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Un deciso cambio di passo quello che ErreDiPi vuole imprimere al movimento in difesa delle pensioni IPCT nato ormai diversi mesi fa (il primo incontro era avvenuto a giugno 2022): la sua ultima assemblea generale (cfr. risoluzione qui sotto) ha infatti deciso di indire una giornata d’azione invitando i lavoratori e le lavoratrici assicurate presso IPCT “ad organizzare astensioni dal lavoro, la cui durata e forma sarà decisa da ogni singola scuola, ufficio, servizio”.

Una mobilitazione che dura

È ormai dallo scorso autunno che ErreDiPi organizza la mobilitazione degli assicurati IPCT in varie forme: con manifestazioni tradizionali: da quella che ha dato il fragoroso colpo d’avvio alla mobilitazione (28 settembre) a quella che ha voluto “circondare” il Gran Consiglio (14 dicembre), fino alla marcia in difesa delle pensioni tra Giubiasco e Bellinzona dello scorso 15 marzo. Tutte hanno segnato, per la forma nella quale erano organizzate, un’ottima partecipazione, testimonianza che la vivacità della mobilitazione, l’interesse e la determinazione non mancano.

L’ultimo appuntamento del 15 marzo ha poi fatto segnare, in alcune scuole e con modalità diverse, sospensioni del lavoro, un segnale chiaro della volontà e della necessità di andare oltre a quanto fatto finora, con l’obiettivo di pesare nelle discussioni in atto.

Infatti, nel frattempo, nel più assoluto silenzio e senza una consultazione e una partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici, i “rappresentanti” degli assicurati stanno trattando con il governo. Un modo di procedere assolutamente inaccettabile e foriero di “sorprese” verosimilmente non piacevoli. D’altronde, proprio in questo senso, si capisce per quale ragione il governo non abbia voluto una partecipazione diretta di rappresentanti di ErreDiPi al tavolo delle trattative.

Prospettive difficili

Naturalmente, trattare senza un pressione forte e continua dei lavoratori e delle lavoratrici è un pessimo e  perdente modo di fare sindacato; ed apre la via, come detto, ad esiti facilmente prevedibili e per nulla positivi.

Questo, soprattutto il contesto politico (confermato dall’esito delle recenti elezioni) induce a pensare che difficilmente sarà possibile concludere un buon accordo per gli assicurati senza una forte mobilitazione. La prospettiva di una buona parte del Parlamento è quella di un accordo sulle misure di compensazione quasi a costo zero: i 12 milioni di cui si parla sono – anche se versati annualmente fino al 2052 – del tutto insufficienti ad impedire una cospicua diminuzione delle rendite, d’altronde già in atto a partire dal prossimo 1° gennaio a seguito della prima “tranche” di riduzione del tasso di conversione.

Costruire un rapporto di forza

Il 10 maggio sarà una prima occasione per far pesare la forza dei lavoratori e delle lavoratrici. Sarà un punto di avvio di una nuova fase della mobilitazione che sarà lunga e difficile, ma il cui obiettivo – la difesa delle pensioni – è irrinunciabile; saranno necessarie diverse azioni di lotta e, sicuramente, una giornata non basterà.

Saranno necessari pazienza e impegno per spiegare nel dettaglio la portata della posta in gioco, coinvolgere sempre più persone nelle scuole, negli uffici, nei servizi, vincere le paure e le esitazioni.

Un lavoro lungo e difficile che i militanti e le militanti di ErreDiPi sembrano voler affrontare con l’entusiasmo di sempre.       

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Le decisioni e la strategia di ErreDiPi

Come sempre, ErreDiPi, ha deciso la propria strategia convocando i propri militanti in un’assemblea cantonale. L’ultima, tenutasi lo scorso 5 aprile, ha deciso la strategia in vista del 10 maggio  approvando una risoluzione che pubblichiamo qui di seguito. (Red)

ErreDiPi – Rete per la Difesa delle Pensioni – constata che le lavoratrici e i lavoratori assicurati all’IPCT sono ormai mobilitati da diversi mesi. Il loro obiettivo fondamentale era e resta quello di impedire un’ulteriore diminuzione delle loro rendite pensionistiche del 20%, dopo una prima diminuzione del 20% subita nel 2012.

