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I Paesi del Sud globale sono stati “incoraggiati” a creare propri sistemi di tariffazione del carbonio, cosa che ha spesso significato l’emanazione di leggi e regolamenti che danneggiano i territori delle comunità. Questo articolo descrive il sistema di tariffazione del carbonio in Colombia e rivela come le compagnie minerarie abbiano utilizzato la REDD+ [Riduzione delle Emissioni dovute a Deforestazione e Degrado delle foreste] per evitare legalmente di pagare le tasse, sostenendo la propria “neutralità carbonica”. La Glencore, una multinazionale mineraria che ha provocato inquinamento, violenze e sgomberi in Colombia, è esente dal pagamento della carbon tax grazie ai suoi investimenti in un programma di compensazione che prevede l’accaparramento di terre.

Situate nel nord-est della Colombia, le più grandi miniere di carbone a cielo aperto dell’emisfero occidentale si estendono nelle regioni di Cesar e La Guajira.
Le miniere sono state aree di estrazione e di violenza per anni, da quando la famigerata compagnia statunitense Exxon cominciò a sfruttarle negli anni Ottanta. Nella regione lo si definisce come carbone “macchiato di sangue” a causa della storica violenza associata alle compagnie minerarie.
I gruppi e le comunità che lottano contro l’estrazione hanno dovuto affrontare violenze estreme da parte di forze militari e paramilitari, minacce di morte, criminalizzazione e intimidazione 1. Il 98% del carbone viene esportato e, storicamente, la maggior parte di esso è destinato all’Europa.

Oltre alla violenza nei siti di estrazione e combustione, le stesse politiche di mitigazione del cambiamento climatico creano scappatoie finanziarie e sussidi per le industrie estrattive, come il carbon pricing, che consente l’uso di compensazioni del carbonio invece di cercare di ridurre l’estrazione di combustibili fossili.
Le compensazioni del carbonio permettono alle industrie estrattive di continuare a inquinare. Per anni abbiamo assistito al sistema fraudolento che equipara le emissioni derivanti dalla sovrapproduzione di energia da combustibili fossili ai programmi di conservazione [delle foreste].
Negli ultimi cinque anni, i sistemi di tariffazione del carbonio sono proliferati nel Sud del mondo.

Come risultato di quindici mesi di ricerche in Colombia, questo articolo descrive il sistema di tariffazione del carbonio nel paese e dimostra come la Glencore, un’enorme multinazionale mineraria, possa ridurre il pagamento delle tasse acquistando crediti di carbonio da progetti REDD+, dichiarando poi di essere “carbon neutral”. L’articolo si concentra sulla filiale di Glencore, Prodeco, che opera nella regione nord-orientale di Caesar. E’ tuttavia importante notare che, dall’inizio del 2021, la Glencore è l’unico proprietario2 della miniera di Cerrejón, nel dipartimento di La Guajira, e le sue attività danneggiano gravemente le comunità indigene Wayúu 3.


La tariffazione del carbonio o Carbon pricing

Al Vertice dei leader sul clima, ospitato dal Segretario generale delle Nazioni Unite nel settembre 2014, settantaquattro paesi, ventitré stati, province e città, e più di 1000 aziende e investitori con oltre 24.000 miliardi di dollari in attivo, si sono riuniti per discutere una serie di iniziative finalizzate a “fissare un prezzo al carbonio”, a causa dei prezzi bassi dell’epoca. Questa iniziativa è stata presa nonostante le prove schiaccianti a dimostrazione che i mercati del carbonio non riescono a ridurre le emissioni.

