Già nel 2018 l’MPS ha presentato una mozione che chiede lo sdoppiamento (con una sede nel Sottoceneri) della Scuola Cantonale di Commercio (SCC), oggi frequentata da oltre 1’100 studenti che ogni mattina si concentrano a Bellinzona con i relativi problemi; problemi che una struttura così grande pone a livello della gestione della qualità dell’apprendimento e dell’insegnamento. La proposta, come ormai è costume, rifiutata per il solo fatto di emanare dall’MPS. Proponiamo qui di seguito l’intervento di Angelica Lepori a nome del gruppo MPS a sostegno della mozione. (Red)
Naturalmente noi non condividiamo gli argomenti (penosi) della commissione della gestione (che si è limitata a un quasi copia e incolla delle osservazioni del governo) senza realmente approfondire le questioni poste dalla mozione stessa.
Abbiamo proposto lo sdoppiamento della SCC per una ragione di fondo che così possiamo riassumere: migliorare la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento che un istituto con oltre 1’100 studenti non consente.
Potremmo qui fare moltissimi esempi di come le dimensioni raggiunte rappresentino un ostacolo alla organizzazione di importanti aspetti dell’istituto, non da ultimo impedendo una reale vita scolastica partecipata e partecipativa.
Basterebbe mettere piede in questa scuola al momento delle pause (magari in un giorno di pioggia nel quale non si può uscire) per rendersi conto dei problemi di spazio (e, aggiungiamo, anche di sicurezza) che si pongono in un simile istituto.
Ma, vediamo qualche esempio concreto.
La SCC ha 55 classi con circa 1100 allievi come attestano i dati a settembre 2022 consultabili addirittuare sul sito della scuola. Apriamo una parentesi per segnalare che i dati forniti nel rapporto sono sbagliati, seppur per eccesso. Infatti essi (1300 allievi e 62 sezioni) corrispondono a quelli forniti dal messaggio dal governo. Un messaggio del 2018. Tutto questo mostra non solo quanto tempo devono aspettare le mozioni dell’MPS per essere discusse (cinque anni), ma quanta poca cura vi sia nel verificare i dati del governo da parte dei relatori e di chi firma le loro relazioni: tanto, si sa, una proposta dell’MPS deve essere scartata a prescindere…
Ma procediamo con i nostri esempi.
Ogni semestre si tengono i consigli di classe per i giudizi di metà semestre. Quelli del primo semestre venivano organizzati dalle prime settimane di novembre (dopo due mesi di scuola). Ebbene, passare in rassegna una sessantina di classi convocando i relativi consigli di classe, dilatava talmente le cose che i giudizi che riguardavano metà del primo semestre arrivavano alle famiglie…quasi alla fine del semestre, cioè nelle prime settimane di dicembre. Una situazione paradossale, proprio legata al numero eccessivo di classi. Una situazione leggermente migliorata con lo spostamento della fine del primo semestre a fine gennaio, ma che non ha risolto i problemi di fondo.
lo stesso potremmo dire per quel che riguarda l’organizzazione degli orari. Il fatto che molti studenti (la maggior parte) provengano da regioni esterne al Bellinzonese, spinge a comprimere gli orari, di fatto mettendo a disposizione non più di 45 minuti per la pausa di mezzogiorno. Tutto questo ha conseguenze molto forti per quel che riguarda l’equilibrio della giornata di studio, soprattutto quando questa compressione si accoppia (e capita perlomeno per la prima e la seconda) con un orario giornaliero e settimanale molto carico.
La ragione di questa compressione è stata indicata, storicamente, nella necessità di permettere agli studenti di rientrare prima a casa (soprattutto la grande maggioranza che deve raggiungere destinazioni lontane da Bellinzona); in realtà malgrado il nuovo tunnel del Ceneri (argomento avanzato, come vedremo più avanti, dal governo a sostegno del mantenimento di una sede unica) questa organizzazione degli orari non è stata per nulla modificata (e non poteva esserlo, visto che il guadagno in tempo non è comunque superiore a 15 minuti).
Infine tutti possono immaginare i problemi legati al funzionamento dell’istituto, in particolare alla partecipazione dei docenti, allo scambio e alla collaborazione tra gli stessi, persino alla possibilità di avere strutture che possano accogliere e far interagire tra di loro più di 150 insegnanti. Pensiamo in particolare a eventi di natura strettamente scolastica (conferenze, etc.) a quelli più di natura educativi di tipo extra-scolastico (ad esempio incontri con orientatori, operatori sociali, etc.): il numero di classi dilata in modo sproporzionato in tempi di realizzazione di questi appuntamenti, con conseguenze non secondarie sul funzionamento della scuola.
Aggiungiamo, a conclusioni, che le dimensioni raggiunte fanno sì che spesso gli insegnanti non si conoscano nemmeno tra di loro.
E veniamo agli argomenti apportati dal governo e fatti propri dalla commissione della gestione; argomenti che, francamente, ci appaino più risibili che politicamente deboli.
Il primo, il pezzo forte, riguarderebbe il riconoscimento della maturità cantonale e l’attestato di capacità professionale commerciale. Si paventa il fatto che uno sdoppiamento potrebbe rimettere in discussione questo riconoscimento ottenuto, citiamo, grazie “al fatto che gli studenti della SCC ottengono risultati perfettamente in linea rispetto a quelli ottenuti dagli studenti del liceo”.
