In vista della discussione che si terrà martedì 17 ottobre in Gran Consiglio, ErreDiPi (la Rete in difesa delle pensioni) ha indetto una manifestazione-presidio in piazza governo oggi, lunedì 16 ottobre, in concomitanza con l’inizio dei lavori parlamentari.
Ancora una volta una buona mobilitazione (erano presenti diverse centinaia di persone), conclusasi con l’approvazione di una risoluzione che pubblichiamo qui di seguito. (Red)
Oggi, durante la quinta giornata di mobilitazione indetta dall’associazione ErreDiPi, gli assicurati e le assicurate IPCT e i loro simpatizzanti riuniti in piazza hanno ricordato che la mobilitazione contro il secondo taglio del 20% delle rendite IPCT che l’ErreDiPi anima da più di un anno con la collaborazione dei sindacati è partita, nell’estate del 2022, dalle risoluzioni votate da decine di Collegi docenti e di Assemblee del personale e dalla risoluzione votata il 28/9 dai partecipanti alla prima manifestazione di piazza.
Questa mobilitazione, risoluta e costante nei mesi, ha coinvolto migliaia di assicurati e assicurate e ha facilitato un accordo, recentemente raggiunto tra sindacati e governo, che limiterebbe questo taglio. Tale accordo è descritto nel messaggio 8302 del 12 luglio 2023 e nel Rapporto di maggioranza della Commissione gestione e finanze 8202 R del 26 settembre 2023.
Si possono avere, è naturale, valutazioni sfumate, anche discordanti, circa tale accordo. Conveniamo però che contenga, almeno in potenza, passi in avanti. Si tratta tuttavia per ora solo di un messaggio, appunto, ovvero di un’indicazione all’indirizzo del Parlamento cantonale. Parlamento impegnato in questi momenti nella discussione.
In Gran Consiglio arriveranno emendamenti che tenteranno di ritoccare al ribasso il contenuto del messaggio 8302; è poi possibile che tale accordo venga sottoposto a referendum popolare: questo primo timido passo è quindi tutt’altro che garantito.
L’ErreDiPi ha indetto per oggi una quinta giornata di mobilitazione:
- per ricordare, con la presenza in piazza, che se abbiamo ottenuto qualche passo in avanti, lo dobbiamo al coraggio mostrato nel protestare e nel chiedere chiarezza sulla situazione della nostra cassa pensioni.
- per chiarire che l’accordo in discussione oggi prevede una larghissima parte di autorisanamento. Infatti:
- l’iniezione di liquidità per sostenere le rendite di chi è già in carriera costerà circa 300 mio una tantum. Questi soldi sono stati ottenuti risparmiando sulle nostre rendite vedovili e usando, immaginiamo, il margine sui contributi di cui parla il messaggio 6666;
- i 95 mio una tantum messi a bilancio nel 2022 per ridurre il tasso di conversione in modo scalare e non netto sono denaro nostro: non vengono dal campo dei miracoli;
- i 20 mio annui che serviranno per mantenere un tasso di conversione non neutro non ce li darà nessuno né li stamperà la Banda degli onesti di Totò. Saranno quindi ancora denaro nostro.
- per far presente che il cammino di risanamento della cassa verso una copertura dell’85% nel 2052 è stato finanziato principalmente dagli assicurati e per esigere quindi che tale ingiustizia cessi una buona volta. Infatti:
- la ricapitalizzazione da parte del datore di lavoro (2012) si è rivelata largamente insufficiente a causa di parametri che non hanno retto la prova del tempo (cf. messaggio 7784 del 15.1.20);
- esiste uno scarto – inedito presso le casse pensioni a noi comparabili – tra contributi pagati (al netto dei rischi assicurativi, delle spese e dei contributi di risanamento) e accrediti versati (113% se si parte dai contributi totali – rischi, spese e contributi di risanamento);
- l’anticipo di 700 mio di contributi da parte del datore di lavoro – preferito all’attribuzione all’IPCT di 500 mio – è bloccato da mesi;
- gli interessi sul capitale che ci sono stati riconosciuti sono stati molto inferiori sia al rendimento medio della cassa sia a quanto promessoci dalla cassa stessa (2013-2022: rendimento medio del patrimonio 3% annuo; interessi promessi 2.6% annui; interessi riconosciuti: 1.28% annui);
- le rendite vedovili in aspettativa sono state ridotte (dal 66.67% al 50% per i pre-1963; dal 66.67% al 60% per noi).
Di lavoro ce n’è ancora tanto, lo sappiamo.
Considerato tutto ciò, in continuità con le decisioni prese durante le assemblee e le manifestazioni, gli assicurati e assicurate IPCT e simpatizzanti riuniti in piazza decidono:
- di continuare a proteggere le condizioni di lavoro dei 17’000 assicurati attivi, e, di rimbalzo, mostrando il nostro esempio, di quelle di tutti gli altri dipendenti: peggiorare le condizioni di lavoro di statali e parastatali non è mai servito, in questi anni, a migliorare le condizioni di lavoro nel privato.
- Di riunirsi a breve in una prossima assemblea generale ErreDiPi (la data sarà comunicata successivamente) per decidere insieme temi e modalità per continuare il nostro lavoro.
- Di partecipare alle procedure di selezione di una lista ErreDiPi per candidare qualche membro dell’associazione in occasione delle elezioni del CdA della cassa (si terranno la primavera prossima).