Uno degli obiettivi del nuovo schema di tariffazione era quello di collegare i sistemi di scambio delle emissioni, le tasse sul carbonio, la REDD+ ed altri schemi di tariffazione. L’altro obiettivo era quello di collegare la fissazione dei prezzi su scala mondiale per aumentare la “flessibilità” dei mercati finanziari, a vantaggio delle grandi industrie inquinanti e dei più potenti governi industrializzati del mondo.I paesi del Sud globale sono stati incoraggiati a creare i propri sistemi nazionali di tariffazione del carbonio, in modo da essere pronti per un sistema globale di tariffazione del carbonio.
Ciò è stato ulteriormente rafforzato dai piani previsti dall’articolo 6 dell’Accordo di Parigi delle Nazioni Unite. Nel 2015, anno in cui è stato adottato l’Accordo di Parigi alla riunione ONU sul clima, la Colombia si era impegnata a ridurre del 20% le proprie emissioni entro il 2030, impegnandosi a tal fine a espandere le aree protette, a ridurre la deforestazione, a proteggere i páramos [ecosistemi montani], a incrementare la conservazione dei bacini idrografici e a sviluppare un programma di norme per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Dal 2015, anche in Colombia è stata approvata una serie di leggi sulla fissazione del prezzo del carbonio.
La prima è stata la legge 1753 (2015), il cui articolo 175 ha creato un inventario delle emissioni di gas serra.
La legge prevede che la REDD+ sia regolata dal Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile.
Nel 2016 il governo ha approvato una legge di riforma fiscale generale che includeva una tassa sul carbonio (legge 1819). La legge imponeva una tassa sulla combustione di benzina, cherosene, combustibile per aerei, ACPM e petrolio, ma incredibilmente non sul carbone.
Anche il gas naturale è tassato, ma solo per l’uso nell’industria di raffinazione degli idrocarburi, nell’industria petrolchimica, e per il gas di petrolio liquefatto (GPL) utilizzato nelle vendite a utenti industriali. Le emissioni prodotte da questi combustibili rappresentano circa il 27% delle emissioni totali del Paese.
La tassa è stata inizialmente fissata a 15.000 pesos (5,5 dollari) per tonnellata di anidride carbonica equivalente (tCO2e), e si prevede che aumenti ogni anno fino a circa 11 dollari per tCO2e.

Nel 2017 il decreto 926 ha incluso una disposizione sul “carbon neutral” che consente di acquistare compensazioni di carbonio, invece di pagare la tassa sul carbonio, attraverso organismi di verifica esterni.
Non è raro che emendamenti o decreti sulla compensazione vengano introdotti dopo l’istituzione di una carbon tax, come è accaduto in Messico.
Diversi progetti si qualificano per la vendita di crediti di compensazione del carbonio in Colombia. Tra questi ci sono i progetti REDD+, conosciuti come progetti REDD+”annidati”, o anche come progetti REDD+ “giurisdizionali”, nel senso che all’interno della stessa area geografica sono raggruppati diversi progetti.
Il governo colombiano ha permesso la registrazione di oltre 75 progetti REDD+ a partire da maggio 2021, e il numero sta aumentando rapidamente.

I progetti REDD+ sono stati ampiamente criticati per aver colpito le forme di vita e i territori delle popolazioni indigene, per aver fatto aumentare i prezzi delle terre, per aver incrementato la violenza e per aver causato divisioni nelle comunità. Le organizzazioni dei Popoli Indigeni e le comunità che abitano le foreste hanno sostenuto che la REDD+ è un meccanismo colonialista che permette alle imprese di appropriarsi delle foreste, dando un prezzo alla natura.
A parte questo, la REDD+ non è riuscita a fermare i tassi di deforestazione

La Colombia è stata acclamata come campione del Carbon Pricing (IETA 2018). Nel 2017, come parte dei Paesi dell’Alleanza del Pacifico (Cile, Messico, Colombia e Perù), la Colombia ha firmato la Dichiarazione di Cali per riaffermare l’Accordo di Parigi e rafforzare i mercati volontari nella regione. Nello stesso anno ha aderito alla Carbon Pricing Leadership Coalition (CPLC) per collegare i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo ai mercati dei prezzi del carbonio. La Colombia ha aderito al Vertice One Planet di Parigi insieme a Canada, Cile, Messico, Costa Rica e sette stati degli Stati Uniti, per lanciare il quadro cooperativo per la determinazione dei prezzi del carbonio nelle Americhe e costruire una piattaforma commerciale per collegare i mercati del carbonio in tutto l’emisfero.

Le imprese che rispettano le disposizioni in materia di compensazioni, possono dichiarare la neutralità delle emissioni di carbonio ed evitare qualsiasi tipo di tassa. Le compensazioni di carbonio devono essere state generate dopo il 1° gennaio 2010 e realizzate in Colombia. In questo modo il programma colombiano di carbon tax ha incoraggiato l’aumento dei progetti REDD+.

Originariamente le entrate fiscali dovevano essere destinate al Fondo per la Colombia Sostenibile (FCS). Si tratta di un’iniziativa del governo colombiano finanziata da Norvegia, Svezia e Svizzera, che promuove programmi di conservazione – tra cui la REDD+ – in 277 municipi della Colombia. Il Fondo è amministrato dalla Banca interamericana di sviluppo (BID nell’acronimo spagnolo) sulla base di una Dichiarazione congiunta d’intenti, firmata da Colombia, Norvegia, Regno Unito e Germania al vertice ONU sul clima di Parigi del 2015.
Nel 2019, durante il vertice sul clima di Madrid, il Fondo è stato rinnovato.

