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Negli ultimi anni, il legittimo rifiuto delle politiche promosse dalle potenze imperialiste tradizionali (USA, Europa occidentale e Giappone) seguito dagli annunci dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) hanno suscitato grande interesse e aspettative di grandi cambiamenti, tra cui la creazione di una moneta comune per sfidare il dollaro come valuta dominante. Ma cosa è successo in realtà? Quali sono i risultati raggiunti dalla Nuova Banca di Sviluppo e dal Fondo Monetario dei BRICS?

Qual è il peso reale dei BRICS?

I cinque Paesi membri fondatori dei BRICS [1], riunitisi nel 2011, sono Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica e rappresentano il 27% del PIL mondiale, il 20% delle esportazioni mondiali, il 20% della produzione mondiale di petrolio e il 41% della popolazione mondiale. Al vertice dell’agosto 2023 è stato annunciato l’allargamento del gruppo BRICS, il cui acronimo è stato modificato in BRICS+. Si sarebbero aggiunti altri sei Paesi: Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran e Argentina. Per finire, dopo l’elezione di Javier Milei nel novembre 2023, l’Argentina si è ritirata. Se aggiungiamo i cinque nuovi membri e ricalcoliamo il peso dei BRICS+, il grande cambiamento rispetto alla situazione precedente riguarda la produzione di petrolio. I BRICS+ rappresentano il 42% della produzione mondiale di petrolio e il 51% delle emissioni di gas serra. Qualche altro dato: i BRICS+ rappresentano il 29% del PIL mondiale, il 25% delle esportazioni mondiali e il 45% della popolazione del pianeta.

Da anni si parla della possibilità che i BRICS lancino una nuova moneta. A che punto siamo?

Anche se alcuni sperano che questo punto possa essere all’ordine del giorno del prossimo vertice BRICS, che si terrà nel 2024 a Kazan (capitale della Repubblica del Tatarstan, parte della Federazione Russa) sotto la presidenza russa di Vladimir Putin, la creazione di una moneta comune BRICS non è stata menzionata nella dichiarazione finale adottata al vertice BRICS tenutosi nell’agosto 2023 in Sudafrica [2]. È vero che nel suo discorso di chiusura del vertice, il presidente brasiliano ha annunciato che i BRICS avevano “approvato la creazione di un gruppo di lavoro per studiare l’adozione di una valuta di riferimento per i BRICS. Questo aumenterà le nostre opzioni di pagamento e ridurrà le nostre vulnerabilità.” [3]
Paulo Nogueira Batista, economista brasiliano che ha rappresentato il Brasile presso il FMI dal 2007 al 2015 sotto la presidenza Lula e poi ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della Nuova Banca di Sviluppo (creata dai BRICS) dal 2015 al 2017, è tra coloro che sperano che la creazione di una valuta BRICS sia all’ordine del giorno del XVI vertice BRICS. In una comunicazione dell’ottobre 2023, Paulo Nogueira Batista ha dichiarato che “Lo stesso presidente Putin, così come il presidente Lula, hanno spesso parlato di de-dollarizzazione e della possibile creazione di una moneta comune o di riferimento per i BRICS. Gli esperti russi lavorano sul tema almeno dal 2022. È abbastanza chiaro perché la Russia sia all’origine di questa idea“.
Naturalmente, Nogueira si riferisce alle sanzioni a cui la Russia è stata sottoposta dopo l’annessione della Crimea nel 2014 e, soprattutto, dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022.
Paulo Nogueira Batista prosegue riassumendo alcuni dei progressi compiuti e i molti ostacoli incontrati, concludendo: “Siamo fortunati che la Russia presiederà i BRICS nel 2024 e che il Brasile lo farà nel 2025 – proprio perché sembrano  i due Paesi più interessati a creare una moneta comune o di riferimento. Se tutto andrà bene, i BRICS potrebbero prendere la decisione di creare una moneta al vertice in Russia del prossimo anno. Entro il vertice del 2025 in Brasile, i BRICS potrebbero essere in grado di annunciare i primi passi verso la sua realizzazione” [4].
Ma ci sono anche altre posizioni. Lesetja Kganyago, economista neoliberale e governatore della Banca Centrale del Sudafrica, è molto meno ottimista di Paulo Nogueira. Ecco cosa scriveva a  questo proposito William Gumede su Businessday il 21 agosto 2023, all’epoca del vertice dei BRICS: “Lesetja Kganyago ha messo in guardia contro l’utilità di creare una moneta comune in un blocco commerciale i cui membri sono sparsi in posizioni geografiche molto diverse. Il successo dell’euro, la moneta comune dell’UE, si basa in parte sulla vicinanza geografica, su istituzioni e regimi economici e politici simili e sull’abbandono delle valute nazionali da parte delle singole economie nazionali. Una moneta BRICS richiederà anche una banca centrale BRICS, una politica monetaria comune, un allineamento delle politiche fiscali e una sinergia tra i regimi politici dell’intero blocco commerciale. Allo stato attuale, le valute dei BRICS hanno regimi bancari centrali poco adatti e non sono facilmente convertibili, a differenza dell’UE quando è stato creato l’euro. Le banche centrali di Cina e Russia sono inoltre controllate dallo Stato, mentre Sudafrica, India e Brasile hanno banche centrali indipendenti. La grande domanda è se la Cina o la Russia rinunceranno alla loro sovranità sulle valute nazionali, cruciale per il successo di una moneta comune” [5].
Aggiungiamo che è difficile immaginare che l’India di Narendra Modi, che probabilmente vincerà le elezioni del maggio 2024, entri in conflitto con gli Stati Uniti sostenendo il lancio di una moneta comune, soprattutto perché proseguono i confronti economici e militari sino-indiani. Di fronte alla Cina, l’India sta rafforzando le proprie relazioni con Israele, Washington, Australia e Giappone, mentre allo stesso tempo aiuta la Russia a vendere il suo petrolio e rimane un membro dei BRICS. Come sottolinea Kganyago, l’India vuole mantenere la sovranità sulla propria moneta. Lo stesso vale per il Brasile, poiché consente a entrambi i Paesi di mantenere o rafforzare la propria influenza nelle loro tradizionali aree di influenza economica. Il Brasile rispetto alle economie vicine (Paraguay, Perù, Bolivia, Ecuador, Venezuela…); l’India rispetto a Bangladesh, Nepal, Sri Lanka, … .
Ritengo che sia più importante valutare l’attuale situazione piuttosto che speculare sulla probabilità che un giorno si concretizzi una moneta comune dei BRICS. Quello che è certo è che, al di là della retorica dei rappresentanti russi e brasiliani, nella pratica non ci sono stati finora progressi nella creazione di una moneta comune.

