Nell’anniversario dell’invasione imperialista dell’Ucraina da parte della Russia, la sinistra ucraina si trova di fronte a una doppia sfida: resistere agli attacchi militari russi e lottare contro l’imposizione del neoliberismo e dell’austerità da parte del proprio governo. Nel frattempo, la sinistra mondiale rimane profondamente divisa nella sua comprensione della guerra e nel suo rapporto con le richieste di solidarietà internazionale lanciate dalle componenti della sinistra ucraina.
Alona Liasheva è sociologa e ricercatrice in economia politica urbana. Lavora presso il Centro di ricerca per gli studi est-europei dell’Università di Brema. È co-redattrice di Commons: Journal for Social Criticism e membro del gruppo socialista democratico ucraino Sotsialnyi Rukh (il Movimento sociale).
In questa intervista esclusiva per Truthout [sito di sinistra molto conosciuto negli Stati-Uniti] Ashley Smith è a colloquio con Alona Liasheva sulla natura della guerra, sulle condizioni in cui versa la maggior parte della classe lavoratrice del suo Paese, sulla resistenza popolare e militare e la strategia della sinistra ucraina in tempo di guerra e per la ricostruzione.
La Russia ha lanciato ondate di attacchi missilistici contro l’Ucraina. Quale impatto ha avuto sulla vita delle persone? Quale effetto ha avuto sulla coscienza popolare? Quale effetto ha avuto sulla volontà della gente di resistere all’invasione?
La Russia ha iniziato a lanciare quest’ultima serie di attacchi missilistici il 10 ottobre 2022. Dovevano indebolire l’esercito ucraino, ma ciò non hanno funzionato. Qui a Lviv sembravano colpire di tutto tranne che gli edifici militari. Mentre gli edifici civili veniva privata di elettricità e subiva interruzioni di corrente, gli edifici militari funzionavano con l’elettricità normale o con quella prodotta dai generatori.
Le vittime di questi missili sono state quindi i civili e le infrastrutture di natura civile. Molte persone si sono trovate senza riscaldamento in pieno inverno e hanno dovuto sopportare temperature estremamente basse nelle loro case e nei loro appartamenti.
Questi attacchi hanno tolto l’elettricità agli ospedali, causando, tra l’altro, anche l’interruzione del funzionamento dei frigoriferi che conservano i vaccini COVID. Di conseguenza, per un certo periodo non abbiamo potuto disporre di vaccini. Diverse persone e organizzazioni di ogni genere si sono mobilitate per procurarci nuovi vaccini, per installare generatori in luoghi chiave e per ripristinare l’elettricità nelle principali strutture. Credo che la Russia sperasse di spezzare la volontà del popolo ucraino. Ma è successo il contrario. Nei sondaggi, il sostegno popolare alla resistenza militare alla Russia è rimasto incrollabile.
Molti esponenti della sinistra occidentale continuano a definire la guerra come una “guerra per procura” tra Stati Uniti, NATO e Russia. Chiedono inoltre un cessate il fuoco immediato e una soluzione negoziata per porre fine alla guerra. Quali sono i problemi posti da queste posizioni?
A questa domanda si può rispondere in modo molto semplice. Basta ascoltare ciò che Putin ha detto nel suo discorso sullo “stato della nazione” lo scorso 21 febbraio. Ha dichiarato che il suo obiettivo era di conquistare l’Ucraina e di portarla nella Federazione Russa. Nel momento stesso in cui parlava, l’esercito russo attaccava e uccideva civili. Quindi, sia i discorsi di Putin che le azioni del suo esercito dimostrano che la Russia non riconosce l’Ucraina come nazione indipendente, tanto meno come interlocutore per delle trattative. Di certo non è interessato a una pace giusta. Con il suo regime che mira al nostro sradicamento nazionale, non abbiamo altra scelta che difenderci. Purtroppo è così semplice. La maggior parte delle persone in Ucraina lo capisce. Nei sondaggi sociologici ho chiesto alle persone cosa pensavano di un cessate il fuoco e dei negoziati. Quasi senza eccezione, dicono che non ci si può fidare della Russia per quanto riguarda una qualsiasi trattativa.
Questo è particolarmente vero per le persone che hanno vissuto nelle zone occupate dell’Ucraina. Descrivono la loro vita sotto un regime che non hanno scelto, che non li rappresentava e che ha violentemente respinto il loro diritto di considerarsi come ucraine e ucraini. Questo regime ha imposto condizioni economiche terribili, ha praticato la discriminazione nei confronti delle donne e delle persone LGBTQ. Ha rapito bambini per “rimpatriarli” (!) in Russia. Ecco perché le ucraine e gli ucraini non accetterebbero che Zelensky dicesse: «Non combatteremo più, accetteremo un cessate il fuoco e negozieremo l’abbandono dei territori occupati».
