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Pubblichiamo la presa di posizione votata in occasione dell’ultima assemblea di ErreDiPi, la rete di difesa delle pensioni attiva da ormai oltre un anno. ErreDiPi analizza il messaggio sottoposto dal governo al Parlamento cantonale relativo alle cosiddette misure di compensazione per evitare che la decisione di abbassare il tasso di conversione comporti, in futuro, una diminuzione delle rendite del 20%. Il messaggio, che traduce un accordo intervenuto tra sindacati e governo nei mesi scorsi, permette di evitare gli scenari più problematici (diminuzione delle rendite del 20%); ma lascia irrisolti molti dei problemi più importanti della cassa e, di fatto, carica sulle spalle degli assicurati la parte più cospicua delle cosiddette misure di compensazione, riducendo il contributo del dato di lavoro al minimo; inoltre, non offre alcuna garanzia che i lavoratori e le lavoratrici non siano, persino a breve-medio termine, di nuovo chiamati alla cassa. Per questa ragione ErreDiPi avanza una serie di proposte e ritiene necessario continuare la mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici, dando appuntamento al 18 ottobre per una nuova giornata di mobilitazione. (Red)

L’ErreDiPi – Rete per la Difesa delle Pensioni – ha animato dall’estate scorsa la protesta contro il secondo taglio del 20% delle pensioni IPCT e ha spiegato a più riprese la situazione, con parole semplici e immagini chiare (www.erredipi.ch).
La mobilitazione netta e constante di migliaia di assicurati e assicurate ha facilitato un accordo, recentemente raggiunto tra sindacati e governo, che limiterebbe questo taglio.
L’ErreDiPi nota con favore che le prospettive per i  futuri  pensionati diventano potenzialmente meno fosche ma osserva che alcune ingiustizie restano del tutto irrisolte. Le percorriamo in una carrellata.

1. È il personale che sta dando il maggior contributo per il risanamento della cassa

Nel 2013 con il passaggio dal primato delle prestazioni al primato dei contributi le nostre pensioni sono state tagliate del 20%. Questo era il contributo che la politica aveva deciso che avremmo dovuto accollarci. Nei fatti dal 2013 il nostro contributo al risanamento è andato molto più in là di questo già pesante 20% e per finire siamo stati noi, personale assoggettato all’IPCT, ad aver contribuito in maniera predominante al risanamento della cassa pensione: lo mostra chiaramente anche questo messaggio presentato dal Consiglio di Stato.

Alcune scelte pesanti e dolorose, addirittura, sono state fatte senza nessuna nostra consultazione. Pensiamo in particolare:

  • Alla riduzione della remunerazione dei nostri averi di vecchiaia

La Commissione della Cassa (ora Consiglio di Amministrazione) ci aveva prospettato, nel dicembre 2012, una remunerazione del capitale in salita dal 2 al 4% (2% dal 2013 al 2017; 3% dal 2018 al 2021; 4% dal 2022 al 2032 (1).
In realtà il Consiglio d’Amministrazione dell’IPCT ci ha concesso solo un interesse medio del 1,28% (2).
Rispetto agli accordi del 2012, non sono stati accreditati sui nostri averi di vecchiaia 332 milioni.

  • Alla forte e crescente divergenza tra contributi ordinari e accrediti di vecchiaia

Senza farne troppa pubblicità, dal 2012 l’IPCT incassa quali contributi ordinari il 19.9% del nostro salario assicurato (22.1% meno 2,2% di contributi per rischio invalidità e rischio), ma versa sul capitale di ciascuno una percentuale che varia dal 13% al 22% in base all’età. Questo mancato riversamento, calcolato su tutta la carriera lavorativa, comporta  una riduzione media della nostra pensione dell’15%. (3)
Dal 2013 al 2022 questo storno forzoso sui nostri  averi  di  vecchiaia ammonta a circa 300 milioni di franchi.

  • Al taglio delle future rendite vedovili

Nel 2019 il Consiglio d’Amministrazione, senza nessuna consultazione, ha deciso di ridurre le nostre future rendite vedovili del 10%, rispettivamente del 25% per chi è già in pensione. Con questo taglio è stato costituito un accantonamento di ben 179 milioni (dati 2020)(4) che ora verrebbe utilizzato per compensare una parte del taglio delle nostre rendite a seguito della riduzione del tasso di conversione.