La legge colombiana sul cambiamento climatico del 2018 integra il programma nazionale di carbon pricing.
Comprende, tra l’altro, il Programma nazionale di scambio di quote di emissioni di gas serra (PNCTE nell’acronimo spagnolo), gestito dal governo.
La legge permette che una unità di carbonio sia riconosciuta e pagata come tassa sul carbonio all’interno del meccanismo di compensazione, collegando così il commercio del carbonio, le tasse sul carbonio e i sistemi di compensazione del carbonio.
La Colombia sta anche valutando come vincolare i suoi programmi nazionali ai mercati internazionali.
Tuttavia è importante ricordare che ogni interscambio di carbonio rappresenta un inquinamento reale, così come è reale la violenza nelle comunità che si trovano nei siti di inquinamento e di estrazione.

Le comunità afrocolombiane colpite dall’estrazione del carbone e dalla REDD+ in Colombia

I progetti REDD+ Cocomasure e BioREDD+ sono situati sulla costa del Pacifico, dove le comunità afrocolombiane possiedono diritti fondiari su oltre 5 dei 10 milioni di ettari di foresta tropicale. Prodeco, la filiale colombiana di Glencore che si occupa dell’estrazione del carbone e la Chevron, compagnia petrolifera, sono stati tra i primi acquirenti della REDD+ in Colombia.
Il direttore del settore ambientale della Glencore/Prodeco ha spiegato di aver partecipato ai negoziati politici per formulare la legge sulla carbon tax, ma di essere stato anche consigliato dalle ONG conservazioniste: “La tassa sul carbonio qui è partita nel 2016 e ha cominciato ad essere messa in atto nel 2017.... È nata da noi … siamo stati coinvolti in tutto ciò che riguarda la nascita e la discussione di questa legge. Ci siamo consultati fin dall’inizio sul suo iter. In realtà, però, per l’industria mineraria colombiana si trattava di un argomento relativamente nuovo. Ci è voluto un po’ per capirlo e alla fine lo abbiamo fatto attraverso alleati come Conservation International, perché abbiamo già diversi progetti con loro“. (comunicazione personale 2019, grassetto aggiunto).

Il progetto Cocomasure, avviato nel 2011 e situato nel Corridoio Choco-Darién dell’Urabá Antioqueño, ha generato 40.000 crediti di carbonio su circa 14.000 ettari di territorio in cui vivono 20 comunità. I crediti di carbonio sono stati acquistati dalla Prodeco, filiale colombiana della Glencore, per compensare le emissioni di gasolio causate dalle attività estrattive. Questo primo progetto è stato emblematico perché ha creato un precedente per la creazione di altri progetti REDD+ e il loro successivo collegamento al sistema colombiano di carbon tax.
Le miniere di carbone della Glencore/Prodeco si trovano dall’altra parte del paese, nei Caraibi nordorientali, e colpiscono anche le comunità afrocolombiane. Le comunità vicine alle miniere di carbone di Cesar soffrono la carenza d’acqua, livelli pericolosi di inquinamento, anni di violenze e sfratti, accaparramento di terre e discriminazioni4. Prodeco ha scelto di pre-acquistare i crediti REDD+ invece di pagare la carbon tax.

Il programma BioREDD+ è stato messo in atto nel 2013 dall’USAID, Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale, che ha replicato il progetto REDD+ di Cocomasure in altre otto comunità.

Il Fondo Acción è l’operatore contrattuale del progetto BioREDD+ per l’USAID. Prodeco e Conservation International (CI) collaborano a diversi progetti relativi ai pagamenti per i servizi ecosistemici, ed è stata Conservation International a incoraggiare Prodeco a contattare l’USAID. Prodeco ha firmato il contratto con il Fondo Acción per l’acquisizione dei crediti. Il Fondo Acción si occupa da molti anni di finanziamenti per la compensazione e la conservazione.
È la ONG che, nel 2004, è stata coinvolta nello scambio “deuda por naturaleza” con gli Stati Uniti [acquistare parte del debito estero di un paese, convertirlo in valuta nazionale e utilizzare il prodotto risultante per finanziare attività di conservazione].
Il direttore di Prodeco ha spiegato che il Fondo Acción ha agito come facilitatore tra Prodeco e le comunità.
Ha anche spiegato che il Fondo Acción sa come comunicare “con l’industria privata nella sua lingua, riguardo ai contratti e alle questioni finanziarie“.
Ha poi aggiunto:

Loro [Conservación Internacional] hanno contattato l’USAID e il Fondo Acción, che stavano lavorando al progetto REDD nel Pacifico da più di cinque anni, prima ancora che venissero introdotte le tasse sul carbonio in Colombia. C’è un progetto USAID molto, molto grande, il progetto BioREDD che, fondamentalmente, ha dato l’impulso che ha generato la strutturazione del progetto REDD nel Pacifico, replicando il modello di un progetto che è stato pionieristico nel paese“.

