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L’occupazione coloniale sionista della Palestina dura da quasi otto decenni. Con questa cronologia, cerchiamo di ripercorrere alcuni degli eventi che segnano la lunga storia di menzogne, massacri, saccheggi, furti di terra, pulizia etnica e violazioni dei diritti umani e dei trattati internazionali da parte dello stato di Israele.
Tutte e tutti coloro che sostengono il movimento di solidarietà con la Palestina che è cresciuto in questi mesi di rappresaglia israeliana su Gaza devono conoscere gli eventi che hanno portato alla situazione attuale e che “tutto è cominciato ben prima del 7 ottobre 2023”.
Per questo, aiutandoci con numerosi siti e con varie pubblicazioni, il “Refrattario” ha elaborato questa cronologia che sottoponiamo alle/i nostre/i lettrici/lettori. Subito qui un indice degli anni per un accesso immediato al periodo ricercato.

  1. 76 anni di genocidio e pulizia
  2. Alla fine del XIX secolo
    1. 1882-1903
    1. 1896
    1. 1897
  3. L’immigrazione ebraica all’inizio del XX secolo e le rivolte palestinesi
    1. 1902
    1. 1903 – 1914
    1. 1908
    1. 1909
    1. 1915-16
    1. 1916
    1. 1917
    1. 1918
    1. 1919
    1. 1920
    1. 1921
    1. 1922
    1. 1923
    1. 1924 – 1928
    1. 1929
    1. 1931
    1. 1932
  4. Dai flirt del sionismo con il nazismo alla Shoah
    1. 1933
    1. 1936
    1. 1937
    1. 1938
    1. 1939
    1. 1940
    1. 1941
    1. 1944
    1. 1945
  5. Verso la proclamazione dello stato di Israele
    1. 1946
    1. 1947
    1. 1948
  6. Israele di fronte al nazionalismo panarabo
    1. 1949
    1. 1950
    1. 1952
    1. 1953
    1. 1954
    1. 1956
    1. 1957
    1. 1964
    1. 1967
    1. 1968
    1. 1969
    1. 1972
    1. 1973
    1. 1974
    1. 1975
    1. 1976
    1. 1977
  7. La stagione degli “accordi” e delle intifada
    1. 1978
    1. 1979
    1. 1981
    1. 1982
    1. 1986
    1. 1987
    1. 1988
    1. 1990
    1. 1991
    1. 1993
    1. 1994
    1. 1995
    1. 1996
    1. 1999
    1. 2000
  8. L’apparizione di Hamas e il declino dell’ANP
    1. 2001
    1. 2002
    1. 2003
    1. 2004
    1. 2005
    1. 2006
    1. 2007
    1. 2008
    1. 2009
    1. 2011
    1. 2012
    1. 2014
    1. 2016
    1. 2017
    1. 2018
    1. 2021
    1. 2022
    1. 2023

Alla fine del XIX secolo

1882-1903

Prima ondata di immigrazione sionista in Palestina, o Prima Aliyah: 25.000 ebrei, provenienti principalmente da quello che allora era l’Impero russo in Europa orientale, ma anche dallo Yemen, si stabiliscono in Palestina.

1896

Theodor Herzl (nella foto a lato), giornalista ebreo di Budapest, allora capitale dell’Impero austro-ungarico, entra in contatto con il reverendo William Heclher, cappellano dell’ambasciata britannica a Vienna e reazionario cristiano con importanti contatti politici in Europa. Influenzato dalle idee reazionarie di Heclher, Herzl scrive Lo Stato ebraico, un libro che getta le basi ideologiche del movimento sionista e diffonde l’idea di creare un “focolare nazionale” nei circoli ebraici. In questo libro, Herzl chiarisce le sue intenzioni coloniali per la Palestina: “Se Sua Maestà il Sultano ci desse la Palestina, saremmo in grado di regolare completamente le finanze della Turchia. Per l’Europa saremmo una fortezza contro l’Asia, saremmo la sentinella avanzata della civiltà contro la barbarie. Resteremmo uno stato neutrale, in costante rapporto con tutta l’Europa, che dovrebbe garantire la nostra esistenza”.

1897

29-31 agosto – 200 delegati, presieduti da Herzl, si riuniscono a Basilea, in Svizzera, per il Primo Congresso Sionista. Durante i tre giorni di dibattito, i delegati prendono in considerazione la colonizzazione dell’isola di Cipro, della Patagonia, dell’Uganda, del Sinai egiziano o del Congo. La maggioranza, tuttavia, decise di colonizzare la Palestina, una regione allora egemonicamente occupata dagli arabo-musulmani e sotto il controllo dell’Impero Ottomano. “Il sionismo mira a stabilire una casa per il popolo ebraico in Palestina, garantita dal diritto pubblico”, si legge in una delle sue risoluzioni.

L’immigrazione ebraica all’inizio del XX secolo e le rivolte palestinesi

1902

27 febbraio – Con una risoluzione del Primo Congresso Sionista, viene fondato il Jewish Colonial Trust, uno strumento per raccogliere fondi per la colonizzazione sionista della Palestina che, per i sionisti, deve essere “liberata dai suoi abitanti arabi”.

1903 – 1914

Inizia la Seconda Aliyah e la presenza ebraica in Palestina raggiunge il 6% della popolazione totale.

1908

Il Congresso sionista istituisce il Gabinetto di Palestina come braccio dell’organizzazione sionista nella regione. Questo ufficio viene successivamente trasformato in Agenzia Ebraica per la Palestina, con poteri di autorità sulla comunità ebraica in Palestina.

1909

Viene fondata Tel Aviv, a nord della città araba di Giaffa (o Jaffa), una delle più antiche città portuali del mondo. In seguito, con la fondazione di Israele, la popolazione araba fu costretta a lasciare Jaffa e, nel 1950, l’ex città araba divenne parte della stessa municipalità di Tel Aviv.

1915-16

Gennaio (1915) – Herbert Samuel, parlamentare sionista britannico, pubblica Il futuro della Palestina. Conosciuto anche come Memorandum Samuel, questo documento sostiene la colonizzazione ebraica della Palestina come mezzo per proteggere gli interessi britannici nella regione, come il Canale di Suez in Egitto. “Sono certo che la soluzione del problema della Palestina, che sarebbe ben accolta dai leader e dai sostenitori del movimento sionista in tutto il mondo, sarebbe l’annessione del paese all’Impero britannico”, si legge nel memorandum.

Luglio (1915) – Marzo (1916) – Henry McMahon, alto commissario britannico in Egitto, in una serie di lettere indirizzate a Hussein bin Ali, Sharif della Mecca, promette gran parte del Medio Oriente in cambio di una rivolta araba contro l’Impero Ottomano.

1916

16 maggio – Gran Bretagna e Francia redigono in segreto l’Accordo Sykes-Picot, che definisce una nuova configurazione delle aree del Levante (vedi la mappa qui sopra), regione che attualmente corrisponde principalmente a SiriaIraqGiordaniaPalestina Libano, oltre a definire una sorta di predefinizione del bottino territoriale da acquisire dall’Impero Ottomano in caso di sua sconfitta in guerra. Inizialmente, la Russia (in verde) partecipò all’accordo, ma con la rivoluzione russa dell’anno successivo, Lenin denunciò pubblicamente l’accordo fino ad allora segreto e annunciò il ritiro della Russia da esso. In una certa misura, i confini nazionali definiti nel quadro di questo accordo rimangono tuttora in vigore nella regione.

Le prime rivolte palestinesi contro l’Impero Ottomano furono caratterizzate dall’uso della tradizionale bandiera nera, bianca, verde e rossa.

1917

2 novembre – Viene concordata la cosiddetta Dichiarazione Balfour tra l’Impero britannico e il movimento sionista. Indirizzata a Lord Rothschild, un influente aristocratico sionista, la dichiarazione esprime la sua “simpatia per le aspirazioni sioniste” e afferma che “il governo di Sua Maestà guarda con favore all’istituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico e farà del suo meglio per facilitare la realizzazione di questo obiettivo”. Nonostante l’enorme colpo ai popoli arabi che la dichiarazione rappresenta, tenendo conto dell’accordo firmato nella Corrispondenza Hussein-MacMahon, il documento firmato dal ministro degli Esteri britannico, Arthur James Balfour, parla anche di salvaguardare “i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche che già vi si trovavano”. Tra l’altro, con questa dichiarazione, i britannici mirano anche a liquidare il movimento nazionale arabo.

9 dicembre – Il comandante in capo della Forza di spedizione britannica in Egitto, generale Allenby, arriva a Gerusalemme e poi occupa tutta la Palestina.

1918

La Prima guerra mondiale si conclude con la vittoria di Francia e Inghilterra.

Il sionista Chaim Weizmann, che sarebbe poi diventato il primo presidente di Israele, dichiarò:

Gli arabi, che sono superficialmente intelligenti e vivaci, adorano una cosa e una sola: il potere e il successo […] Le autorità britanniche […] conoscendo la natura infida degli arabi […] devono vigilare attentamente e costantemente. […] Più il regime britannico cerca di essere giusto, più gli arabi diventano arroganti. […] La situazione attuale tenderebbe necessariamente alla creazione di una Palestina araba, se ci fosse un popolo arabo in Palestina. In realtà non produrrà questo risultato, perché il felah è indietro di almeno quattro secoli e gli effendi […] sono disonesti, non istruiti, avidi e tanto antipatriottici quanto inefficienti.