In poche parole, cos’è la Nuova Banca di Sviluppo? Qual è la quota di ciascun Paese BRICS nella Nuova Banca di Sviluppo (NBS) e come funziona?

La NBS è stata ufficialmente creata il 15 luglio 2014 in occasione del 6° vertice BRICS tenutosi a Fortaleza, in Brasile. La NBS ha concesso i primi prestiti a partire dalla fine del 2016. I cinque Paesi fondatori hanno ciascuno una quota uguale del capitale della Banca e nessuno ha un diritto di veto. Oltre ai 5 Paesi fondatori, la NBS include, come membri, Bangladesh, Emirati Arabi Uniti ed Egitto [6]. L’Uruguay sta per rendere effettiva la sua adesione. La NBS ha un capitale di 50 miliardi di dollari, che in futuro dovrebbe essere portato a 100 miliardi. La presidenza è assunta a rotazione. Ogni Paese ha il diritto di assumere un turno di presidenza per un mandato di cinque anni. L’attuale presidente Dilma Rousseff è brasiliana, mentre il prossimo presidente sarà russo e verrà nominato nel 2025 da Vladimir Putin, appena rieletto presidente della Federazione Russa fino al 2030. La Nuova Banca di Sviluppo ha annunciato che si concentrerà principalmente sul finanziamento di progetti infrastrutturali, tra cui sistemi di distribuzione dell’acqua e sistemi di produzione di energia rinnovabile. Insiste sulla natura “verde” dei progetti finanziati, anche se per la verità questo aspetto sia molto discutibile.

