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Al momento della sua entrata in vigore nel 1996, la nuova Legge sull’assicurazione malattia (LAMal) è stata presentata, in particolare dalla consigliera federale Ruth Dreifuss, responsabile all’epoca di questo dossier, come lo strumento per garantire un accesso universale alle cure grazie all’introduzione dell’obbligatorietà per questa assicurazione. Nel 2022, 26 anni dopo, si deve constatare che un quarto della popolazione dichiara di aver rinunciato a un trattamento medico per motivi finanziari, quasi la metà ha speso almeno 1’000 franchi di tasca propria per spese legate alla salute (oltre ai premi pagati per l’assicurazione malattia) e più di una persona su dieci ha avuto seri problemi per riuscire a pagare le fatture mediche. Benvenuti nel paradiso della LAMal !

L’amministrazione del consigliere federale uscente Alain Berset… cura la sua immagine

Questi dati emergono dall’analisi effettuata dall’Obsan (Osservatorio svizzero della salute) sull’inchiesta «International Health Policy» (IHP) condotta nel 2023 dalla fondazione americana Commonwealth Fund . Questa analisi, pubblicata lo scorso 4 dicembre 2023, è stata realizzata su mandato dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), il braccio amministrativo della politica sanitaria implementata dal fino ad allora consigliere federale Alain Berset. UFSP che, senza battere ciglio, ha intitolato nel modo seguente il comunicato stampa che annunciava la pubblicazione: «La maggioranza della popolazione svizzera è soddisfatta dell’assistenza sanitaria». E Alain Berset del lavoro svolto dall’UFSP e di sé stesso…

L’IHP è un’inchiesta internazionale realizzata a partire dal 1998 e alla quale la Svizzera partecipa dal 2010. Essa consente di fare confronti, a partire da questo periodo, con altri nove paesi: Australia, Germania, Canada, Stati-Uniti, Francia, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Paesi Bassi e Svezia. Nel 2022, un po’ meno di 2’300 persone sono state interrogate in Svizzera.

La rinuncia alle cure mediche si sta espandendo…

Uno dei temi affrontati in questa inchiesta è l’incidenza delle spese per la salute sulle economie domestiche e la rinuncia alle cure mediche. Queste informazioni meriterebbero di trovare maggiore spazio nel dibattito sul futuro dell’assicurazione malattia. Eccone alcune:

  • Il 18,8% delle persone interrogate è stato confrontato con un problema medico nel corso dei dodici mesi che hanno preceduto l’inchiesta, ma non ha consultato il medico per ragioni finanziarie. Nel 2010, questa percentuale era di circa il 6%. È il secondo livello più elevato fra i dieci paesi messi a confronto, dietro gli Stati Uniti (27,1%). In Germania, questo valore non supera il 4%.
  • Il 12,7% delle persone interrogate ha rinunciato per ragioni finanziarie a un trattamento o a un esame prescritto da un medico. Questa proporzione non superava il 5% nel 2010. La Svizzera è su questo tema al sul 3° gradino del podio, dietro Stati Uniti (25,6%) e Australia (20,4%). In Germania, in Gran Bretagna, in Svezia o nei Paesi Bassi, questa proporzione si situa tra il 5 e il 6%.
  • L’8,5% della popolazione ha rinunciato ad acquistare un medicamento prescritto da un medico o l’ha preso meno spesso di quanto la prescrizione prevedesse, sempre per ragioni finanziarie. Questa proporzione era meno della metà nel 2010. La Svizzera è in questo caso in quarta posizione, con gli Stati Uniti sempre in testa (20,9%). La proporzione più debole, nei Paesi Bassi, è inferiore al 5%.
  • Globalmente, il 24,4% della popolazione ha rinunciato ad almeno una di queste tre forme di prestazioni mediche, contro il 10,3% nel 2010. Questa proporzione raggiunge il 30,3% fra le persone con un reddito inferiore alla media.
  • Le persone con una franchigia elevata (2’000 o 2’500 franchi) rinunciano nettamente più spesso a delle cure mediche rispetto a quelle con una franchigia bassa di 300 o 500 franchi (il 33,7% contro il 19,7%).
  • Inoltre, il 28,8% della popolazione ha rinunciato a delle cure dentarie per ragioni finanziarie, contro il 20,7% nel 2016. Ciò colloca la Svizzera a metà del plotone, fra la Nuova Zelanda a un estremo (43,5%) e la Germania all’altro (8,3%).  
  • E per finire (per il momento), l’11,2% della popolazione ha avuto seri problemi nel pagare delle fatture mediche o non ha potuto pagarle del tutto. Questa proporzione era due volte più ridotta nel 2010 (5,7%). Ciò che colloca la Svizzera in 3a posizione, con gli Stati Uniti sempre in testa (21,9%). Nei Paesi Bassi, in Germania o in Gran Bretagna, questa quota non supera il 6%.

