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In Svizzera, i premi dell’assicurazione malattia rappresentano in media il 14% del reddito familiare. Come ogni media, questo dato può essere fuorviante, poiché i premi non sono proporzionali al reddito: più alto è il reddito, minore è la percentuale rappresentata dalla voce “assicurazione malattia”.

Ad esempio, con un reddito mensile di un milione di franchi, il CEO di UBS non pagherà il 14% del suo reddito, cioè 140.000 franchi, per l’assicurazione malattia: il suo contributo mensile di 860 franchi all’assicurazione di base del gruppo familiare rappresenterà quindi lo 0,08% del suo reddito.

Per contro, gli 860 franchi di base su un reddito di 6400 franchi rappresentano il 13,4%; su un reddito di 5000 franchi, rappresentano il 17,2%.

In altre parole, con un reddito di 5000 franchi, lo sforzo richiesto per pagare i premi dell’assicurazione malattia sarà duecentoquindici volte superiore a quello compiuto dal nostro CEO milionario.

Ma anche se ipotizziamo uno sforzo equamente suddiviso del 14%, dopo aver pagato l’ipotetico premio di cassa malati di 140’000 franchi al CEO di UBS resterebbero ancora circa 860’000 franchi per arrivare a fine mese. All’assicurato con un reddito mensile di 5’000 franchi, una volta pagata l’assicurazione malattia, rimarrebbe solo l’86%, ovvero 4.450 franchi.

È questo impatto diseguale e indecente dello sforzo richiesto per accedere all’assistenza sanitaria – al di là della franchigia, della partecipazione del 10% e della quota-parte a carico degli assicurati – che l’iniziativa in votazione intende correggere.

Non affronta il problema fondamentale rappresentato dalla LAMAL. Il potere dell’industria farmaceutica – per lo stesso farmaco i prezzi richiesti in Svizzera sono di gran lunga superiori a quelli dei Paesi vicini – non sarà intaccato. Né sarà intaccato nemmeno quello delle casse malati – il cui metodo di determinazione dei premi continua ad essere ufficialmente considerato “opaco”; e certamente non scomparirà l’obbligo di moltiplicare gli esami per rendere redditizi gli investimenti per i macchinari medici.

In questo senso, l’iniziativa sottoposta al voto non è una soluzione a lungo termine, così come l’esistenza di sussidi per le case popolari non pone fine all’onnipotenza degli immobiliaristi e delle società di gestione degli immobili.

Tuttavia, è grazie all’assunzione di responsabilità da parte delle autorità pubbliche per la parte di affitto che supera i limiti degli alloggi sussidiati che centinaia di migliaia di persone, famiglie e nuclei familiari possono avere un tetto senza doversi dissanguare ulteriormente per pagare l’affitto.

Lo stesso vale per l’iniziativa del 10%: non limita i premi al 10% del reddito, ma limita al 10% del reddito lo sforzo che le persone devono fare per avere accesso all’assistenza sanitaria, mentre il resto è pagato attraverso le imposte.

Questo include le imposte pagate, secondo una certa progressività dell’imposizione, da chi, dopo il pagamento di un ipotetico premio di 140’000 franchi, avrebbe comunque un reddito 193 volte superiore a quello di cui può disporre, dopo il pagamento dei premi di cassa malati, una persona con un reddito mensile di 5’000 franchi.

È solo un primo passo, ma fondamentale.

* Intervento a nome della CGAS (Communauté genevoise d’action syndicale) alla conferenza stampa di sostegno all’iniziativa per la limitazione al 10% del reddito dei premi di cassa malati, tenutasi a Ginevra l’ 8 maggio 2024.