1919

Il Primo Congresso Nazionale Palestinese vota una risoluzione di rifiuto della Dichiarazione Balfour.

1920

19-26 aprile – La Conferenza di Sanremo, in Italia, definisce la concessione dei mandati alle potenze vincitrici sui territori dell’ex Impero Ottomano. La Francia assume il controllo del Libano e della Siria in base all’Accordo Sykes-Picot del 1916. La Gran Bretagna prende la Palestina e l’Iraq.

1° luglio – Herbert Samuel, autore del Memorandum Samuel, viene nominato Alto Commissario britannico in Palestina, una sorta di governatore, diventando così una “luce guida” nel processo di trasferimento coloniale dalla Gran Bretagna all’entità amministrativa sionista. Sebbene questa nomina sia stata accolta con entusiasmo dai leader sionisti, non c’è stato consenso tra i settori del governo britannico nella regione, che hanno messo in guardia dalla possibilità di ondate di violenza, poiché questa nomina rappresentava “l’immediata consegna del paese a un’amministrazione sionista permanente”. Questa posizione è condivisa dall’Associazione Musulmano-Cristiana di Palestina“Sir Herbert Samuel è considerato un leader sionista e la sua nomina è il primo passo verso la formazione di un focolare nazionale sionista tra il popolo arabo, contro la sua volontà. Gli abitanti non possono riconoscerlo e la società musulmano-cristiana non può assumersi la responsabilità di disordini o altri disturbi della pace”.

15 luglio – La milizia sionista Haganah compare nel Mandato britannico della Palestina. La sua attività consiste nel proteggere i kibbutzim, attaccare la leadership del Mandato britannico e agire per incoraggiare l’immigrazione ebraica. Il termine ebraico Haganah significa “difesa”, un espediente retorico successivamente molto usato dai sionisti.

10 agosto – I leader francesi e britannici, riuniti a Sèvres, in Francia, firmano un accordo di pace con i leader dell’ex Impero Ottomano, sancito dal Trattato di Sèvres. L’Impero Ottomano, con sede a Costantinopoli, inizia ad essere smembrato.

1921

1-7 maggio – Diffusa ondata di proteste palestinesi nella città araba di Jaffa, a sud della neonata città ebraica di Tel Aviv, contro l’immigrazione sionista.

1922

24 luglio – Il Consiglio della Società delle Nazioni approva una risoluzione che assegna alla Gran Bretagna il Mandato sulla Palestina, in seguito alla disgregazione dell’Impero Ottomano e alla sua divisione tra le forze vincitrici della Prima Guerra Mondiale. Secondo il censimento di quell’anno, la Palestina ospita 757.152 persone, di cui il 78% musulmani, l’11% ebrei e il 9,6% cristiani, nonostante le massicce ondate di immigrazione sionista dall’Europa.

1923

29 settembre – Entra in vigore il Mandato britannico della Palestina (vedi la mappa qui sopra), che rappresenta la conclusione dell’Accordo Sykes-Picot, della Dichiarazione Balfour, della Conferenza di Sanremo e delle deliberazioni del Consiglio della Società delle Nazioni del luglio dell’anno precedente.

1924 – 1928

67.000 ebrei arrivano in Palestina dalla Polonia in una nuova ondata di immigrazione sionista. La popolazione ebraica nella regione sale al 16% e si appropria del 4% del territorio palestinese totale.

1929

Agosto – Inizia un’ondata di scontri tra musulmani ed ebrei per l’accesso al Muro del Pianto a Gerusalemme, nella cosiddetta Rivolta del Buraq. La Commissione Shaw, una commissione britannica incaricata di redigere un rapporto sugli eventi, rileva che i disordini sono causati da “sentimenti arabi di animosità e ostilità nei confronti degli ebrei per la delusione delle loro aspirazioni politiche e nazionali e per la paura del loro futuro economico”. La commissione in questione ammette anche che la paura degli arabi nei confronti degli immigrati ebrei è dovuta alla “minaccia ai loro mezzi di sostentamento”. Molti storici, anche israeliani, sottolineano che si tratta di un evento senza precedenti nella storia locale.

1931

A seguito di una scissione nell’Haganah, nell’ambito del Mandato britannico sulla Palestina emerse un’altra milizia sionista: l’Irgun.

L’Ufficio per lo sviluppo della Palestina del Mandato britannico pubblica un rapporto sulla situazione degli arabi senza terra causata dalla colonizzazione sionista.

1932

13 agosto – Nasce Hizb al-Istiqlal, la denominazione in arabo del Partito dell’Indipendenza (palestinese).

Dai flirt del sionismo con il nazismo alla Shoah

1933

30 gennaio – Hitler, a capo del Partito nazionalsocialista, diventa Cancelliere della Germania. E’ l’inizio del regime nazista nel paese.

21 giugno – La Federazione sionista di Germania pubblica un memorandum a sostegno del Partito nazista, in cui si legge: “(…) una rinascita della vita nazionale come quella che sta avvenendo nella vita tedesca (…) deve avvenire anche nel gruppo nazionale ebraico. Sulla base del nuovo stato [nazista] che ha stabilito il principio della razza, desideriamo inserire la nostra comunità nella struttura complessiva, in modo che anche noi, nell’ambito che ci è stato assegnato, possiamo svolgere un’attività proficua per la Patria…”.

Al Congresso dell’Organizzazione Sionista Mondiale a Praga, una risoluzione che chiedeva di agire contro Hitler viene sconfitta con 240 voti contro 43.

1936

Aprile – A Nablus, in Cisgiordania, inizia un imponente sciopero generale insurrezionale contro il Mandato britannico, che fa esplodere un processo rivoluzionario in tutto il paese e che continuerà per gli anni successivi. L’esercito britannico utilizza metà del suo personale e sposta parte delle sue truppe, allora di stanza in India, per reprimere la rivoluzione.

30 luglio – Il Mandato britannico scioglie le organizzazioni politiche palestinesi, espelle i loro leader e istituisce una corte marziale per inibire la rivolta palestinese.

6 ottobre – Nell’ambito della rivoluzione palestinese, il leader della liberazione nazionale Abd al-Qadir al-Husseini viene ferito e arrestato dall’esercito britannico nella battaglia di al-Khudr, nel distretto di Bethlem. Nella stessa battaglia muore l’ufficiale dell’esercito di liberazione nazionale siriano Sa’id al-‘As.

11 novembre – Il britannico Lord William Peel, a capo della Commissione reale britannica, informalmente chiamata Commissione Peel, sbarca in Palestina. Gli viene affidato il compito di condurre un’inchiesta sui conflitti nel Mandato britannico della Palestina.

1937

7 luglio – La Commissione Peel pubblica un piano che raccomanda la spartizione della Palestina (come mostrato nella mappa qui a fianco). Il piano Peel propone di riservare il 33% del territorio a uno stato ebraico, il che implicherebbe il trasferimento forzato di 225.000 palestinesi in quella che allora era definita Transgiordania (l’attuale Giordania). Tuttavia, la proposta è respinta dagli arabi palestinesi, che sono a favore di un unico stato palestinese indipendente “con la protezione di tutti i diritti legittimi degli ebrei e delle altre minoranze”. La proposta è respinta anche dai sionisti, che la considerano un passo indietro rispetto alla Dichiarazione Balfour, ma cercano di usarla come trampolino di lancio verso il raggiungimento di un futuro stato ebraico in tutta la Palestina. In risposta al rapporto presentato dalla Commissione Peel e alla repressione contro i leader arabi, i contadini palestinesi sfidano la corte marziale del Mandato britannico e riprendono la loro rivolta.

1938

Alla riunione del Consiglio mondiale di Poale Zion (un movimento di ebrei marxisti-sionisti) a Tel Aviv, Ben Gurion, ebreo sionista di origine polacca, dichiara le ambizioni coloniali del suo movimento: “I confini dell’aspirazione sionista comprendono il Libano meridionale, la Siria meridionale, l’attuale Giordania, l’intera Cisgiordania e il Sinai”.

1939

Novembre – In una lettera, il capo della milizia Irgun, Zeev Jabotinsky, dichiara: “Dovremmo incaricare la comunità ebraica americana di raccogliere mezzo milione di dollari affinché l’Iraq e l’Arabia Saudita assorbano gli arabi palestinesi. Non c’è altra scelta: gli arabi devono aprire lo spazio agli ebrei per occupare Eretz Israel. Se è stato possibile trasferire i popoli della penisola baltica, sarà possibile eliminare anche gli arabi palestinesi”.

26 agosto – La grande rivoluzione palestinese iniziata nel 1936 viene sconfitta.

17 maggio – Il primo ministro britannico Neville Chamberlain pubblica il Libro Bianco, che stabilisce una restrizione all’immigrazione ebraica in Palestina e propone un governo misto, la cui partecipazione dovrebbe essere proporzionale alle popolazioni arabe ed ebraiche, in una futura Palestina indipendente.

