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Il governo con un semplice messaggio Whats App dell’INPS toglie letteralmente il pane di bocca a 300 mila famiglie povere mentre contemporaneamente banche ed aziende annunciano profitti da favola nel primo semestre dell’anno in corso.
Sono questi i dati economici e le scelte politiche sociali degli attuali governanti (ma quelli precedenti non erano non molto diversi avendo gestito le politiche dell’austerità che hanno prodotto la precarietà e povertà) che fotografano una società capitalista più brutale ed ingiusta che mai e una stratificazione di classe  polarizzata all’estremo.

Profitti delle banche al top

Ottimo primo semestre per le banche con Unicredit che stabilisce il record di sempre con 4,4 miliardi di utili nel primo semestre 2023 (+91,5% rispetto al periodo precedente), con una previsione finale per l’anno in corso  di 7,25 miliardi di euro e l’impegno a versare ai soci 22 miliardi di dividendi nel periodo tra il 2021 e 2024.  Anche Mediobanca ottiene il miglior risultato di sempre con oltre un miliardo di utili netti (+13%) e con i ricavi 3,3 miliardi (+ 16,%) , risultati che permetteranno un forte aumento del valore delle cedole per gli azionisti, mentre la Banca Generali segnala un utile netto salito del 33%.
Per quanto riguarda Intesa, la seconda banca del paese, ottiene anch’essa il miglior risultato di sempre con 4,2miliardi di utili (+80%) rispetto allo stesso periodo del 2022). Come scritto sulla stessa informativa della banca: “Nel primo semestre 2023, il Gruppo ha maturato dividendi cash per €3 miliardi e ha completato il riacquisto di azioni proprie per €1,7 miliardi. A novembre verrà distribuito agli azionisti un acconto sul dividendo in contanti di almeno €2,45 miliardi”.
È utile ricordare che già nel 2022 le banche e le imprese italiane avevano fatto dei profitti straordinari cresciuti di 53 miliardi rispetto agli anni precedenti.  Come è utile sottolineare che l’aumento dei tassi monetari deciso dalla Banca europea non ha avuto alcun effetto negativo sugli istituti bancari (anzi) per il semplice fatto che questi hanno scaricato i costi  sui mutui e sui prestiti dei comuni clienti.
Se poi veniamo alle cosiddette Utilities gli utili dell’Enel sono saliti a 3,3 miliardi (+52%) rispetto al primo semestre del 2022, mentre l’A2a approva anch’essa un semestrale da record con un margine operativo lordo + 26% e con l’Iren che annuncia una crescita dell’8%.
Per quanto riguarda l’ENI, anche se non poteva confermare l’eccezionale pioggia d’oro del 2022 (132 miliardi di ricavi e un utile operativo di 20,39 miliardi) ha ottenuto nel primo semestre risultati molto significativi: 46,78 miliardi di euro di ricavi  e un utile operativo di 8 miliardi di euro; è stato confermato anche un dividendo di 0,94 euro per azione per gli azionisti con riferimento al 2023.

Grandi profitti anche per Stellantis 

Ma non vanno male neanche le imprese industriali a partire da quella che è ancora la maggiore in Italia, ovverosia Stellantis che  annuncia per il primo semestre un utile netto 10,9 miliardi, superiore agli 8, 6 previsti  con una crescita del 37% rispetto al primo semestre 2022. L’amministratore delegato Tavares è molto ottimista annunciando che la sua azienda è oggi più redditizia della stessa Tesla, ma nello stesso tempo chiede, come i suoi predecessori, un ennesimo aiuto al governo italiano per sostenere l’acquisto delle auto invitandolo a non mettere regole che “ impediscono la mobilità privata come quelle che impediscono l’accesso delle auto nei centri urbani.”. In altri termini Stellantis chiede allo stato italiano una piena garanzia sui profitti.
Come è noto a questi brillanti risultati dell’azienda non corrisponde una  condizione occupazione positiva per le lavoratrici e i lavoratori che anzi subiscono i contraccolpi delle ristrutturazioni in corso e della cassa integrazione.
Per parte loro il governo con il ministro D’Urso e i Presidenti delle regioni italiane dove hanno sede gli stabilimenti Stellantis hanno già risposto positivamente alle richieste di Tavares  ipotizzando “un progetto organico  che unisca governo nazionale e regioni per un supportare questo settore strategico”. Il governo italiano metterebbe a disposizione 6 miliardi per gli incentivi all’acquisto, contratti di sviluppo  e le giga-factory, ma vorrebbe in cambio la produzione di un milione di auto in Italia. Tavares ha già detto che al massimo si può arrivare al milione di veicoli solo contabilizzando anche i 300 mila veicoli industriali.
Va benissimo però la produzione delle auto di lusso, segno dei tempi.
La Maserati, dopo le 26 mila vetture consegnate nel 2022 con un ricavo di oltre 2 miliardi di euro, comunica che ha già venduto nel primo semestre 2023 15.300 auto corrispondenti a 1,39 miliardi di euro (+43%).
Anche la Ferrari ha annunciato risultati record per il primo trimestre 2023.
Difficile non interrogarsi su una società in cui decine di migliaia di persone possono permettersi il lusso di spendere centinaia di migliaia di euro per un’auto, quando milioni di persone hanno miserevoli redditi che superano di poco i 500 euro mensili.

