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Il 24 febbraio 2022, l’esercito russo ha dato il via ad un’aggressione militare contro l’Ucraina intera,  dando inizio ad una  gravissima e lunga  guerra. Putin, primo responsabile di questo atto criminale, ha preso la decisione nella convinzione che nel giro di qualche settimana l’Ucraina intera si sarebbe adeguata, piegata, arresa di fronte ai carri armati russi. Come conseguenza, un nuovo governo “amico” installato a Kiev, con la popolazione ucraina finalmente “liberata e riconoscente”. Questo scenario, immaginato,  desiderato, suggerito dal suo clan,  si è scontrato fin dalle prime ore con una mobilitazione di massa della popolazione. Dalle grandi città fino alle località più remote, cittadine e cittadini hanno organizzato una fittissima rete di resistenza, integrando la difesa armata e civile di tutto il Paese. Non è un segreto che vasti settori della società ucraina che vedevano con simpatia la vicinanza russa e che consideravano il popolo russo amico e legato da vincoli storici di grande importanza, abbia cambiato radicalmente opinione dopo i primi giorni del conflitto.

La sovranità territoriale degli Stati è riconosciuta da tutti i trattati internazionali e il suo  mancato rispetto con un’aggressione militare è pure condannato da tutti i trattati internazionali. Questo è il primo punto da ricordare quando si parla della guerra in Ucraina.

Ogni Stato è libero di aderire alle alleanze militari che ritiene opportune. Noi  ci battiamo per l’abolizione di ogni alleanza militare e degli eserciti, ma allo stato attuale questo diritto è inalienabile e nessuno può aggredire con la forza militare una nazione solo perché si presume nutra simpatie per una o l’altra alleanza militare. Se questo modo d’agire fosse sdoganato al mondo intero,  rischieremmo di vedere  una moltitudine di guerre nel nome della legge del più forte. Quindi la decisione di aggredire militarmente l’Ucraina da parte dell’esercito di Putin per il semplice fatto di una NATO forse più vicina, è assolutamente illegale.

Non ci risulta che l’Ucraina stia conducendo una guerra per procura. Ci risulta invece che deve difendersi da quasi due anni, che buona parte del suo territorio è stato attaccato e bombardato senza nessuna distinzione tra obiettivi civili e militari, che l’ecocidio provocato da questa guerra richiederà decenni, forse secoli, per essere riassorbito dalla natura, che milioni  di civili soffrono ingiustamente e altri milioni sono dovuti fuggire all’estero per salvare le proprie vite, che migliaia di bambini ucraini sono stati rapiti e portati in Russia dove le adozioni forzate proseguono. Putin è inseguito da un mandato di arresto internazionale decretato dalla Corte Penale Internazionale (CPI) per “presunti crimini di guerra  di deportazione di bambini dai territori ucraini occupati,  nella Federazione Russa.” Nel frattempo i suoi soldati non si sono lasciati sfuggire l’occasione di aggredire, torturare, stuprare i civili ucraini, come testimoniato, e sono solo due esempi,  dalle drammatiche immagini di Bucha (marzo 2022) e Mariupol (aprile/maggio 2022). Terrorizzare i civili per indebolire la capacità di resistenza di un popolo intero è ormai diventata pratica corrente in molte guerre.

Nel 2014 la popolazione è scesa nelle piazze per chiedere un cambio di regime, più democrazia e libertà. Chi fosse l’allora presidente del governo ucraino, Viktor Yanukovich, ognuno lo può verificare facilmente digitando in rete il suo nome. Basti qui ricordare che dopo la caduta del suo governo si è rifugiato in Russia, ben accolto da Putin. Poco dopo Putin stesso (marzo 2014) ha deciso  l’annessione illegale della Crimea e ha iniziato ad armare pesantemente i secessionisti delle province del Donbass, principalmente Donetsk e Luhansk. Da quel momento le ingerenze russe in Ucraina non hanno fatto che aumentare, fino all’invasione militare iniziata il 24 febbraio 2022. Questa è storia appurata, il resto sono favole che gli amici di Putin fanno circolare senza vergognarsi!

Tra i motivi citati per giustificare, o meglio spiegare, il diritto di Putin di aggredire militarmente una nazione di  44 milioni di abitanti e seconda nazione europea per superficie proprio dietro la Russia,  vi è  la figura di Stepan Bandera, politico ucraino (1909-1959) con idee di estrema destra e profondamente nazionalista. Bandera è certamente figura controversa, osannato o censurato a seconda delle varie opinioni, ma spiegare un’aggressione militare contro un altro Stato a causa della presenza di una figura di questo tipo nella storia contemporanea di questo Paese, l’Ucraina nel nostro caso, rasenta il ridicolo e mostra tutti i limiti della propaganda filoputiniana. Se questo argomento avesse un minimo di fondamento, cosa potrebbe capitare a nazioni come l’Italia e la Germania, patrie rispettive di personaggi quali Mussolini e Hitler? Suvvia, al ridicolo non c’è limite.

È vero che le sanzioni economiche contro il regime di Putin non funzionano come dovrebbero. Questo è riconducibile, come ormai ogni onesto osservatore afferma (vedi Public Eye, ONG svizzera terzomondista riconosciuta per il lavoro serio e documentato su queste problematiche) alla mancanza di determinazione delle autorità svizzere, di volontà politica e del rispetto scrupoloso delle sanzioni decise. In altre parole, toccare determinati settori economici legati direttamente agli oligarchi russi richiede coraggio. Come spiegare altrimenti la presenza nella banche svizzere di 150/200 miliardi di averi russi ? (fonte: Associazione banchieri svizzeri). Questo denaro va confiscato e dovrà servire alla ricostruzione dell’Ucraina.                                                          

Per questo, e altro ancora,  abbiamo criticato a diverse riprese l’operato del governo svizzero, in particolare del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Alle parole di condanna  dell’aggressione militare russa, devono seguire dei fatti.