1940

Agosto/settembre – Lehi (Loḥamei Ḥerut Israel, Combattenti per la Libertà d’Israele), una milizia sionista meglio nota come Banda Stern, dal nome del suo capo, Avraham Stern, emerge da una rottura nell’Irgun. Ancora più radicale e violento dell’Irgun, Lehi dirige i suoi attacchi contro il Libro Bianco britannico.

Joseph Weitz, capo del Dipartimento di Colonizzazione dell’Agenzia Ebraica, responsabile dell’organizzazione degli insediamenti in Palestina, scrive nel suo diario: “Tra di noi, dobbiamo essere chiari sul fatto che non c’è spazio perché i due popoli rimangano insieme in questo paese. Non raggiungeremo il nostro obiettivo se gli arabi rimarranno in questo piccolo paese. Non c’è altro modo che trasferire gli arabi da qui ai paesi vicini. Tutti. Non un solo villaggio, non una sola tribù deve rimanere”.

1941

11 gennaio – Avrahan Stern, leader della milizia sionista Lehi propone un patto tra l’OMN – Organizzazione militare nazionale (sionista) e il regime nazista. Il documento fu scoperto presso la sede dell’ambasciata tedesca in Turchia dopo la Seconda guerra mondiale, motivo per cui divenne noto come Documento di Ankara, la cui proposta mira a stabilire che: 

L’evacuazione delle masse ebraiche dall’Europa è una condizione preliminare per risolvere la questione ebraica; ma ciò può essere possibile e completo solo attraverso l’insediamento di queste masse nella patria del popolo ebraico, la Palestina, e attraverso la creazione di uno stato ebraico sui suoi confini storici (…) L’OMN, che è ben consapevole della buona volontà del governo del Reich tedesco e delle sue autorità nei confronti dell’attività sionista in Germania e dei piani di emigrazione sionista, ritiene che:

1. Possono esistere interessi comuni tra l’instaurazione di un Nuovo Ordine in Europa, secondo la concezione tedesca, e le autentiche aspirazioni nazionali del popolo ebraico, personificate dall’OMN.

2. Sarebbe possibile una cooperazione tra la nuova Germania e una nazione rinnovata del popolo nazionale ebraico.

3. L’istituzione di uno stato ebraico storico su base nazionale e totalitaria, unito da un’alleanza con il Reich tedesco, sarebbe nell’interesse di un futuro continuo e rafforzato della posizione di potere tedesca nel Vicino Oriente. Sulla base di queste considerazioni, l’OMN in Palestina, a condizione che le aspirazioni nazionali del movimento di liberazione israeliano di cui sopra siano riconosciute dal Reich tedesco, si offre di partecipare attivamente alla guerra al fianco della Germania.

22 giugno – Joseph Weitz scrive nel suo diario: “La terra d’Israele non è affatto piccola, se solo gli arabi venissero rimossi e i suoi confini venissero estesi un po’, a nord fino al Litani, e a est includendo le alture del Golan… con gli arabi trasferiti nel nord della Siria e dell’Iraq… Oggi non abbiamo alternative… Non vivremo qui con gli arabi”.

1944

Il rabbino Weissmandel lancia un appello ai sionisti affinché agiscano per proteggere gli ebrei che vengono inviati nei campi di sterminio nazisti, appello completamente ignorato dalla borghesia ebraica e dai sionisti. Nella lettera, Weissmandel protesta:

Perché non hanno fatto nulla finora? Chi è responsabile di questa terribile negligenza? Non siete voi i colpevoli, fratelli ebrei, che avete la più grande fortuna del mondo, la libertà? Vi inviamo questo messaggio speciale: vi informiamo che ieri i tedeschi hanno iniziato a deportare gli ebrei dall’Ungheria. Quelli che sono andati ad Auschwitz saranno uccisi con il gas cianuro. Questo è l’ordine del giorno ad Auschwitz da ieri: ogni giorno, 12.000 uomini, donne e bambini ebrei, anziani, neonati, malati o meno, saranno asfissiati. E voi, nostri fratelli in Palestina e di tutti i paesi liberi, e voi, ministri di tutti i regni, perché tacete di fronte a questo grande omicidio? Siete in silenzio mentre migliaia, già sei milioni di ebrei, vengono uccisi? Siete in silenzio ora, quando decine di migliaia di persone vengono uccise o sono in attesa nel braccio della morte? I loro cuori spezzati gridano aiuto, piangono per la vostra crudeltà (…).

Il dottor Rudolph Kastner, membro del Comitato di soccorso di Budapest dell’Agenzia ebraica, sotto la guida dell’organizzazione sionista, firma un patto segreto con l’ufficiale delle SS Adolf Eichmann per salvare poco più di 1.000 ebrei considerati “importanti”, in cambio di denaro e di non opporsi allo sterminio di centinaia di migliaia di altri ebrei, evidentemente non altrettanto importanti, fatto riconosciuto dal tribunale israeliano di Gerusalemme:

L’elemento fondamentale dell’accordo tra Kastner e i nazisti era il sacrificio della maggioranza degli ebrei per salvare i più importanti. L’accordo stabilì la divisione della nazione in due campi diseguali, da un lato un piccolo settore di notabili, che i nazisti promisero a Kastner di salvare, e dall’altro la grande maggioranza degli ebrei ungheresi, che i nazisti consegnarono alla morte.

1945

Aprile – I sovietici circondano e poi iniziano a entrare a Berlino, segnando l’inizio della fine della Germania nazista e della Seconda Guerra Mondiale. Si stima che più di 6 milioni di ebrei siano stati uccisi durante l’Olocausto.

Rudolph Kastner, responsabile del patto con Eichmann in Ungheria, interviene al Tribunale di Norimberga a favore del generale delle SS Kurt Becher, responsabile del massacro degli ebrei in Polonia e Russia. Becher alla fine sfugge al processo, diventa un ricco uomo d’affari ed è responsabile della vendita di grano a Israele.

Verso la proclamazione dello stato di Israele

1946

22 luglio – I membri dell’Irgun, con a capo Menachem Begin, compiono la cosiddetta Operazione Malonchick, che consiste in un attentato dinamitardo all’Hotel King David di Gerusalemme, dove soggiornano e lavorano diversi funzionari del Mandato britannico. L’attentato colpisce 200 persone, tra morti e feriti, molti dei quali britannici, ma anche arabi e persino ebrei.

1947

9 luglio – Davanti al Comitato Investigativo Speciale, la commissione incaricata dalle Nazioni Unite di preparare la spartizione della Palestina, il rabbino sionista Fischmann ricorda le idee colonialiste di Herzl per la regione: “La Terra Promessa si estende dal fiume d’Egitto all’Eufrate. Comprese parti della Siria e del Libano”.

29 novembre – L’ONU approva la Risoluzione 181, che stabilisce un piano di spartizione della Palestina (come mostrato nella mappa a fianco). All’epoca in Palestina vivevano circa 630.000 ebrei e 1.300.000 arabi palestinesi. In altre parole, quando le Nazioni Unite, con il sostegno di Stalin, decisero di dividere la Palestina, gli ebrei rappresentavano solo il 31% della popolazione. Al contrario, il 54% della terra fertile della Palestina viene consegnato al movimento sionista (in blu). Tuttavia, prima di ciò, le milizie dell’Irgun e dell’Haganah avevano già iniziato l’ebraicizzazione della Palestina, distruggendo o impadronendosi di 850 villaggi.

1948

8 marzo – L’Haganah inizia ad attuare il Piano Dalet, cioè la proposta di impadronirsi, attraverso l’uso di forza e violenza illimitata, di quanta più terra possibile in Palestina, al di là dei confini proposti dall’ONU, in tempo per la scadenza del Mandato britannico.

9 aprile – 254 palestinesi, la maggior parte dei quali donne e bambini, vengono giustiziati dai miliziani di Lehi e Irgun, guidati dal sionista polacco Menachen Begin. Il massacro di Deir Yassin è il punto di partenza del lungo processo di pulizia etnica del popolo palestinese ed è ora riconosciuto dalla comunità internazionale. Begin, il leader del massacro, si vanta dell’atto sanguinoso:

Una leggenda di terrore si diffuse tra gli arabi, che furono presi dal panico al solo nominare i nostri soldati dell’Irgun. Questo valeva quanto una mezza dozzina di battaglioni per le forze israeliane. In tutto il paese (…) gli arabi caddero in preda al panico e iniziarono a fuggire per salvarsi la vita. Questa fuga di massa si trasformò presto in uno sfogo folle e incontrollabile. Degli 800.000 arabi che vivevano nell’attuale territorio dello stato di Israele, solo 165.000 rimasero qui. Questa cosa ha un significato politico ed economico straordinario.

21 aprile – 70.000 palestinesi residenti ad Haifa subiscono la pulizia etnica. Ne rimangono solo 5.000.

14 maggio – Scade il mandato britannico in Palestina.

