Per una moratoria sulle tariffe elettriche

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L’MPS ha presentato oggi due atti parlamentari. Entrambi chiedono un intervento – a livello cantonale e a livello della città di Bellinzona per l’istituzione di una moratoria sulle tariffe elettriche per le quali sono stati annunciati, nuovamente dopo quelli degli ultimi anni, nuovi aumenti.
Il primo atto è una interpellanza presentata dai deputati in Gran Consiglio con la quale si chiede un intervento del Cantone sui Comuni e le aziende distributrici per istituire questa moratoria; il secondo – fatto a nome dell’MPS e dei Verdi a livello della città di Bellinzona- chiede formalmente l’adozione di una moratoria sulle tariffe elettriche da parte dell’Azienda Multiservizi di Bellinzona (AMB). Di seguito i due testi. (Red)

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Per una moratoria sulle tariffe elettriche, difendere il potere d’acquisto delle famiglie.  Necessario un intervento urgente del governo

Anche per il 2024 si annunciano importanti, a volte massicci, aumenti delle tariffe elettriche. Sarà la seconda “stangata” dopo quella, generalizza, inflitta con le tariffe del 2023 e dopo gli aumenti già fatti registrare nel 2022.
La stampa ha ampiamente dato conto di questi aumenti. Ricordiamo quelli relativi alle maggiori aziende di distribuzione del Cantone (e che vanno a toccare la stragrande maggioranza della popolazione) che fanno segnare, mediamente, i seguenti aumenti:

AMB Bellinzona : + 25%

AIM Mendrisio : + 17%

AGE Chiasso: + 28%

SES Sopracenerina: +20%

AIL Lugano: +12%

Concretamente questo significherebbe alcune centinaia di franchi di aumento all’anno per le famiglie che vivono in questo Cantone. Aumenti che vengono ad aggiungersi a quelli subiti già in passato e preannunciati per il futuro anche in altri ambiti, a cominciare da quello dei premi di cassa malati.

Naturalmente conosciamo la narrazione ufficiale a giustificazione di questi aumenti: l’evoluzione dei prezzi sui mercati elettrici (dovuti alla guerra in Ucraina: peccato che i prezzi hanno cominciata ad impennarsi già un anno prima di tale guerra), la siccità e una supposta minor produzione di energia, l’aumento di alcune tasse legate al settore elettrico, etc.
Si tratta di giustificazioni solo marginalmente valide. In realtà forza è constatare che i meccanismi di domanda e offerta non riescono a funzionare e a garantire un prezzo “equo”, come vorrebbe la dottrina del capitalismo liberale.
E non si tratta certamente di qualcosa che riguarda solo il settore elettrico. Altri ambiti, pure importante per il consumatori e le consumatrici, hanno testimoniato in questi anni come i meccanismi di mercato non abbiano minimamente funzionato. Basterebbe citare il settore dell’assicurazione malattia, dove, di fronte all’introduzione di meccanismi di concorrenza e “libera scelta” da parte degli assicurati, i premi continuano, da anni, a lievitare; o, ancora, ai prezzi dei carburanti: malgrado le costanti diminuzione dei prezzi del greggio, i prezzi alla pompa hanno continuato a crescere attestandosi ai livelli superiori (anche di fronte a massicce diminuzioni del prezzo del greggio).
Questa situazione relativa ai prezzi dell’elettricità non può essere tollerata ulteriormente. Anche perché la responsabilità di questi aumenti è da imputare totalmente agli esecutivi comunali che, in forma diretta o indiretta, controllano le aziende distributrici, potendone influenzare le tariffe.
Le aziende distributrici godono di buona salute. Alcune di esse, pensiamo a titolo esemplificativo alle AIL di Lugano, possono contare su riserve che vanno di gran lunga al di là delle esigenze di accantonamento in relazione a future attività di manutenzione, investimento e sviluppo delle aziende stesse. Per questo gli aumenti intimati negli anni scorsi e quelli previsti per il 2024 non possono che essere imputati a logiche ed esigenze finanziarie aziendali.
Sappiamo che in alcuni comuni si vorrebbe rispondere alle difficoltà delle economie domestiche, dovute anche in parte agli aumenti delle tariffe elettriche, erogando sussidi sociali. Ci pare un’operazione non solo amministrativamente macchinosa (togliere con una mano e dare con l’altra), ma spesso tale da diventare una missione impossibile (pensiamo alle peripezie di tali discussioni vissute dalla città di Lugano).
Riteniamo invece che queste aziende, proprio in linea con la loro funzione pubblica e mostrando sensibilità al difficile momento economico che vivono le famiglie, per le ragioni che abbiamo qui sopra evocato, dovrebbero rinunciare ai nuovi aumenti previsti per il 2024, istituendo una moratoria.
Muoversi in questa direzione è possibile. Ci riferiamo, ad esempio, alla decisione del Comune di Stabio la cui azienda ha deciso di sciogliere una parte degli accantonamenti proprio per evitare l’aumento delle tariffe.

Sappiamo che la competenza per simili decisioni è a livello comunale. Ma sappiamo anche che la politica energetica (e quindi anche le sue ricadute a livello delle tariffe elettriche) è un tema sul quale il Cantone – proprietario della maggiore azienda elettrica del Cantone – e il Parlamento non possono esimersi dal pronunciarsi. Anche perché molti membri del Parlamento sono attivi a livello politico comunale e quindi, in qualche misura, corresponsabili di quanto sta succedendo. Anche perché è ormai prassi corrente esprimere preoccupazione per l’impoverimento delle famiglie ed evocare la necessità di misure che difendano e  rafforzino il potere d’acquisto delle famiglie. Salvo poi, come in questo caso, a essere conniventi – come membri degli organi politici locali – con politiche che tolgono potere d’acquisto.