L’opinione di Paulo Nogueira sulla Nuova Banca di Sviluppo

Date le sue responsabilità come rappresentante del Brasile presso il FMI e poi come vicepresidente della NBS, vale la pena pubblicare un ampio estratto dei commenti di Paulo Nogueira Batista sulla nuova banca creata dai BRICS: “La Banca ha realizzato molto, ma non è ancora riuscita a fare la differenza. Una delle ragioni è legata, dobbiamo dirlo con franchezza, nel tipo di persone che abbiamo mandato a Shanghai dal 2015 come presidenti e vicepresidenti dell’istituzione. Il Brasile, ad esempio, sotto l’amministrazione Bolsonaro, ha inviato una persona debole come presidente dalla metà del 2020 all’inizio del 2023 – tecnicamente debole, orientata all’Occidente, senza leadership e senza alcuna idea su come guidare un’iniziativa geopolitica. Purtroppo, la Russia non fa eccezione: il vicepresidente russo della NBS è del tutto inadeguato al compito. La debolezza della gestione ha spesso portato a un cattivo reclutamento del personale.
A questi problemi interni alla Banca si sono aggiunti ostacoli politici più ampi, tra cui le relazioni tese tra Cina e India, le sanzioni imposte alla Russia dal 2014 e, soprattutto, dal 2022, e le crisi politiche in Brasile e Sudafrica. Questi problemi macro-politici all’interno e tra i membri fondatori hanno danneggiato anche la NBS.
Il Brasile ha delegato Dilma Rousseff, ex presidente del Brasile, alla presidenza dell’istituzione. Tuttavia, le restano meno di due anni per risollevare le sorti della Banca. Il tempo a disposizione non è sufficiente. Il futuro della NBS dipende quindi in gran parte dalla Russia. La Russia avrà l’opportunità di nominare un nuovo presidente per 5 anni, a partire dal luglio 2025. Sono convinto che questa volta la Russia sarà in grado di inviare una persona forte, di alto livello politico, tecnicamente valida e con una chiara visione degli obiettivi geopolitici che hanno portato i BRICS a creare la NBS
“.
Queste speranze di Paulo Nogueira che la Russia possa offrire alla NBS una forza molto maggiore a partire dal 2025 devono essere mitigate da due fattori importanti. In primo luogo, gli sviluppi della guerra in Ucraina e le sanzioni internazionali imposte alla Russia da USA, Europa occidentale e Giappone. In secondo luogo, la decisione della NBS del 4 marzo 2022 di interrompere i prestiti alla Russia. La NBS ha scelto di rispettare le sanzioni imposte dai partner di Washington e si è astenuta dal concedere nuovi prestiti alla Russia, per timore di un declassamento del suo rating creditizio, dato che quasi il 7% degli impegni della NBS sono in Russia (il declassamento da parte delle agenzie di rating di New York è avvenuto effettivamente a metà del 2022). Una situazione questa che può essere verificata direttamente  sul sito della NBS (https://www.ndb.int/projects/all-projects/ ) e in modo più particolareggiato a questo link: https://www.ndb.int/projects/all-projects/?country=russia&key_area_focus=&project_status=&type_category=&pyearval=#paginated-list dove si può vedere che l’ultimo progetto sostenuto finanziariamente dalla NBS in Russia risale al 2021.

Ma quali sono gli altri elementi di delusione espressi da Paulo Nogueira sulla Nuova Banca di Sviluppo?

Torniamo alla valutazione di Paulo Nogueira sulle debolezze della NBS: “Perché è possibile affermare che la NBS è stata finora una delusione? Eccone alcune ragioni. Gli esborsi sono stati sorprendentemente lenti, i progetti vengono approvati ma non trasformati in contratti. Quando i contratti vengono firmati, l’effettiva attuazione dei progetti è lenta. I risultati sul campo sono scarsi. Le operazioni – finanziamenti e prestiti – sono principalmente in dollari USA, la valuta che serve anche come unità di conto della Banca. Come possiamo, come BRICS, parlare in modo credibile di de-dollarizzazione se la nostra principale iniziativa finanziaria continua ad essere prevalentemente basata sul dollaro?
Non ditemi che non è possibile effettuare operazioni nelle valute nazionali dei nostri Paesi. La Banca Interamericana di Sviluppo (la BIS), ad esempio, ha una notevole esperienza di operazioni in valuta brasiliana da molti anni. Non capisco perché la NBS non abbia beneficiato di questa esperienza. Possiamo aspettarci che Dilma Rousseff cominci a risolvere questi problemi.
La NBS è inoltre ben lontana dall’essere la banca mondiale che avevamo previsto al momento della sua creazione. In otto anni di esistenza, solo tre nuovi Paesi vi hanno aderito. Questo dato va confrontato con quello della Banca asiatica di investimento per le infrastrutture [7] a guida cinese, l’AIIB, istituita più o meno nello stesso periodo della NBS e che da tempo conta più di 100 Paesi membri. Inoltre, la governance della NBS è carente e le regole non vengono rispettate dalla dirigenza. Il consiglio di amministrazione è inefficace. La trasparenza non è rispettata. La Banca è opaca, sono poche le informazioni rese pubbliche sui prestiti e sui progetti rese. Le risorse umane sono deboli. Molte posizioni importanti all’interno della Banca non sono occupate e lo scoraggiamento dei dipendenti è dilagante, conducendo a partenze e, di conseguenza, a una riduzione del numero totale di dipendenti”
.
Ricordiamo che queste considerazioni estremamente critiche non provengono certo da un nemico dei BRICS; ma da un convinto sostenitore della necessità di dare maggiore forza alle iniziative dei BRICS.
Va inoltre sottolineato che nell’aprile del 2023, l’ultimo prestito della NBS sui mercati finanziari ha assunto la forma di obbligazioni in dollari [8] anziché in renminbi, come avveniva all’inizio dell’attività della banca. Si tratta di un’ulteriore prova che le pratiche della NBS e la strategia dei BRICS non sono in linea con l’obiettivo dichiarato di ridurre risolutamente il ruolo del dollaro nel commercio internazionale. Per gli anni 2020-2021, il 75% dei prestiti della NBS sono stati effettuati in dollari. La direzione della NBS ha annunciato che in futuro ridurrà i prestiti e i crediti in dollari, fino a raggiungere il 70% delle sue attività e passività entro il 2030:  un obiettivo poco ambizioso e ancora tutto da verificare.

