L’assemblea popolare, costituitasi nelle scorse settimane e alla quale aderiscono una sessantina di associazioni e movimenti, rilancia la mobilitazione per spazi autonomi di autogestione politica, sociale e culturale a Lugano e non solo. Primo appuntamento sabato 10 giugno con un corteo popolare al quale tutti sono invitati. Un appello che volentieri pubblichiamo e sosteniamo. (Red)
Non uno solo, ma 10, 100, 1000 spazi fuori dalle logiche commerciali, conquistati con 10, 100, 1000 metodi e che possano dar vita a un
movimento più allargato, solidale e dal basso anche in Ticino.
L’Assemblea Popolare, costituitasi – a due anni dall’assurdo sgombero e
dalla distruzione di parte dell’Ex-Macello – attraverso incontri
partecipati e diventati luoghi di scambio condiviso su temi quali la
necessità di spazi di espressione, di libertà, di solidarietà e di
resistenza, ha elaborato questo comunicato con la partecipazione attiva
e gli spunti collettivi di diverse realtà che si sono spontaneamente
incontrate per analizzare insieme possibili percorsi di cambiamento
nella vita sociale, politica e culturale del territorio, facendo
confluire i desideri, i bisogni, le forze e le rivendicazioni in comune.
Crediamo nella valorizzazione delle possibili differenze come punti di
forza. Nella capacità di coesistere e sostenersi reciprocamente senza
cadere nella narrativa del facile racconto dei “buoni” e dei “cattivi”
propinatoci dalla politica istituzionale. Quella stessa politica che si
dice pronta ad accogliere la cultura, solo se svolta in forma apolitica!
Noi al contrario crediamo che attraverso l’espressione di varie forme di
autodeterminazione, di autogestione, di cittadinanza attiva e di
associazionismo, la collettività si possa mettere in movimento dando una
visione fortemente politica nell’immaginare una società altra.
L’Assemblea Popolare, dopo svariati incontri, vuole esprimere una serie
di necessità collettive, che ha intenzione di rivendicare attraverso
azioni comuni. Per cominciare vogliamo concentraci sull’ingrediente
principale che lega le varie differenti realtà: il bisogno di “spazi
altri” in cui esprimersi, sostenersi, accogliere, riflettere e
condividere.
Spazi gestiti e vissuti con altri tempi, percorrenze e modalità.
Mancano spazi di aggregazione e di creazione. Spazi in cui promuovere
politica, socialità e cultura. Mancano spazi degni e accoglienti per
persone migranti. Mancano spazi liberi per artisti e per laboratori
musicali. Mancano spazi per coltivare la terra. Mancano spazi per
cooperative e lavori autogestiti. Mancano spazi sicuri e liberi per
dissidenze di genere, persone queer e trans. Mancano scuole e asili
autogestiti. Mancano biblioteche popolari a prestito gratuito. Teatri e
spiagge libere. Mancano piste ciclabili, lavanderie pubbliche, dormitori
gratuiti accessibili a tuttx, con o senza documenti. Mancano mense
popolari, sportelli medici di assistenza sanitaria e di riparazione dei
traumi. Mancano piazze come luogo di aggregazione e gioco. Mancano
parchi accessibili in ogni momento.
Mentre per assurdo, alla luce di queste mancanze, quel che accade
intorno a noi è la continua distruzione degli ultimi, residui luoghi
d’incontro, dove si respira ancora un poco d’aria libera dall’imperante
consumismo e dall’instancabile investimento pubblico a favore di
faraonici progetti esclusivi.
Ci riferiamo a piazza Molino Nuovo, storico luogo di ritrovo per
moltissime persone, in procinto di essere sventrata dall’ennesima
operazione di gentrificazione; al Polo Sportivo e degli Eventi a
Cornaredo, con un investimento pubblico senza eguali di 167 mio.CHF; al
progetto Matrix (26.5 mio.CHF) negli – ormai distrutti – spazi del
Centro Sociale il Molino, alla “nuova Cittadella della Musica” (22
mio.CHF) negli attuali spazi della radio di Besso, assegnata ai
promotori di una sola musica, quella “colta” e di conservazione.
Quel che accade attorno a noi ci risulta essere esattamente l’opposto di
quello che la comunità richiede e vorrebbe.
Spazi in cui le relazioni umane non siano mediate dal denaro o dalle
autorità. Relazioni che possano confluire nella spontaneità e nella
bellezza del “non commerciabile” e del “non controllabile”.
Spazi in cui l’accoglienza – intesa come apertura all’alterità e quindi
come possibilità di crescita – ridiventi parte fondamentale del vivere
collettivo.
Spazi necessari e fondamentali per la nostra quotidianità, come gesto di
salute pubblica, per un buen vivir collettivo, per la comunità tutta.
Luoghi per dar vita a questo tipo di spazi ci sono! Sono vuoti,
inutilizzati e vanno semplicemente ripresi, riassegnati, rioccupati e
abitati collettivamente, individualmente, socialmente, culturalmente e
politicamente.
Per farlo, piuttosto che adottare il principio della delega, riteniamo
utile agire tramite l’autodeterminazione, il coinvolgimento e la
coesione.
L’Assemblea Popolare invita la popolazione, i collettivi e le
associazioni a partecipare al CORTEO POPOLARE, che avrà luogo sabato 10
giugno a Lugano.
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