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Tra pochi giorni scadono i termini per il referendum contro EFAS. Invitiamo, chi non lo ha ancora fatto, a firmare e a far firmare subito il referendum e a ritornare i formulari al comitato referendario. (Red)

Lo scorso dicembre, dopo quattordici (!) anni di dibattiti, il “finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie” per l’assicurazione malattia (EFAS) è stato adottato dal neoeletto Parlamento federale. Si tratta di un “evento storico”, secondo un comunicato stampa firmato da un’alleanza di 22 gruppi di pressione, tra cui le organizzazioni mantello dei medici (FMH), degli ospedali (H+), delle aziende farmaceutiche (Interpharma), un grande gruppo di assicuratori (Curafutura) e la lobby economica Economiesuisse. La coalizione descrive il progetto come “una delle più importanti riforme del nostro sistema sanitario“. Si tratta di un argomento molto tecnico, la cui portata può sembrare a prima vista difficile da comprendere per chiunque di noi. Ma cerchiamo di cogliere alcune delle questioni in gioco.

L’idea di base della riforma è quella di avere lo stesso finanziamento per tutte le cure, diviso tra i Cantoni (26,9%) e gli assicuratori – e gli assicurati – (73,1%) (è una questione di decimali!). Questo sistema sostituirà quello attuale, che prevede finanziamenti diversi per le cure ospedaliere (attualmente il 55% è a carico dei Cantoni e il 45% degli assicuratori e degli assicurati) e per le cure ambulatoriali, (il 100% è oggi a carico dei premi e delle franchigie che paghiamo). La riforma dovrebbe incoraggiare i pazienti – e i medici – a ricorrere il più possibile alle cure ambulatoriali (in particolare per gli interventi chirurgici) o ad abbreviare le cure ospedaliere, al fine di ridurre la spesa complessiva. Perché no? In apparenza appare sensato e sembra più semplice avere un unico sistema di finanziamento.

Ma, purtroppo, la storia dimostra che è – e continuerà a essere – l’ossessione per i costi a prevalere sulla qualità e sul comfort delle cure. Un’assistenza umana e olistica che tenga conto della situazione psicosociale del paziente sarà più difficile da difendere.

Da questo punto di vista, i pazienti non hanno nulla da guadagnare da EFAS. Eppure la Federazione Svizzera dei Pazienti (FSP) è particolarmente silenziosa sul cambiamento di finanziamento. E se è la semplicità del finanziamento solidale (che è alla base della “mutualizzazione” dei rischi sanitari) che cerchiamo, allora perché non fissare i premi in base al reddito e affidarne la gestione a una cassa unica?

Con questa modifica del finanziamento del sistema sanitario, i Cantoni verseranno circa 10 miliardi di franchi (il 26,9% dei costi!) alle assicurazioni malattia, che saranno responsabili del pagamento dell’intera fattura ai fornitori di servizi sanitari. In questo modo si rafforzerà il potere delle assicurazioni, le stesse che, anno dopo anno e senza alcun controllo democratico, “aggiustano” i nostri premi di cassa malati al costo dell’assistenza sanitaria (e talvolta anche al valore delle perdite di borsa sulle loro riserve). Gli stessi che gestiscono sia i premi della LAMal (assicurazione di base obbligatoria) sia i premi delle assicurazioni complementari commerciali. Gli stessi che da tempo cercano di limitare la scelta del medico, e così via.

Inoltre, questa riforma indebolirà la posizione dei Cantoni e il loro margine di manovra nella pianificazione sanitaria, che è uno dei pochi strumenti in mano pubblica per controllare i costi della sanità. Anche se, alla fine, i Cantoni avranno “accesso” a tutte le fatture ospedaliere originali, comprese quelle ambulatoriali – ultima concessione ottenuta prima del voto finale di dicembre.

Non dimentichiamo che se le assicurazioni pagano i conti, i pazienti dovranno pagare di tasca propria, oltre alla franchigia e al ticket, il contributo ai costi specifici dei servizi di cura, fissato a 23 franchi al giorno. Questo contributo specifico si applica ai pazienti che ricevono assistenza a domicilio o nei pronto soccorso, nonché alle madri che partoriscono a casa o in ambulatorio. Attualmente, alcuni Cantoni pagano una parte di questi 23 franchi al giorno (in particolare per le cure ambulatoriali), riducendo così l’onere per il paziente. Con questa modifica di legge, i Cantoni risparmieranno 500 milioni di franchi: forse è per questo che non li sentiamo difendere la loro perdita di capacità in termini di pianificazione sanitaria.

Se la modifica di legge entrasse in vigore, l’ultima spiaggia, probabilmente quest’anno, sarebbe quella di accettare l’iniziativa popolare che chiede di limitare i premi a carico degli assicurati al 10% del reddito disponibile. Almeno due terzi della riduzione dei premi verrebbero finanziati dalla Confederazione e il terzo restante dai Cantoni.

A meno che il referendum contro l’EFAS lanciato dal Sindacato dei Servizi Pubblici (SSP/VPOD) non abbia successo e il popolo non corregga la situazione. La posta in gioco è enorme, non solo dal punto di vista della sanità pubblica e della solidarietà, ma anche semplicemente perché tutti possano essere curati e pagare i contributi in base alle proprie possibilità.

*pediatra FMH a Aigle. Questo contributo è apparso su quotidiano romando Le Courrier del 2 febbraio 2024.