Il referendum lanciato contro la revisione della LPP decisa in marzo dal Parlamento nazionale sta proseguendo. Come noto al centro di questa riforma vi è la diminuzione del tasso di conversione minimo previsto dalla LPP e la conseguente diminuzione delle rendite di circa il 12%: il tutto senza l’adozione di misure di compensazione adeguate che permettano di evitare tale diminuzione.
Si tratta dello stesso dibattito che stiamo vivendo in Ticino, sempre nell’ambito del secondo pilastro, con la situazione dell’IPCT e delle pensioni per il personale che vi è assicurato: diminuzione del tasso di conversione e quindi delle rendite, mancanza – almeno per il momento – di misure di compensazione adeguate.
Abbiamo quindi pensato che il referendum LPP possa essere l’occasione per una discussione piĂą complessiva su questi aspetti. Per questo, utilizzando la possibilitĂ offerta, dalla costituzione federale e cantonale, i deputati MPS hanno deciso di sottoporre al Gran Consiglio ticinese la proposta di sostenere il referendum contro la LPP. Di seguito il testo della proposta. (Red)
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DOMANDA DI REFERENDUM (art. 106 LGC)
presentata da Giuseppe Sergi per il Gruppo MPS contro le modifiche della Legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità (LPP) Riforma della previdenza professionale) del 17 marzo 2023
del 28 aprile 2023
No ad un ulteriore riduzione delle rendite del secondo pilastro
Nel corso della sessione primaverile, le Camere Federali hanno approvato una riforma della legge federale sulla previdenza professionale (LPP).
Le modifiche di legge lungi dal rispondere ai problemi più urgenti che conosce oggi il secondo pilastro, a cominciare dal livello insufficiente delle rendite e dagli spropositati costi amministrativi. Il tutto nel quadro di un “pilastro” che preleva molto, ma, alla fine della carriera lavorativa, rende assai poco in termini di prestazioni pensionistiche. A tal punto che oggi il sistema pensionistico nel suo complesso (AVS + LPP) non garantisce quel tenore di vita che le leggi federali dichiarano di voler garantire.
La riforma votata dal Parlamento contiene i seguenti elementi fondamentali:
a) la diminuzione dell’aliquota minima (tasso) di conversione della previdenza professionale obbligatoria che sarà ridotta dal 6,8 al 6,0%.
b) la diminuzione della soglia d’entrata che passerĂ dagli attuali 22’050 franchi a 19’845 franchi annui.
c) la deduzione di coordinamento corrisponderĂ al 20 per cento del salario AVS (attualmente dal salario viene dedotto un importo fisso di 25’725 franchi) portando così il salario assicurato all’80% del salario AVS con un limite comunque di 88’200 franchi annui.
d) una “semplificazione” degli accrediti di vecchiaia: le attuali 4 aliquote dal 7 al 18% con progressione ogni dieci anni di etĂ , verranno sostituite da due aliquote – 9 e 14% – con scatti ogni 20 anni.
Le conseguenze sociali ed economiche di questa riforma possono essere così riassunte:
l una diminuzione delle rendite (a seguito della diminuzione del tasso di conversione) di circa il 12%;
l una diminuzione dei contributi a carico dei datori di lavoro a seguito della diminuzione degli accrediti di vecchia e di conseguenza, visto che gli accrediti di vecchiaia altro non sono che salario indiretto versato al lavoratore, una diminuzione dei salari dei lavoratori;
l una diminuzione del reddito disponibile dei bassi salari (a causa dell’aumento dei contributi) senza alcuna garanzia che, dopo decenni, tali contributi – comunque limitati – potranno trasformarsi in rendite dignitose.
In poche parole, per riassumere, ai salariati e alle salariate di questo paese verrĂ chiesto di pagare di piĂą, con la sicurezza che avranno rendite piĂą basse.
D’altra parte, le cosiddette misure di compensazione (che dovrebbe neutralizzare, almeno in parte, le diminuzioni delle rendite a seguito della diminuzione del tasso di conversione) avranno un effetto estremamente limitato, sia dal punto di vista del loro importo che della loro durata nel tempo.
Appare infatti inconsistente la cosiddetta rendita transitoria di 200 franchi mensili per i primi 5 anni (poi ridotta nei successivi 5 anni a 150 franchi mensili, ed a 100 franchi mensili dopo altri 5 anni) che verrĂ versata unicamente a chi dispone di un capitale di vecchiaia inferiore a 220’500 franchi (non piĂą del 25% degli assicurati). In altre parole, la stragrande maggioranza dei salariati e delle salariate, dovranno contare con una diminuzione secca della future rendite del secondo pilastro.
Questa cosiddetta rendita transitoria sarà finanziata con un prelievo dello 0,24% sui salari (lo 0,12% a carico dei datori di lavoro); va ricordato come un aggravio dello 0.12% per il padronato è poca cosa di fronte alla diminuzione delle aliquote per gli accrediti di vecchiaia (che diminuiscono dai 35 anni in avanti).
L’obiettivo di questa controriforma è chiaro: tentare di mettere una pezza ad un sistema pensionistico ormai divenuto inefficace, sia dal punto di vista del suo funzionamento che della sua capacità di offrire rendite adeguate oggi e in futuro, scaricandone i costi sui salariati, in particolare diminuendone fortemente le prestazioni.
In altre parole, siamo di fronte ad una riforma che redistribuisce a favore del capitale e a sfavore del salario. Esattamente il contrario di quanto si dovrebbe fare se si volesse sul serio rafforzare il sistema pensionistico: redistribuire ricchezza a favore del lavoro e non del capitale.
Secondo l’art. 141 cpv. 1 lett. a) della Costituzione federale “se 50 000 aventi diritto di voto o otto Cantoni ne fanno richiesta entro cento giorni dalla pubblicazione ufficiale dell’atto, sono sottoposti al voto del Popolo le leggi federali”.
L’art. 59 cpv. 1 lett. r) della Costituzione cantonale stabilisce che “il Gran Consiglio […] esercita i diritti di iniziativa e referendum che la Costituzione federale attribuisce al Cantone”.
Per le ragioni qui sopra esposte il Gruppo MPS-Indipendenti chiede che il Gran Consiglio si avvalga della facoltà concessa dalla costituzione federale e dalla costituzione cantonale e chieda che le modifiche della Legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità (LPP) Riforma della previdenza professionale) del 17 marzo 2023 siano sottoposte al voto del popolo svizzero.