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La Federazione di Russia ha commesso nella notte tra il 5 e il 6 giugno un nuovo atto d’ecocidio in Ucraina, facendo esplodere la centrale idroelettrica di Nova Kakhovka. Si tratta  della più grande catastrofe d’origine umana avvenuta in Europa negli ultimi 50 anni. Ci sono conseguenze per l’Ucraina, per l’Europa, per il mondo.  Questo ecocidio dovuto alla guerra, è nella continuità di quello provocato dall’esercito americano in Vietnam, più precisamente le immense quantità di defogliante chimico riversate sopra le foreste, il tristemente noto Agente Orange, composto principalmente di diossina. Questo dramma ha provocato immensi danni umani e ambientali durevoli nel tempo e ha permesso la definizione di ecocidio nel senso di un’azione concertata avente come obiettivo la distruzione totale o parziale di un ecosistema, in tempo di pace come in tempo di guerra, di causare danni gravi all’ambiente e all’esistenza stessa di una popolazione.

È esattamente quello che è successo con la distruzione della diga di Nova Kakhovka.

Sulla lunghezza di 240 Km, il bacino conteneva più di 18 miliardi di tonnellate d’acqua. La sua rottura ha avuto come conseguenza prima l’inondazione e la scomparsa di decine di villaggi sulle rive del fiume Dniepr, la morte di centinaia di abitanti e l’evacuazione di altre decine di migliaia. Le mine così disperse e non ancora esplose mettono in pericolo i soccorsi un po’ dappertutto. Tra uno e due milioni di persone sono private, e lo saranno a lungo, di acqua potabile ed elettricità. Fognature, cimiteri distrutti e sommersi aumentano il rischio di epidemie e  aggiungono al disastro ecologico una catastrofe sanitaria.

Le associazioni ambientaliste ucraine denunciano questo ecocidio come la peggior catastrofe ambientale in Europa dopo quella di Cernobyl.

Questo ecocidio è  un crimine contro la biodiversità. In Ucraina si concentra il 35% della flora e della fauna europea e i combattimenti hanno sconvolto gli ecosistemi. L’attacco contro la diga contribuisce all’estinzione della fauna acquatica e terrestre. La prima conseguenza, legata al riversamento di 18 miliardi di tonnellate di acqua, provocherà sul fiume Dniepr, quarto fiume più lungo d’Europa, una grave perturbazione dei suoi ecosistemi fino alle coste del mar Nero. A ciò si aggiunge un inquinamento chimico massiccio: 150 tonnellate, potenzialmente fino a 300, di olio meccanico proveniente da una fabbrica situata vicino alla diga,  fertilizzanti e pesticidi stoccati nei silos, metalli pesanti e radioattivi. Tutto questo inquinerà e arriverà  fino al mar Nero. Nel frattempo  le zone attorno alla diga rischiano di trasformarsi in un deserto per effetto  del prosciugamento.

Gli effetti della distruzione della diga potrebbero estendersi su una superficie di circa 5mila Km quadrati!

Interi ecosistemi acquatici, privati di acqua, potrebbero scomparire; decine di specie di pesci privati del loro habitat non avrebbero scampo. Piante acquatiche, rondini, anatre, scompariranno. In pericolo si trovano pure 48 zone protette, di cui 3 parchi nazionali e la riserva per la  biosfera del mar Nero.

Questo ecocidio mette in pericolo la sicurezza della centrale nucleare di Zaporijia, la più grande centrale europea, la quale utilizza l’acqua della diga di Kakhovka per raffreddare i suoi reattori. Il livello d’acqua necessario alla centrale diminuisce rapidamente e costituisce una potenziale minaccia, con tutte le conseguenze al livello del continente europeo.

Questo ecocidio è un crimine umanitario contro il popolo ucraino e contro i popoli del Sud. L’Ucraina è uno dei principali fornitori mondiali di cereali. La raccolta 2024 delle regioni circostanti la diga è gravemente compromessa, con tutte le conseguenze a livello mondiale. I silos con le scorte sono sommersi dall’acqua. La diga viene pure utilizzata per fornire acqua potabile e da irrigazione per la parte meridionale dell’Ucraina, già colpita dalla siccità di questi anni. La sua distruzione costituisce dunque un rischio maggiore  per l’alimentazione in acqua di milioni di persone. Centinaia di migliaia di ettari di terreno agricolo saranno privati dell’acqua necessaria, ciò che potrebbe provocare una catastrofe umanitaria e mettere in pericolo la sicurezza alimentare dell’intero paese. Dall’inizio della guerra e dello scombussolamento del sistema d’approvvigionamento mondiale di cibo, l’accesso ad un’alimentazione di base adeguato diventerà estremamente complicato in numerose regioni del mondo, soprattutto nel Sud. Russia e Ucraina rappresentano il 30% delle esportazioni globali di grano. Dall’inizio della guerra, i prezzi sono esplosi e numerosi prodotti sono scomparsi dagli scaffali dei negozi. I danni agricoli e all’allevamento lasciano presagire un disastro umanitario.

La guerra d’aggressione coloniale della Russia di Putin contro l’Ucraina è pure un ecocidio. Indagini approfondite hanno già potuto individuare più di 23mila casi di danni ambientali dovuti ai combattimenti. La distruzione della diga di Kakhovka si aggiunge alla già lunga lista di disastri umanitari e ambientali provocati dalla guerra in Ucraina. L’invasione russa, che ha già causato un numero altissimo di vittime, ha ugualmente devastato la natura. Dal febbraio 2022, 300 milioni di metri quadrati di terra ucraina sono stati inquinati, più  di 1000 incendi di foreste sono scoppiati, 3 milioni di ettari di boschi danneggiati.

Secondo la UNEP, agenzia ONU per l’ambiente, queste distruzioni hanno già causato un aumento dell’inquinamento atmosferico e una contaminazione potenzialmente grave  delle acque sotterranee e di superficie. Di fronte a questa ecologia di guerra scatenata da Putin, siamo indignati dall’assenza di reazioni , o di reazioni equivoche e lente, per quanto riguarda l’aiuto urgente da fornire alle vittime, da parte della maggior parte dei dirigenti internazionali. Questa impunità incoraggia il regime del Cremlino a commettere nuovi crimini di guerra, ecocidi e genocidi in Ucraina e in altri paesi.

Ci appelliamo all’ONU, alla Croce Rossa  e alle ong umanitarie, affinché escano dall’inazione ed esigano immediatamente il libero accesso alla riva sinistra del fiume Dniepr occupato dai russi.

Ci appelliamo a tutte le forze e istituzioni affinché una vasta campagna di solidarietà e di aiuti materiali si concretizzi, in collaborazione con la società civile ucraina, le sue associazioni ambientaliste e i  suoi sindacati.

Traduzione dal francese a cura del comitato contro la guerra e contro il riarmo

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