Ora, prima tutto, non si capisce (né è spiegato) per quale ragione il fatto di avere una seconda sede della scuola di commercio nel Sottoceneri dovrebbe mettere in pericolo i risultati ottenuti a Bellinzona; per il clima, per i castelli, per la vicinanza con la sede del governo? Si tratta di un’osservazione sciocca e immotivata.
Immaginiamo (anzi, ne siamo sicuri) che il riconoscimento sia stato ottenuto sulla base dell’analisi non solo dei risultati, ma dei programmi della SCC, della qualità e delle competenze dei suoi insegnanti, della sua organizzazione degli studi.
Ora, tutto questo non cambierà con uno sdoppiamento: i programmi rimarranno gli stessi, l’organizzazione degli studi sarà sicuramente migliore grazie allo sdoppiamento, resteranno gli stessi insegnanti occupati e le qualità e competenze loro richieste. È in effetti verosimile pensare che anche il corpo insegnanti verrà sdoppiato e che, nel complesso, esso sarà formato da persone che oggi già insegnano alla SCC (fatti salvi gli avvicendamenti naturali).
Vi sono poi altri due argomenti.
Il primo è quello relativo ai trasporti. Ci si dice che con l’apertura della galleria del Ceneri i tempi di percorrenza si sono accorciati. Vero. Ma non è questo il problema che segnala la mozione: essa mette in luce il fatto che la convergenza di centinaia e centinaia di studenti in un solo punto (Bellinzona), concentrata in orari nei quali vi è anche la convergenza di altre fasce di popolazione (ad esempio coloro che lavorano per l’amministrazione o gli studenti di altre scuole concentrate a Bellinzona – scuola arti e mestieri e scuole professionale e artigianali, ad esempio) creano molto spesso condizioni di sovraccarico del sistema dei trasposti di cui abbiamo avuto eco anche in questo Gran Consiglio.
Non si può essere ambientalisti la domenica e dimenticarsene il lunedì. E siamo sorpresi che alcuni non capiscano come il fatto di diminuire il carico degli spostamenti e dei trasporti, seppur in gran parte pubblici, rappresenti un elemento importante per migliorare la qualità dell’ambiente.
Il secondo argomento ci vede proprio in netto disaccordo poiché di carattere puramente politico, laddove si afferma che alla base del rifiuto di questo sdoppiamento vi sono considerazioni di ordine finanziario. La commissione, citiamo, “Rende inoltra attenti all’inevitabile aumento dei costi che uno sdoppiamento produrrebbe, con particolare riferimento alla parte di gestione e amministrativa della nuova sede, senza dimenticare gli investimenti finanziari necessari per la creazione di una seconda sede che non sono certo da sottovalutare”. Il tutto in concomitanza con una campagna elettorale nella quale gli stessi partiti non perdono occasione per ripetere che non investiamo abbastanza nella scuola.
Per governo e commissione, malgrado tutti i punti che abbiamo qui richiamato, non vi sono problemi. Il messaggio del governo ci ricorda che, e citiamo, “la SCC non rappresenta per le sue dimensioni un’eccezione: esistono in effetti altri istituti a circondario unico nel settore professionale che ospitano un numero equivalente o maggiore di studenti”; avrebbe anche potuto aggiungere che esistono istituti di scuola media superiore che non sono lontane dalle dimensioni della SCC: pensiamo, ad esempio, la Liceo 1 di Lugano che ospita, ed ha ospitato, in passato un numero simile a quelli oggi ospitati dalla SCC (1150 allievi).
Eppure in passato, pensiamo al circondario di Lugano, si è proceduto a sdoppiare il liceo, costruendo il liceo 2. E oggi si è deciso di investire decine e decine di milioni per costruire una terza sede di Liceo. Tralasciamo qui le ragioni che sono state portate a giustificazione di questa scelta, assai simili a quelle che stanno alla base della nostra mozione sulla SCC, a cominciare dalle questioni relative ai trasporti. Ci limitiamo alle considerazioni sulla grandezza che deve avere un istituto di scuola media superiore. Considerazioni che ci vengono offerte dal DECS stesso e che smentiscono lo stesso DECS e la commmissione. Poche settimane fa il DECS ha scritto a tutte le famiglie degli allievi delle IV medie del Luganese una lettera, firmata dal capo del SIMS, Daniele Rusconi per spiegare le ragioni di una terza sede liceale nel Luganese, affermando, e citiamo: “L’obiettivo della creazione di un terzo liceo è di ridurre il numero delle allieve e degli allievi che frequentano i licei di Lugano 1 (attualmente più di 1150) e Lugano 2 (attualmente più di 800) e di portare ad una distribuzione equa della popolazione liceale del Luganese fra le tre sedi, pari a ca. 650 allievi per istituto”. Non si capisce per quale ragione si debba tendere ad una distribuzione equa della popolazione liceale del Luganese e non lo si possa fare con la popolazione della SCC di tutto il Ticino: la nostra proposta porterebbe più o meno a due sezioni di 650 allievi.
Queste ultime considerazioni dimostrano come non via siano ragioni onestamente obiettive per respingere la nostra mozione. Se non il fatto che a proporla è l’MPS.