15 maggio – David Ben Gurion proclama lo Stato di Israele e ne diventa primo ministro. Le milizie sioniste si impadroniscono del 75% della Palestina, espellendo 780.000 arabi. È l’inizio di quella che i palestinesi chiamano la Nakba, o catastrofe, che continua ancora oggi. Ben Gurion, davanti allo Stato Maggiore delle Forze Armate, dichiarò:

Dobbiamo prepararci a passare all’offensiva. Il nostro obiettivo è schiacciare il Libano, la Transgiordania e la Siria. Il punto debole è il Libano, perché il regime musulmano è artificiale e facile da minare. Dovremo stabilire lì uno stato cristiano e poi sconfiggere la Legione Araba, eliminare la Transgiordania; la Siria cadrà nelle nostre mani. Poi bombarderemo e occuperemo Port Said, Alessandria e il Sinai.

23 maggio – 250 palestinesi del villaggio di al-Tantura, distretto di Haifa, sulle rive del Mar Mediterraneo, vengono giustiziati dalle truppe del 33° battaglione della Brigata Alexandroni, appartenente all’Haganah, nel Massacro di Tantura.

26 maggio – Tutte le milizie armate sioniste vengono fuse in un’unica forza militare, che in pratica diventa l’esercito israeliano, con il cinico nome di Israel Defence Forces, noto con l’acronimo ebraico Tsahal. Lo stesso giorno scoppia la guerra arabo-israeliana, battezzata dai sionisti come guerra d’indipendenza, quando una coalizione di paesi arabi (Egitto, Siria, Libano, Iraq, Giordania e Arabia Saudita) attacca Israele. La Cecoslovacchia, parte del blocco sovietico guidato da Stalin, interviene a favore dell’IDF.

15 giugno – Viene fondato Herut (libertà, in ebraico), un partito politico sionista formato da membri dell’ex milizia Irgun.

20 giugno – L’ONU assegna a Folke Bernadotte, diplomatico svedese impegnato in un’operazione che ha salvato 30.000 ebrei dai campi di concentramento, il compito di mediare la guerra arabo-israeliana.

17 settembre – Folke Bernadotte (vedi foto qui a fianco) viene assassinato da miliziani del Lehi, su ordine di Natan Yellin-MorYisrael Eldad e Yitzhak Shamir.

26 settembre – Joseph Weitz propone a Ben-Gurion la Hatrada, una politica di lotta spietata, con tutti i mezzi violenti possibili, per inibire ogni tentativo di ritorno degli arabi espulsi o fuggiti dai loro villaggi.

30 ottobre – L’Haganah lancia l’Operazione Hiram in Galilea, con l’obiettivo di conquistare il villaggio di Sa’sa’, la cui posizione geografica è considerata strategica per i sionisti. Radono al suolo diversi villaggi e uccidono o espellono decine di residenti.

2 dicembre – Il New York Times pubblica una lettera firmata da Albert EinsteinSidney HookHannah Arendt e altre personalità ebraiche in cui accusano il sedicente Partito della Libertà dell’allora leader delle milizie Haganah di essere “terrorista” e “fascista”:

Un partito politico molto vicino per organizzazione, metodi, filosofia politica e attrattiva sociale ai partiti nazista e fascista (…) All’interno della comunità ebraica hanno predicato un misto di ultra nazionalismo, misticismo religioso e superiorità razziale. Come altri partiti fascisti, sono stati usati per porre fine agli scioperi e hanno spinto per la distruzione dei sindacati liberi. Al loro posto hanno proposto sindacati corporativi sul modello fascista italiano. Negli ultimi anni di sporadica violenza anti-britannica, l’IZL e il gruppo Stern hanno inaugurato un regno di terrore nella comunità ebraica palestinese. Gli insegnanti sono stati picchiati per aver parlato contro di loro, gli adulti sono stati uccisi per non aver permesso ai loro figli di unirsi a loro. Usando il metodo dei gangster, picchiando, spaccando finestre e compiendo rapine su larga scala, i terroristi hanno intimidito la popolazione e hanno imposto un pesante tributo.

I firmatari della lettera denunciano anche il massacro di Deir Yassin, avvenuto nell’aprile dello stesso anno:

i terroristi, lungi dal vergognarsi del loro atto, erano orgogliosi di questo massacro, lo hanno ampiamente pubblicizzato e hanno invitato tutti i corrispondenti stranieri presenti nel paese a vedere i corpi ammassati e il caos generale a Deir Yassin.

11 dicembre – All’ONU viene votata la Risoluzione 194, che stabilisce che tutti i rifugiati devono tornare in Palestina, vedersi restituire i propri beni ed essere risarciti. Si tratta del cosiddetto Diritto al Ritorno, che Israele nega ancora oggi.

Israele di fronte al nazionalismo panarabo

1949

14 febbraio – Israele concede l’amnistia generale ai membri della milizia Lehi.

10 marzo – Cessate il fuoco e fine della guerra arabo-israeliana.

29 ottobre – Massacro sionista nel villaggio palestinese di Dawayima, alla periferia di Hebron. La popolazione locale è di 4.000 persone, tutti agricoltori e commercianti. Nel massacro vengono uccise tra le 580 e le 332 persone, il resto fugge.

1950

Israele promulga la Legge sulla Proprietà Assente, che consente al governo di assumere il controllo delle proprietà palestinesi e di utilizzarle a proprio piacimento, attraverso il “Custode della Proprietà Assente”.

Nello stesso anno viene approvata anche la Legge del Ritorno, che stabilisce che Israele è la “patria naturale” di tutti gli ebrei del mondo, oltre a consentire a qualsiasi ebreo, da qualsiasi parte provenga, di emigrare in Israele e ottenere la cittadinanza.

1952

In Egitto, il colonnello Gamal Abdel Nasser prende il potere, pone fine alla monarchia, inizia il processo di espulsione degli occupanti britannici e dà il via a una serie di misure sociali che godono di un ampio sostegno popolare, come la riforma agraria e la nazionalizzazione del Canale di Suez, fino ad allora gestito da una compagnia britannica. Il nazionalismo panarabo, corrente antimperialista e nemica della presenza dello stato sionista nella regione, inizia a prendere forma in quel paese. Questa corrente prenderà forza anche in LibiaAlgeriaYemen del NordSiriaIraq e tra i rifugiati palestinesi in tutto il mondo arabo.

1953

14-15 ottobre – Un massacro dei residenti del villaggio palestinese di Qibya, in Cisgiordania, compiuto dall’unità 101 della Tsahal, provoca più di 50 morti e la distruzione di decine di case, scuole e moschee. Il capo militare responsabile del massacro, l’allora maggiore Ariel Sharon, è un ex membro dell’Haganah e, qualche decennio dopo, diventerà primo ministro del paese.

1954

Sotto la guida dell’allora ministro della Difesa, Pinhas Lavon, Israele lancia l’Operazione Susannah. In questa operazione, un gruppo di nove ebrei egiziani viene reclutato dai servizi segreti israeliani per compiere attentati contro obiettivi civili, ovvero caffè, cinema, biblioteche e scuole egiziane, britanniche e americane al Cairo e ad Alessandria, per poi incolpare i Fratelli Musulmani e i comunisti. L’operazione in questione mira a infiammare i conflitti interni con l’obiettivo di destabilizzare il governo di Nasser e indebolire l’Egitto. Tuttavia, gli agenti reclutati da Israele vengono alla fine scoperti e confessano il loro piano in tribunale. Due di loro vengono impiccati. Gli altri scontano lunghe pene detentive e in seguito emigrano in Israele. Lavon, il responsabile dell’impresa fallita, si dimette.

1956

29 ottobre – Ha luogo il massacro di Kafr Qasim. La polizia sionista al confine tra Giordania e Israele giustizia 48 civili palestinesi israeliani, tra cui 6 donne e 23 bambini, durante un severo coprifuoco imposto nella zona. Ben Gurion cerca di coprire il massacro.

Sempre lo stesso giorno, inizia la Guerra di Suez: Inghilterra, Francia e Israele invadono l’Egitto in reazione alla nazionalizzazione del Canale di Suez da parte di Nasser. La Francia partecipa all’impresa, accusando Nasser di ospitare nel suo paese i ribelli anticoloniali algerini. Israele, da parte sua, aveva già avuto scaramucce con l’Egitto sul confine, quindi non aveva bisogno di molto per estendere il conflitto. Alla fine dell’anno la guerra era finita, con l’URSS che minacciava di venire in aiuto dell’Egitto e gli Stati Uniti che facevano pressione sul blocco algerino-francese-israeliano affinché si ritirasse.

1957

Viene fondato in Kuwait al-Fatah, o Movimento di Liberazione Nazionale Palestinese. Uno dei suoi principali leader è Yasser Arafat (nella foto ritratto in un murale in un campo profughi), un giovane proveniente da una famiglia di rifugiati palestinesi che è nato e ha trascorso la sua giovinezza al Cairo. Mentre studiava ingegneria all’Università Re Fuad I, Arafat si radicalizzò verso idee nazionaliste, panarabiste e antisioniste.

1964

28 maggio – A Gerusalemme viene fondata la leggendaria Organizzazione per la Liberazione della Palestina con il sostegno della Lega Araba. L’OLP, che in realtà è un fronte politico e militare di vari gruppi laici, marxisti e nazionalisti, riunisce figure chiave della lotta palestinese, come Arafat, il leader di al-Fatah, e il rivoluzionario comunista George Habash. Nel suo programma, l’OLP sostiene che “la Palestina, con i confini che esistevano al tempo del Mandato britannico, è un’unità regionale integrale”.