Se la Svizzera non applica diligentemente queste sanzioni si macchia di vicinanza con il regime di Putin e degli oligarchi che lo circondano. Questa è la verità, altro che favole sulla presunta neutralità svizzera!

Vorremmo ricordare qualche data legata ai 25 anni di potere di  Putin in Russia e invitare lettrici e lettori ad una riflessione. Il mandato di Putin a capo della Russia inizia con una guerra in Cecenia che è durata dieci anni (1999/2009) e ha provocato tra  25mila e 50mila vittime, nella maggior parte civili. Torture e stupri di massa figuravano già come marchio di fabbrica delle truppe russe. Groznyj, la capitale cecena, è stata rasa al suolo dall’esercito russo e l’ONU l’ha proclamata nel 2003 la città più devastata al mondo. Tra parentesi, non ci risulta che in Cecenia stesse arrivando la mano lunga della NATO …

Nel 2008 Putin decise di intervenire in Georgia, regione che stava cercando di liberarsi dall’influenza di Mosca. Anche qui a pagare il prezzo più caro furono in particolare i civili, vittime di attacchi indiscriminati e terrorizzanti. Nel 2014 toccherà alla Crimea,  invasa militarmente ed annessa alla Russia. Nel 2015 Putin decise di affiancare quel criminale di Assad, inviando le sue truppe in Siria e macchiandosi di orribili crimini di guerra. Assad fece uso di armi chimiche contro la popolazione civile (agosto 2013), cosa che non ha impedito a Russia e Iran di difendere in sede ONU il regime siriano. Poco prima di invadere l’Ucraina, le truppe russe hanno occupato parte del Kazakstan in aiuto al presidente-golpista Tokaev, inviando circa 2500 soldati per garantire la “sicurezza”.  Il 24 febbraio del 2022 è toccato all’Ucraina.

Questa è la storia di Putin, queste sono date e avvenimenti che fanno storia. Ogni tentativo di sminuire le responsabilità del dittatore russo, appellandosi a disegni di geopolitica, alleanze, responsabilità dell’Occidente,  guerre per procura e altro, significa negare alle ucraine e agli ucraini il diritto di difendersi.

E significa sponsorizzare l’aggressione armata del 24 febbraio 2022 ai danni dell’Ucraina, mettersi dalla parte degli aggressori, dei carnefici.

Il mondo di questo inizio millennio è attraversato da guerre, devastazioni climatiche, differenze di ricchezza sempre più insopportabili tra i più poveri e i potenti, l’arrivo al potere di politici di estrema destra che non accettano le regole della democrazia e calpestano i diritti di lavoratori e lavoratrici: Trump, Bolsonaro, Milei, Putin, Lukaschenko, Netanyahu, e tanti altri.

Di tutto questo è responsabile l’imperialismo, il capitalismo, il neoliberismo aggressivo e minaccioso che si è insinuato in tutti i settori delle società. Dal 24 febbraio del 2022 il popolo ucraino si sta difendendo dall’esercito di Putin e dal 7 ottobre dell’anno scorso il popolo palestinese viene massacrato nella striscia di Gaza e in Cisgiordania. Tutti questi drammi devono cessare! I popoli del mondo  intero devono ribellarsi!

Ucraini e Palestinesi devono poter vivere in pace!

No a Putin, no a Netanyahu!

L’esercito russo deve lasciare l’Ucraina, l’esercito israeliano deve lasciare la striscia di Gaza!

La lotta del popolo ucraino ha lo stesso valore della lotta del popolo palestinese e di tutti i popoli che si battono per l’autodeterminazione e per la democrazia.

La guerra di Putin contro l’Ucraina è anche una guerra contro il popolo russo, obbligato a tacere, impossibilitato di criticare e denunciare questa guerra. Chi lo fa finisce in prigione con processi farsa, senza possibilità di difendersi, oppure muore avvelenato, oppure deve fuggire dalla Russia, oppure tace e spera che tutto finisca presto. Anche il popolo russo è una vittima e la nostra solidarietà è anche per tutte e tutti quelli che in Russia cercano di ribellarsi contro Putin.

Abbiamo chiesto che la Svizzera accolga i disertori russi così come accoglie i profughi ucraini e come dovrebbe accogliere chiunque fugge da una guerra. Non ci sono rifugiati di serie A e rifugiati di serie B.

Chi ha conosciuto guerre e devastazioni, torture e prigione, deve trovare in Svizzera accoglienza  e la possibilità di ricostruire una vita degna di essere vissuta. Nessuno deve essere rimpatriato e rifiutato!

  • Viva la lotta del popolo ucraino
  • Viva la lotta del popolo palestinese
  • L’esercito russo deve lasciare l’Ucraina
  • Putin deve rispondere di questa aggressione e dei danni provocati
  • La popolazione ucraina deve decidere che ricostruzione vuole e le priorità
  • Le istanze finanziarie internazionali e gli Stati devono annullare il debito estero ucraino
  • La Svizzera deve applicare con il massimo rigore le sanzioni contro la Russia di Putin e deve confiscare definitivamente tutti gli averi russi nelle banche svizzere. Questo denaro servirà per la ricostruzione dell’Ucraina

*coordinatore  del Comitato di solidarietà con la popolazione ucraina e contro il riarmo