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La pubblicazione sull’evoluzione dei salari in Svizzera (fondata sui dati 2022) conferma quella che, ormai da tempo, l’MPS va ripetendo, tra l’altro con una serie infinita di interrogazioni al governo, rimaste (di fatto) senza risposte adeguate. Pubblichiamo qui di seguito la reazione odierna dell’MPS che, ancora una volta, ribadisce la necessità di un controllo del mercato del lavoro. (Red)

 Dal 2016 al 2022 il salario mediano in Ticino è aumentato solo di 39 franchi, pari allo 0,7% a fronte di un aumento, a livello nazionale, di 275 franchi pari al 4.4%. Una differenza in termini reali di 1’200 franchi mensili! Nello stesso periodo l’aumento dell’indice nazionale dei prezzi al consumo è aumento del 3,5%. Di conseguenza la perdita netta del salario è stata del 2.8%. Tutto questo senza tenere in considerazione che l’aumento reale del costo della vita (basti ricordare che i premi di cassa malati non sono considerati nell’indice dei prezzi al consumo) è ben più alto. È inoltre noto che il potere d’acquisto si erode in modo diverso a seconda delle specificità regionali: diversi studi hanno infatti confermato come per il Ticino la situazione sia ancora più difficile delle altre regioni.
A livello di economia privata, in ben 8 branche produttive e dei servizi si registra un peggioramento in valori assoluti dei salari tra il 2020 e il 2022, addirittura in 12 sul periodo 2008-2022.
Viceversa a livello nazionale il salario mediano è aumentato, dal 2016 al 2022, del 4.4%, rispettivamente del 3.7% dedotta l’inflazione.
Queste cifre dimostrano, se ancora fosse necessario, la gravità della situazione reddituale in Ticino ed il fallimento, su tutta la linea, del Consiglio di Stato e dei partiti che lo compongono.
Una responsabilità che è ancora più pesante tenuto conto che tutti i partiti di governo e l’UDC avevano contributo, nel 2016, a respingere la prima iniziativa popolare MPS “Basta con il dumping”. Malgrado questo ampio fronte partitico la nostra iniziativa aveva raccolto ben il 47.6% dei consensi.
La seconda iniziativa popolare contro il dumping promossa dal MPS nel 2019 è bloccata consapevolmente, dalla maggioranza dei partiti presenti nelle commissioni parlamentari, malgrado che i termini previsti per l’evasione di un’iniziativa popolare siano da tempo scaduti.
La situazione salariale emersa, ancora una volta, dalla inchiesta appena pubblicata non solo dimostra la inadeguatezza di salari minimi legali come quello vigente (che di fatto spinge i salari effettivi sempre più verso il basso e verso i 3’000 franchi); ma conferma la necessità di un controllo sistematico sul mercato del lavoro e su condizioni di lavoro e di salario: senza questo controllo sarà impossibile prospettare miglioramenti significativi della situazione.
L’iniziativa dell’MPS è l’unica risposta adeguata dal punto di vista del controllo del mercato del lavoro. Per questo l’MPS chiede formalmente all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio d’intervenire affinché la nostra iniziativa possa essere sottoposta al voto popolare il più presto possibile. Lo si deve alla popolazione ticinese confrontata con una riduzione ormai sistematica e preoccupante del proprio potere d’acquisto.