Tutto questo ha cambiato la mia visione della diplomazia, che avevo sostenuto negli ultimi otto anni. Ho sostenuto gli accordi di Minsk [Minsk I del settembre 2014 e Minsk II del febbraio 2015] come un modo per congelare, se non risolvere, il conflitto. Putin ha distrutto le mie illusioni, violando l’accordo e scatenando questa invasione. A questo punto, negoziare con lui sarebbe il massimo dell’ingenuità. Sarebbe come spararsi a un piede. So che la sinistra ha la tendenza a teorizzare che dietro ad ogni cosa vi sia un complotto da parte degli Stati Uniti. Certo, penso che sia importante analizzare ogni conflitto per capire gli attori, le dinamiche e i responsabili. Nel caso dell’Ucraina, è molto più semplice di quanto molti a sinistra pensino. L’Ucraina è stata attaccata da un esercito imperialista e, quindi, stiamo lottando per difendere le nostre vite e addirittura il nostro stesso diritto di esistere come nazione sovrana.

Quelli schierati a sinistra negli Stati Uniti, in particolare gli uomini bianchi etero che tendono ad essere i più espliciti nella loro opposizione al diritto all’autodeterminazione dell’Ucraina, dovrebbero prendersi un momento per riflettere sulla loro posizione privilegiata. Non sono attaccati da un esercito imperialista. Non è stato loro negato il diritto di dire: «Sono ucraino. Voglio vivere nella mia città. Voglio lavorare in modo tranquillo». Non è stato detto loro che non si può essere gay, o che non si può ottenere questo o quel lavoro perché si è donna. Invece di ascoltarci quando parliamo della nostra esperienza, invece di identificarsi con la nostra lotta, troppi a sinistra costruiscono complesse narrazioni geopolitiche, le quali francamente non reggono a un attento esame. Il problema principale è che 44 milioni di persone potrebbero essere private della loro identità nazionale, della loro personalità politica e della loro capacità di azione.
Perché è importante che la sinistra a livello internazionale sostenga la lotta per l’autodeterminazione dell’Ucraina? Quali poste in gioco ci sono nella vittoria o nella sconfitta dell’Ucraina in questa guerra?
In realtà, tutti nel mondo hanno un interesse nella lotta dell’Ucraina per liberarsi dall’invasione e dall’occupazione. Dopo la Seconda guerra mondiale, in Europa, gli Stati si sono accordati per fissare una linea rossa da non oltrepassare: non avrebbero dovuto invadere e occupare altri Paesi. Ma sempre più spesso le potenze imperialiste hanno iniziato a superare questa linea in tutto il mondo. La Russia ha fatto lo stesso, prima in Cecenia, poi in Siria, Georgia, Donbass e Crimea. Se la Russia riuscisse a invadere l’Ucraina, ciò creerebbe un precedente per altre potenze e Stati imperialisti che potrebbero fare lo stesso: invadere, occupare, sparare e uccidere dei civili impunemente.
Ecco perché l’invasione non è semplicemente un conflitto regionale. La Russia sta mettendo in moto un processo che potrebbe portare a livelli sempre più alti di interventismo imperialista e potenzialmente a una terza guerra mondiale tra potenze nucleari. La solidarietà con l’Ucraina è quindi nell’interesse di tutti. In realtà, la questione non dovrebbe nemmeno porsi. Il sostegno alle lotte per l’autodeterminazione, dalla Palestina all’Ucraina, è un principio della sinistra internazionale, o almeno dovrebbe esserlo. Meglio ancora, la sinistra ha sempre difeso il diritto delle nazioni oppresse a lottare per la loro liberazione. Qualsiasi compromesso su questo principio scredita la sinistra agli occhi dei popoli oppressi. Invece, la solidarietà internazionale con tutte le lotte degli oppressi rafforza la nostra capacità collettiva di resistere a tutte le potenze imperialiste e di lottare per un cambiamento sociale progressista in tutto il mondo.
