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Con la sola opposizione dell’MPS (e la incomprensibile astensione dei Verdi che pure avevano combattuto con noi la battaglia contro il Polo Sportivo e degli Eventi – PSE – a Lugano) il Gran Consiglio ha deciso di foraggiare questo assurdo progetto con ben 17 milioni. Proprio nello stesso momento in cui tutti invitano ai tagli e ai risparmi. Pubblichiamo l’intervento di Simona Arigoni a nome del gruppo MPS. (Red)

La nostra posizione sul PSE è nota: è stato grazie all’iniziativa politica dell’MPS che è stato lanciato il referendum contro questo progetto. Pure il risultato finale di quel referendum è noto e per noi, malgrado la sconfitta (57% di sì e 43% di no al progetto), è stato sicuramente un risultato positivo vista la sproporzione delle forze in campo.

Non è quindi possibile sostenere che vi sia unanimità attorno a questo progetto: già i Luganesi sono divisi. E le discussioni e le trattative di questi ultimi mesi hanno confermato che i comuni attorno a Lugano non sembrano avere ancora oggi simpatia per questo progetto, dimostrando poca propensione a sostenere in qualche misura, in particolare dal punto di vista finanziario, questo progetto.

Detto altrimenti: il progetto PSE non ha suscitato interessi di tipo regionale (cioè del Luganese), né nella popolazione di questa regione, né nelle autorità dei Comuni più importanti.

Con quale coraggio, allora, il governo e i suoi partiti osano parlare di un interesse addirittura cantonale alla realizzazione del PSE?

Lo diciamo subito: pur opponendoci in questa sede, l’MPS non lancerà il referendum contro questo credito. Perché le nostre priorità politiche, tenendo conto delle nostre forze, sono oggi altre (pensiamo alla nostra iniziativa contro il dumping che, prima o poi, sarete costretti a far votare; o, ancora, a un possibile referendum sulla questione IPCT, e altro ancora). Ma non abbiamo dubbi che la maggioranza dei votanti mostrerebbe, visti i tempi che corrono, poco interesse per la costruzione di uno stadio da 100 milioni, con 10’000 posti che rimarranno per il 70% vuoti visto che il Lugano, pur svettando nella parte alta della classifica, non riesce, nemmeno nelle partite di cartello, ad andare oltre i 3’000 spettatori.

Quanto allo sviluppo di attività connesse, in particolare di tipo turistico, che queste infrastrutture potranno suscitare, sappiamo quanto limitato e tutto sommato trascurabile sia il loro apporto. Abbiamo già sentito questi discorsi per altre infrastrutture che sono costate molto e hanno raccolto finanziamenti, pubblici e privati, proprio puntando su queste ricadute. Proprio in questi giorni vi sono i primi bilanci della Gottardo Arena: uno stadio che dimostra utilità e successo come stadio di hockey ed è certo una cosa positiva: ma nulla di più!

Infine, e veniamo alla ragione principale addotta dai sostenitori del messaggio (e citiamo): “I due contributi proposti da questo messaggio, 11 mio e rispettivamente 6 mio, andranno a ridurre la posizione debitoria del Comune di Lugano in relazione all’edificazione del palazzetto dello sport e dell’arena sportiva”.

Lo stesso messaggio, a pagina 2, fa notare che (e citiamo) “le infrastrutture sportive saranno di proprietà del partner privato ma concessi in leasing alla Città per circa 27 anni. In seguito verranno riscattati dal Comune per un franco”. Ciò significa, riducendo ai minimi termini la questione, che il Comune di Lugano pagherà per circa 27 anni un affitto ai proprietari delle infrastrutture sportive (Credit Suisse e il gruppo HRS).

Con simili dichiarazioni, abbiamo anche un problema di forma non indifferente, poiché la

Città di Lugano non ha e non avrà nessuna “posizione debitoria” nella realizzazione del PSE (contenuti sportivi e contenuti amministrativi pubblici) in quanto la stessa non è né realizzatrice del progetto, né lo acquisterà neppure alla fine dei lavori di costruzione. La Città di Lugano sarà semplicemente un inquilino che per 27 anni pagherà un affitto assolutamente spropositato (da far impallidire i sostenitori di roba come il decreto Morisoli, pertanto ben presenti nel Municipio e nel Consiglio comunale di Lugano!). E non pensiamo che per l’eventuale acquisto simbolico di queste opere per 1 franco alla fine del periodo citato servano contributi di 17 milioni di franchi…

A investire – perché proprietari degli stessi per 27 anni – nelle infrastrutture sportive (e non solo) saranno infatti esclusivamente Credit suisse e il gruppo HRS. Applicando alla lettera il Messaggio del Cantone, i 17 milioni di franchi per la realizzazione del PSE dovrebbero andare perciò ai due committenti citati…

Che cosa stiamo votando allora? Un sussidio, un contributo a fondo perso del Cantone alla gestione corrente della città di Lugano. Molto probabilmente il Comune di Lugano userà questi soldi per  pagare una rata del leasing annuale di 17,2 milioni di franchi (pari a 344 milioni di franchi in 20 anni) che si è addossata infilandosi nella più assurda avventura speculativa mai vista in Ticino. In questo modo, l’impegno finanziario del Cantone diventerebbe un libero contributo gentilmente concesso al Municipio di Lugano.

E allora, se questi crediti servono ad aiutare Lugano a pagare il leasing dello stadio e del palazzetto dello sport, per quale ragione tutti gli altri comuni del Cantone non dovrebbero essere aiutati a pagare i loro leasing, per il loro funzionamento altrettanto importanti: ad esempio quello per le macchine delle fotocopie, oppure per la flotta di auto di servizio, e via discorrendo.
Non ci pare che Lugano abbia problemi di entrate: il sindaco ha fatto notare che grazie alla speculazione sulle materie prime, per la città vi saranno eccezionali entrate fiscali (alla faccia della “sostenibilità” proclamata, a parole, dal municipio di Lugano).

È evidente che con il voto di questi sussidi il Cantone si infila in un’operazione del tutto contraddittoria, oltre che assurda dal punto di vista finanziario, ambientale e sociale. Non può avere, come detto, il nostro sostegno.