La Rete in difesa delle Pensioni (ErreDiPi) ha indetto una giornata di mobilitazione per mercoledì 10 maggio. In molte scuole, uffici e servizi nei giorni scorsi ci si è pronunciati, spesso nel corso di assemblee alle quali ha partecipato tutto il personale, per azioni di sciopero che avranno forme e modi di realizzazione diverse. Sta di fatto che il prossimo 10 maggio si sciopererà in scuole, uffici e servizi nei quali lavorano migliaia di dipendenti affiliati all’Istituto di Previdenza del Canton Ticino (IPCT).
Questa nuova giornata di mobilitazione, con il passaggio ad azioni di sciopero diffuse, apre una nuova fase del conflitto tra le lavoratrici e i lavoratori assicurati presso l’IPCT e il governo e Parlamento che sono i loro datori di lavoro. È, infatti, dallo scorso autunno che ErreDiPi organizza la mobilitazione degli assicurati IPCT in varie forme; si è cominciato con quella del 28 settembre che ha visto la partecipazione di migliaia di persone, per passare a quella con la quale si è “abbracciato” il Gran Consiglio (14 dicembre), fino alla marcia in difesa delle pensioni tra Giubiasco e Bellinzona dello scorso 15 marzo. Tutte hanno segnato, per la forma nella quale erano organizzate, un’ottima partecipazione, testimonianza che la vivacità della mobilitazione, l’interesse e la determinazione non mancano.
A giustificare la necessità di passare a un nuovo livello della mobilitazione è lo sviluppo della situazione. Nelle scorse settimane il Consiglio di amministrazione di IPCT ha confermato in modo definitivo che con il 1° gennaio 2024 entrerà in vigore il primo passo della diminuzione del tasso di conversione che comporterà per questa prima tappa già una riduzione delle future rendite pensionistiche del 2%. Poi dovrebbero seguire altre riduzioni che porteranno il tasso di conversione fino a circa il 5% corrispondente ad un taglio complessivo delle future rendite di circa il 20%.
Si tratta di misure che, lo si è dimostrato a più riprese con esempi concreti, tendono a peggiorare ulteriormente la situazione pensionistica di tutti coloro che già hanno subito una decurtazione del 20% delle rendite in occasione della riforma del 2012. Concretamente, riproponiamo qui uno dei numerosi esempio reali già diffusi, questo significa che un/a impiegato/a a tempo pieno con un salario di 6’250 franchi al mese prima della riforma del 2012 aveva la prospettiva di una rendita mensile di 3’021 fr; poi, con la riforma del 2012, tale futura rendita era diminuita a 2’417 fr. e con l’attuale proposta di diminuzione si profila una rendita futura di 1’959 franchi al mese. In dieci anni una perdita di oltre 1’000 fr. al mese. Altro che pensioni dorate!
D’altronde ogni assicurato all’IPCT può concretamente verificare, controllando i propri certificati assicurativi che ogni anno vengono consegnati, quanto le prospettive della propria futura rendita pensionistica siano già peggiorate in modo importante, arrivando a sfiorare il 40% se includiamo le prossime tappe della diminuzione del tasso di conversione già avviato con il 2024.
Di fronte a tutto questo, per ora vi è poco o nulla. Il governo, nel preventivo 2023, ha messo in preventivo 12 milioni per eventuali misure di compensazione. Un cifra assolutamente insufficiente che non permetterà, soprattutto agli assicurati che hanno più di 40 anni, di recuperare la perdita pensionistica che deriverebbe dalla diminuzione del tasso di conversione già in atto.
Poco o nulla si sa delle trattative avviate per discutere eventuali misure di compensazione: ma, da quanto emerge, appare scarsa la disponibilità del governo (e poi del Parlamento) a mettere in campo misure di compensazione adeguate che possano evitare una diminuzione delle rendite.
La battaglia degli assicurati IPCTI è oggi assai simile a quella di tutti gli assicurati al 2° pilastro. Infatti il Parlamento federale ha approvato in marzo una riforma della Legge federale sulla Previdenza Professionale (LPP) che pone gli stessi problemi con i quali sono confrontati gli assicurati IPCT. Infatti questa revisione prevede la diminuzione del tasso di conversione minimo (dal 6,8 al 6%) e la conseguente diminuzione delle rendite di circa il 12%: il tutto senza l’adozione di misure di compensazione adeguate che permettano di evitare tale diminuzione. Anche per questo va sostenuto il referendum in corso contro la revisione della LPP.
I lavoratori e lavoratrici del settore pubblico e parapubblico (IPCT), così come tutte le altre lavoratrici e lavoratori sottoposti al regime minimo LPP del settore privato sono quindi al centro dello stesso attacco alle loro future pensioni.
La giornata del 10 maggio è un primo passo per creare un rapporto di forza che obblighi il governo e il Parlamento cantonali a mettere in atto misure di compensazione adeguate che permettano allo stesso tempo di evitare una diminuzione delle future rendite, evitando anche di colpire gli attuali salari già messi sotto pressione dall’aumento del costo della vita, in particolare attraverso l’aumento dei premi di cassa malari e le tariffe energetiche.
L’MPS sostiene la mobilitazione degli assicurati IPCT, invita tutte e tutti a partecipare a questa giornata, punto di partenza di una mobilitazione più ampia che dovrà permettere di difendere in modo adeguato le future rendite pensionistiche di tutte e di tutti.