Circa 500 persone hanno partecipato oggi alla manifestazione contro l’aumento dei premi di cassa malati e per un’alternativa radicale all’attuale sistema LAMal, in particolare trasformando questa assicurazione in una vera assicurazione sociale (cassa pubblica unica e premi in funzione del reddito con contributo padronale). Pubblichiamo, qui di seguito, il testo dell’intervento di Angelica Lepori a nome dell’MPS.
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Questa manifestazione ha due obiettivi chiari.
Il primo è la richiesta di congelare gli aumenti dei premi annunciati per il 2024. Inaccettabili, incomprensibili, ingiustificabili: gli aggettivi si sprecano, ma gli interventi per combatterli sono del tutto inesistenti. Quegli stessi partiti che dominano la scena politica nazionale e che si lamentano, a Berna come in Ticino per questi aumenti, ospitano nei propri ranghi decine e decine di parlamentari lobbisti che si battono, giorno dopo giorno, per la difesa degli interessi delle casse malati.
Il congelamento dei premi, lo sappiamo, non basterebbe da solo a correggere la loro insostenibilità per la maggioranza dei salariati e delle salariate. Per questo si deve porre mano ad una serie di proposte che sono sul tappeto (e da tempo): dall’aumento dei sussidi all’esenzione del premio per i figli minorenni. Ancora una volta è una questione di scelte politiche.
Il secondo obiettivo deve essere quello di dire, forte e chiaro, che l’attuale sistema, la LAMal per intenderci, deve essere radicalmente modificato.
La linea portante di questa modifica è, secondo noi, la trasformazione della LAMal in una vera assicurazione sociale dato che, nemmeno con una grande dose di fantasia può essere considerata sociale un’assicurazione che discrimina gli assicurati/cittadini e cittadine negando, attraverso il premio per testa, le differenze di reddito.
È musica del futuro, ma che deve essere un futuro prossimo: abbiamo già perso troppo tempo e non dobbiamo perderne altro.
Questa manifestazione deve anche essere una prima occasione per ribadire che la salute è un bene comune e fondamentale. L’accesso alle cure deve essere garantito a tutte e tutti, indipendentemente dal reddito, dall’età, dal sesso o dal luogo di residenza; e queste cure devono poter essere fornite nelle migliori condizioni possibili grazie a un personale che possa lavorare nelle migliori condizioni di lavoro e di remunerazione.
Se questo è il nostro obiettivo allora dobbiamo dire che dobbiamo contrastare con forza la logica dominante delle politiche che, ormai da anni, vengono condotte in materia sanitaria e che sono incentrate fondamentale sull’idea che sia necessario “risparmiare in ambito sanitario”.
Noi pensiamo invece che nella sanità sia più che mai necessario investire maggiormente in particolare per:
– recuperare i ritardi che vi sono in alcuni settori importanti: la medicina ambulatoriale, le case per anziani, i servizi a domicilio
– migliore le condizioni di lavoro del personale negli ospedali, nelle case per anziani, nell’aiuto domiciliare: e questo sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. A pensarla in questo modo è la maggioranza della popolazione svizzera che, circa due anni fa, ha massicciamente accolto l’iniziativa popolare Per cure infermieristiche forti. Un’iniziativa che non potrà essere realizzata senza grandi investimenti.
– infine, questo potenziamento appare necessario per rispondere ai bisogni dovuti al graduale arrivo in età avanzata delle generazioni più numerose del cosiddetto baby boom
Investire di più significa che dobbiamo avere più risorse a disposizione per la sanità. Lo vogliamo? Certo, rispondiamo senza esitazione. Si tratta di una scelta politica: cioè decidere che una parte più ampia della ricchezza prodotta debba andare alla sanità in tutti i suoi aspetti (la cura, ma anche, ad esempio, la prevenzione).
È per questo che pensiamo che maggiori risorse debbano e possano essere ottenute attraverso un finanziamento solidale simile a quello dell’AVS, dell’AI e dell’assicurazione contro la perdita di guadagno: cioè un contributo dei dipendenti in percentuale del salario e un contributo del datore di lavoro di importo almeno pari a quello detratto direttamente sul salario dei dipendenti. È questa la direzione che dovrà prendere, secondo noi, una riforma radicale della LAMal per non ripetere gli errori del passato.
E questo poiché il problema non si riduce ai soli premi. I premi che noi paghiamo sono solo una parte – poco meno del 60% – di quanto complessivamente paghiamo per le cure sanitarie. Chiunque può rendersene conto pensando che, oltre al premio, ognuno deve pagare gli importi non coperti dalle franchigie, la partecipazione ai costi ospedalieri e altre misure. Una fattura salatissima che paghiamo tutti noi.
Infine due parole su questa manifestazione. È una delle prime a essere indetta per protestare contro una tendenza (l’aumento dei premi) diventata da tempo permanente. Abbiamo preso un certo ritardo che ora dobbiamo colmare. In particolare partendo dalla consapevolezza che la questione dei premi della cassa malati e dei costi sanitari non può essere affrontata in modo intermittente (un po’ di attivismo in concomitanza con qualche iniziativa che viene lanciata ogni 4 o cinque anni). No! la battaglia che oggi annunciamo deve essere permanente, quotidiana, deve passare attraverso un lavoro costante di informazione, denuncia e, soprattutto, di mobilitazione. Deve inserirsi in una battaglia più generale per la difesa del potere d’acquisto delle famiglie, in particolare di quelle dei salariati, che diminuisce sempre di più in un paese nel quale una piccola minoranza si arricchisce ogni anno sempre di più. Ad esempio integrando nell’indice dei prezzi al consumo i premi di cassa malati. Una vicenda vergognosa che si trascina da anni in nome di presunte questioni tecniche: in realtà una decisione, come tutto quanto riguarda l’assicurazione malattia, squisitamente politica.
Di una politica che dobbiamo combattere con decisione e senza tregua.