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Il 3 luglio scorso il Consiglio comunale di Mendrisio ha approvato con 37 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astenuto la mozione firmata da Gianluca Padlina (Centro), Luca Pestelacci (Plr) e Andrea Stephani (Alternativa) per trasformare le Aziende Industriali di Mendrisio (AIM) in Ente autonomo.

Perché questa scelta, promossa tra l’altro da un esponente del comitato e approvata da forze politiche (Insieme a sinistra e Verdi) che nel 2017 avevano lanciato e vinto il referendum contro la trasformazione delle AIM in società anonima?

Lo spunto dichiarato da cui parte questa mozione è la preoccupazione per l’aumento delle tariffe dell’energia elettrica, a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina.

Ma dalla lettura del testo si evince come lo scopo principale della trasformazione sia quello di portare al bilancio comunale un incasso straordinario di circa 20 milioni di franchi, analogamente a quanto ipotizzato nel 2015 per la privatizzazione, “…risorse straordinarie delle quali mai come in questo momento il nostro comune avrebbe bisogno”.

Altro motivo à côté della mozione è quello di permettere la nomina in seno al nuovo Ente di “persone qualificate, in grado di portare competenze tecniche specifiche”. Come se ciò non fosse possibile già adesso all’interno della municipalizzata.

Dunque, come nel 2015, si tratta di fare cassa per migliorare il bilancio comunale attraverso un maquillage contabile. Anziché intervenire adeguatamente, come sarebbe logico, sulla politica fiscale del Comune per risanare i conti.

Nessun dubbio invece, da parte dei mozionanti, sulla legittimità politica della decisione di aumentare di ben il 30,17% le tariffe elettriche nel 2024, che andranno a incidere dolorosamente sui bilanci familiari, soprattutto dei ceti economicamente più deboli. E questo dopo un aumento già avvenuto nel 2023.

I consuntivi AIM del 2022 riportano un utile d’esercizio di 1’499’614 franchi, somma che è stata riversata al Comune. Lo stesso ha ricevuto altri 468’800 franchi per sponsorizzazioni  e contributi vari, per un totale di 1’968’414 franchi. Cifre analoghe a quelle degli anni precedenti.

Perché questi soldi non vengono “restituiti” agli utenti per moderare gli aumenti? Così facendo si “tassano” indirettamente e indifferenziatamente tutte le famiglie anziché agire sulla fiscalità.

Dirò di più: tenuto conto del raddoppio del costo del gas e dell’aumento nel 2022 dell’8,33% dell’acqua potabile, il Comune avrebbe potuto attuare una straordinaria “misura sociale” rinunciando al rincaro e accettando che le AIM andassero nelle cifre rosse per qualche anno con il nobile scopo di rispondere ai bisogni della popolazione, oberata dall’inflazione e dai continui aumenti dei premi di cassa malati, l’ultimo dei quali di ben il 10.5%.

La realtà è che l’utenza paga il prezzo della logica speculativa in materia di approvvigionamento di energia elettrica che caratterizza le aziende distributrici, AIM comprese. Un esempio disarmante: AET nel 2016, per contenere la concorrenza, aveva offerto il contratto AET Blu, ossia una fornitura per 10-15 anni a prezzi inferiori a quelli di produzione. Non mi risulta che le AIM abbiano approfittato di questa occasione, preferendo continuare a speculare sul libero mercato verosimilmente perché in quel momento si poteva acquistare a prezzi inferiori. Questa mancata preveggenza a favore della logica speculativa oggi si scarica pesantemente sull’utenza.

Si propongono soluzioni improprie perché non si vuole affrontare il problema alla radice, e cioè sottrarre finalmente l’approvvigionamento elettrico alla speculazione mercantile.

Si è costretti ormai a subire una sequela di aumenti delle tariffe elettriche che pesano e peseranno sul potere d’acquisto delle famiglie. Proprio per questo il controllo politico sulle aziende di distribuzione  deve prevalere sulle logiche mercantili e privatistiche, ed è quanto potrebbero e dovrebbero fare le AIM in qualità di ente di servizio pubblico. La trasformazione in azienda autonoma (pur con tutte le cautele) significa di fatto spingere in direzione di una logica di mercato, vanificando le ragioni che furono alla base del referendum del 2017.

Si dirà che la politica energetica è argomento che sovrasta le competenze comunali. Ma ciò equivale a nascondersi dietro il gioco delle parti. Infatti, i partiti che governano il nostro Comune sono gli stessi che governano da anni il Cantone e la Confederazione, con l’eccezione dei Verdi  (non della Lega sodale con l’UDC a livello nazionale). Le stesse forze politiche che negli anni si sono fatte affascinare dalle sirene che esaltavano la superiorità del libero mercato e della competizione internazionale.

*MPS Mendrisio. Articolo apparso sul quotidiano La Regione il 13 ottobre 2023.

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