Nel momento in cui l’Europa e le maggiori compagnie petrolifere si lanciano con decisione verso il gas, un nuovo studio scientifico dimostra che questo combustibile fossile è dannoso quanto il carbone. Questi risultati mettono in crisi l’idea, propagandata dall’industria, che il gas sarebbe una fonte energetica di transizione per un futuro verde.
In un momento in cui il mondo brucia e le temperature sono a livelli record, potremmo essere sul punto di fare un passo nella direzione sbagliata per raggiungere la transizione ecologica. È questa l’amara conclusione che emerge da un vasto studio scientifico pubblicato il 17 luglio 2023 su Environmental Research Letters (Evaluating net life-cycle greenhouse gas emissions intensities from gas and coal at varying methane leakage rates – IOPscience).
Il gas fossile, quando viene bruciato per generare elettricità, emette la metà della CO2 rispetto al carbone. È per questo che esso è stato a lungo considerato un’alternativa più pulita del carbone. A tal punto che viene propagandato dall’industria come fonte energetica di transizione per il futuro dell’energia eolica e solare, in particolare nei Paesi del Sud che dipendono ancora fortemente dal carbone.
Ma questo recente studio, condotto da scienziati della NASA e delle università di Harvard e Duke, dimostra che, a causa delle perdite di metano durante la produzione e il trasporto, il gas è in realtà dannoso per il clima quanto il carbone.
Il metano, principale componente del gas fossile, è un gas serra 84 volte più potente della CO2 in un periodo di vent’anni ed è responsabile di quasi un quarto dei cambiamenti climatici. “Stimiamo che un tasso di perdita dello 0,2% sia sufficiente perché il gas abbia un impatto maggiore sul clima rispetto al carbone“, scrivono i ricercatori.
Questo margine è molto ridotto se si considera, come sottolinea lo studio, che “i bacini di produzione del gas negli Stati Uniti mostrano tassi di perdita che vanno dallo 0,65% al 66,2%” e che “tassi di perdita simili sono stati rilevati in tutto il mondo“.
Questo lavoro rafforza una serie di ricerche che confutano l’idea che il gas emetta meno gas serra del carbone o del petrolio e che per questo rallenterebbe il riscaldamento globale fino a quando le energie rinnovabili non saranno ampiamente diffuse.
Robert Howarth, esperto di fama mondiale sull’impatto del gas sul clima e ricercatore presso la Cornell University negli Stati Uniti, arriva a stimare che il gas naturale liquefatto (LNG, gas convertito allo stato liquido per renderlo trasportabile via nave) “ha un’impronta carbonica superiore di almeno il 20% a quella del carbone“.
Corsa climaticida al gas
Questo nuovo studio mette in evidenza il modo in cui i giganti dell’energia stanno imboccando una strada che va nella direzione opposta a quella suggerita dall’emergenza climatica. Le grandi compagni petrolifere stanno infatti riorientando i loro capitali verso il gas per compensare la riduzione della produzione di petrolio. “Per soddisfare la crescente domanda globale di energia, contribuendo al contempo a contenere il riscaldamento globale, la nostra impresa ha fatto del gas naturale, il combustibile fossile a più basse emissioni, una pietra miliare della propria strategia“, afferma, ad esempio, la multinazionale francese TotalEnergies.
Il gruppo punta ad aumentare la produzione di gas di un terzo entro il 2030, grazie a megaprogetti in Mozambico, Stati Uniti, Angola e Papua Nuova Guinea. L’anno scorso, TotalEnergies ha firmato un accordo con QatarEnergy per costruire il più grande progetto di GNL del mondo in Qatar. La multinazionale è inoltre impegnata nella ricerca di gas offshore in Sudafrica.
Stesso orientamento per la compagnia petrolifera anglo-olandese Shell, diventata il campione mondiale del GNL. Nel giugno 2022, la compagnia ha firmato un accordo di partnership con il governo della Tanzania per la costruzione di un terminale di produzione ed esportazione di GNL del valore di 30 miliardi di dollari. “Il gas naturale, utilizzato sia dai privati che dalle imprese, può essere perfettamente combinato con le fonti di energia rinnovabile come l’energia eolica e solare per produrre la nostra elettricità“, afferma la società.
Anche l’Europa è ormai diventata prigioniera del gas fossile, in particolare dall’inizio della guerra in Ucraina. Dopo aver etichettato il gas come “energia verde” nel 2022, l’Unione Europea, pur impegnandosi a ridurre il consumo di gas del 30% entro il 2030 per limitare i cambiamenti climatici, sta pianificando la costruzione di 26 terminali di importazione di GNL per compensare la fine degli acquisti di gas russo.
Inoltre, la Rete europea dei gestori dei sistemi di trasmissione (Entsog) ha appena pubblicato il piano decennale di sviluppo della rete del gas in Europa. Il piano prevede 143 nuovi progetti di infrastrutture per il trasporto o l’importazione di gas, con un investimento totale di 30 miliardi di euro.
Queste ambizioni in materia di gas sono talmente in contrasto con la crisi climatica che il regolatore europeo dell’energia ha stabilito, lo scorso 14 luglio, che l’industria dovrebbe riconsiderare i suoi piani, sottolineando che la rete europea del gas è già sufficientemente sviluppata.
“L’industria europea del gas sta raddoppiando gli sforzi a favore del gas fossile, che distrugge il clima“, ha commentato il 17 luglio Dominic Eagleton, attivista dell’ONG Global Witness, sottolineando come “Questi progetti aggraverebbero gli eventi meteorologici estremi. Abbiamo bisogno dell’urgente eliminazione del gas fossile e di elettricità e riscaldamento puliti e a prezzi accessibili per tutti“.
Lunedì 31 luglio, alla fine cioè di un mese ormai considerato unanimemente come il più caldo mai misurato sulla Terra, il primo ministro britannico, Rishi Sunak, ha annunciato l’assegnazione di “centinaia” di nuove licenze per gas e petrolio nel Mare del Nord.
Il suo ministro dell’Energia, Andrew Bowie, ha dichiarato senza mezzi termini che il suo obiettivo è quello di “sfruttare al massimo” le riserve di gas del Regno Unito. Un tentativo deliberato, in contrasto con gli avvertimenti scientifici, di aggiungere benzina sul fuoco del clima.
*articolo apparso il 3 agosto 2023 su www.mediapart.fr . La traduzione in italiano è stata curata dal segretariato MPS.