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Mancano pochi giorni ormai all’arrivo a casa della documentazione elettorale per le votazioni di aprile: passata la passione carnevalesca, a mente nuovamente fredda, si potrà inviare le proprie schede compilate (naturalmente con l’indicazione della lista nro 2, quella dell’MPS!).
Ma fermiamoci proprio sul Carnevale nel momento in cui scriviamo quasi terminato e che ha segnato un “ritorno” del grande pubblico, la voglia di divertirsi, dopo l’annullamento del 2021 e le edizioni “light” del 2022 a causa della pandemia.
Non possiamo certo dimenticare la pandemia (e visto che parliamo di elezioni, ricordiamo che si è trattato di un evento maggiore della legislatura) che proprio dei giorni del Carnevale 2020 ha approfittato per accelerare e andare in fuga. Con la responsabilità, indiscutibile, di tutta una classe politica, dal Consiglio di Stato al Municipio di Bellinzona a quello di Lugano che, sicuramente e con cognizione di causa – è noto che gli specialisti puntassero verso una sospensione delle manifestazioni – avrebbero potuto fare scelte più coraggiose e utili per la salute pubblica.
Né, malgrado oggi si sia dimenticato il tutto, il governo e i suoi partiti hanno fatto meglio rispetto a quello che la pandemia evoca direttamente: la necessità di un sistema sanitario che possa contare su strutture adeguate e personale sufficiente, qualificato e motivato.
Infatti, a ormai tre anni da quell’evento, alcune “criticità” (così le chiamano) non hanno ancora trovato soluzione, anzi. Così, si continua a pensare di ridimensionare le strutture ospedaliere, in particolare diminuendo i posti letto, accorpandoli con strutture private; oppure diminuire ulteriormente il ruolo dei Pronto Soccorsi pubblici sia nelle regioni periferiche che in quelle urbane. Così come, a ormai tre anni dall’evento pandemico che ha messo in evidenza il ruolo fondamentale del personale sanitario (e non solo di quello ben evidentemente, ma di tutti i salariati nel funzionamento della nostra società), non vi sono stati segnali di voler concretamente migliore le condizioni di lavoro e salariali del personale sanitario del settore pubblico e privato. Oggi il personale sanitario percepisce salari reali inferiori a quelli percepiti nel 2019: alla faccia della “riconoscenza”.
Ma sulla questione salariale le responsabilità del governo e dei suoi partiti non si ferma certo solo al trattamento del personale sanitario.
La legislatura che sta per finire ha visto affermarsi ancora più nettamente il dumping salariale, con salari che scivolano sempre più verso il basso e con la differenza tra i salari pagati in Ticino e il resto della Svizzera che tende ad aumentare anno dopo anno.
Il governo e i suoi partiti non solo non hanno fatto nulla, ma proprio nulla, per combattere il dumping salariale e sociale; ma lo hanno anche favorito adottando in modo definitivo un salario minimo legale che ha come elemento di riferimento di fatto i 3’000 franchi mensili e attirando verso il basso tutto il sistema salariale.
Tutto questo stimola fenomeno di sostituzione di personale, non solo tra frontalieri e residenti, ma tra lavoratori giovani e lavoratori più anziani, tra lavoratori qualificati e lavoratori meno qualificati ma comunque in grado di svolgere le stesse mansioni a salari più bassi.
“Mercato del lavoro fuori controllo” titolava di recente il domenicale leghista: proprio loro che, come gli altri partiti, non vogliono sentir parlare di controllo del mercato del lavoro, come chiede, ad esempio, la nostra iniziativa popolare sempre ferma in Parlamento.
insomma, una legislatura che ha visto affermarsi sempre più una politica neoliberale, difesa – con gradi di intensità diversa – da tutti i partiti di governo.
Per questo è necessario dare maggior voce a chi a questa politica, con coerenza e determinazione, si è opposto; per questo vi invitiamo a votare per la lista MPS, per rafforzare l’opposizione anticapitalista nel nostro Cantone.