Perché la NBS sottoscrive prestiti sui mercati finanziari e in dollari?

È un’ottima domanda. La prima conclusione è che c’è un’enorme incoerenza tra l’affermazione dei leader dei BRICS di voler ridurre il ruolo del dollaro e il fatto che stanno prendendo a prestito dollari sui mercati finanziari. Se fossero coerenti, dovrebbero sviluppare una moneta comune o commerciare sempre più attraverso un paniere comune delle loro valute. E se devono proprio ancora ricorrere al dollaro, per quale ragione prendere a prestito sui mercati finanziari quando la Cina possiede un’enorme quantità di dollari nelle sue riserve, più di 3’000 miliardi di dollari (3.307.000.000 di dollari al 31 dicembre 2022 secondo la Banca Mondiale). Anche l’India e il Brasile dispongono di ingenti riserve in dollari. Secondo la Banca Mondiale, alla fine del 2022 le riserve valutarie del Brasile ammonteranno a 325 miliardi di dollari, quelle dell’India a 563 miliardi e quelle della Russia a 582 miliardi. Ci si potrebbe anche chiedere perché la Russia abbia lasciato quasi 300 miliardi di euro di riserve in Europa occidentale, principalmente presso Euroclear a Bruxelles, che alla fine sono state bloccate nell’ambito delle sanzioni seguite all’invasione dell’Ucraina nel 2022. La conclusione che si può trarre è che, lungi dall’aver costruito insieme potenti strumenti comuni per finanziare il commercio e gli investimenti, i BRICS rimangono ancorati a relazioni basate sulla supremazia del dollaro e riproducono il modello di finanziamento adottato dalle principali istituzioni finanziarie internazionali come il FMI e la Banca Mondiale. Certo, una differenza c’è, ed è grande: la Nuova Banca di Sviluppo non condiziona i suoi prestiti all’applicazione di politiche di aggiustamento strutturale (anche se non lo fa nemmeno la Banca Mondiale, visto che i prestiti sono principalmente basati su progetti microeconomici e devono quindi essere giustificati come bancabili indipendentemente dalle politiche macroeconomiche di un Paese).

Quali tipi di progetti vengono finanziati dalla Nuova Banca di Sviluppo?