Nonostante la fiducia del direttore, quando il Fondo Acción si è rivolto alle comunità per vendere i crediti REDD+ a Prodeco, le comunità hanno detto di no, opponendo resistenza e affermando che non avrebbero collaborato con un’impresa carbonifera. Tuttavia, secondo il rappresentante di Prodeco, è stato il Fondo Accion ad agire a nome di Prodeco:

Perché di fatto loro [il consiglio comunitario] hanno detto: “No, è una compagnia mineraria che li acquisterà. È una società mineraria”. Ma per il Fondo Acción: “non è una compagnia mineraria qualsiasi, è una compagnia responsabile, bla, bla, bla. E abbiamo mantenuto l’impegno e fatto l’accordo, ma devo ancora spiegare a loro chi è Prodeco e imparare di più su di loro [le comunità]. Questo è il processo in cui ci troviamo“.

In effetti Prodeco pagherebbe tra un quarto e un terzo dell’importo della carbon tax, il che rappresenta un significativo risparmio finanziario per l’impresa. Inoltre otterrebbe non solo benefici fiscali, ma anche una buona immagine in materia di clima essendo classificata come “carbon neutral”.

Attualmente, gli oltre 75 progetti REDD+ “annidati” sono essenzialmente utilizzati come sussidi/compensazioni per i combustibili fossili attraverso il programma di carbon tax colombiano. Molti dei programmi si sviluppano in Amazzonia e coinvolgono almeno 17 comunità indigene.

Intanto l’ONU, i broker del carbonio e le istituzioni per lo sviluppo e la conservazione discutono su come ottenere una corretta contabilizzazione del carbonio, ma stanno sbagliando radicalmente.
Non c’è calcolo del carbonio che possa risolvere questo sistema fraudolento. Stabilire dei valori di riferimento e farsi carico del rischio di un rilascio prematuro del carbonio non farà mai rimanere i combustibili fossili nel terreno.
È ora di smettere di confondere il conservazionismo con la necessità di ridurre drasticamente l’energia da combustibili fossili.
I combustibili fossili devono essere rimossi completamente e tenuti nel sottosuolo, e la violenza razzista e socio-economica in corso nei siti di estrazione, combustione e trasporto deve essere fermata.
Nessun sistema di carbon pricing può mantenere sotto terra il carbone “sporco di sangue” o qualsiasi altro combustibile fossile.


* Tamra L. Gilbertson è consulente per le politiche forestali e i cambiamenti climatici della Rete Ambientale Indigena (Indigenous Environmental Network – IEN), PhD e docente presso il Dipartimento di Sociologia dell’Università del Tennessee. Questo articolo si basa sulla sua ricerca di tesi e suun successivo articolo pubblicato sul Community Development Journal, agosto 2021.  Questo testo è tratto da 15 años de REDD. Un mecanismo intrínsecamente corrupto al quale hanno contribuito, con il coordinamento di Joanna Cabello e Jutta Kill diversi autori tra i quali ancheTamra L. Gilberston. La traduzione in italiano, curata da Marina Zenobio, è apparso sul sito Ecor.Network.L’intero studio in spagnolo è scaricabile da questo link: REDD 15 años.indb (wrm.org.uy).

1) PAX, European energy companies contributed to human rights violations and must now contribute to reparation, 2021, https://paxforpeace.nl/news/overview/european-energy-companies-contributed-to-human-rights-violations-and-must-now-contribute-to-reparation

2) CIMMagazine, Glencore to acquire full stake in Cerrejón mine, 2021, https://magazine.cim.org/en/news/2021/glencore-to-acquire-full-stake-in-cerrejon-mine-en/

3) Corporate Accountability Lab, El Arte de Operar con Impunidad: La Historia de Cerrejón en la Guajira Colombiana, 2021, https://corpaccountabilitylab.org/calblog/2021/3/24/el-arte-de-operar-con-impunidad-la-historia-de-cerrejn-en-la-guajira-colombiana

4) Community Development Journal, Financialization of nature and climate change policy: implications for mining-impacted Afro-Colombian communities, 2021, https://doi.org/10.1093/cdj/bsaa052