Il potere politico, destinatario delle nostre proteste, ha espresso finora una disponibilità, generica e insufficiente, per eventuali misure di accompagnamento. Tale disponibilità non è in tutti i casi condivisa da tutti i partiti politici e non esclude affatto ulteriori sacrifici da parte nostra e un generico peggioramento delle condizioni contrattuali.

L’atteggiamento del potere politico si è contraddistinto in questi ultimi mesi da decisioni che vanno in una direzione ben diversa da quella auspicata dalle lavoratrici e dai lavoratori assicurati all’IPCT. In particolare:

1. Ha confermato la propria decisione – attraverso il CdA dell’IPCT – di procedere alla prima tappa della diminuzione del tasso di conversione: esso scenderà dal 6,17% al 6,05% a partire dal gennaio 2024. Notiamo che si tratta solo del primo scalino e che sono note le altre tappe della discesa (1) .

2. Non ha ancora presentato quelle misure che dovrebbero adeguatamente accompagnare la discesa del tasso di conversione (“adeguatamente” significa per noi “senza ulteriore riduzione delle nostre rendite e del nostro salario”). Queste misure, già ventilate nel messaggio governativo del 2020, da mesi l’ErreDiPi – Rete per la Difesa delle Pensioni – chiede di conoscerle…; in dicembre la stessa ErreDiPi aveva formalmente chiesto di poterle ricevere entro la fine del febbraio 2023.

3. Ha respinto la richiesta dell’ErreDiPi di poter partecipare alle trattative sulle misure di accompagnamento in quanto associazione rappresentativa degli assicurati IPCT. 1 Val la pena notare che le nostre rendite sono nella media “bassa” di casse analoghe con un tasso di conversione del 6.18%. Con un tasso di conversione attorno al 5%, le rendite IPCT scenderanno bruscamente al minimo. L’altezza del nostro tasso di conversione non è indice di privilegio, ma spia di un cattivo funzionamento della cassa.

4. Non ha finora preso atto del fallimento del progetto di emissione obbligazionaria di 700 milioni (che avrebbero poi dovuto essere girati all’IPCT) decisa dal Gran Consiglio nell’aprile 2022 in luogo del versamento di 500 milioni come richiedeva un precedente messaggio dello stesso governo del gennaio 2020.

Preso atto di questa evoluzione, l’assemblea di ErreDiPi del 5 aprile 2023 ribadisce:

– la propria opposizione all’annunciata diminuzione del tasso di conversione decisa per il 2024 (con la conseguente decurtazione delle rendite del 2%) dato che a tutt’oggi non vi sono misure di compensazione atte ad impedire la diminuzione delle rendite a seguito di questa e delle prospettate ulteriori diminuzioni del tasso di conversione;

– la propria opposizione a misure di compensazione che prevedano, comunque, ulteriori diminuzioni delle rendite o dei salari;

– la richiesta di porre rimedio al problema della grave sottocapitalizzazione della cassa senza richiedere ulteriori sacrifici agli assicurati;

– la richiesta di sottoporre le misure di accompagnamento al voto degli assicurati e delle assicurate IPCT prima del passaggio in Gran Consiglio.

Per dare forza a questa richiesta, l’assemblea di ErreDiPi indice una giornata di mobilitazione per il prossimo mercoledì 10 maggio, invitando le lavoratrici e i lavoratori assicurati presso IPCT ad organizzare astensioni dal lavoro, la cui durata e forma sarà decisa da ogni singola scuola, ufficio, servizio.

1. Val la pena notare che le nostre rendite sono nella media “bassa” di casse analoghe con un tasso di conversione del 6.18%. Con un tasso di conversione attorno al 5%, le rendite IPCT scenderanno bruscamente al minimo. L’altezza del nostro tasso di conversione non è indice di privilegio, ma spia di un cattivo funzionamento della cassa.