In effetti è davvero importante esaminare i tipi di iniziative finanziate dalla NBS. L’analisi rigorosa condotta dell’economista sudafricano Patrick Bond sui progetti finanziati dalla NBS in Sudafrica mostra che questi progetti rafforzano l’estrazione neocoloniale di materie prime e la combustione di combustibili fossili, spesso a beneficio di debitori chiaramente corrotti e oppressivi. (Si legga “BRICS New Development Bank Corruption in South Africa”, pubblicato il 5 settembre 2022, http://www.cadtm.org/BRICS-New-Development-Bank-Corruption-in-South-Africa ).
In questo articolo, Patrick Bond conclude che “La NBS non sembra essere un’alternativa a un sistema di finanziamento dello sviluppo incentrato su Washington e pieno di problemi. Al contrario, il caso sudafricano dimostra che ci sono tutti gli ingredienti che fanno sì che la NBS amplifichi lo sviluppo ineguale finanziando alcune delle istituzioni più notoriamente corrotte del Paese, per progetti che sono a loro volta molto dubbi“.
In un recente documento presentato da Patrick Bond al Forum sociale mondiale in Nepal nel febbraio 2024, intitolato “The BRICS New Development Bank & Sub-Imperialism: Working within, not against, global financial power” (La nuova banca di sviluppo dei BRICS e il sub-imperialismo: lavorare all’interno del potere finanziario globale, non contro di esso) [9], l’autore dimostra che le politiche dei BRICS, e in particolare quelle della NBS, non costituiscono un’alternativa al modello imperialista dominato dagli Stati Uniti. Non rompono con il dominio del dollaro e riproducono lo stesso modello di esportazione estrattivista.
Possiamo ragionevolmente condividere l’opinione di Samir Amin, ripresa anche da Patrick Bond, secondo cui le politiche dei BRICS non rompono fondamentalmente con la globalizzazione capitalista neoliberista. Ha scritto Samir Amin: “L’offensiva in corso dell’imperialismo collettivo USA-Europa-Giappone contro tutti i popoli del Sud del mondo poggia su due gambe:
– la gamba economica – il neoliberismo globale imposto come unica politica economica possibile; e

– la gamba politica – costituita da continui interventi, comprese guerre preventive contro coloro che rifiutano gli interventi imperialisti.
In risposta, alcuni Paesi del Sud, come i BRICS, camminano al massimo su una gamba sola: rifiutano la geopolitica dell’imperialismo [10] ma accettano il neoliberismo economico
“. [11]

A che punto è il Fondo monetario dei BRICS, noto con l’acronimo CRA?

Torniamo all’opinione espressa da Paulo Nogueira Batista sui BRICS e sul loro Fondo Monetario Comune: “I BRICS sono senza dubbio una forza importante nel mondo, e lo sono stati fin dall’inizio, nel 2008. Possiamo essere un fattore cruciale nel consolidamento di un mondo post-occidentale e multipolare. Questo è ciò che ci si aspetta dai nostri Paesi. Ci si può tuttavia chiedere se i BRICS abbiano risposto pienamente a questa aspettativa. Cosa abbiamo ottenuto da quando abbiamo iniziato a lavorare insieme nel 2008, su iniziativa della Russia? Cosa possiamo ottenere in futuro? Per tentare di rispondere alla prima domanda, sarò franco e a volte anche un po’ duro. Non prendete le mie parole come arroganti o pretenziose. Consideratele l’espressione di un’opinione esperta, fallibile come tutte le opinioni. Spero che le mie osservazioni non siano del tutto fuori luogo. Non è forse vero che l’autocritica, anche se dolorosa, alla fine può essere benefica? Non parlerò come ricercatore accademico ma come professionista, essendo stato coinvolto nel processo BRICS fin dall’inizio, nel 2008, da Washington D.C., e fino al 2017, quando ho lasciato l’incarico di vicepresidente della Banca BRICS a Shanghai. Al di là dei discorsi, delle dichiarazioni e dei comunicati, finora abbiamo ottenuto due risultati pratici e potenzialmente molto importanti: 1) un fondo monetario BRICS, chiamato Contingent Reserve Arrangement (CRA); e, cosa più significativa, 2) una banca di sviluppo multilaterale, chiamata New Development Bank (NDB – NBS ), meglio conosciuta come Banca BRICS, con sede a Shanghai.
I due meccanismi di finanziamento BRICS esistenti sono stati creati a metà del 2015, più di otto anni fa. Vi assicuro che quando abbiamo iniziato con la CRA e la NBS, a Washington, presso il FMI e la Banca Mondiale, c’era una notevole preoccupazione per quello che i BRICS stavano facendo in questo settore. Posso testimoniarlo perché all’epoca vivevo lì, in qualità di direttore esecutivo per il Brasile e altri Paesi nel Consiglio di amministrazione del FMI.
Con il tempo, però, a Washington ci si è rilassati, forse percependo che con il CRA (= Fondo Monetario Comune dei BRICS) e la Nuova Banca di Sviluppo non stavamo andando da nessuna parte
“.
Paulo Nogueira Batista sostiene che la estrema lentezza della realizzazione del CRA e della NBS da parte dei BRICS ha rassicurato i funzionari del FMI e della BM, che in precedenza avevano espresso grande preoccupazione per la potenziale concorrenza.

Perché il progetto del Fondo Monetario Comune non si è sviluppato?