… parallelamente alle derive dell’assicurazione malattia

Questi risultati devono essere messi in relazione con due evoluzioni importanti in materia di assicurazione malattia:

  • Nel 2010, l’80% delle persone aveva un’assicurazione standard che permetteva di consultare senza “filtro” preliminare un medico di famiglia o un medico specialista. Il modello alternativo più frequente, all’epoca come oggi, cioè quello del medico di famiglia (dal quale è necessario ottenere un’autorizzazione per consultare uno specialista), era adottato dal 12,3% degli assicurati. Nel 2022, i rapporti si sono invertiti e il modello del medico di famiglia è il più frequente, adottato da quasi la metà della popolazione (48,1%), solo un terzo degli assicurati (34,8%) ha ancora un’assicurazione standard;
  • Nel 2022, il 34% degli assicurati ha “scelto” un’assicurazione con una franchigia di 2’000 o di 2’500 franchi. Nel 1999, la franchigia più elevata era di 1’500 franchi e un po’ più del 5% degli assicurati vi faceva ricorso. Una franchigia di 2’500 franchi significa che la persona assicurata, in più dei contributi mensili all’assicurazione-malattia, dovrà pagare i primi 2’500 franchi di spese sanitarie di tasca propria, prima di avere diritto a un rimborso dall’assicurazione (e pagherà ancora una quota parte  del 10% delle spese, fino a un tetto di 700 franchi). Ora, secondo l’inchiesta SILC (Statistics on Income and Living Conditions– Inchiesta sui redditi e le condizioni di vita delle famiglie in Svizzera), nel 2021, il 18,9% della popolazione dichiarava di non avere i mezzi finanziari per far fronte a una spesa imprevista di 2’500 franchi nell’arco di un mese. Questa proporzione raggiungeva il 46,1% tra il primo quinto delle persone con i redditi più bassi e il 26,7% tra il secondo quinto con i redditi più bassi.

La LAMal produce i suoi effetti

Basta mettere insieme queste informazioni per avere un’immagine piuttosto “drammatica” di ciò che la LAMal sta producendo: 1) i contributi pro capite (il contributo è, in una determinata regione, lo stesso indipendentemente dal reddito) pesano sempre più pesantemente sul budget delle persone con dei redditi bassi o medi; 2) per attenuare un poco questa pressione, le persone sono “incitate” a scegliere modelli di assicurazione malattia con una libertà di scelta sempre più ristretta e con una franchigia sempre più elevata; 3) le restrizioni e gli oneri finanziari che ne derivano conducono una parte crescente della popolazione a rinunciare a certe cure; 4) malgrado ciò, sempre più persone hanno difficoltà a pagare le loro spese sanitarie, ciò che, se nulla muterà, 5) le condurrà a scegliere modelli di assicurazione malattia ancora più ristrettivi e a rinunciare ancora più spesso a delle cure mediche. 

Con questo promemoria: le consultazioni alle quali le persone interrogate nell’inchiesta IHP dicono di aver rinunciato per ragioni finanziarie sono delle consultazioni che hanno avuto luogo dopo aver avuto un problema di salute (e non delle consultazioni di “convenienza”, ammesso e non concesso che questo termina abbia un senso, il che avviene molto raramente) e gli esami, le cure o i medicamenti che non hanno assunto erano prescritti dal loro medico. Si tratta dunque di un vero e proprio degrado della loro presa a carico medica che queste persone sono costrette ad accettare.

Per una cassa unica con un finanziamento proporzionale al reddito

È necessario uscire dal modello della LAMal per bloccare questa dinamica che conduce una parte crescente della popolazione a rinunciare alle cure necessarie. Ciò deve passare attraverso l’introduzione di un modello di finanziamento come quello dell’AVS che è il solo mezzo efficace di ridurre l’onere delle spese sanitarie per la maggioranza della popolazione con dei redditi bassi e medi, imponendo ai datori di lavoro di contribuire alle spese sanitarie e ottenendo dagli alti (e molto alti) salari una partecipazione proporzionalmente uguale a quella del resto della popolazione. E sostituendo le attuali assicurazioni malattia, le quali fanno affari per mezzo dell’assicurazione obbligatoria per le cure, con una cassa pubblica unica orientata verso la promozione della salute di tutta la popolazione.

In questa prospettiva, il progetto di finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie che il Parlamento ha accolto definitivamente durante la sessione di dicembre, rappresenta una minaccia immediata. Condurrebbe in effetti ad accordare ancora più potere alle assicurazioni malattia, ponendo sotto il loro controllo l’insieme del finanziamento delle spese sanitarie, compresi i contributi molto importanti dei cantoni. Il Sindacato dei Servizi pubblici (VPOD-SSP) ha deciso di combattere con un referendum questo progetto. Una battaglia da sostenere.

* Articolo pubblicato sul sito www. alencontre.org e tradotto del segretariato dell’MPS Ticino.


[1] Dorn, M. (2023). Erfahrungen der Wohnbevölkerung ab 18 Jahren mit dem Gesundheitssystem – Situation in der Schweiz und im internationalen Vergleich. Analyse des International Health Policy (IHP) Survey 2023 der amerikanischen Stiftung Commonwealth Fund (CWF) im Auftrag des Bundesamtes für Gesundheit (BAG) (Obsan Bericht 10/2023). Neuchâtel: Schweizerisches Gesundheitsobservatorium.

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