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Qualche giorno fa la Municipale uscente Cristina Zanini-Barzaghi sentenziava l’ovvietà: «Se la disponibilità di appartamenti economici fosse maggiore, risparmieremmo molti aiuti sociali. È un gatto che si morde la coda». Da anni a Lugano questo è uno dei problemi maggiori. Secondo l’indice del portale Homegate, dal 1° gennaio 2022 al 1° gennaio 2024 gli affitti sono cresciuti a Lugano dell’8,1%. Inoltre, l’inflazione è lievitata del 6,1% tra il 2018 e il 2023, i premi di cassa malati sono esplosi (+ 9,2% nel 2023 e +10,3% nel 2024), come anche le tariffe su dei beni primari quali acqua ed elettricità (+ 32,16% nel 2023 e un altro +11,64% per il 2024).

Lo Studio sull’alloggio a Lugano (2013) sottolineava che «il fabbisogno di alloggi a pigione moderata a Lugano è correlato al numero di poveri della Città e, quindi, quantificabile nel 25% del totale degli alloggi in affitto» (p. 27). Fino al 2017 la Cassa Pensione della Città di Lugano (CPdL) possedeva 770 appartamenti, molti sussidiati e a pigione moderata. ll Comune di Lugano possedeva circa 334 appartamenti.

Invece di costruire, partendo da questo patrimonio, una vera politica di alloggi popolari a pigione moderata, la CPdL ha venduto in 5 anni 381 appartamenti popolari pari al 50%. A Lugano, dal 1° gennaio 2021 non esistono più appartamenti sussidiati e non si sa quanti siano quelli ancora a pigione moderata. Il Comune di Lugano ha allineato le pigioni dei suoi appartamenti ai prezzi di mercato: ad esempio, in via Fusoni 9, un 2,5 locali (55m2) costava 1’360 fr. mensili, uno di 4,5 (106m2) ben 1’970 fr.(nel 2021…).

Le autorità politiche cittadine hanno agito esattamente nel senso contrario di quanto auspicato dallo studio citato e, soprattutto, rispetto ai bisogni sociali di una parte della sua popolazione sempre più fragile economicamente. Avevano una base materiale sulla quale costruire una vera politica di alloggi popolari, ma hanno preferito distruggerla. La responsabilità è di tutti i partiti che siedono nel legislativo e nell’esecutivo cittadini. Nonostante ciò, è possibile reagire. Certo non con la politica del “governo di concordanza” cittadino. Per cambiare marcia è necessario bloccare, vietare qualsiasi vendita di immobili pubblici a vocazione abitativa. Va rivista la politica degli investimenti infrastrutturali: rinunciare alle speculazioni immobiliari e privilegiare l’acquisizione di immobili abitativi già esistenti per offrire alloggi a pigione (molto) moderata, anche attraverso il diritto di prelazione da parte dell’ente pubblico. In terzo luogo, bisogna requisire gli appartamenti sfitti da almeno due anni a Lugano (1’226 abitazioni in media sul periodo 2019-2023), i quali contribuiscono a mantenere elevati gli affitti. Queste sono solo alcune proposte iniziali per sviluppare una politica popolare dell’alloggio che sostenga con forza i redditi medio e bassi delle famiglie che vivono a Lugano.

*Candidata al Municipio MPS-Indipendenti