Ecco come Paulo Nogueira affronta il tema della lentezza dei progressi nella creazione del Fondo monetario comune che i BRICS avrebbero dovuto creare sotto il nome di CRA: “ Il CRA è stato congelato dalle nostre cinque banche centrali. Rimane piccolo, ha solo cinque membri e il suo lavoro è ostacolato da numerose restrizioni. Non è stata creata l’unità di sorveglianza che avevamo previsto e non sono state effettuate operazioni di sostegno alla bilancia dei pagamenti, ma solo dei test. Se i BRICS vogliono davvero offrire un’alternativa al FMI dominato dall’Occidente, il CRA deve essere ampliato in termini di risorse, si deve consentire l’ingresso di nuovi Paesi, aumentare la sua flessibilità, creare al più presto una forte unità di sorveglianza (simile a quella dell’iniziativa di Chiang Mai a Singapore) e si deve allentare progressivamente il legame con il FMI.
Tutto questo è più facile a dirsi che a farsi. Avendo partecipato intensamente ai due anni di negoziati che hanno portato all’ARC, posso dire che la ragione principale della mancanza di progressi è l’accanita resistenza delle nostre banche centrali, con l’eccezione della banca centrale cinese. La banca centrale brasiliana è probabilmente la peggiore.
La banca centrale sudafricana non era lontana dal rendere il CRA inflessibile, il che è molto strano visto che il Sudafrica è l’unico Paese BRICS che potrebbe avere bisogno di un sostegno alla bilancia dei pagamenti nel prossimo futuro.
E la Russia? Possiamo far capire alla banca centrale russa che l’ARC è oggi potenzialmente ancora più importante di quando l’abbiamo concepito, dato il mutato contesto geopolitico?
E non ditemi che il CRA soffre degli stessi problemi di tutti gli altri fondi monetari creati come alternativa o complemento al FMI. Per esempio, il piccolo FLAR – Fondo di Riserva dell’America Latina [12] – e il Fondo Monetario Arabo [13] hanno più membri del CRA e sono istituzioni attive che hanno effettuato numerose operazioni di sostegno alla bilancia dei pagamenti. Nel frattempo, il nostro ARC è rimasto inattivo
“.
È sorprendente constatare come quando, non molto tempo fa, il Sudafrica ha avuto bisogno di credito per garantire l’equilibrio della propria bilancia dei pagamenti, invece di chiedere un prestito al CRA, si sia rivolta al FMI. Le incoerenze rafforzate dalle contraddizioni (in particolare tra Cina e India) tra i BRICS hanno finora impedito loro di creare il fondo monetario comune che avevano promesso di istituire dieci anni fa. Un ulteriore fattore è entrato in gioco: a parte il Sudafrica, i membri dei BRICS non mancano di riserve valutarie. Detto questo, se avessero voluto davvero costituire un grande polo di attrazione nei confronti dei Paesi più deboli, avrebbero avuto tutto da guadagnare dalla creazione di questo fondo monetario.

Quali elementi della dichiarazione finale del vertice dei BRICS del 2023 dimostrano che essi non rappresentano un’alternativa al modello economico applicato da Washington e dai suoi alleati?

Ecco alcuni estratti della dichiarazione finale del Vertice dei BRICS dell’agosto 2023, che mostrano molto chiaramente che le politiche sostenute sono in linea con la globalizzazione capitalista neoliberista promossa dalle potenze imperialiste tradizionali, da istituzioni come la Banca Mondiale, il FMI, l’OMC, il G7, il G20 e le grandi imprese private. Abbiamo evidenziato in grassetto alcuni passaggi:
– 8 Riaffermiamo il nostro sostegno al sistema commerciale multilaterale aperto, trasparente, giusto, prevedibile, inclusivo, equo, non discriminatorio e basato su regole, al centro del quale si trova l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), (…)
– 9. sottolineiamo la necessità di compiere progressi verso un sistema commerciale agricolo equo e orientato al mercato…
– 10. Sosteniamo una forte rete di sicurezza finanziaria globale, con al centro il Fondo Monetario Internazionale (FMI).
– 29. Constatiamo che gli alti livelli di debito in alcuni Paesi stanno riducendo lo spazio di spesa necessario per affrontare le sfide di sviluppo in corso, aggravati dagli effetti di ricaduta degli shock esterni, in particolare la forte stretta monetaria nelle economie avanzate. L’aumento dei tassi di interesse e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento stanno esacerbando la vulnerabilità del debito in molti Paesi. (…) Uno degli strumenti, tra gli altri, per affrontare collettivamente le vulnerabilità del debito è l’attuazione prevedibile, ordinata, tempestiva e coordinata del quadro comune del G20 per il trattamento del debito…
– 30. Riaffermiamo l’importanza che il G20 continui ad essere il principale forum multilaterale per la cooperazione economica e finanziaria internazionale, che include sia i mercati sviluppati ed emergenti che i Paesi in via di sviluppo, dove le principali economie lavorano insieme per trovare soluzioni alle sfide globali. Siamo ansiosi di ospitare con successo il 18° Vertice del G20 a Nuova Delhi [9-10/9/2023], sotto la presidenza indiana del G20.(…)”