Per noi non si tratta di una questione astratta. La sinistra internazionale può fare la differenza materiale nella nostra capacità di vincere o perdere. Più ci sarà solidarietà con noi, più ci saranno aiuti umanitari, più ci sarà sostegno ai nostri sindacati e più ci sarà sostegno per la nostra sinistra, più saremo in grado di resistere all’imperialismo russo e di lottare per un futuro progressista in Ucraina e in tutta l’Europa orientale. Il tradimento di questo internazionalismo indebolirà la nostra lotta e screditerà la sinistra in Ucraina e nel mondo. Chi potrebbe aderire a una sinistra che giustifica la guerra imperialista o ignora le lotte di liberazione degli oppressi?
Può parlarci di più della sua esperienza con la sinistra internazionale? Ha trovato sostegno? Siete riusciti a creare legami con i socialisti russi e gli attivisti contro la guerra?
Purtroppo, ampi settori della comunità internazionale hanno utilizzato il quadro della Guerra Fredda per interpretare questa guerra. La maggior parte di questi settori ha finito per ignorare o rifiutare di sostenere la nostra lotta per l’autodeterminazione. Si sono diversamente schierati con la Russia, giustificando la sua aggressione o travisando a torto il significato della guerra considerandola come una guerra intra-imperiale tra Stati Uniti/NATO e Russia. I più estremisti si sono spinti fino a imputare all’Ucraina la responsabilità di essere stata aggredita. È come incolpare una donna di essere stata violentata perché indossava una gonna troppo corta! Altre persone di sinistra hanno cercato di parlare con degli ucraini o di leggere i nostri libri e articoli per capire la guerra dal nostro punto di vista. Che lo sapessero o meno, stavano adottando un metodo che dovrebbe essere un principio della sinistra: ascoltare chi è oppresso. Costoro hanno costruito una solidarietà con la nostra lotta per l’autodeterminazione. Questi militanti di sinistra, questi sindacalisti e soprattutto le reti femministe internazionali, di cui faccio parte, hanno svolto un ruolo importante. Hanno fatto campagna a favore dei bisogni degli ucraini e delle ucraine, compreso il sostegno al nostro diritto di ottenere armi essenziali per la nostra capacità di difenderci; hanno anche fornito aiuti umanitari, si sono uniti alla nostra campagna internazionale per la cancellazione del debito, hanno sostenuto la lotta dei nostri sindacati per difendere i nostri diritti in materia di legislazione del lavoro e hanno partecipato a molte altre campagne. In Europa dell’Est, abbiamo ricevuto molto sostegno da Razem (Sinistra Insieme, un partito fondato nel 2015) in Polonia. Hanno svolto un ruolo centrale nella nostra lotta per la cancellazione del debito. Abbiamo ricevuto anche il sostegno di molte organizzazioni e attivisti russi. Tuttavia, alcuni hanno adottato la posizione di coloro che, nella sinistra occidentale, hanno reso l’Ucraina responsabile della guerra, allo stesso titolo degli Stati-Uniti o della NATO. Riciclano parola per parola i discorsi di Putin. Ma per la maggior parte dei nostri sostenitori in Russia, la situazione è stata davvero facile. Trovandosi in un paese imperialista, non hanno dovuto affrontare un problema teorico eccessivamente complicato. Hanno constato che Putin ha ordinato l’invasione di un altro Paese, l’Ucraina, e hanno concluso che la soluzione è abbastanza semplice: la Russia deve ritirarsi! Queste organizzazioni e attivisti russi, in particolare la Resistenza anti-guerra femminista, hanno organizzato manifestazioni subito dopo l’invasione. Ma il regime russo le ha represse. Ne ha imprigionato un gran numero e ha costretto un numero considerevole di attivisti a lasciare il paese o a nascondersi. Di conseguenza, non possiamo dire che oggi esista un movimento contro la guerra in Russia. Tuttavia, abbiamo stretti rapporti con organizzazioni e reti di attivisti russi, sia all’estero che in Russia.
Una delle sfide che la sinistra ucraina deve affrontare è come sostenere la lotta di liberazione e, allo stesso tempo, protestare contro le politiche neoliberiste del governo e gli attacchi al movimento operaio. Come hanno affrontato questa situazione il suo gruppo, Sotsialnyi Rukh, e tutti gli altri?
