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Pubblichiamo il testo di un’interpellanza delle nostre e dei nostri deputate/i in Gran Consiglio che interrogano il governo sulle recenti decisioni del governo federale in materia di approvvigionamento energetico e le conseguenze per l’azienda cantonale AET. (Red)

A fine novembre 2022, il padronato svizzero ha richiamato all’ordine il Consiglio federale. Per anni moltissime imprese svizzere hanno goduto dei frutti della liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica, speculando senza ritegno sulle varie borse europee dell’energia, ottenendo prezzi di approvvigionamento estremamente bassi. Tutto ciò mentre gli utenti normali, le famiglie, hanno subito senza poter scegliere un aumento crescente delle tariffe. Da metà 2022, il vento è poi girato violentemente. Le imprese, ingolosite da contratti a cortissimo termine, si sono trovate confrontate con un’esplosione letterale delle tariffe, fino a 20 volte il prezzo pagato in precedenza. Così le tariffe decise dalle società di distribuzione nel quadro del servizio universale, pesanti per le famiglie, sono diventate estremamente convenienti per le aziende fulminate dalla speculazione sul mercato libero dell’energia elettrica.

Invece di fare opera di autocritica, le varie organizzazioni padronali non hanno messo assolutamente in discussione il processo di liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica. Come già successo in passato, hanno rifiutato con arroganza qualsiasi ipotesi di controllo sui prezzi dell’energia elettrica, pretendendo invece una soluzione da parte del Consiglio federale che salvaguardasse i loro profitti senza mettere in discussione la fallimentare liberalizzazione.

Il Consiglio federale ha prontamente trovato una soluzione per le imprese. Invece, ha lasciato che centinaia di migliaia di famiglie venissero ulteriormente spolpate dall’aumento delle tariffe elettriche. La soluzione per le imprese non è nient’altro che una forma disgustosa di “socializzazione dei costi delle speculazioni aziendali”, dopo che moltissime di queste si sono letteralmente riempite le tasche individualmente grazie ai guadagni speculativi ottenuti giocando sulle borse europee dell’energia elettrica. Per il Consiglio federale la sfida è stata quella di aggirare il principio del “liberi una volta, liberi per sempre”, ossia il divieto imposto a un’azienda, una volta abbandonato il servizio universale a favore del libero mercato, di farvi ritorno. Bisognava trovare un escamotage per fare rientrare frotte d’imprese private sotto il protettivo abbraccio del servizio universale. Il Consiglio federale ha così introdotto l’art. 11 cpv. 2bis dell’Ordinanza sull’approvvigionamento elettrico (OAEl). Questa modifica, entrata in vigore lo scorso 1° gennaio 2023, permette alle aziende di tornare alla fornitura di base (servizio universale) attraverso un raggruppamento ai fini del consumo proprio (RCP). Ciò significa che i grandi consumatori di energia elettrica possono aderire a un RCP esistente o crearne uno nuovo, avendo così il diritto di essere riforniti di energia elettrica dal fornitore locale – in pratica, un ritorno dal mercato libero al servizio universale. Concretamente, alle aziende del libero mercato basta unirsi in un gruppo di consumatori con almeno uno di loro in grado di produrre energia elettrica propria, per esempio con dei pannelli solari, e di rivenderne una parte al distributore locale. Allo stesso modo basta che un’azienda installi sul proprio tetto dei pannelli solari e che ne immetta una parte nella rete di distribuzione locale. In questo modo l’RCP è legalmente considerato un “nuovo” consumatore e quindi riattiva l’opzione di scegliere di sottomettersi nuovamente al servizio universale!

Le conseguenze di questo sotterfugio “salva imprese” possono essere pesantissime per le società di distribuzione e per gli utenti/clienti di base del servizio universale. L’Associazione della aziende elettriche svizzere (AES) spiega molto chiaramente lo scenario che rischia di prodursi: «il ritorno dei grandi consumatori di energia elettrica alla fornitura del servizio universale ha conseguenze negative anche per i clienti vincolati: anche se il ritorno all’approvvigionamento di base è legato alle condizioni di un RCP e quindi a una certa produzione di energia elettrica pulita, i fornitori di base dovrebbero comunque acquistare più energia elettrica di quella che hanno pianificato ed effettivamente acquistato per l’approvvigionamento di base. L’azienda di distribuzione dovrebbe procurarsi questa elettricità aggiuntiva sul mercato agli attuali prezzi elevati. Da un lato, i costi di questa fornitura aggiuntiva verrebbero in parte integrati nella tariffa per la fornitura di base, il che significa che gli attuali clienti della fornitura di base dovrebbero pagare la bolletta e sostenere questi costi aggiuntivi. Dall’altro lato, l’azienda di distribuzione dovrebbe sostenere una parte di questi costi come perdite, a seconda del metodo di calcolo del prezzo»[1].

Sulla scorta della valutazione formulata dall’Associazione delle aziende elettriche svizzera, la situazione dell’approvvigionamento di base in energia elettrica potrebbe subire profondi e importanti sconvolgimenti anche in Ticino. L’Azienda Elettrica Ticinese (AET) è il più importante fornitore di energia elettrica del cantone. La maggior parte delle società di distribuzione ticinesi dipendono delle prestazioni garantite dall’AET. 

Fatte queste premesse, chiediamo al Consiglio di Stato:

1. Quale valutazione nell’immediato e nel medio termine è stata fatta dall’AET a livello delle implicazioni della decisione del Consiglio federale relativa alla modifica dell’art. 11 cpv. 2bis dell’Ordinanza sull’approvvigionamento elettrico (OAEl)?

2. Quali potrebbero essere gli scenari a livello del possibile aumento dell’energia elettrica erogata dall’AET alle società di distribuzione locali per rispondere all’aumento della domanda di energia elettrica indotta dal ritorno di aziende sotto il cappello del servizio universale?

3. AET ha previsto come sopperire a questo aumento dell’energia elettrica erogata? Dovrà rivolgersi sui mercati liberalizzati?

4. AET ha calcolato, almeno da un punto di vista teorico, l’eventuale aumento dell’energia erogata?

5. AET ha calcolato l’impatto finanziario relativo all’acquisto di questi quantitativi supplementari di energia?

6. Questa situazione potrebbe portare a un nuovo e generalizzato aumento delle tariffe per l’approvvigionamento di base per le società di distribuzione locali? Sono stati elaborati degli scenari?

7. Il Consiglio di Stato si è chinato su questa problematica? Più in particolare:

7.1.Ha preso contatto con le società di distribuzione attive in Ticino?

7.2.Ha preso posizione nei confronti della decisione voluta del Consiglio federale, decisione che salva le imprese private ma che rischia di provocare un aumento dei costi per gli utenti del servizio universale, in particolare le famiglie?

7.3.Ha concordato con AET un piano d’intervento per gestire la potenziale nuova situazione che potrebbe venire a crearsi in Ticino?

Per il Gruppo MPS-POP-Indipendenti
Simona Arigoni, Angelica Lepori, Matteo Pronzini