Quelli che abbiamo qui riportato sono estratti del XV° Vertice dei BRICS, in particolare della Dichiarazione finale di Johannesburg del 23 agosto 2023 (https://brics2023.gov.za/wp-content/uploads/2023/08/Jhb-II-Declaration-24-August-2023-1.pdf )
Come dimostrano questi passaggi, i BRICS accettano il quadro capitalistico globale strutturato attorno a una serie di pilastri istituzionali che, secondo loro stessi, devono continuare a svolgere un ruolo centrale.
Non solo quindi non propongono un quadro istituzionale alternativo a quello messo in atto dopo la Seconda Guerra Mondiale o dopo la crisi del 2008, quando fu attivato il G20, ma quello che stanno costruendo adotta lo stesso modello di finanziamento. Si tratta di un modello di sviluppo economico incentrato sullo sfruttamento delle risorse naturali dei Paesi del Sud globale e della loro forza lavoro altamente competitiva, al fine di commercializzare il maggior numero possibile di prodotti e servizi su un mercato mondiale dominato da grandi aziende private e da grandi potenze economiche e militari. Nelle dichiarazioni dei BRICS non c’è alcuna critica al sistema capitalista, al suo modo di produzione, ai suoi rapporti di proprietà, allo sfruttamento dei popoli e della natura. Il motivo è semplice: i BRICS sono essi stessi Paesi che hanno adottato il sistema capitalista, con alcune caratteristiche specifiche, come nel caso della Cina, dove le imprese statali e lo Stato centrale giocano un ruolo fondamentale.
Siamo ben lontani dalla costruzione di una nuova architettura internazionale di cui i popoli hanno un urgente bisogno.

(L’autore desidera ringraziare Patrick Bond, il cui ampio lavoro sui BRICS è stato utile per la stesura di questo articolo. Desidera inoltre ringraziare Patrick Bond e Maxime Perriot per la correzione delle bozze e Claude Quémar per l’aiuto nella ricerca dei documenti.)