Non è così difficile come sembra. In realtà, tutti esprimono critiche al governo. Questa accesa discussione politica è il risultato della guerra stessa. L’orribile verità è che quando le bombe colpiscono la tua casa, sei costretto a chiederti perché questo sta succedendo, come resistere, cosa sta facendo il governo per difenderti, come può farlo meglio e cosa puoi fare per rendere la resistenza più efficace. La paura e la rabbia hanno motivato le persone a fare tutto ciò che potevano, dal volontariato per combattere all’organizzazione di aiuti reciproci per superare la catastrofe della guerra. Le persone si uniscono nelle situazioni di emergenza. Nessuno vuole essere solo; si vuole partecipare a un collettivo e migliorare le proprie condizioni. Inevitabilmente, questa politicizzazione si estende a tutti gli altri settori della società ucraina. Le persone iniziano a pensare ai loro diritti in quanto lavoratori, donne, persone LGBTQI e così via. Ecco perché molti uomini e donne ucraini/e si uniscono a diversi gruppi e organizzazioni politiche. Alcuni si sono orientati verso organizzazioni di destra e alle loro idee tradizionaliste o religiose.
Allo stesso tempo, la sinistra si è sviluppata perché le persone sono alla ricerca di soluzioni progressiste. La nostra organizzazione ha reclutato molto nel corso dell’anno scorso. Abbiamo molti più membri per svolgere molti più compiti. Le persone sono più attive, pronte a organizzarsi e a mobilitarsi per ogni tipo di iniziativa. Si sono sviluppati gruppi studenteschi di sinistra. Hanno organizzato manifestazioni contro la chiusura delle università, hanno formulato delle rivendicazioni per i loro diritti e hanno costruito una solidarietà internazionale con le organizzazioni studentesche di tutto il mondo.
Anche i sindacati hanno espresso le loro rivendicazioni e hanno creato nuove organizzazioni. Alcune di queste organizzazioni sono nate direttamente dalle condizioni di guerra. Ad esempio, quando Kherson è stata occupata, alcuni si sono uniti per proteggersi dalle forze russe. Altri sono fuggiti insieme in altre zone del Paese dove conoscevano poche persone. In entrambi i casi, le persone si sono aiutate a vicenda, creando delle reti. Queste sono diventate la base dell’organizzazione sindacale nel caso delle lavoratrici e dei lavoratori del settore della sanità, la maggior parte di loro essendo infermiere e infermieri. Hanno formato un sindacato per lottare per i loro interessi e per quelli dei loro pazienti.
Come risultato di tutto questo fermento della società civile, molti, non solo la sinistra e i gruppi femministi, hanno criticato il modo in cui il governo sta conducendo la guerra e le sue politiche sociali e di classe. Naturalmente, la maggioranza sostiene Zelensky in quanto capo del governo e della resistenza militare, ma non senza critiche.
In questo contesto, la sinistra può stare dalla stessa parte di Zelensky per quanto concerne la resistenza e opporsi alle sue leggi reazionarie neoliberiste e ai suoi attacchi ai diritti sindacali. Grazie a questo approccio guadagniamo una legittimità più importante. Scriviamo articoli che spiegano perché le sue politiche neoliberiste sono ingiuste, minano il morale e minano la resistenza. Li inviamo ai ministeri e alle commissioni parlamentari. A volte le nostre opinioni vengono ascoltate e hanno un certo impatto. Altre volte siamo semplicemente ignorati. Per questo motivo pubblichiamo le nostre posizioni sul nostro sito web, le inviamo ai media e le condividiamo direttamente con i sindacati e le organizzazioni del movimento sociale. Le condividiamo anche a livello internazionale e ci appelliamo ai nostri alleati per fare pressione sul governo. Uno dei nostri strumenti principali è la petizione. Se una proposta di legge ottiene il sostegno di una petizione con almeno 25’000 firme, questa deve essere sottoposta all’attenzione del Presidente. Ad esempio, abbiamo contribuito a lanciare una petizione per una legge che legalizza il matrimonio omosessuale. Ha ottenuto rapidamente 25’000 firme, costringendo Zelensky a dichiarare pubblicamente di essere d’accordo con la proposta. Il governo non l’ha ancora approvata, ma abbiamo contribuito a suscitare un dibattito pubblico sul matrimonio omosessuale. È stato grazie a campagne di questo tipo che il governo è stato costretto ad affrontare la corruzione. Non è stato il risultato di un semplice articolo di un giornalista [si trattava di Yuri Nikolov, il quale ha pubblicato il 21 gennaio 2023 sul sito ZN.UA un’inchiesta sull’appropriazione indebita di contratti per la fornitura di cibo ai soldati, tra le altre cose. Red.] che l’ha denunciata, ma il risultato di un’attività di lungo periodo da parte dei progressisti e dei militanti anti-corruzione.