1967

5 giugno – Sostenendo l’imminenza di un attacco arabo, Israele lancia la Guerra dei Sei Giorni con un attacco fulmineo e simultaneo contro Siria, Giordania ed Egitto. Il calcolo strategico alla base di questo attacco tiene conto del declino delle idee nazionaliste panarabe in tutta la regione, del consolidamento delle petro-monarchie della penisola arabica e del malcontento sociale nei paesi attaccati. Israele conclude l’attacco annettendo il deserto del Sinai, una regione petrolifera che in precedenza apparteneva all’Egitto, così come il Canale di Suez e la Striscia di Gaza. Israele si impadronisce anche della Cisgiordania, una regione sulla sponda occidentale del fiume Giordano, e delle alture del Golan, nel sud della Siria. Con la Guerra dei Sei Giorni, Israele ha praticamente quadruplicato i territori sotto il suo controllo. 380.000 palestinesi furono espulsi o lasciarono le loro case. Da allora, più di 400.000 coloni si sono insediati in Cisgiordania. In seguito, nientemeno che Moshe Dayan ammetterà che l’argomento dell’attacco preventivo non è mai stato altro che una manovra politica per legittimare l’azione militare di Israele contro i suoi vicini arabi.

Ottobre – Il rapporto di Nils Gussing, inviato delle Nazioni Unite per indagare sugli esiti della guerra del 1967, rivela: “Le forze israeliane non hanno visto con sfavore l’impatto [dei diversi eventi della guerra] sul movimento di uscita della popolazione fuori dall’area” e, inoltre, “è sembrato chiaro al rappresentante speciale che, a livello locale, alcune azioni autorizzate o permesse dai comandanti militari locali sono state una causa importante della loro partenza”.

22 novembre – L’ONU approva all’unanimità la Risoluzione 242, che chiede il ritiro delle forze armate israeliane dai territori occupati nel recente conflitto, come condizione per una pace duratura in Medio Oriente, e l’inammissibilità di acquisire territori con la forza.

1968

21 marzo – In un ennesimo tentativo espansionistico dopo la Guerra dei Sei Giorni, Israele mobilita battaglioni di fanteria, paracadutisti, carri armati, autoblindo, aerei e circa 15.000 soldati nella cosiddetta Operazione Inferno, con l’obiettivo di occupare le Colline della Balqa, una regione vicina ad Amman, la capitale della Giordania. L’attacco viene però respinto dall’esercito locale, unito ai fedayn dell’OLP, che infligge decine di vittime all’occupante israeliano, oltre a distruggere carri armati e aerei dell’IDF. La cosiddetta battaglia di al-Karameh salva il morale del mondo arabo di fronte all’enclave coloniale sionista e la figura di Yasser Arafat, uno dei principali leader della battaglia, conquista il mondo.

24 marzo – Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU approva all’unanimità la Risoluzione 248, che condanna Israele per l’azione militare in Giordania.

Luglio – In una conferenza per giovani sionisti tenutasi sulle Alture del Golan, territorio siriano ora sotto occupazione israeliana, Moshe Dayan racconta fino a che punto si spingono i piani coloniali sionisti nella regione:

I nostri padri hanno raggiunto i confini riconosciuti nel piano di spartizione; la Guerra dei Sei Giorni ci ha permesso di raggiungere Suez, il Giordano e le Alture del Golan. Questa non è la fine. Dopo le attuali linee di cessate il fuoco, ce ne saranno altre. Si estenderanno oltre il Giordano… al Libano… e anche al centro della Siria.

1969

17 marzo – Golda Meir, del partito laburista Mapai, diventa primo ministro e uno dei peggiori carnefici del popolo palestinese. La Meir rilascia spesso dichiarazioni di cancellazione etnica nei loro confronti: “Non esistono i palestinesi. […] Non esistono”.

19 marzo – Moshe Dayan, ex capo di Stato Maggiore, in una conferenza agli studenti dell’Israel Institute of Technology, afferma:

Siamo venuti qui, in un paese che era popolato da arabi, e stiamo costruendo uno stato ebraico, giudeo. Invece di insediamenti arabi, abbiamo creato insediamenti ebraici. Non conoscete nemmeno i nomi di questi insediamenti, e non vi biasimo, perché quei libri di geografia non esistono più. Non esistono né i libri né gli insediamenti. Nahalal è stato costruito al posto di Mahalul, Gevat al posto di Jibta, Sarid al posto di Hanifas e Kaft Yehoushu’a ha sostituito Tel Shamam. Non c’è un solo insediamento che non sia stato costruito sul sito di un vecchio insediamento arabo.

1972

8 luglio – Il Mossad, il servizio segreto israeliano, installa segretamente una bomba nel paraurti dell’auto di Ghassan Kanafani, scrittore palestinese e leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che allora viveva a Beirut, in Libano. Oltre a Kanafani, morì anche sua nipote di 17 anni.

Arafat, leader di al-Fatah, divenne presidente del comitato esecutivo dell’OLP, che si radicalizzò e iniziò a difendere chiaramente “l’instaurazione di una società democratica libera in Palestina, aperta a tutti i palestinesi, musulmani, cristiani ed ebrei”, dunque uno slogan radicale per dire di voler stabilire una “Palestina laica, democratica e non razzista” al posto dei territori occupati da Israele.

1973

6 ottobre – Egitto e Siria attraversano le linee del cessate il fuoco rispettivamente nel deserto del Sinai e sulle alture del Golan, allora sotto controllo israeliano dal 1967. Inizia la Guerra dello Yom Kippur o Guerra d’Ottobre (come viene chiamata dagli arabi), che dura 20 giorni. Moshe Dayan tenta di usare le armi nucleari, ma l’URSS e gli Stati Uniti intervengono subito per imporre un cessate il fuoco. Egitto e Siria non riescono a riconquistare i rispettivi territori.

13 settembre – Il Likud (partito del “consolidamento”), uno dei principali partiti della destra israeliana, emerge da un blocco politico di partiti guidati dall’ex Herut.

1974

17 aprile – Viene istituita la Giornata dei prigionieri palestinesi, in onore delle migliaia di palestinesi nelle carceri dell’occupazione israeliana.

13 novembre – Arafat parla all’ONU (nella foto a fianco) chiedendo a tutti i paesi di riconoscere la lotta per l’indipendenza palestinese. “Mi appello a voi affinché il nostro popolo possa stabilire una sovranità nazionale indipendente nella propria terra. Oggi sono venuto con un ramoscello d’ulivo in una mano e l’arma di un combattente per la libertà nell’altra. Non lasciate che il ramo d’ulivo cada dalla mia mano”, ha dichiarato il leader dell’OLP.

22 novembre – L’OLP ottiene lo status di “osservatore non statale” alle assemblee delle Nazioni Unite.

1975

10 novembre – L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva la Risoluzione 3379, che considera il sionismo una forma di razzismo e di discriminazione razziale, paragonabile all’Apatheid sudafricano e al colonialismo portogheseChaim Herzog, ambasciatore di Israele, pronuncia un forte discorso di protesta.

L’Organizzazione dell’Unità Africana, predecessore dell’Unione Africana, approva una risoluzione che invita i suoi stati membri a sostenere pienamente la causa palestinese contro il “colonialismo razzista sionista”, trattando la causa palestinese come una causa africana.

1976

Marzo – Israele scatena un processo di confisca delle terre palestinesi in Galilea. Il risultato è che sei lavoratori arabo-israeliani vengono uccisi, altri 100 vengono feriti e altri 100 arrestati.

John Voster, primo ministro del regime di apartheid in Sudafrica, visita Israele e rafforza una serie di piani di cooperazione militare, tra cui l’acquisizione di armi e servizi di addestramento offerti da Israele.

1977

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite istituisce il 29 novembre come Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese. La data segna l’anniversario della Risoluzione 181 delle Nazioni Unite del 1947, che attuò il Piano di spartizione della Palestina senza alcun tipo di consultazione con i palestinesi.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite stabilisce un embargo obbligatorio sulla vendita di armi al Sudafrica. Tuttavia, il commercio militare tra Israele e Sudafrica si intensifica.

20 giugno – Menachem Begin, ex leader dell’Haganah e poi dell’Irgun, ora capo del Likud, sconfigge i laburisti e diventa il sesto primo ministro di Israele.

La stagione degli “accordi” e delle intifada

1978

17 settembre – Gli accordi di Camp David vengono firmati tra Israele ed Egitto, ora presieduto da Anwar Al Sadat, nel contesto di un profondo processo di declino delle idee nasseriste e antisioniste in Egitto. L’accordo è stato mediato dal presidente USA Jimmy Carter nella sua casa di riposo. L’Egitto diventa così il primo paese arabo a riconoscere formalmente Israele. In cambio, riceve indietro il deserto del Sinai, conquistato da Israele nel 1967, e aiuti finanziari per 2 miliardi di dollari dagli Stati Uniti. Questa decisione isola l’Egitto all’interno della Lega Araba.

Menachem Begin, uno dei leader del massacro di Deir Yassin e poi primo ministro di Israele, riceve il Premio Nobel per la pace dopo gli accordi di Camp David.

