Negli ultimi vent’anni, la concentrazione della ricchezza è aumentata notevolmente. Questa tendenza si è rafforzata durante gli anni del Covid, mentre la maggioranza dei salariati ha dovuto tirare la cinghia.
Nel 2008 Hans Kissling, esponente social-liberale ed ex direttore dell’Ufficio cantonale di statistica del Canton Zurigo, ha pubblicato un libro dal titolo “Reichtum ohne Leistung. Die Feudalisierung der Schweiz“, che potrebbe essere tradotto con “Ricchezza senza merito (o ricchezza senza rendimento). La feudalizzazione della Svizzera” (1). Un testo notevole sull’incredibile concentrazione della ricchezza in Svizzera, ovviamente non tradotto in francese. Kissling usa il termine feudalizzazione solo come metafora. Gli studi periodici sulla ricchezza dell’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC), su cui torneremo più avanti, e quelli dei mensili Bilanz e Bilan, di cui ci occupiamo qui, illustrano questa metafora sempre più attuale.
Significativamente inferiore allo 0,1%
I due mensili – Bilanz dal 1990, Bilan successivamente – elencano ogni anno i patrimoni di 100 o più milioni di franchi (175 “famiglie” recensite nel 1990, 300 dal 1999 a oggi). Si può ritenere che queste 300 famiglie rappresentino molto meno dello 0,1% della popolazione. Per comprendere quello che stiamo per dire, sarà necessario tenere costantemente a mente alcune premesse.
Prima di tutto, il censimento delle grandi fortune effettuato da Bilanz e Bilan (2) soffre di una forte sottovalutazione, perché è impossibile calcolare fino in fondo i patrimoni che questi capitalisti nascondono nei paradisi fiscali (che nascondono quasi il 10% del prodotto interno lordo mondiale (PIL) secondo Renaud van Ruymbeke, cioè poco meno di 9.000 miliardi di dollari (3)), o i loro patrimoni nascosti dietro società di comodo, qui o altrove (non c’è bisogno dei paradisi fiscali per questo).
In secondo luogo, va sottolineato come nel corso del XXI° secolo l’indice delle obbligazioni svizzere sia aumentato del 67% e quello delle azioni svizzere del 170% (4). Si noti inoltre che se nel 2021 il PIL svizzero rappresenta lo 0,82% del PIL mondiale, le società svizzere distribuiscono il 2,9% dei dividendi mondiali, ossia, in proporzione, 3,5 volte più del PIL, il che equivale a 42,8 miliardi di franchi svizzeri nel 2021, 280 miliardi di franchi svizzeri dal 2015 al 2021, in valore nominale (inflazione non dedotta) (5). Va inoltre ricordato che la Svizzera è il Paese con la più alta densità di milionari pro capite al mondo (6).
Va inoltre ricordato che alla fine del 2022, in Svizzera vi erano 97.000 disoccupati secondo la Confederazione, ma 212’000 secondo i parametri dell’Ufficio Internazionale del Lavoro (ILO) (7). Tra il 2000 e il 2022, l’indice dei salari reali (al netto dell’inflazione) è aumentato, secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica – UST, del 13% (8), mentre l’indice dei premi dell’assicurazione malattia di base è cresciuto del 216% (9); ricordiamo che per ragioni note solo alle autorità federali, la LAMal non è inclusa nel calcolo dell’indice svizzero dei prezzi al consumo. Nel frattempo, la ricchezza delle persone con dieci miliardi o più è aumentata di 3,6 volte in termini reali, raddoppiata quella dei detentori di uno o più miliardi, così come quella con un patrimonio di 100 e più milioni (10).
Narrazioni predatorie…
Va anche ricordato che “i ricchi e i super-ricchi” sono esseri umani. E come tali si raccontano – e vengono raccontati dai servizievoli giornalisti di Bilanz e Bilan – attraverso narrazioni che nascondono il loro reale rapporto con la società – con il solo obiettivo di nascondere l’indicibile realtà delle loro fortune, prodotte quotidianamente dai salariati e dalle salariate al loro servizio che vengono immediatamente legalmente espropriati. Così, ad esempio, non vengono presentati come dei “capitalisti”, ma come delle “famiglie”. Vengono descritti come desiderosi di contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina, come vittime stigmatizzate in Paesi che li tassano più che in Svizzera o alle Bahamas – oziando nei nostri palazzi; come unicorni di un capitalismo che si vanta di essere sociale, persino benevolo; come pionieri dell’innovazione; come protettori o restauratori dell’ambiente, dando per scontato che i dominati non fanno parte dell’ambiente; come eroi che prendono in mano il loro destino facendosi fotografare come uomini d’affari, chef, avventurieri, grandi sportivi, modelli, corteggiatori e latin lover. Insomma, vengono annualmente travestiti da Bilanz e Bilan, che li trasformano da predatori di ricchezza sociale in campioni del merito individuale.
Il terreno di caccia
Nel 2000, le sette famiglie con un patrimonio pari o superiore a 10 miliardi di franchi possedevano 86 miliardi di franchi, pari al 18% del PIL svizzero (il 20° al mondo su 210 Paesi). Se consideriamo le 101 famiglie con un miliardo o più, esse detenevano 380 miliardi, pari all’81% del PIL svizzero. Infine, se consideriamo le 300 famiglie con 100 milioni o più, esse controllano 455 miliardi, pari al 96% del PIL, con un aumento di 268 miliardi rispetto al 1990 in termini reali.
