazione sui mercati energetici di tutta Europa. Ma queste oscillazioni speculative, che hanno portato alle stelle i prezzi dell’energia – e che sono state utilizzate dalle aziende distributrici per aumentare le tariffe a partire dal 2023, sono una conseguenza della liberalizzazione del mercato dell’energia avviato a inizio degli anni 2000, sia a livello europeo che svizzero. Una liberalizzazione che ha favorito le aziende private e i grandi consumatori (che hanno potuto ottenere sconti dalle aziende fornitrici), sconti scaricati sui piccoli consumatori, con l’aumento delle tariffe energetiche, in media del 10% negli ultimi dieci anni (oltre a quelli stratosferici di quest’anno). La liberalizzazione è stata una decisione voluta dai partiti maggiori, presenti sia nel governo federale che in quello cantonale, che ci hanno venduto la frottola che una maggiore concorrenza avrebbe portato una diminuzione delle tariffe energetiche. Così non è stato.
La loro responsabilità non è solo politica, per avere – come abbiamo detto – sostenuto una liberalizzazione della quale oggi subiamo le conseguenze. È una responsabilità anche perché hanno preferito dare la priorità alla contabilità delle aziende (a volte facendo grossi profitti e accantonando centinaia di milioni – come nel caso delle AIL di Lugano, ma non solo) e scaricare sulle spalle delle famiglie gli aumenti dei prezzi.
È qualcosa che non possiamo assolutamente accettare. Per questo ci siamo fatti promotori, nei mesi scorsi, di una petizione che chiedeva alle autorità comunali di rinunciare agli aumenti delle tariffe previste per il 2023. E questi stessi partiti, che sono presenti nei Municipi dei più importanti centri del Cantone, hanno risposto negativamente, naturalmente continuando a chiacchierare di aiuti alle famiglie, ai “ceti medi”, etc., dicendo di voler lasciare nelle “tasche dei ticinesi” i soldi necessari: bel modo di farlo!
Dobbiamo esigere dalle aziende di distribuzione di cessare ogni politica di “pesca miracolosa” sulle borse europee dell’energia elettrica, puntando su contratti di lunga durata, magari meno convenienti sulla carta dei contratti a breve termine ma sicuramente più stabili davanti alle manovre speculative tese a rialzare i prezzi dell’energia. Più importante ancora, però, è la necessità di avviare un vasto movimento popolare per imporre l’uscita dal sistema di liberalizzazione e confluire in un monopolio pubblico costruito su scala nazionale, dove l’unico obiettivo sia quello di garantire la soddisfazione di un bisogno sociale fondamentale come quello dell’energia elettrica. Infine, il rientro dei fenomeni speculativi sui mercati energetici, giustificano il ritorno sugli aumenti di tariffe decisi.
Chiediamo quindi che a partire dal 1° luglio 2023, tutti gli aumenti delle tariffe elettriche e del gas entrati in vigore lo scorso gennaio vengano annullati.