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Il viaggio segreto di un diplomatico russo a Seul, seguito da uno scambio di dichiarazioni di fuoco tra Russia e Corea del Sud, sottolinea ulteriormente l’alta tensione che regna negli ambienti politici dopo l’intensificarsi della collaborazione tra Mosca e Pyongyang. Il nesso tra la guerra in Ucraina e il clima di acceso nervosismo nella penisola coreana si fa più forte. Sullo sfondo, un mondo che sprofonda sempre più in un caos degenerato e in una crisi potenzialmente anche nucleare.

MOSCA ASSUME IL RUOLO DI PROTETTRICE DI PYONGYANG

Venerdì 2 febbraio il viceministro degli esteri russo Andrey Rudenko si è recato in missione a Seul, una visita tenuta segreta. La Corea del Sud lo aveva invitato già a settembre per cercare un canale di comunicazione con la Russia nella speranza di porre un freno alla sempre più stretta collaborazione politica e militare tra Mosca e Pyongyang (a settembre c’era stato l’incontro Kim-Putin). Il viaggio era poi stato rimandato e si è tenuto infine nei giorni scorsi. Solo due giorni prima della visita riservata del viceministro russo a Seul, il presidente sud-coreano Yoon Suk-yeol ha attaccato la dirigenza Corea del Nord durante una riunione dei vertici della difesa definendola “un gruppo di irrazionali [a capo dell’] unico paese al mondo che prevede esplicitamente l’uso preventivo del nucleare nella propria costituzione”. Parole rudi, ma che non suonano inusuali nei rapporti tra le due coree. Nel momento stesso in cui Rudenko si trovava a Seul (la sua visita è poi stata resa pubblica), la portavoce del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova, ha criticato esplicitamente Yoon per le sue dichiarazioni definendole “sfacciatamente tendenziose” e “odiose”. Parole pesanti, se si considera che sono rivolte da una diplomatica a un presidente della repubblica. Il risultato è che Seul ha convocato l’ambasciatore per una protesta ufficiale. Il viaggio di Rudenko si è così trasformato da un’occasione per tentare di appianare le relazioni tra i due paesi nel suo esatto opposto.

Ciò che salta in particolare all’occhio è che a reagire contro le parole con le quali Yoon ha attaccato la Corea del Nord non è stata Pyongyang, come sarebbe logico e come è norma, bensì Mosca. E’ un fatto senza precedenti con il quale la Russia si posiziona apertamente come protettrice della Corea del Nord. Un passo che cambia non di poco le carte in tavola nella penisola coreana, visto che la Russia è una super-potenza nucleare e che ha dimostrato con l’Ucraina di non avere remore a promuovere guerre di aggressione. Se a ciò si associa il fatto che la Corea del Nord è diventata importante fornitrice di armi alla Russia per la sua guerra in Ucraina, e che le recenti disposizioni di Kim Jong Un che cancellano la tradizionale linea di una riunificazione pacifica delle due Coree aprono teoricamente la porta a un uso dell’arma nucleare da parte del Nord contro il Sud, il quadro si fa ancora più inquietante.

IL FATTORE COREA DEL SUD

Questa impressione è resa ancora più forte dal fatto che Seul a livello diplomatico è stata finora molto più prudente e conciliante di altri nel contesto dell’area rispetto a questioni come il rapporto con la Russia e la Cina, oppure Taiwan. Ciò è dovuto tra le altre cose al fatto che la Corea del Sud, oltre a essere in prima linea rispetto al Nord e a quanto vi è connesso, ha un’economia che dipende massicciamente dalle esportazioni verso la Cina. Tuttavia, la salita al potere del presidente Yoon Suk-yeol nel 2022 ha in parte alterato questa linea più moderata. Yoon è un reazionario che non a caso è stato definito da alcuni il “Trump coreano”, molto duro nelle dichiarazioni, anche se decisamente meno nei fatti per quanto riguarda la politica internazionale. Ma ha comunque lavorato con successo a un più stretto allineamento di Seul con Washington e con Tokyo. Non va poi dimenticato che la Corea del Sud, la cui industria della difesa è tra le migliori al mondo, ha effettuato rilevanti forniture a paesi europei, in particolare alla Polonia, che ha così da una parte potuto sostituire i vecchi armamenti dandoli all’Ucraina e dall’altra modernizzare le proprie forze armate in funzione anti-Russia.

Di fronte all’improvvisa e inattesa recente rottura di Kim Jong Un con la politica della riunificazione pacifica delle due Coree, l’amministrazione di Yoon sembra immobilizzata: ha ribadito la sua adesione alla vecchia politica di riunificazione e alla fantasmatica “promozione della democrazia” nella Corea del Nord (il grottesco lancio di palloncini che portano messaggi antiregime al di là della linea che divide le due Coree, molto amato dalla destra sud-coreana). Il ministro sud-coreano per l’unificazione ha in questi giorni dichiarato di puntare su una disgregazione della Corea del Nord: dietro queste parole si nasconde un’imbarazzata linea attendista, incentrata esclusivamente sulla deterrenza, una linea che da decenni non ha fatto altro che dare esiti negativi. Nella Corea del Sud tra un paio di mesi si terranno elezioni parlamentari e il clima è molto aspro. Il leader dell’opposizione è scampato di poco alla morte dopo essere stato accoltellato alla gola da un simpatizzante della destra al governo.

I POSSIBILI OBIETTIVI DELL’ALLEANZA KIM-PUTIN

Alcuni commenti del quotidiano progressista sud-coreano Hankyoreh gettano luce sul contesto e le conseguenze dell’entrata della Russia sulla scena della penisola:

“I recenti sviluppi dimostrano che i legami strategici sempre più stretti tra la Corea del Nord e la Russia stanno gettando ombre sulle relazioni della Corea del Sud con la Russia e sulla situazione della penisola coreana nel suo complesso. […] Recenti analisi sostengono che la Russia sta cercando di usare la Corea del Nord per fomentare intenzionalmente le tensioni nell’Asia nordorientale. La logica è che se la Corea del Nord, forte di una nuova fiducia in se stessa grazie al sostegno russo, effettuasse provocazioni a livello regionale e aumentasse le sue minacce nucleari e missilistiche, gli Stati Uniti, l’Europa e l’Asia comincerebbero a perdere interesse nel sostenere l’Ucraina. […]

Preoccupazioni simili stanno emergendo anche in Cina. Fang Ning, ex direttore e ricercatore dell’Istituto di Scienze Politiche dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali e professore di ruolo presso l’Università di Sichuan, ha dichiarato in un forum a gennaio che la Russia sta facendo tutto il possibile per “confondere le acque” in aree distanti dall’Ucraina e scatenare altri focolai, in modo da distrarre l’Occidente e alleggerire così la pressione sulla Russia. Ha poi ammonito che la Cina deve stare “all’erta” riguardo a eventuali tentativi da parte della Russia di fomentare problemi sotto il suo naso.

Molti esperti cinesi ritengono che la fornitura da parte della Russia di tecnologia relativa a missili avanzati, satelliti di ricognizione e sottomarini alla Corea del Nord rappresenti un pericolo non solo per la Corea del Sud, ma anche per la Cina.

Sia Putin che Kim Jong-un stanno diventando sempre più sfrontati, spinti dalla crescente tendenza americana all’isolazionismo. La possibile rielezione di Trump, che appare ogni giorno più probabile, li fa sperare che gli Stati Uniti ritirino le loro truppe dalla Corea del Sud e si ritirino dalla NATO”. [Nota mia: due ipotesi improbabili, in particolare la seconda].

LE FORNITURE DI ARMAMENTI E LE RELATIVE CONSEGUENZE

Va affrontato anche l’aspetto delle forniture di armamenti da parte della Corea del Nord alla Russia. La cifra di 1 milione di munizioni che sta girando trova origine in una riunione a porte chiuse tra servizi segreti sud-coreani e parlamentari del paese svoltasi a novembre. Due parlamentari hanno riferito che i servizi hanno parlato di una tale cifra. Tuttavia non è stata comunicata alcuna pezza di sostegno a tale calcolo, e sia i servizi che i parlamentari possono avere avuto ovviamente interesse a fornire una cifra gonfiata per motivi puramente politici. La documentazione satellitare ampiamente disponibile contraddice la cifra di 1 milione in termini di traffico di navi, treni e aerei tra Corea del Nord e Russia – e questo non solo a novembre, ma fino a fine gennaio. Sicuramente però ci sono state forniture rilevanti, dell’ordine probabilmente di alcune centinaia di migliaia di pezzi [**Nota correttiva**: in seguito alle osservazioni, accompagnate da link documentativi, inviatemi da Valerio Peverelli, che ringrazio, devo correggere le mie stime. La quantità di proiettili inviata dalla Corea del Nord alla Russia è stimabile come pari ad almeno 1 milione, forse addirittura di 1,5 milioni – a.f.]. E va aggiunto che altrettanto probabilmente si tratta solo dell’inizio. Svariate testimonianze (come al solito quando si tratta di Corea del Nord, da prendere con la dovuta prudenza) parlano di un forte e urgente incremento della produzione di proiettili e altri armamenti da parte della Corea del Nord, giustificato dalle autorità con “l’imminenza di una guerra”. E’ probabile che, almeno in buona parte, saranno destinate alla Russia – l’industria militare nord-coreana ha un ampio potenziale, soprattutto se sostenuta da aiuti tecnici di Mosca. Per quanto riguarda le forniture di missili, tutto ciò di concreto di cui si dispone è il ritrovamento in Ucraina di un missile balistico nord-coreano sparato dalla Russia.

SCENARI INQUIETANTI IN UN MONDO IN PROFONDA CRISI

Alcuni osservatori hanno affermato che è poco logico che un paese fornisca ingenti armamenti a un altro paese nel momento in cui si dovrebbe preparare a una guerra. E’ un’osservazione del tutto opportuna che va tenuta seriamente presente. A mio giudizio non però per giungere automaticamente alla conclusione che nulla di particolare succederà, come fanno molti di tali osservatori. Va tenuto presente che ormai la Corea del Nord è una potenza nucleare a tutti gli effetti, e che in più ora è chiaramente sotto l’ala protettrice della superpotenza nucleare n. 1 (a pari merito con gli Usa), la Russia.

Pyongyang di sicuro non pensa a un’irrealistica conquista militare convenzionale del Sud, per la quale non ha assolutamente le carte e sa di non averle. Potrebbe però pensare a qualche grossa provocazione che a sua volta potrebbe giungere fino all’uso di un’arma nucleare tattica, forte della minaccia del proprio arsenale nucleare intercontinentale e dell’ombrello di quello russo, nonché delle nuove ingenti entrate che le forniture alla Russia sicuramente le stanno procurando. In un tale gioco, l’avere grosse riserve di vecchie munizioni convenzionali conta poco (altra cosa invece è per i missili, che però Pyongyang ha dimostrato di potere produrre in modo efficace e in numero non indifferente). L’obiettivo sarebbe quello, per Pyongyang, di sottomettere Seul con la propria forza nucleare, contando (secondo me con una buona probabilità di riuscita) sul fatto che gli Usa non rischierebbero l’Armageddon per salvare la Corea del Sud, mentre per Mosca sarebbe quello di sancire la debolezza occidentale, vincere così la guerra in Ucraina e salvarsi, prevaricando al contempo una Cina in questo momento in forte crisi. Sono scenari estremi da terza guerra mondiale, ma è l’aria che tira in un mondo sempre più degenerato e nel quale ormai chiaramente pullulano le dirigenze avventuriste.

Troppo spesso nei commenti che girano prevale un atteggiamento irrealistico che implica che “tutto tornerà come prima”: riguardo all’Ucraina, in seguito a fantasiose trattative di pace oppure con una vittoria di Kyiv che, a questo punto, non potrà più essere quella che sarebbe stata se ottenuta in breve tempo; riguardo al Medio Oriente, con l’applicazione di qualche vecchia soluzione diplomatica dopo l’immane carneficina a Gaza e la destabilizzazione profonda dell’intera area; nella penisola coreana, con un Kim che rimarrà sempre e solo un cane che abbaia e non morde, dimenticando il suo arsenale nucleare e la sua nuova alleanza con la Russia; a Taiwan, con il proseguimento eterno dello status quo, nonostante la Cina si stia preparando all’opposto e continui con impegno la sua escalation; nella Cina stessa, con una risoluzione delle sue mille crisi interne che la riporterà al ruolo precedente di tranquillo perno del capitalismo mondiale; e perfino negli Usa, con Trump e le milizie armate dietro di lui, che in caso di vittoria saranno costretti alla ragione in virtù della forza del sistema “democratico” statunitense. Tutte illusioni completamente irrealistiche, se si guarda a quanto sta accadendo nel suo insieme. Spero ovviamente che le ipotesi da me formulate sopra non si realizzino, e sottolineo che sono solo ipotesi. Ma stiamo comunque affondando in un periodo di profonda crisi che sarà, nel migliore dei casi, molto caotico e doloroso.

*articolo apparso l’8 febbraio 2024 sul blog https://crisiglobale.wordpress.com/