Si discute già della ricostruzione dell’Ucraina dopo la guerra. Molti temono che ciò si farà secondo i principi neoliberisti, utilizzando il debito e la dipendenza come mezzo per approfondire le controriforme all’insegna del “libero mercato”. Che tipo di ricostruzione preconizzate e in che modo la lotta per questa ricostruzione può collegarsi alla lotta di liberazione?
Ci sarà un’enorme lotta sui termini della ricostruzione, così come c’è stata una grande lotta sulla “neoliberalizzazione” dell’Ucraina dalla la crisi finanziaria globale del 2008. Non sono così ingenua da credere che dopo la nostra vittoria l’Ucraina si solleverà e sosterrà le riforme democratiche e sociali. Ma possiamo contribuire a condurre una lotta per una ricostruzione il più possibile progressista. Non vi è alcun dubbio che Zelensky e le istituzioni finanziarie internazionali abbiano pianificato una ricostruzione neoliberista. Le potenze occidentali, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, concederanno prestiti a condizione che l’Ucraina attui nuove controriforme del tipo “libero mercato”, imponendo la deregolamentazione, la riduzione dello Stato sociale e un’accresciuta apertura al capitalismo mondializzato. Abbiamo molto da difendere, in particolare il nostro sistema sanitario. Posso andare in ospedale e ricevere gratuitamente i servizi medici di base, come le analisi del sangue e le vaccinazioni. Naturalmente, il sistema è sottofinanziato e per alcuni servizi bisogna aspettare. Per questo motivo, chi ha soldi si rivolge a cliniche private. Ma è comunque meglio che negli Stati-Uniti. Alcuni miei amici sono rifugiati a New York. Sono rimasti scioccati dalla pubblicità a favore delle assicurazioni malattia, dal costo dell’assicurazione malattia, dalle quote parte sulle visite mediche e dall’importo che le persone pagano per i servizi anche se hanno un’assicurazione sanitaria.
Sono convinta che le lotte che abbiamo visto emergere durante la guerra permetteranno di bloccare il peggio della ricostruzione neoliberale. Non vogliamo finire come l’America neoliberista! Per esempio, la nuova organizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità sarà in grado di lottare per ottenere salari e condizioni di lavoro migliori e per difendere l’intero sistema sanitario. Grazie a lotte di questo tipo, sosterremo che un’altra ricostruzione, socialmente giusta, è possibile.
Invece di prestiti, dovremmo ottenere aiuti diretti dalla Russia e soprattutto dei risarcimenti per ricostruire il nostro Paese. Il nostro debito esistente dovrebbe essere cancellato. Sarebbe insensato usare i risarcimenti della Russia per ripagare il debito con le istituzioni finanziarie internazionali e le banche occidentali. La nostra campagna per la cancellazione del debito dovrebbe costituire un esempio per tutti i paesi indebitati. La cancellazione del debito dovrebbe essere la prima cosa da fare per aiutare un paese a ricostruirsi dopo una guerra, un’occupazione e una ampia crisi economica.
Liberata dal debito e dai prestiti addizionali, l’Ucraina potrebbe allora investire nella progressiva ricostruzione del paese, difendere il nostro stato sociale e investire nel settore pubblico. L’insieme della nostra economia dovrà essere ricostruito, dall’agricoltura all’industria degli armamenti, la quale sarà essenziale per difendersi dai futuri attacchi della Russia. Questa ricostruzione sarebbe nell’interesse della grande maggioranza della classe lavoratrice del paese.
La nuova lotta sarà simile a quella successiva al 2008. Il governo ucraino aveva ottenuto prestiti dal FMI e accettato le loro condizioni neoliberali. Ma il popolo si era sollevato contro queste misure, costringendo il governo a trovare un compromesso tra la pressione popolare dal basso e le istituzioni finanziarie internazionali. Lo stesso schema si ripeterà per la ricostruzione. Zelensky accetterà i prestiti e le condizioni neoliberali, ma dovrà in seguito affrontare un’opposizione interna. I risultati di questa lotta saranno determinati dai rapporti di forza a livello nazionale e internazionale.
Ecco un altro motivo per il quale abbiamo bisogno della solidarietà della sinistra internazionale, dei paesi indebitati del Sud e dei sindacati internazionali. La nostra lotta è contro l’imperialismo e l’intero modello che è stato imposto a quasi tutte le società. Se riusciremo a conquistare la liberazione e una ricostruzione progressista, potremo essere un esempio positivo per le lotte degli sfruttati e degli oppressi di tutto il mondo.
*Articolo pubblicato sul sito web di Truthout, 24 febbraio 2023. Traduzione in italiano a cura del segretariato MPS.