1979

La rivoluzione in Iran rovescia lo scià Reza Pahlevi, filo-imperialista, e instaura un regime islamico contrario agli Stati Uniti e a Israele. Con la capitolazione dell’Egitto e poi con la rivoluzione sciita, l’Iran sostituisce l’Egitto come punto di riferimento antimperialista e anticoloniale nella regione.

1981

Begin ordina l’attacco al reattore nucleare iracheno di Osiraq/Tammuz “Non permetteremo in alcun modo che un nemico sviluppi armi di distruzione di massa contro il popolo di Israele”, dichiara, mentre Israele ha già sviluppato un programma nucleare con il quale ha minacciato il mondo arabo nella Guerra dello Yom Kippur del ’73.

1982

6 giugno – Su ordine di Menachem Begin, Israele invade il Libano meridionale, con l’appoggio dei falangisti cristiani di estrema destra, con il pretesto di combattere l’OLP, attiva tra i rifugiati palestinesi nel paese. L’operazione viene cinicamente battezzata “Pace in Galilea”. Di conseguenza, è emerso Hezbollah, o Partito di Dio in arabo, che si ispira alla rivoluzione iraniana e opera contro l’occupazione israeliana del Libano.

16 settembre – A Beirut, la capitale libanese, miliziani cristiani maroniti di estrema destra, sotto la copertura di Ariel Sharon, allora ministro della Difesa di Israele, invadono i campi profughi palestinesi di Sabra Chatila e compiono un massacro di donne, bambini e anziani. Si stima che il massacro di Sabra e Chatila (vedi la foto qui sopra) abbia provocato tra gli 800 e i 3.500 morti e feriti. Sharon è soprannominato nel mondo arabo il “macellaio di Beirut”.

23 marzo – In seguito a un colpo di stato militare in Guatemala, nell’America centrale, inizia la dittatura del generale José Efraín Ríos Montt. Durante i 18 mesi di potere, Ríos Montt ha fatto largo uso di consiglieri militari inviati da Israele, che ora sono tra i 300 e i 400, sotto il comando del tenente colonnello israeliano Amatzia Shuali. In realtà, la collaborazione tra Israele e le forze armate guatemalteche per la fornitura di tecnologia e addestramento militare risale agli anni Sessanta. Si stima che tra il 1960 e il 1996, 250.000 contadini, indigeni rurali e militanti di sinistra siano stati uccisi dall’esercito guatemalteco. Nel 2013, Ríos Montt è stato condannato a 50 anni di carcere per genocidio e ad altri 30 anni per crimini contro l’umanità.

1986

20 ottobre – Yitzhak Shamir, responsabile dell’assassinio del diplomatico svedese Folke Bernadotte nel 1948, diventa primo ministro.

1987

9 dicembre – Dopo scaramucce e provocazioni da parte dei sionisti nell’estremo nord di Gaza, migliaia di giovani palestinesi attaccano l’esercito israeliano con pietre e bastoni per diversi giorni. Inizia la Prima Intifada, o rivolta delle pietre.

10 dicembre – Nell’ambito della Prima Intifada, in Palestina inizia a emergere Hamas, o Movimento di Resistenza Islamica, un gruppo di natura filantropica, fondamentalista islamico, avverso al laicismo e al marxismo dei gruppi appartenenti all’OLP. La nascita di Hamas è stata incoraggiata da Israele, che ha visto nella sua esistenza il rafforzamento di un concorrente dell’OLP e di al-Fatah. Questo fatto, sebbene cinicamente negato dai sionisti, è stato riconosciuto nientemeno che da Yitzhak Segev, generale di brigata e governatore militare di Gaza all’inizio degli anni ’80, al New York Times: “Il governo israeliano mi ha dato una sovvenzione da passare alle moschee”. Questo fatto è stato ammesso anche da Avner Cohen, ex responsabile degli affari religiosi del governo israeliano, al Wall Street Journal nel 2009: “Purtroppo Hamas è una creazione israeliana”.

21 dicembre – Nell’ambito della Prima Intifada, i lavoratori arabi in Israele smettono di lavorare. “In quel giorno, l’immenso esercito di lavoratori arabi, camerieri, fruttivendoli, netturbini, muratori, insomma tutti coloro che svolgono lavori non qualificati in Israele, rimangono a casa”, scrive John Kifner, corrispondente del New York Times.

22 luglio – Naji al-Ali, vignettista palestinese e creatore dell’iconico personaggio Handala (nella vignetta qui sopra), viene colpito da un proiettile in faccia mentre esce dal suo lavoro presso un giornale kuwaitiano a Londra e muore in ospedale il 29 agosto.

1988

26 gennaio – In una dichiarazione pubblica, il primo ministro Yitzhak Shamir lamenta che i giovani palestinesi hanno sfondato “la barriera della paura (…) Abbiamo il compito di ristabilire questa barriera e di far sì che gli arabi di queste zone abbiano di nuovo paura della morte”.

30 marzo – Un nuovo sciopero generale palestinese è indetto dalla Direzione nazionale unificata della rivolta nei Territori occupati. Partecipano i palestinesi sotto occupazione e i rifugiati palestinesi in Libano.

In Israele inizia a emergere una generazione di storici chiamata “Nuovi Storici”. Questa corrente accademica propone una revisione della versione tradizionale della storia dello stato di Israele, tenendo conto che l’apartheid e la pulizia etnica sono state praticate contro i palestinesi. Ne fanno parte gli storici Benny MorrisIlan PappéAvi ShlaimTom SegevHillel CohenBaruch Kimmerling e Simha Flapan.

Teddy Katz, studente dell’Università di Haifa, ha condotto 135 interviste con palestinesi e israeliani ed è riuscito a raccogliere 140 ore di testimonianze sul massacro di Tantura, avvenuto 40 anni prima. Nel 2000, il lavoro di Katz fu scoperto da un giornalista, che pubblicò alcuni estratti delle interviste sul giornale Maarvi. A Katz fu revocata la laurea dall’Università di Haifa. Tuttavia, sulla base del suo lavoro, il regista Alon Schwarz pubblica il documentario Tantura nel 2022.

15 novembre – La risoluzione 43/177 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite riconosce la Dichiarazione di indipendenza palestinese, proclamata lo stesso giorno da Arafat e dal governo in esilio dell’OLP in Algeria, in conformità con le risoluzioni 181 e 242 delle Nazioni Unite. Il testo della dichiarazione è stato scritto dal poeta Mahmoud Darwish.

1990

Ottobre – Ebrei di estrema destra inscenano una provocazione religiosa contro i palestinesi sul Monte del Tempio. Di fronte alla resistenza, la polizia israeliana uccide 17 palestinesi.

1991

Su pressione di Israele e degli Stati Uniti, l’ONU approva la Risoluzione 46/86, che abroga la Risoluzione 3379 del 1975, non associando più il sionismo al razzismo.

1993

Agosto-settembre – Il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il leader dell’OLP Yasser Arafat si incontrano a Washington DC per discutere i cosiddetti accordi di Oslo. La premessa fondamentale di questi accordi è il riconoscimento reciproco tra l’OLP e lo stato di Israele. In pratica, l’accordo esprime una trasformazione politica all’interno di al-Fatah e dell’OLP, che rinuncia alla sua storica bandiera in difesa della fine dello stato sionista e dell’istituzione di uno stato laico, democratico e non razzista nella Palestina storica.

1994

25 febbraio – Il colono sionista Baruch Goldstein, militante del gruppo di estrema destra Kach, invade la Moschea di Ibrahim presso la Tomba dei Patriarchi a Hebron e apre il fuoco su oltre 800 musulmani che pregano lì. Il sito, occupato da Israele dal 1967, è un santuario per cristiani, ebrei e musulmani. Il massacro della Tomba dei Patriarchi, organizzato da Goldstein, ha provocato 29 morti musulmani e altri 120 feriti. Goldstein è diventato un simbolo dell’estrema destra israeliana. Anche l’attuale ministro della Sicurezza di Israele, Ben-Gvir, era un membro del gruppo di Goldstein.

4 maggio – Nell’ambito degli accordi di Oslo, viene fondata l’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), una fragile entità giuridica e proto-statale, con autorità sui palestinesi di Gaza e delle aree A e B della Cisgiordania, ma senza piena sovranità, riscossione autonoma delle imposte e amministrazione, controllo dei beni e delle risorse o proprie forze armate. Nello stesso contesto, Israele si è ritirato da parti di Gaza e Gerico in Cisgiordania. Tuttavia, in seguito ha finito per violare nuovamente gli accordi e per espandere gli insediamenti in terra palestinese.

1995

4 novembre – Yitzhak Rabin, allora primo ministro di Israele e firmatario dell’Accordo di Oslo, viene assassinato con tre colpi di pistola dopo aver parlato a un comizio a Tel Aviv. Yigal Amir, autore dell’assassinio, è un ebreo di estrema destra contrario all’Accordo di Oslo. Shimon Peres entra in carica.

Il Consiglio comunale di Gerusalemme decide di onorare Joshua “Gal” Goldschmidt, uno degli autori dell’attentato all’Hotel King David del 1946, intitolandogli uno dei viali della città.