2. Le scelte sbagliate della maggioranza del Gran Consiglio

Nella primavera del 2022 la maggioranza del Gran Consiglio ha deciso di non procedere al versamento dei 500 milioni necessari per poter finanziare le garanzie concesse agli over 50 nel 2012 e di optare per un prestito di 700 milioni, da recuperare sui mercati tramite un’asta obbligazionaria.
Ora il Messaggio lo dice chiaramente: il prestito da  700  milioni  non funziona. “il cattivo andamento dei mercati finanziari nel 2022, e l’impossibilità pratica di implementare le  misure  auspicate  con  l’evasione del M 7784 da parte del parlamento cantonale, non hanno finora permesso dei decisi passi in avanti”.
Bisogna dunque annullare la decisione presa nel messaggio 7784 R / 7784 C R (29.3.22) e dar seguito, senza ulteriori indugi, alla proposta iniziale di versare all’IPCT i 500 milioni, come previsto dalla versione iniziale del messaggio 7784 (15.1.20).

3. Riallineare l’obiettivo del grado di copertura alla legislazione federale

Il CdS fa più volte riferimento alla legislazione federale per giustificare dei cambiamenti, anche significativi, della legge IPCT. Pensiamo in particolare al trasferimento di competenze dalla legge al CdA dell’IPCT.
Una ragione in più per modificare anche l’obiettivo del grado di copertura contenuto nell’articolo 16 della legge da raggiungere nel 2052. Esso può tranquillamente venir portato dall’attuale 85% al 80%, come previsto dalla legislazione federale. Un riallineamento alla legislazione federale permetterebbe di allentare la pressione sugli assicurati e le assicurate IPCT.

4. Far chiarezza sulle misure di compensazione di competenza dell’IPCT

Il tasso di conversione scenderà al 5.25% in un arco temporale di 8 anni. Come indicato dal Messaggio, anche aumentando gli accrediti di vecchiaia del 3% tale riduzione avrà pesanti conseguenze per il personale già  in carriera: si va da una perdita del 10% per chi oggi ha 55 anni a una perdita del 5% per coloro che hanno 44 anni.
Per tamponare queste perdite il CdA dell’IPCT ha previsto di sciogliere accantonamenti fatti in buona parte, lo ricordiamo ancora, attraverso una remunerazione al minimo dei nostri averi di vecchiaia e il taglio delle rendite vedovili. Non spiega in modo preciso e dettagliato tale misura e prevede comunque perdite di un -2% per chi è già in carriera.
Il personale ha però già contribuito largamente a risanare la cassa (vedi considerazioni del punto 1): ci pare corretto ora – anche per evitare differenze di trattamento tra gli assicurati – che le misure di compensazione dell’IPCT compensino integralmente la perdita per chi oggi è già in carriera.

5. Evitare di commettere lo stesso errore del 2012

Nel 2012 la maggioranza del Parlamento ha approvato la riforma della cassa pensione sulla base di alcuni parametri che già nel giro di pochi mesi (se non addirittura al momento dell’approvazione) si sono rivelati sbagliati. Pensiamo, ad esempio, al tasso tecnico, indicato al 3.5%, o alle previsioni sul tasso d’inflazione.
Leggendo il messaggio ci sembra che si stiano correndo rischi simili. Ci riferiamo, in particolare, alle indicazioni riguardanti il tasso di conversione. Il costo della differenza tra l’attuale tasso di conversione (6.17%) e il tasso di conversione neutrale (4.86%) “provocherebbe di fatto all’Istituto nel medio termine un insostenibile costo annuo non finanziato di circa CHF 50 milioni dovuto ai nuovi pensionamenti”.
Il CdA dell’IPCT non intende però, almeno ora, portare il  tasso  di conversione al livello neutro, bensì fermarsi al 5.25%: “come evidenziato in una delle precedenti tabelle, il tasso di conversione finale pianificato non è completamente neutrale e, una volta a regime, rimarranno comunque dei costi anni di pensionamento residui a carico della cassa, che però  sono valutati dall’IPCT e dal suo Perito come sopportabili”.
Ora: se un costo annuo di 50 milioni è la conseguenza di uno scarto 1.69 punti percentuali (ossia 6.17 – 4.86 = 1.31) uno scarto dello 0.39 (ossia 5.25 – 4.86 = 0.39) corrisponde ad un costo annuo di 14 milioni. Pari a 140 milioni in 10 anni.
Su che base l’IPCT ed il suo Perito ritengono che questa somma sia sopportabile?
E, soprattutto, chi dovrà accollarsela? Ancora una volta noi?
Nel concreto, immaginando uno scenario in cui il tasso di conversione scenda al valore neutro del 4.86%, le perdite indicate nel punto 4 varierebbero indicativamente dal 18% per chi ha oggi 55 anni fino all’8% per chi oggi ha 30 anni.

