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Pubblichiamo due atti parlamentari depositati ieri dal gruppo MPS in Gran Consiglio (non era ancora nota la decisione finale di UBS di rilevare Credit Suisse) .
Nel primo si chiedono lumi al Consiglio di Stato in merito alla crisi di Credit Suisse e alle conseguenze occupazionali e sociali per quel che riguarda il Ticino (ricordando, tra l’altro, che ad altri recenti atti parlamentari che sollevavano il destino di Credit Suisse, si era risposto con un sostanziale disinteresse).
Nel secondo si richiama la vicenda PSE di Lugano del quale Credit Suisse è committente per 4/5 dell’intero progetto, oltre che finanziatore. Quali saranno le conseguenze? E, in particolare, ha ancora senso il recente impegno di 17 milioni votato dal Gran Consiglio? (Red)

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Cannibalizzazione di Credit Suisse.
Quali ripercussioni per i posti di lavoro e le filiali presenti in Ticino

Nelle prossime ore Credit Suisse verrà smembrato e cannibalizzato tra varie banche, a cominciare verosimilmente da UBS con la copertura politica e finanziarie delle autorità politiche.

Ancora una volta, come in occasione della crisi finanziaria del 2008 e durante la pandemia COVID, i fautori dell’economia capitalista non perdono occasione per chiedere aiuto, appena le cose si mettono male, allo Stato chiedendo salvagenti miliardari. In queste situazioni senza nessuna esitazione e con il beneplacito di tutti i partiti politici, si aprono i cordoni della borsa.

Ed ancora una volta chi ci andrà di mezzo saranno i salariati di Credit Suisse, i piccoli risparmiatori e pure i cittadini le cui necessità sociali saranno messe in secondo piano.

La cannibalizzazione di Credit Suisse porterà ad un’ennesima ondata di licenziamenti, si parla di oltre 10’000 e la chiusura di molte filiali.

Nel corso di questi mesi avevamo interrogato il governo, di fronte ad una crisi della banca svizzera ogni settimana più evidente, su cosa intendesse fare, in che modo volesse intervenire per salvaguardare i posti di lavoro ed opporsi alla chiusura di alcune filiali di Credit Suisse; la risposta era stata chiara: “niente”.

È il momento che il Consiglio di Stato cambi radicalmente posizione ed intervenga in modo offensivo alfine di evitare l’ennesima ondata di licenziamenti nel settore bancario e la chiusura di filiali e strutture bancarie che, ancora una volta, andrebbero a colpire in modo importante regioni periferiche come il Ticino.

Chiediamo di conseguenza al Consiglio di Stato:

  1. Quali saranno le conseguenze della cannibalizzazione di Credit Suisse per le sue strutture presenti in Ticino?
  2. Cosa intende mettere in atto per evitare la perdita di posti di lavoro?

(Bellinzona, 19 marzo 2023)

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Crisi di Credit Suisse. Quali ripercussioni per il PSE?

Il terremoto finanziario generato della profonda crisi di Credit Suisse potrebbe avere gravi conseguenze anche a livello cantonale, mettendo in tutti casi in evidenza la fragilità e l’inconsistenza di alcune scelte politiche adottate dalla Città di Lugano e, ancora la scorsa settimana, dalla stragrande maggioranza del Gran Consiglio.

Facciamo ovviamente riferimento al progetto speculativo del Polo Sportivo e degli Eventi (PSE). Un progetto all’interno del quale il Credito Svizzero e alcune sue società giocano un ruolo assolutamente decisivo. Un crollo della grande banca svizzera potrebbe far crollare oppure ritardare in maniera pesante la realizzazione del mega progetto immobiliare luganese, con buona pace di chi ne ha nascosto le evidenti fragilità in nome dell’interesse supremo dello sport.

Ricordiamo che Credit Suisse controlla il PSE attraverso due società: la Credit Suisse Funds AG e la Credit Suisse Anlagestiftungen. La prima si occupa di gestione degli investimenti (gestione patrimoniale, mercati dei capitali, fondi, azioni, materie prime, ecc.), la seconda rappresenta le società che gestiscono i patrimoni di oltre 1’000 casse pensioni, per un totale di attivi superiore ai 20 miliardi di franchi. Come detto, le società di Credit Suisse sono un perno fondamentale di questa operazione. Sono i committenti del Palazzetto dello Sport (PSE1), delle due Torri, del Blocco Servizi, dell’Edificio Sud e dei relativi autosili (PSE2), dell’Edificio Ovest (palazzi residenziali) e relativo autosilo (PSE3).

Il Credit Suisse è dunque il committente dei 4/5 del PSE, ossia l’investitore imprescindibile dell’intera operazione immobiliare. L’accordo di Partenariato Pubblico Privato (PPP) che regola i complessi rapporti commerciali e di proprietà alla base del PSE impone ai partner privati di attestare «di non essere in stato di crisi, insolvenza, liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta, concordato preventivo o altre procedure fallimentari» (p. 4). 

Ora, appare indiscutibile che Credit Suisse sia in profonda crisi, forse irreversibile. La situazione impone dunque alcune domande e osservazioni all’indirizzo delle autorità cantonali e della Città di Lugano. Ancora la scorsa settimana il Gran Consiglio ha, senza problemi, deciso un regalo di 17 milioni (naturalmente all’insegna di una gestione oculata delle spese!).  

E di certo non basta l’ottimismo becero del vice sindaco  Badaracco quando afferma di non credere che a Credit Suisse possa succedere qualcosa. In ballo ci sono centinaia di milioni di franchi che le cittadine e i cittadini di Lugano – e anche delle cittadine e dei cittadini ticinesi- dovranno coprire in futuro.

La recente decisione del Gran Consiglio chiama quindi in causa direttamente il Cantone in questa difficile fase. Per questo chiediamo di conseguenza al Consiglio di Stato:

  1. Come sta affrontando, congiuntamente alla Città di Lugano, la situazione? Quale Plan B si sta, eventualmente, elaborando?
  2. Più in generale, come si pensa di gestire la situazione qualora la crisi di Credit Suisse diventasse irreversibile?
  3. Quali effetti, in termini di tempistiche, di costi e legali, comporterebbe il fatto che Credit Suisse passasse nelle mani di un’altra proprietà (UBS o altri gruppi finanziari)?
  4. In definitiva, la crisi di Credit Suisse può essere fatale per il PSE?
  5. Non ritiene necessario, in attesa di conoscere lo sviluppo definitivo della situazione e le conseguenze per il progetto PSE, prendere subito le necessarie decisioni affinché venga rinviata la pubblicazione della decisione del Gran Consiglio relativa al versamento complessivo di 17 milioni per il progetto PSE?

    Bellinzona, 19 marzo 2023