1996

18 aprile – Qana, città biblica nel sud del Libano, è teatro dell’ennesimo massacro da parte dello stato di Israele. Il massacro di Qana avviene nell’ambito dell’operazione “Operazione grappoli d’ira” (definizione mutuata dal titolo originale, The Grapes of Wrath, del romanzo “Furore” di John Steinbeck), lanciata da Shimon Peres in Libano nell’arco di 16 giorni, con 150 morti. Nell’ambito di questa operazione, Israele bombarda una base delle Nazioni Unite, che ospita più di 800 persone. Solo in questo attacco sono state uccise 106 persone, metà delle quali bambini. Israele sostiene che il bombardamento è stato accidentale, cosa che viene contestata dalle Nazioni Unite.

1999

6 luglio – Ehud Barak diventa primo ministro di Israele.

2000

28 settembre – Sharon, allora deputato del Likud, organizza una visita alla Spianata delle Moschee di Gerusalemme, luogo sacro per i musulmani, un gesto che viene interpretato come una provocazione. Al termine della visita di Sharon, inizia un’ondata di proteste e scaramucce contro soldati e poliziotti israeliani che scatena la cosiddetta Seconda Intifada.

30 settembre – Mohamed Al-Durrah, un ragazzo palestinese di 12 anni, viene ucciso a Gaza dai soldati israeliani nell’ambito della repressione delle proteste della Seconda Intifada. Al-Durrah è morto sulle ginocchia del padre, Jamal Al-Durrah, che ha cercato di proteggerlo ed è rimasto ferito. Le immagini (nella foto) fecero il giro del mondo, ma gli assassini del ragazzo non furono mai assicurati alla giustizia.

L’apparizione di Hamas e il declino dell’ANP

2001

21-27 gennaio – Conferenza di Taba in Egitto tra Israele, guidato da Barak, e l’Autorità nazionale palestinese. Alla fine non viene firmato alcun documento e i negoziati si concludono senza alcun effetto.

7 marzo – Ariel Sharon, il “macellaio di Beirut”, diventa primo ministro di Israele per il partito Likud.

31 agosto – Più di 3.000 organizzazioni per i diritti umani che partecipano alla Conferenza mondiale delle Nazioni Unite contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza, tenutasi a Durban in Sudafrica nel 2001, chiedono il ripristino della Risoluzione 3379 del 1975 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che equipara il sionismo al razzismo.

2002

24 gennaio – Elie Hobeika, falangista libanese di estrema destra, muore in un misterioso attentato dinamitardo, prima di testimoniare davanti al tribunale belga sulla partecipazione di Sharon al massacro di Sabra e Chatila, avvenuto due decenni prima.

1 – 11 aprile – L’esercito israeliano mobilita bulldozer, veicoli blindati ed elicotteri e dà inizio a un massacro nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Il bilancio delle vittime è incerto, poiché centinaia di persone sono sepolte dalle macerie.

5 aprile – Lo storico israeliano Tom Segev, favorevole alla proposta dei due stati e critico delle politiche ultra-repressive dell’allora primo ministro Ariel Sharon, afferma: “L’occupazione incoraggia il terrorismo”.

2003

26 giugno – Il Comitato ONU per i diritti economici, sociali e culturali rilascia una dichiarazione su Israele: 

L’eccessiva insistenza sul fatto che lo stato sia uno “stato ebraico” favorisce la discriminazione e relega i cittadini non ebrei allo status di cittadini di seconda classe [paragrafo 10]. Il Comitato rimane gravemente preoccupato per le deplorevoli condizioni in cui vivono i palestinesi nei Territori occupati, i quali, a causa del perdurare dell’occupazione e delle conseguenti misure di chiusura, del coprifuoco prolungato, del controllo delle strade e dei posti di blocco, subiscono gravi restrizioni nell’esercizio dei diritti economici, sociali e culturali riconosciuti dal Patto, in particolare per quanto riguarda l’accesso al lavoro, alla terra, all’approvvigionamento idrico, all’assistenza sanitaria, all’istruzione e all’alimentazione [paragrafo 19].

2004

Gennaio – Il leader di Hamas Ahmed Yassin propone a Israele una tregua decennale in cambio di uno stato palestinese a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

22 marzo – Israele risponde alla proposta di Yassin con un attacco aereo in elicottero che lo uccide sommariamente e ferisce altre centinaia di persone. Centinaia di migliaia di palestinesi partecipano ai funerali del leader islamico.

11 novembre – Yasser Arafat muore in un ospedale della periferia di Parigi per sospetto avvelenamento. Centinaia di palestinesi si riuniscono a Ramallah, in Cisgiordania, per i funerali dell’ex leader dell’OLP. L’Autorità Nazionale Palestinese è ora presieduta da Mahmoud Abbas, o Abu Mazen, ancora più conciliante di Arafat.

2005

8 febbraio – La conferenza di pace di Sharm El Sheikh, nel Sinai, pone fine alla Seconda Intifada.

Nel corso dell’anno, gli insediamenti israeliani vengono rimossi da Gaza, insieme all’intera presenza militare israeliana nella regione e a 4 colonie in Cisgiordania, come realizzazione della Legge di attuazione del Piano di ritiro. Gaza e la Cisgiordania erano occupate dalla Guerra dei Sei Giorni. Nello stesso contesto, Sharon ha iniziato a costruire il Muro della Cisgiordania, una barriera di oltre 700 km con recinzioni, muri di cemento alti da 8 a 100 metri, fossati, aree di esclusione, telecamere elettroniche e torri di guardia. In molti casi, il muro finisce per separare i contadini dalle loro terre, generando enormi impatti sociali nella regione e aggravando la povertà.

2006

25 gennaio – Hamas vince le elezioni parlamentari in Palestina, conquistando 76 dei 132 seggi del parlamento. Ismail Hanyieh, di Hamas, diventa primo ministro, con il riconoscimento delle Nazioni Unite. Ma gli Stati Uniti fanno pressione su Abbas affinché si separi da Hamas.

30 luglio – Secondo massacro di Qana. 28 civili, tra cui 16 bambini, vengono uccisi in un attacco aereo israeliano nell’ambito della guerra contro Hezbollah in Libano.

Lo storico israeliano antisionista Ilan Pappe pubblica La pulizia etnica della Palestina, in cui denuncia i crimini dei sionisti nel 1948 sulla base di documenti dello stato israeliano.

2007

Come rappresaglia per l’elezione di Hamas l’anno precedente, Israele blocca Gaza via terra, acqua e aria. Gaza diventa, nelle parole dello storico israeliano antisionista Ilan Pappe, “la più grande prigione della terra”. Un’espressione che diventerà il titolo di uno dei suoi libri più noti. Nello stesso anno, Pappe cerca l’esilio a Londra, dopo aver subito una serie di minacce ed essere stato licenziato dall’Università di Haifa.

2008

24 gennaio – Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite approva una risoluzione che denuncia gli attacchi militari di Israele sui territori palestinesi e chiede a Israele di rimuovere il blocco imposto alla Striscia di Gaza. Il quotidiano israeliano, il Jerusalem Post, riporta che questa è la 15esima risoluzione che condanna Israele per le violazioni dei diritti umani in meno di due anni.

23 dicembre – Hamas chiede la fine del blocco israeliano di Gaza in cambio di una tregua.

26 dicembre – Israele permette temporaneamente l’ingresso di rifornimenti a Gaza dopo un blocco di 18 mesi.

27 dicembre – Un giorno dopo il rilascio dei rifornimenti, Israele lancia l’Operazione Piombo Fuso.

In un rapporto pubblicato per indagare su possibili crimini di guerra nel contesto dell’Operazione Piombo Fuso, le Nazioni Unite affermano che si è trattato di: 

un attacco deliberatamente sproporzionato, progettato per punire, umiliare e terrorizzare la popolazione civile, indebolendo radicalmente la loro capacità economica locale sia di lavorare che di sostenersi, e per costringerla a un senso sempre maggiore di dipendenza e vulnerabilità […]. La Missione conclude inoltre che le forze armate israeliane hanno illegalmente e ostentatamente attaccato e distrutto, senza necessità militari, una serie di oggetti e installazioni per la produzione o la lavorazione del cibo (compresi mulini, terreni e serre), installazioni per l’acqua potabile, fattorie e animali, in violazione del principio di indistinzione. Dai fatti investigati, la Missione conclude che questa distruzione è stata perpetrata allo scopo di negare alla popolazione civile i mezzi di sussistenza.

2009

3 gennaio – Israele mobilita truppe e carri armati e inizia la fase offensiva di terra a Gaza, sempre nell’ambito dell’Operazione Piombo Fuso.

17 gennaio – L’allora primo ministro Ehud Olmert annuncia una tregua unilaterale, misura che viene ricambiata da Hamas.

21 gennaio – Israele ritira completamente le sue truppe dalla Striscia di Gaza, lasciando 1.400 palestinesi morti, secondo l’ONG israeliana per i diritti umani B’Tselem.

31 marzo – Benjamin Netanyahu, del partito Likud, diventa primo ministro. Il suo governo sarà il più reazionario della storia di Israele.

1 giugno – Una commissione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, guidata dal giudice sudafricano Richard Goldstone, arriva nella Striscia di Gaza per indagare sulle possibili violazioni dei diritti umani durante l’offensiva israeliana.