Alla luce delle precedenti considerazioni, chiediamo al Consiglio di Stato:

– non ritiene necessario promuovere un incontro tra AET e aziende distributrici per verificare la possibilità di interventi che permettano di evitare aumenti dei prezzi dell’energia elettrica?

– non ritiene necessario intervenire presso le autorità comunali e le aziende distributrici per invitarle ad una moderazione delle tariffe, in particolare a introdurre una moratoria delle tariffe elettriche per i prossimi tre anni?

– non ritiene necessario procedere, attraverso i servizi dell’ACC, ad un’analisi delle situazioni contabili delle aziende distributrici per verificare che gli accantonamenti e le riserve delle aziende distributrici corrispondano effettivamente alle necessità presenti e future delle aziende e non siano invece solo un modo per aggirare eventuali imposizioni fiscali?

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Proposta di risoluzione all’attenzione del Consiglio comunale di Bellinzona – seduta 25 settembre 2023

Per una moratoria sulle tariffe elettriche, difendere il potere d’acquisto delle famiglie

Anche per il 2024 si annunciano importanti, a volte massicci, aumenti delle tariffe elettriche, in diverse città del Cantone. Sarà la seconda “stangata” dopo quella subita per le tariffe del 2023 e dopo gli aumenti già fatti registrare nel 2022.
La città di Bellinzona aveva potuto godere, per il 2023, di aumenti tutto sommato contenuti (attorno al 5%), in controtendenza rispetto al resto del Cantone.
Per il 2024, tuttavia, le cose si annunciano diversamente. Ecco come il Corriere del Ticino riassume la situazione: “Tra questi figura l’Azienda Multiservizi Bellinzona (AMB), che si conferma anche per il prossimo anno come il distributore meno caro a livello cantonale. «L’aumento medio per le economie domestiche sarà di circa 5,50 cts/kWh», spiega al CdT il direttore Mauro Suà. «Si tratta di un aumento importante che dipende da fattori sui quali l’azienda non ha, almeno in parte, alcun controllo ». Per la classe tariffale H4, a Bellinzona, si passerà da 21,9 a 27,4 cts/kWh, conferma Suà. Parliamo di un rincaro del 25%, pari a un aumento di circa 250 franchi all’anno per nucleo familiare. «In termini assoluti – precisa Suà – AMB avrà comunque la tariffa più concorrenziale a livello cantonale ». Non solo, aggiunge il direttore: «La nostra tariffa prevede come offerta base un’energia pulita (Tariffa acqua), che altri gestori invece offrono solamente in opzione». (CdT 1° settembre 2023).
Si tratta di un rincaro che andrà a influenzare in modo pesante il potere d’acquisto delle famiglie che vivono a Bellinzona, in particolare poiché si tratta di aumenti tariffali che vengono ad aggiungersi a quelli subiti già in passato e preannunciati per il futuro anche in altri ambiti, a cominciare da quello dei premi di cassa malati. Per Bellinzona poi, non si può dimenticare il cospicuo recente aumento della tassa di base sui rifiuti. Naturalmente conosciamo la narrazione ufficiale a giustificazione di questi aumenti: l’evoluzione dei prezzi sui mercati dell’elettricità (dovuti alla guerra in Ucraina: peccato che i prezzi hanno cominciato ad aumentare in modo importante almeno un anno prima di tale guerra), la siccità e una supposta minor produzione di energia, l’aumento di alcune tasse legate al settore elettrico, etc.
Si tratta di giustificazioni solo marginalmente valide. In realtà forza è constatare che i meccanismi di domanda e offerta non riescono a funzionare e a garantire un prezzo “equo”, come vorrebbe la dottrina economica dominante.
E non si tratta certamente di qualcosa che riguarda solo il settore elettrico. Altri ambiti, pure importanti per i consumatori e le consumatrici, hanno testimoniato in questi anni come i meccanismi di mercato non abbiano minimamente funzionato. Basterebbe citare il settore dell’assicurazione malattia, dove, di fronte all’introduzione di meccanismi di concorrenza e “libera scelta” da parte degli assicurati, i premi continuano, da anni, a lievitare; o, ancora, ai prezzi dei carburanti: malgrado le costanti diminuzioni dei prezzi del greggio, i prezzi alla pompa si sviluppano e poi si attestano ai livelli superiori.
Questa situazione relativa ai prezzi dell’elettricità non può essere tollerata ulteriormente. L’autorità comunale che vigila sulle tariffe ha una responsabilità enorme ed ha la possibilità concreta di influenzare il livello di queste tariffe.
Le aziende distributrici godono di buona salute. È il caso anche di AMB. Per questo gli aumenti intimati negli anni scorsi e quelli previsti per il 2024 non possono che essere imputate a logiche ed esigenze finanziarie aziendali. Per questo riteniamo invece che tali aziende, proprio in linea con la loro funzione pubblica e mostrando sensibilità al difficile momento economico che vivono le famiglie per le ragioni che abbiamo qui sopra evocato, dovrebbero rinunciare ai nuovi aumenti previsti per il 2024, decretando una moratoria.
Muoversi in questa direzione è possibile. Ci riferiamo, ad esempio, alla decisione del Comune di Stabio la cui azienda ha deciso di sciogliere una parte degli accantonamenti proprio per evitare l’aumento delle tariffe.

Alla luce delle considerazioni che precedono, il Consiglio comunale

invita il Municipio e la direzione di AMB a introdurre una moratoria sulle tariffe elettriche per i prossimi tre anni, cominciando a rinunciare agli aumenti per il 2024 annunciati negli scorsi giorni.

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