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Dalla morte del giovane Nahel, i quartieri popolari si sono in subbuglio. Questa mobilitazione è legittima. L’origine della violenza è da ricercare nella polizia, nel ministro dell’interno Darmanin e in Macron, responsabili di questa situazione.

Una rivolta antirazzista e antiautoritaria

Da anni, chi è al potere ha rafforzato l’arsenale poliziesco e razzista: la violenza della polizia è sempre più regolare e letale, nelle manifestazioni e nei quartieri popolari. Con rare eccezioni, gli autori di questa violenza godono di un’impunità organizzata.

Nelle forze di polizia è l’estrema destra a dare il tono. Ricordiamo che le organizzazioni di polizia “arrabbiate” hanno manifestato sugli Champs-Élysées e chiedono ancor maggiore libertà di uccidere.

Macron e Darmanin collaborano e contribuiscono a tutto questo sostenendo e rafforzando questa impunità e attraverso le numerose leggi razziste e distruttrici della libertà, che rafforzano la polizia e l’estrema destra: la legge sul separatismo, le leggi sulla sicurezza, ecc. Per non parlare della gestione autoritaria del Covid e della repressione dei movimenti sociali e ambientali.

La mobilitazione dei quartieri popolari è un’opportunità per l’insieme delle classi popolari e per il mondo del lavoro: apre la strada a una mobilitazione sociale per la giustizia, contro la repressione della polizia, contro il potere autoritario che si è espresso anche attraverso i metodi antidemocratici utilizzati durante il movimento sulle pensioni (il ricorso all’art. 49-3, al 47-1, ecc.). Questo autoritarismo è in atto ormai da anni, con divieti di manifestazione e violenti episodi di repressione, nonché con lo scioglimento della CCIF e del movimento dei Soulèvements de la Terre.

Giustizia per tutte e tutti!

Giustizia significa innanzitutto giustizia per Nahel, per Zyed e Bouna, per Adama, per Alhoussein, per i tre giovani del 20° arrondissement di Parigi investiti da un’auto della polizia, per tutte le vittime della violenza della polizia, per le persone mutilate durante le proteste. I colpevoli devono essere puniti e le vittime e le loro famiglie devono essere risarcite.

Dobbiamo porre fine alla detenzione preventiva e rilasciare i giovani incarcerati nel corso delle manifestazioni delle ultime notti. Va ricordato che tutta la responsabilità di questi eventi è delle autorità.

Il trasporto pubblico deve essere ripristinato nei quartieri e qualsiasi stato di emergenza o coprifuoco deve essere respinto.

La polizia che si trova a diretto contatto con la popolazione deve essere immediatamente disarmata. 

E il ministro Darmanin deve dimettersi.

Oltre a questo, urgono misure di giustizia sociale: la rabbia che vediamo oggi è allo stesso tempo l’espressione di una rivolta molto più profonda, contro il razzismo, contro la stigmatizzazione delle persone che vivono nei quartieri popolari, contro le persone razzializzate, contro l’islamofobia, contro la povertà che sta crescendo, in particolare a causa dell’inflazione, dei bassi salari, della precarietà del lavoro, degli attacchi all’assicurazione contro la disoccupazione, della distruzione dei servizi pubblici, ecc.

Sostenere ed estendere la rivolta

Bisogna dirlo chiaramente: il governo Macron è sempre più repressivo, ma non certo è l’unico al mondo ad agire in questo modo. La repressione è l’unica risposta dei governanti alla crisi economica, ecologica, sociale e politica in cui hanno gettato il mondo.

L’NPA invita i cittadini e le cittadine a mobilitarsi insieme ai giovani in collera, a riunirsi davanti ai municipi, se necessario ogni sera, per esprimere la nostra rabbia e le nostre richieste. Invita le organizzazioni del movimento operaio, i sindacati, le associazioni e i partiti a incontrarsi con urgenza per discutere su come costruire una mobilitazione di dimensioni e forme tali da sostenere la rivolta in corso, ottenere giustizia e lanciare una controffensiva contro il potere antidemocratico e antisociale di Macron e del suo governo.

*portavoce del Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA)