Tempo di lettura: 5 minuti

Ricordiamo che Sabato 24 febbraio, ore 13.30, ZURIGO, Landesmuseum via sarà una MANIFESTAZIONE contro l’aggressione russa all’Ucraina e di solidarietà con il popolo ucraino (organizzazione di una trasferta collettiva dal Ticino: scrivere a mps.ti@bluewin.ch)

È il secondo anniversario della brutale guerra di aggressione della Russia contro la popolazione ucraina. Decine di migliaia di ucraini sono già stati uccisi, tra cui 20.000 civili. Nessuno di loro ha scelto questa guerra. È stato solo il regime del Cremlino! Con 11 milioni di rifugiati, l’invasione russa ha causato anche il più grande movimento di rifugiati in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Solidarietà con i salariati ucraini significa una chiara presa di posizione contro l’invasione di Putin

Nel 2023, l’Ucraina non è riuscita a liberare aree significative, ma neppure le truppe russe sono avanzate molto nell’occupazione del territorio. Tuttavia, il regime autoritario di Vladimir Putin non ha abbandonato i suoi obiettivi, ma ha semplicemente adattato la sua strategia. Dmitry Medvedev, vice capo del Consiglio di sicurezza russo e amico intimo di Putin, è una delle persone che con le sue dichiarazioni illustra questa strategia. Per lui, Kiev è solo una “città russa temporaneamente occupata“. È prevedibile che la Russia si concentri sulla conquista graduale di ampie zone dell’Ucraina, per lasciare il resto dell’Ucraina come uno stato disfunzionale dipendente dalla Russia. Mentre la Russia sta parzialmente militarizzando la sua economia e prevede di aumentare la spesa per l’esercito e l’industria degli armamenti fino al 6% del PIL entro il 2024, gli aiuti militari dell’Occidente all’Ucraina stanno diminuendo – un fatto su cui il regime del Cremlino conta per avere la meglio nel 2024.

Sotto il dominio russo, i salariati ucraini non hanno nulla da guadagnare ma tutto da perdere, come la libertà d’azione e di movimento per liberarsi dalla propria classe sfruttatrice. Gli esponenti della sinistra che rifiutano le forniture di armi o chiedono che i salariati ucraini depongano le armi ignorano la realtà. Continuiamo a sostenere il diritto del popolo ucraino di difendersi dall’invasione e dall’occupazione russa in modo armato.

Putin vuole trasformare l’Ucraina in una semi-colonia dipendente

Il regime autoritario del Cremlino si presenta come una forza di liberazione del popolo ucraino. In realtà, il regime del Cremlino sta manipolando la popolazione russa strumentalizzando la memoria collettiva della Seconda guerra mondiale. A ciò si aggiungono le idee imperiali russe: la cosiddetta “operazione militare speciale” dovrebbe liberare gli ucraini dai fascisti e riportarli nel seno sicuro della cosiddetta grande nazione russa (la trinità Russia – Ucraina – Bielorussia). Ma dietro a ciò si nasconde il revanscismo russo, che non accetta che altre popolazioni non vogliano più essere subordinate alla sfera d’influenza geopolitica russa.

I territori occupati – il 18% del territorio ucraino – che il Cremlino chiama Novorossiya (Nuova Russia) in riferimento al governatorato zarista del XVIII° secolo, dipingono un quadro distopico: elezioni truccate, esclusione sistematica dei candidati dell’opposizione, persecuzione degli oppositori. Gli ucraini sono costretti a combattere dalla parte della Russia, i lavoratori vengono naturalizzati a forza in Russia sotto la minaccia di essere esclusi dai fondi pensione e dai posti di lavoro. 19’500 bambini ucraini sono stati deportati per essere adottati a forza da genitori russi in Russia. Dal 1° settembre 2023 è in vigore anche il nuovo testo di storia delle scuole superiori russe, che insegna l’annessione della Crimea e la cosiddetta “operazione speciale” come un dovere eroico. La politica educativa totalitaria e la deportazione dei giovani ucraini in un’età così delicata mirano a sradicare definitivamente la cultura ucraina (compresa quella della popolazione russofona).

L’Occidente e la classe capitalista ucraina non agiscono in modo altruistico

Dalle Conferenze sulla ricostruzione dell’Ucraina di Lugano 2022 e Londra 2023, è emerso chiaramente come l’Occidente intenda la ricostruzione dell’Ucraina: una deregolamentazione liberale dell’economia e lo smantellamento dei diritti dei lavoratori. Il governo Zelensky sta seguendo la stessa linea. Il fatto che una tale spinta alla liberalizzazione venga portata avanti anche in tempo di guerra è un attacco diretto e inaccettabile per i lavoratori ucraini che rischiano la vita per far funzionare il Paese, difenderlo e ricostruirlo.

Tuttavia, un’Ucraina diversa è possibile solo grazie all’azione delle lavoratrici e dei lavoratori. Un esempio di iniziativa popolare attiva è quello di Nina Kozlovska. L’infermiera senior della regione di Kiyv ha gettato le basi per una mobilitazione a livello nazionale degli operatori sanitari. Sotto l’hashtag #BeLikeNina (#Будь як Ніна), gli operatori sanitari si sono riuniti per lottare contro il corso neoliberista del governo Zelensky: contro la chiusura degli ospedali, i tagli al personale e per il coinvolgimento degli operatori sanitari nella definizione parlamentare delle riforme sanitarie.

Il governo ucraino deve coinvolgere i lavoratori ucraini come co-decisori nel processo di ricostruzione del paese. Questo è l’unico modo per garantire che l’Ucraina abbia uno Stato sociale degno di questo nome. È così che i salariati ucraini troveranno la fiducia in sé stessi per organizzarsi come classe e un giorno avventurarsi oltre i confini della democrazia borghese.

La Svizzera così poco…neutrale

In Svizzera, il 50-60% del greggio e dei prodotti petroliferi russi veniva ancora commerciato molto tempo dopo l’inizio della guerra, cofinanziando di fatto la guerra. Molti elementi fanno pensare che la Svizzera voglia sfruttare l’opacità del suo mercato finanziario per mantenere questo ruolo. Attualmente esiste un tetto massimo di prezzo per il commercio del petrolio russo. Tuttavia, il Segretariato di Stato per l’economia (Seco) non ha adottato un meccanismo di controllo per monitorare queste sanzioni, affidandosi alla responsabilità individuale delle società commerciali… Inoltre, gli imprenditori e le società svizzere con sede all’estero non sono soggetti alle sanzioni. La Russia ora commercia il suo petrolio attraverso società opache con sede a Hong Kong e Dubai, dove è impossibile determinare quali siano gli azionisti russi o svizzeri. La Svizzera si unisce così al tentativo dell’Europa occidentale di respingere contemporaneamente il guerrafondaio russo e di mantenere il flusso di combustibili fossili russi a basso costo. La Russia autoritaria e capitalista, nel frattempo, sta deliberatamente sfruttando i vincoli del capitalismo fossile dal quale l’Occidente è dipendente per finanziare la sua macchina da guerra.

Nel settembre 2023, su iniziativa della Consigliera federale del PLR Karin Sutter-Keller, è stato elaborato un concetto provvisorio che raccomandava al Consiglio federale di non prorogare più lo status di residenza S (ingresso e ricerca di lavoro senza procedura di asilo) per i rifugiati ucraini a partire dal mese di marzo 2024. La partenza dei rifugiati doveva essere accelerata (circa 70.000 su 90.000) se la situazione in Ucraina si fosse stabilizzata. Fortunatamente, nel novembre 2023 lo status di residenza S è stato prorogato fino al marzo 2025. In realtà, sempre più politici in Occidente si esprimono apertamente a favore del ritorno dei rifugiati ucraini, sottolineando quanto l’Ucraina occidentale sia diventata relativamente sicura. Tutto questo nonostante la strategia invernale di Putin preveda un aumento dei lanci di razzi su obiettivi civili nell’Ucraina occidentale e meridionale. Questo dimostra quanto sia fragile la cultura dell’accoglienza europea.

Per queste ragioni chiediamo:

  • che la Russia cessi immediatamente tutte le ostilità e ritiri tutte le truppe e le altre presenze istituzionali dai territori occupati in Ucraina.
  • l’interruzione e l’annullamento dei processi di russificazione forzata dei territori ucraini;
  • che l’Europa non acquisti più petrolio, prodotti raffinati e gas russi, neppure attraverso paesi terzi e che la piazza svizzera del commercio di materie prime cessi completamente la commercializzazione dei combustibili fossili russi.
  • l’annullamento totale del debito pubblico contratto dall’Ucraina con i paesi occidentali e con le istituzioni internazionali;
  • che la ricostruzione dell’Ucraina avvenga con la partecipazione attiva e diretta delle lavoratrici e dei lavoratori ucraini.
  • che i diritti di codeterminazione dei sindacati e delle associazioni dei lavoratori, come i diritti del lavoro collettivi siano (ri)stabiliti ed ampliati in Ucraina.
  • che tutti i rifugiati provenienti qualsiasi paese devono essere accolti con dignità e avere la possibilità di condurre una vita dignitosa e libera. È necessario garantire vie di fuga sicure ai rifugiati.
Print Friendly, PDF & Email