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Christian Vitta pensa di aver marcato punti nel dibattito elettorale di questa sera alla RSI, annunciando che verosimilmente i conti del Cantone per il 2022 chiudono in pareggio, addirittura, forse, “con un piccolo utile”. Il ministro delle finanze e i suoi colleghi di governo pensano in questo modo di convincere le elettrici e gli elettori che, tutto sommato, gestiscono bene le finanze pubbliche e quindi sono rappresentanti di partiti affidabili.

In realtà l’annuncio di Vitta dimostra solo una cosa, l’assoluta inaffidabilità di chi allestisce i preventivi del Cantone e di chi di solito li approva: ci riferiamo al governo, alla maggioranza del Parlamento e dei suoi partiti.

Questa inaffidabilità si manifesta ormai da diversi anni, laddove i preventivi vengono approvato con prospettive di deficit significativi, per poi segnare, in sede di Consuntivo risultati di gran lunga migliori. Il caso del 2022 è significativo di questo modo di procedere: approvato a fine 2021 con un deficit di 135 milioni, ecco il “miracolo” del pareggio. Uno scenario, se escludiamo il pandemico 2020, che si è ripetuto nel 2017 (Preventivo  -60 milioni / Consuntivo +45 milioni),  nel 2018 (Preventivo  -21 milioni / Consuntivo +40 milioni), nel 2019 ((Preventivo  -40 milioni / Consuntivo -1 milione), e nel 2021 (Preventivo  -285 milioni / Consuntivo -65 milioni).
La conclusione è evidente: i Preventivi sono costruiti su dati che sono volontariamente sottovalutati, in particolare in materia di entrate fiscali. Sono infatti le entrate fiscali straordinarie o le sopravvenienze di imposte arretrate a determinare poi i risultati positivi.

Evidentemente questa disonesta politica finanziaria (non crediamo si possa definire altrimenti) permette di raggiungere diversi obiettivi.

Prima di tutto crea una “base oggettiva” per combattere qualsiasi proposta che voglia aumentare la spesa pubblica: anche di fronte a proposte “interessanti”, “comprensibili”, magari anche “apprezzabili” si fa valere la situazione difficile delle finanze, certificata da preventivi deficitari, che invita a respingere tali proposte.

Una situazione deficitaria incoraggia poi alcune forze politiche a chiedere esattamente l’opposto, cioè l’attuazione di una politica di risparmio sulla spesa pubblica, i tagli che dovrebbe permettere di riportare le cose sotto controllo e uscire da conti deficitari.

Infine le proiezioni fiscali del Cantone impregnate di colpevole sottovalutazione dei gettiti sono presi quali elementi di riferimento da parte dei Comuni per allestire i propri preventivi, scatenando poi le stesse dinamiche e discussioni.

È un teatrino al quale assistiamo da anni, addirittura da decenni se pensiamo che questo meccanismo era già in auge ai tempi di Claudio Generali ministro delle finanze. È proprio vero che la politica dei potenti e dei loro partiti non cambia quasi mai in questo Cantone.

Di fronte a tutto questo dobbiamo rifiutare qualsiasi logica di risparmio e di contenimento della spesa pubblica perché fondate su premesse finanziarie e fiscali assolutamente inaffidabili; così come dobbiamo respingere qualsiasi discorso sulla pretesa insopportabilità del debito pubblico che a fine 2022 dovrebbe assestarsi attorno ai 2,5 miliardi: una cifra ridicola se paragonata alla ricchezza prodotta nel Cantone con un PIL cantonale che si situa attorno ai 30 miliardi.