[1] I BRIC, creati nel 2009, sono stati allargati al Sudafrica nel 2011 e sono diventati i BRICS. Con l’aggiunta di nuovi membri, i BRICS diventeranno BRICS+ dal 2024.
[2] XV Vertice BRICS Johannesburg II Declaration, “BRICS and Africa: Partnership for Mutually Accelerated Growth, Sustainable Development and Inclusive Multilateralism”, Sandton, Gauteng, Sudafrica, 23 agosto 2023, https://brics2023.gov.za/wp-content/uploads/2023/08/Jhb-II-Declaration-24-August-2023-1.pdf
[3] Lula: “ho approvato la creazione di un gruppo di lavoro per studiare l’adozione di un’agenda di riferimento per i Brics. Aumenterà le nostre possibilità di pagamento e ridurrà le nostre vulnerabilità” Folha de Paulo, “Moeda do Brics: theme ganha tratamento tímido em cúpula” – 25/08/2023 – https://www1.folha.uol.com.br/mercado/2023/08/india-resiste-a-moeda-do-brics-e-tema-ganha-tratamento-timido-em-cupula.shtml.  CNN, “Brics criam grupo de trabalho para avaliar moeda comum” https://www.youtube.com/watch?v=keUdkW-s5M4
[4] Paulo Nogueira Batista , “BRICS Financial and Monetary Initiatives – the New Development Bank, the Contingent Reserve Arrangement, and a Possible New Currency”, 03.10.2023, https://valdaiclub.com/a/highlights/brics-financial-and-monetary-initiatives/  consultato il 30 marzo 2024.
[5] William Gumede, “Brics and the bars to dedollarising the world”, pubblicato il 21 agosto 2023, https://www.businesslive.co.za/bd/opinion/2023-08-21-william-gumede-brics-and-the-bars-to-dedollarising-the-world/ consultato il 30 marzo 2024.
[6] Il Bangladesh e gli Emirati Arabi Uniti sono diventati membri nel 2021, l’Egitto nel 2023.
[7] Sul suo sito ufficiale https://www.aiib.org/en/index.html, la banca si descrive così: “La Banca asiatica per gli investimenti nelle infrastrutture (AIIB) è una banca multilaterale di sviluppo la cui missione è finanziare le infrastrutture di domani – infrastrutture per la sostenibilità. Abbiamo iniziato le operazioni a Pechino nel gennaio 2016 e da allora siamo cresciuti fino a raggiungere 109 membri autorizzati in tutto il mondo. Abbiamo una capitalizzazione di 100 miliardi di dollari e una valutazione di tripla A da parte delle principali agenzie di rating internazionali. Insieme ai nostri partner, l’AIIB risponde alle esigenze dei nostri clienti sbloccando nuovi capitali e investendo in infrastrutture verdi e tecnologiche che promuovono la connettività regionale.”
[8] Nell’aprile 2023, la NBS ha venduto 1,25 miliardi di dollari di obbligazioni verdi. Si veda il rapporto dell’agenzia di rating Fitch: https://www.fitchratings.com/research/sovereigns/fitch-revises-new-development-bank-outlook-to-stable-affirms-at-aa-16-05-2023  consultato il 1° aprile 2024.
[9] Patrick Bond, “The BRICS New Development Bank & Sub-Imperialism: Working within, not against, global financial power”, pubblicato il 20 febbraio 2024, https://www.cadtm.org/The-BRICS-New-Development-Bank-Sub-Imperialism-Working-within-not-against  consultato il 30 marzo 2024.
[10] Le cose sono complicate perché nel caso del sostegno alle politiche genocide di Israele, è chiaro che cinque regimi BRICS+ – Riyadh, Abu Dhabi, Il Cairo, Nuova Delhi e Addis Abeba – sostengono costantemente il punto di vista imperialista; mentre due – Pechino e Mosca – si coprono le spalle, ad esempio tacendo sui processi della Corte Internazionale di Giustizia che Israele deve affrontare; mentre tre si oppongono chiaramente: Pretoria, Brasilia e soprattutto Teheran.
[11] Samir Amin, “Contemporary Imperialism”, Monthly Review, luglio 2015, https://monthlyreview.org/2015/07/01/contemporary-imperialism/ consultato il 30 marzo 2024.
[12] Il Fondo di Riserva Latinoamericano (FLAR), precedentemente noto come Fondo di Riserva Andino, è un’organizzazione finanziaria internazionale costituita da Bolivia, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay, Cile e Venezuela. Il FLAR fa parte del sistema di integrazione andina e ha sede a Bogotà, in Colombia.
[13] Il Fondo Monetario Arabo è un’organizzazione regionale araba fondata nel 1976 e che ha iniziato a operare nel 1977. I Paesi membri (22) sono: Giordania, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Tunisia, Algeria, Gibuti, Arabia Saudita, Sudan, Siria, Somalia, Iraq, Oman, Palestina, Qatar, Kuwait, Libano, Libia, Egitto, Marocco, Mauritania, Yemen, Comore.

* Eric Toussaint ha conseguito un dottorato in scienze politiche presso le università di Liegi e Parigi VIII, è portavoce del CADTM international e membro del Consiglio scientifico di ATTAC France. È autore dei libri Banque mondiale – Une histoire critique, Syllepse, 2022,Capitulation entre adultes: Grèce 2015, une alternative était possible, Syllepse, 2020, Le Système Dette. Histoire des dettes souveraines et de leur répudiation, Les liens qui libèrent, 2017; Bancocratie, ADEN, Bruxelles, 2014; Procès d’un homme exemplaire, Éditions Al Dante, Marsiglia, 2013; Un coup d’œil dans le rétroviseur. L’idéologie néolibérale des origines jusqu’à aujourd’hui, Le Cerisier, Mons, 2010. È coautore con Damien Millet dei libri AAA, Audit, Annulation, Autre politique, Le Seuil, Parigi, 2012; La dette ou la vie, Aden/CADTM, Bruxelles, 2011. Molte di queste opere sono state tradotte e pubblicate in italiano.
Toussaint ha coordinato i lavori della Commissione per la verità sul debito pubblico greco, istituita il 4 aprile 2015 dal Presidente del Parlamento greco. Questa commissione ha operato sotto gli auspici del Parlamento tra aprile e ottobre 2015.