Nel 2010, le famiglie con dieci o più miliardi di franchi erano solo cinque – la vita è dura, dovevano sentirsi molto isolate…-, possedevano solo 84 miliardi di franchi (2 in meno rispetto al 2000!), pari comunque al 13% del PIL (nel frattempo il 19° al mondo). Se prendiamo in considerazione le 144 famiglie miliardarie o più, esse detenevano circa 485 miliardi di franchi, l’equivalente del 78% del PIL. Quanto alle 300 famiglie ricche di 100 milioni o più, il loro patrimonio complessivo raggiungeva i 543 miliardi, un importo pari all’87% del PIL, con un aumento di 80 miliardi rispetto al 2000 in termini reali.
Nel 2020, le famiglie da dieci miliardi o più erano diventate diciannove, con un patrimonio di 296 miliardi di franchi, pari al 43% del PIL. Ciò significa che circa lo 0,004% degli abitanti del Paese possiede una ricchezza superiore al 40% del PIL. Va inoltre notato che 157 famiglie con un patrimonio di uno o più miliardi, cumulano 709 miliardi – il 102% del PIL. Mentre le 300 famiglie con 100 milioni o più giocano al Monopoly capitalista con 781 miliardi (pari al 112% del PIL), il che rappresenta un aumento di 300 miliardi rispetto al 2000, in cifre reali.
232 miliardi in più!
Tra il 2020 e il 2022 abbiamo vissuto quelli che i dominanti e i loro pensatori chiamano gli “anni Covid”. Tre anni duri per i salariati e gli esclusi, durante i quali i detentori di patrimoni di dieci e oltre miliardi sono diventati 21 e detengono 352 miliardi, pari al 48% del PIL. Mentre i semplici miliardari salgono a una quota di 750 miliardi (102% del PIL). E se si abbassa la soglia alle 300 famiglie con 100 milioni o più, si arriva a 805 miliardi, pari al 110% del PIL, con 23 miliardi in più in questi tre anni, in termini reali.
Dal 2000 al 2022, i detentori di patrimoni di oltre dieci miliari hanno aumentato la loro ricchezza di 232 miliardi di franchi in termini reali. Quelli con un miliardo o più hanno aumentato il loro patrimonio di 323 miliardi. Per quelli con un patrimonio di 100 e più milioni, l’aumento è stato di 305 miliardi.
Non dovremmo mai dimenticare queste realtà quando ci dicono che non c’è abbastanza ricchezza disponibile per la politica sociale, o quando la maggioranza dei parlamentari vota per l’abolizione dei salari minimi.
E dunque…
Perché il ministro federale delle Finanze Karin Keller-Sutter – membro del partito liberale-radicale e per nulla turbata dagli altri sei malandrini – di destra e di sinistra a lei vicini in Consiglio federale – parla dell’urgenza di adottare “misure di risparmio, dopo le elevate spese dovute alla pandemia di Covid-19. E non solo per l’anno 2024, ma anche per gli anni successivi”? Perché non ricorda che le somme messe a disposizione dalla Confederazione per il Covid non sono nemmeno state utilizzate completamente? Infatti, dei 65 miliardi totali preventivati (per il 2020 31 miliardi, per il 2021 25 miliardi e per il 2022 9 miliardi), ne sono stati spesi solo 35 (15 nel 2020, 14 nel 2021 e 6 nel 2022). Perché non ci dice che questa spesa, che lei chiama “debito”, è poca cosa rispetto agli 805 miliardi posseduti delle 300 famiglie più ricche che, tra l’altro, non hanno minimamente contribuito a produrre tale ricchezza?
*Dario Lopreno, insegnante in pensione, è membro del sindacato VPOD/SSP. L’articolo è apparso il 3 febbraio 2023 sul giornale Services publics. La traduzione in italiana è stata curata dal segretariato MPS
1. Rüegger Verlag, Zurigo, 2008.
2. Pubblicazione annuale delle riviste mensili Bilanz e Bilan, edita in dicembre.
3. Programma radiofonico Le grand témoin, Radio Notre-Dame, con Renaud Van Ruymbeke, giudice istruttore della divisione finanziaria del Tribunale di grande istanza di Parigi, 13 dicembre 2022.
4. Banque Pictet: Attualizzazione della performance delle azioni e delle obbligazioni svizzere tra il 1926 e il 2021, 21 febbraio 2022.
5. Janus Henderson Global dividend index, 33a edizione, marzo 2022.
6. Credit Suisse: Rapporto sulla ricchezza globale. Zurigo, 2021.
7. UST: Disoccupati secondo l’ILO, Neuchâtel, 17 novembre 2022. SECO: Il tasso di disoccupazione nel 2022 è il più basso degli ultimi 20 anni. Berna, 9 gennaio 2023.
8. UST: Evoluzione dei salari nominali, dei prezzi al consumo e dei salari reali, 1942-2021. Martin Schmidt & Sarah Frattaroli: Gli aumenti salariali nel 2023 non compenseranno le perdite dovute all’inflazione. UBS, 9 novembre 2022.
9. UST: Indice dei premi di assicurazione malattia, 1999-2022.
10. Salvo diversa indicazione, le informazioni sulla ricchezza sono tratte dai numeri speciali annuali dei mensili Bilanz e Bilan e i nostri calcoli si basano su queste fonti.