6. Trasferimento di competenze

Le argomentazioni alla base del tentativo di trasferire competenze dal Legislativo al CdA dell’IPCT non ci convincono: le relative modifiche della legge federale erano già conosciute (seppure non ancora in vigore) al momento in cui il Parlamento cantonale aveva discusso ed approvato la legge IPCT. Non si vedono le ragioni per cui ora si debba prendere tale disposizione; l’impressione è che si voglia evitare in futuro un dibattito pubblico (e politico nella misura in cui coinvolge il Parlamento, che rappresenta i cittadini e le cittadine del Cantone) su nuovi tagli e peggioramenti quali, ad esempio, una riduzione del contributo sostitutivo AVS.
Confinare queste discussioni e decisioni al CdA dell’IPCT (come è stato il caso per le rendite vedovili) permetterebbe di evitare discussioni relative a problematiche pensionistiche simili a quelle  che  toccano  tutta  la popolazione e non solo gli affiliati all’IPCT.
Sulla base di queste considerazioni l’Assemblea ErreDiPi adotta le seguenti rivendicazioni all’indirizzo del Gran Consiglio:

– Le misure di compensazione a carico di IPCT per gli assicurati già in carriera devono garantire una copertura completa (100%) ed essere subito rese pubbliche;
– Nell’articolo 11 della legge IPCT deve essere chiaramente indicato che il contributo ordinario (dipendente e datore di lavoro) del 22.1% è interamente utilizzato per incrementare gli accrediti di vecchiaia (esclusa evidentemente una percentuale del 2.2% a copertura dei rischi invalidità)5;
– Dal 2024 il tasso d’interesse sugli averi di vecchiaia deve corrispondere almeno al tasso tecnico in vigore maggiorato dell’1%;
– La decisione adottata dal Gran Consiglio in merito al prestito di 700 milioni deve essere annullata e sostituita con la proposta iniziale del CdS di ricapitalizzare con 500 milioni la cassa (in aggiunta a quanto deciso nel 2012);
– L’obiettivo del grado di copertura da raggiungere nel 2052 deve essere allineato alle disposizioni federale e dunque ridotto dal 85% al 80%.

Il presente documento è stato discusso dall’assemblea dell’ErreDiPi riunita presso le Scuole Nord di Bellinzona. L’assemblea ha votato la risoluzione all’unanimità, con un’astensione.

1 Informazione sul piano  di  risanamento  dell’Istituto  di  Previdenza  del  Cantone Ticino, p. 14.
2  Dal 2007 (con le sole eccezioni del 2021 e del 2022) il tasso d’interesse riconosciuto sui nostri capitali è sempre lo stretto minimo legale; molto inferiore alla media dei rendimenti della cassa. Nel 2021 le casse pensioni private hanno riconosciuto in media quasi il 5%; quelle pubbliche quasi il 3%; l’IPCT l’1,5%. Ricordiamo che una corretta retribuzione del capitale permette a quest’ultimo di lievitare adeguatamente.
3 Da 20 a 34 anni -35%, da 35 a 44 anni -20%, da 45 a 54 anni -5%, da 55 a 65 anni +11%.
4  Vedi la relazione d’esercizio del 2020, alle pagine 16 e 35.
5 All’attuale contributo ordinario del 22.1% dovrà venir aggiunto il previsto contributo del 3%.