La vergogna e la brutalità dell’abolizione del reddito di cittadinanza

I protagonisti del governo attuale erano stati chiari fin dall’inizio. Avrebbero fatto la guerra ai poveri e così hanno fatto abolendo il reddito di cittadinanza a partire dal mese corrente. Così come già fanno molte aziende che licenziano con messaggino Whats App i propri dipendenti, l’INPS applica la legge approvata da un Parlamento dominato dalle estreme destre comunicando la fine della misura di sostegno con le stesse modalità.
Sono 250 mila le persone che perdono da oggi ogni tutela, ma alla fine dell’anno se ne aggiungeranno altri 350 mila. Era l’unico strumento, l’unico sostegno che permetteva di vivere (male, ma di vivere) e che impediva di dedicarsi ad attività illegali o di rifiutare lavori indecenti e indecorosi da schiavi. Ma questo è proprio il vero obiettivo delle destre, rendere disponibile per ogni piccolo, medio o grande imprenditore, manodopera obbligata ad accettare qualsiasi forma di sfruttamento per garantire loro i profitti.
È un bomba sociale o per meglio dire una inaccettabile ingiustizia sociale contro cui bisogna ribellarsi e insorgere. La nostra organizzazione sostiene e partecipa a tutte le mobilitazioni che saranno costruite per obbligare il governo a una misura immediata che cancelli l’obbrobrio di questa misura.

Una campagna complessiva per difendere salari e redditi della classe lavoratrice

Se i poveri sono alla disperazione è l’insieme della classe lavoratrice che precipita ogni giorno verso il basso con salari sempre più inconsistenti, tutti quanti taglieggiati dalla inflazione compresi quelli che una volta potevano essere considerati “decenti”.
Nel 2022 i salari sono crollati mediamente del 7%, ma per quelli più bassi la perdita è anche superiore al 10%. Esiste quindi un’emergenza salariale che va affrontata a vari livelli e all’interno di una campagna complessiva che tenga insieme l’introduzione del salario minimo per legge, forti aumenti salariali contrattuali, il ripristino del meccanismo della scala mobile per difendere il potere di acquisto in una forma automatica ed infine anche un salario sociale per i disoccupati.
Le destre rifiutano la misura pure presente nella maggior parte dei paesi europei, del salario minimo, perché rappresentano i tanti padroni e padroncini che sfruttano in modo inverecondo le lavoratrici e i lavoratori con salari da fame. Il centro sinistra, che avrebbe avuto modo di introdurre questa misura negli anni in cui era al governo, oggi la propone, ma la propone in una forma del tutto discutibile, non solo perché individua la soglia a soli 9 euro all’ora, e non prevede un meccanismo di adeguamento automatico all’inflazione, ma perché prevede che a farsi carico dell’adeguamento dei salari al di sotto dei 9 euro non siano i padroni, ma lo stato.
A pagare il salario minimo sarebbero chiamati quindi ancora una volta i lavoratori stessi che come è noto sono quelli che pagano più di tutte le tasse. Non ci siamo proprio.
L’unica proposta valida è quella della legge popolare avanzata da Unione Popolare, sostenuta da Sinistra Anticapitalista e da tutte le forze della sinistra autentica, politica, sindacale e sociale che prevede il salario minimo a 10 euro, le ricadute su tutte gli istituti contrattuali, un meccanismo di scala mobile e una forte mobilitazione sociale senza quale sarà impossibile imporne l’approvazione.

Al peggio non c’è mai fine per questo occorre un’alternativa anticapitalista

Ma il quadro sociale dell’ingiustizia capitalista e della natura reazionaria del governo non sarebbe completo senza richiamare altri elementi drammatici e tragici che dominano l’attuale periodo.
Da una parte l’evidenza sempre più dominante del riscaldamento climatico con devastanti effetti in varie forme e su larga scala, come in queste settimane abbiamo potuto verificare nel nostro paese, a cui le destre rispondono con il negazionismo ideologico, ma anche e soprattutto tagliando gli stessi investimenti previsti sul terreno ambientale  e beninteso sulla sanità. Nello stesso tempo prevedono altre misure di riduzioni e condoni fiscali per i ricchi evasori.
Dall’altra parte la condizione di lavoro sempre più degradata che investe molte lavoratrici e molti lavoratori “adulte/i” e che produce l’interminabile e inaccettabile tragedia quotidiana degli omicidi bianchi nei luoghi di lavoro ed anche ormai la formazione di vaste aree di sfruttamento del lavoro minorile, come una serie di inchieste, anche di grandi giornali, hanno evidenziato.
Una piaga che le attuali dinamiche del capitalismo e la corsa al profitto stanno generalizzando a macchia d’olio su tutto il pianeta.
Davvero questo sistema economico non è sopportabile per l’umanità e non va sopportato. In discussione deve essere messo certo l’attuale governo, ma anche tutti i governi capitalisti; devono essere messi in discussione i padroni e il sistema capitalista, il futuro dell’umanità presuppone sempre più che questo sistema sia abbattuto e distrutto.
E l’unico modo per farlo sono la lotta e l’unità degli oppressi e degli sfruttati. Strada difficile, ma l’unica seriamente percorribile.

*Sinistra Anticapitalista

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