15 settembre – La commissione ONU a Gaza dichiara nel suo rapporto che Israele “ha commesso crimini di guerra e forse crimini contro l’umanità”.

In un articolo per l’Huffington Post, il professore sudafricano di diritto internazionale e membro della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, John Dugard, sottolinea che “Israele è da tempo in ritardo per lo stesso processo di riconoscimento e trasformazione razziale che gli Stati Uniti hanno subito negli anni ’60 e il Sudafrica negli anni ’90”.

2011

Marzo – Israele approva la Legge sulla Nakba, che impone il blocco dei finanziamenti pubblici a qualsiasi istituzione che promuova attività, conferenze, seminari, film, lezioni o mostre che evochino il ricordo della Nakba.

2012

Dal 14 al 21 novembre – Nuovo massacro a Gaza: 174 palestinesi vengono uccisi e centinaia feriti nell’ambito dell’operazione Colonna di nuvola, anche detta Operazione Pilastro di difesa (Defensive Pillar), un’azione militare israeliana lanciata per assassinare Ahmad Jabari, leader del braccio militare di Hamas.

2014

11 gennaio – Muore il “macellaio di Beirut”, Ariel Sharon. La notizia viene festeggiata nel mondo arabo, in particolare dai palestinesi.

8 luglio – Israele risponde al rapimento di 3 giovani israeliani con l’operazione Protective Edge, un assalto di sette settimane a Gaza.

30 luglio – Davi Ovadia, un soldato dell’IDF, pubblica sui suoi social network una foto di sé con in mano un fucile, accompagnata dalla seguente didascalia: “Oggi ho ucciso 13 bambini palestinesi. Il resto dei bastardi musulmani lo manderò all’inferno più tardi” (foto sopra).

I giornalisti trasmettono immagini di coloni seduti sul punto più alto di Sderot che guardano e applaudono i bombardamenti su Gaza.

26 agosto – Israele termina l’operazione Protective Edge. Un totale di 2.100 palestinesi vengono uccisi in quella che è considerata l’operazione più violenta dal 2008.

2016

Nel dicembre 2016, il Consiglio di Sicurezza approva una risoluzione che vieta gli insediamenti e considera illegali i nuovi insediamenti israeliani in terra palestinese.

2017

Gennaio – In un chiaro gesto di disobbedienza alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del mese precedente, Israele annuncia la costruzione di 566 case per i coloni.

2018

19 luglio – La Knesset, il parlamento israeliano, approva la Legge sullo Stato-Nazione del Popolo Ebraico, una disposizione legale che sancisce la supremazia ebraica nelle aree occupate, istituendo uno stato ebraico esclusivo. Stabilisce inoltre che gli insediamenti illegali in terra araba sono un “valore nazionale” protetto dallo stato. Con la Legge sullo Stato-Nazione, l’arabo non è più riconosciuto come lingua nazionale.

Marzo – I palestinesi protestano vicino alla recinzione intorno a Gaza. I militari israeliani rispondono con il fuoco. Le proteste da parte palestinese continuano e più di 170 persone vengono uccise nel corso di diversi giorni.

6 aprile – Il giornalista Yasser Mutarja viene ucciso dallo stato di Israele nel 2018, mentre seguiva la Grande Marcia del Ritorno. Indossava un casco e un gilet con la scritta Press, che non gli ha impedito di essere colpito.

2021

Aprile – Durante il Ramadan, centinaia di palestinesi vengono attaccati dagli israeliani presso la Moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, uno dei tre siti più sacri per i musulmani.

2022

11 maggio – Shireen Abu Akleh, giornalista palestinese-americana della rete Al Jazeera, viene colpita al volto da soldati israeliani mentre controllava i soldati a Jenin, in Cisgiordania. “Abbiamo concluso il nostro monitoraggio indipendente dell’incidente. Gli spari che hanno ucciso Abu Akleh e ferito il suo collega Ali Sammoudi provenivano dalle forze di sicurezza israeliane e non da spari indiscriminati di palestinesi armati, come inizialmente sostenuto dalle autorità israeliane”, ha dichiarato la portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani Ravina Shamdasani.

15 giugno – In una dichiarazione di odio anti-arabo, il ministro israeliano dei Servizi religiosi e leader del partito di destra YaminaMatan Kahana, afferma che vorrebbe avere un “pulsante che possa far scomparire tutti gli arabi” e che “lo premerebbe”. La dichiarazione è stata pronunciata durante una lezione in una scuola secondaria situata in un insediamento illegale a Efrat, in Cisgiordania.

26 luglio – In un discorso alle Nazioni Unite, la ministra sudafricana Naledi Pandor chiede che Israele sia considerato uno “stato di apartheid”“La narrazione palestinese evoca esperienze della storia del Sudafrica di segregazione e oppressione razziale”, ha dichiarato nel suo discorso. 

29 settembre – Rayan Suleiman, un bambino palestinese di 7 anni, muore per insufficienza cardiaca dopo essere stato inseguito da soldati israeliani pesantemente armati nella Cisgiordania occupata.

2023

26 gennaio – Israele lancia razzi contro Gaza, dopo aver massacrato 9 palestinesi a Jenin, nella Cisgiordania occupata.

22 febbraio – 11 palestinesi vengono uccisi e altri 100 feriti a Nablus, in Cisgiordania, in un’operazione dell’IDF con il pretesto di arrestare sospetti coinvolti in attacchi contro Israele, in uno degli episodi più violenti degli ultimi anni.

22 marzo – La Knesset approva l’abrogazione di una precedente legge che smantellava quattro insediamenti in Cisgiordania, con l’obiettivo di riprendere l’occupazione della regione. Gli Stati Uniti e diversi altri paesi condannano l’iniziativa approvata dal parlamento.

26 marzo – Il Centro palestinese per i diritti umani (CPDH) avverte che il divieto israeliano sulle forniture mediche nella Striscia di Gaza assediata mette a rischio la vita di migliaia di pazienti. “Le carenze del sistema sanitario e la mancanza di forniture e attrezzature mediche hanno portato a un deterioramento delle condizioni di migliaia di pazienti a Gaza”, denuncia il gruppo per i diritti umani in un rapporto.

5 aprile – La polizia israeliana prende d’assalto la Moschea di Al-Aqsa mentre i palestinesi stanno pregando per il Ramadan. Centinaia di palestinesi vengono arrestati e, secondo la Mezzaluna Rossa, almeno 12 sono feriti a causa dei proiettili di gomma e delle bombe stordenti usate all’interno della moschea.

7 aprile – Israele bombarda il Libano meridionale e il campo profughi di Nuseirat nella Striscia di Gaza.

2 maggio – Muore Khader Adnan, prigioniero politico vittima delle famigerate Carceri Amministrative (procedura penale che prevede l’imprigionamento di palestinesi senza processo e senza accuse formali), dopo 87 giorni di sciopero della fame.

11 maggio – Nel terzo giorno di bombardamenti aerei contro la Jihad islamica, Israele uccide 27 palestinesi, tra cui 6 bambini, e lascia 86 feriti.

19 giugno – Un elicottero israeliano bombarda la Cisgiordania per la prima volta dagli anni 2000. Vengono uccisi 5 palestinesi, tra cui un ragazzo di 15 anni, e altri 60 vengono feriti.

5 agosto – Elisha Yered, un colono legato a Limor Son Har-Melech, deputato del partito estremista Otzma Yehudit, uccide Qusai Mu’tan, un giovane palestinese di soli 19 anni che stava partecipando a un incontro con i suoi amici nel villaggio di Burqa, nella Palestina occupata. Il suo funerale è stato segnato da una grande emozione. Ben Gvir ha elogiato le azioni “eroiche” di Yered, dicendo che meritava una “medaglia d’onore”.

21 agosto – Tor Wennesland, inviato delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, pubblica un rapporto ai membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in cui avverte della morte di oltre 200 palestinesi solo entro il 2023, in quella che definisce “tendenza preoccupante”.

26 settembre – La campagna di bombardamenti con i droni a Gaza contro le proteste palestinesi al confine raggiunge il quinto giorno. 41 palestinesi sono feriti

7 ottobre – Hamas lancia l’operazione Tempesta di Al Aqsa.

8 ottobre – Israele risponde con una brutale rappresaglia a Gaza con bombardamenti aerei su edifici civili, ospedali, scuole, sedi delle Nazioni unite, occupazione via terra e ordine di evacuazione per l’intera popolazione, blocco di elettricità, cibo, acqua, carburante. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, dichiara: “L’ordine è di stabilire un blocco totale della Striscia di Gaza… Stiamo combattendo contro animali umani e stiamo agendo di conseguenza”.

Gli Stati Uniti intervengono con ingentissimi aiuti militari. Secondo Al Jazeera, da gennaio gli Stati Uniti hanno fornito a Israele circa 3,8 miliardi di dollari in aiuti militari.

Dall’inizio della rappresaglia, alla data odierna si contano 31.000 morti accertati e decine di migliaia di dispersi sotto i palazzi crollati.

Centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, sventolando cartelli e bandiere palestinesi, scendono in piazza chiedendo un cessate il fuoco immediato, aiuti umanitari per Gaza e la Palestina libera.