Dopo quella pubblicata appena dopo l’esecrabile attacco di Hamas (Israele-Palestina. Una presa di posizione socialista internazionalista * MPS – Movimento per il socialismo (mps-ti.ch), pubblichiamo una nuova presa di posizione dell’MPS sull’attuale situazione. (Red)
Una settimana fa, Hamas ha lanciato un attacco in territorio israeliano, uccidendo 1.400 persone, la maggior parte delle quali civili. Sebbene il popolo palestinese abbia il diritto di resistere all’oppressione, questa forma di attacco è un chiaro crimine e deve essere condannata senza esitazioni, come abbiamo già affermato fin dall’inizio. In risposta, l’esercito israeliano ha lanciato una brutale controffensiva su Gaza. Più di 2.000 persone vi hanno già perso la vita. Inoltre, il blocco di Gaza è stato inasprito e la fornitura di acqua, elettricità e benzina al territorio è stata interrotta.
Cose terribili stanno ancora per accadere. Tutto lascia pensare che un’offensiva di terra da parte dell’esercito israeliano sia imminente. Venerdì sera, l’esercito israeliano ha ordinato a 1,1 milioni di residenti della Striscia di Gaza settentrionale di lasciare le loro case entro 24 ore. Una simile espulsione della popolazione civile non è solo disumana, ma semplicemente impossibile nella situazione attuale. Persino l’ONU è d’accordo: è convinta che una tale evacuazione avrà “conseguenze umanitarie devastanti“. In mezzo a bombardamenti massicci di case e strade, e senza carburante, le persone possono muoversi solo con difficoltà. Inoltre, il trasferimento forzato di persone gravemente malate dal nord della Striscia di Gaza “equivale a una condanna a morte“, come ha sottolineato un portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Secondo quanto riportato dai giornalisti di Palestinian Free Lance, circa 50 civili sono stati uccisi in un singolo bombardamento nella sola mattinata di sabato. Stavano percorrendo la via di fuga raccomandata dal governo israeliano da nord a sud all’interno di Gaza.
In questa situazione, è importante che come sinistra internazionalista, oltre ai punti che abbiamo già sollevato nelle precedenti prese di posizione, sosteniamo le seguenti posizioni:
1. Israele sta agendo in modo criminale e disumano: l’attuale offensiva contro Gaza non è una legittima autodifesa dello Stato israeliano. Colpisce centinaia di migliaia di civili e aggrava l’emarginazione e la disumanizzazione della popolazione di Gaza che dura da anni. La privazione di acqua, ad esempio, è particolarmente perfida. A causa della mancanza d’acqua, persino le Nazioni Unite hanno parlato, fin da sabato, di una questione di vita o di morte.
2. Questa politica segue una logica di espulsione, uccisione, imprigionamento e disumanizzazione sistematica della popolazione palestinese che i governi di Israele praticano da decenni. Si va dalla sistematica disparità di trattamento giuridico, all’espulsione dei palestinesi della Cisgiordania, agli atti di violenza dei coloni israeliani, all’imprigionamento di fatto della popolazione di Gaza, fino alla disumanizzazione retorica dei palestinesi da parte dei principali politici israeliani. Le forze di destra e di estrema destra al potere in Israele non fanno mistero da tempo del loro desiderio di colonizzare tutti i territori palestinesi e di espellerne i loro abitanti.
3. È vergognoso che il mondo occidentale – dagli Stati Uniti all’Unione Europea alla Svizzera – non solo tolleri la politica del governo israeliano, ma la sostenga da decenni. Gli appelli deliberatamente impotenti dei politici europei ai militari israeliani affinché mostrino un po’ di umanità non dovrebbero far dimenticare il fatto che questi Paesi – compresa la Svizzera – sostengono di fatto questa politica.
4. I terribili atti commessi da Hamas sono utilizzati come pretesto per mettere a tacere qualsiasi critica al governo israeliano. Questo non vale solo per Israele, dove è stata conclusa una tregua politicamente pericolosa con la formazione del nuovo governo di unità. Vale anche per i Paesi occidentali. I crescenti divieti alle manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese vanno quindi criticati con forza. In questo modo si impedisce la crescita di un progressista movimento per la pace e si promuove un sentimento selettivo di solidarietà con le vittime israeliane.
5. Oltre alla condanna, è anche necessario fornire spiegazioni. E spiegare non significa giustificare. Gli attacchi di Hamas devono essere visti in un contesto più ampio, caratterizzato da decenni di assedio, uccisioni, abusi e sfollamenti della popolazione palestinese. Ogni resistenza non violenta è stata brutalmente soffocata. Nel 2018, ad esempio, migliaia di palestinesi hanno partecipato alla “Marcia del ritorno” a Gaza per protestare per la fine del blocco. I cecchini israeliani hanno ucciso 243 persone e ne hanno ferite migliaia. In questo contesto di disumanizzazione e disconoscimento sistematico, purtroppo non sorprende che anche all’interno del movimento di resistenza palestinese si stia verificando una brutalizzazione, “giustificata” ricorrendo all’ideologica del fondamentalismo religioso. Chi si limita a condannare con la massima fermezza il pogrom commesso da Hamas – come abbiamo già detto, e giustamente – non fa che facilitare tutto questo.
6. I palestinesi hanno il diritto di difendersi dalla violenza coloniale e militare dello Stato israeliano e del suo esercito. Pur condannando fermamente gli attacchi della leadership di Hamas contro i civili, sosteniamo la resistenza dei civili palestinesi per il diritto all’autodeterminazione. Oggi più che mai, spetta ai movimenti progressisti e di sinistra e alle persone di tutto il mondo lavorare per un movimento internazionale di solidarietà e di pace che abbia il potenziale per fare pressione sui propri governi e sullo Stato israeliano. Solo fermando la violenza coloniale di Israele e creando un sistema politico in Israele-Palestina che garantisca uguali diritti a tutte e tutti, sarà possibile la pace.