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Il coordinamento dell’MPS ha preso posizione su alcune delle votazioni cantonali e nazionali in programma il 9 giugno, in particolare quelle nelle quali i suoi militanti sono attivamente impegnati.

SÌ alle misure di compensazione per l’IPCT

MPS invita a votare “SÌ” alle misure di compensazione approvate dal Gran Consiglio nell’ottobre scorso, contrastando così il referendum obbligatorio votato dai parlamentari dell’ estrema destra (Lega e UDC) con il supporto decisivo di una parte della destra (Il Centro).
Queste misure (16 milioni) contribuiranno ad evitare una nuova diminuzione delle future rendite pensionistiche del 15-20% (dopo che già nel 2012 gli affiliati alla cassa – IPCT – hanno subito una diminuzione delle rendite future mediamente del 20%) a seguito della decisione del consiglio di amministrazione di IPCT di ridurre il tasso di conversione dal 6,17% al 5%.
La questione del risanamento della Cassa resta aperta, come sottolineato dal consigliere di Stato Vitta in un’intervista recente.


L’accordo permetterà sicuramente di evitare un’ulteriore diminuzione delle rendite (15-20%), soprattutto per  gli assicurati dai 50-55 anni in su. Per i più giovani la questione rimane incerta e saranno necessari altri interventi per affrontare le ulteriori diminuzioni, ormai pianificate, del tasso di conversione. La questione del cosiddetto risanamento della Cassa rimane aperta, come ha ricordato il consigliere di Stato Vitta nell’intervista rilasciata pochi giorni fa al quotidiano La Regione. Infatti è evidente che lo sforzo della cassa per rispondere ai suoi compiti – compreso quello di garantire il calendario di recupero del tasso di copertura – potrebbe comportare una mancanza di mezzi sufficienti per permettere a medio termine la compensazione della diminuzione del tasso di conversione.
È importante notare che il voto del 9 giugno riguarda solo una parte delle misure di compensazione necessarie ad evitare una diminuzione delle future rendite. La maggior parte delle misure di compensazione verrà infatti dalla Cassa stessa, cioè dagli assicurati, costituendo una sorta di autocompensazione.
Nei fatti i contributi forniti da IPCT derivano principalmente da una riduzione delle prestazioni (179 milioni a seguito del taglio del 10% delle pensioni vedovili future e del 25% per quelle esistenti, deciso nel 2020). A questi si aggiungono circa 300 milioni risparmiati grazie a una remunerazione degli averi di vecchiaia negli ultimi dieci anni molto inferiore al rendimento complessivo della Cassa (rendimento annuo dell’1% contro il 3%). Inoltre, solo una parte dei contributi ordinari annuali degli assicurati (19,9%) viene versata nei conti individuali.
Questi cospicui contributi a carico degli assicurati e delle assicurate ci hanno indotto ad analizzare criticamente le misure di compensazione varate dal Gran Consiglio; pur non essendo contrari alle stesse, ne abbiamo messo in luce (così come hanno fatto altri) l’insufficienza a medio e lungo termine, un aspetto decisivo in materia di cassa pensione.
Abbiamo espresso queste riserve astenendoci dal voto in Gran Consiglio.

NO alla riforma fiscale

Uno dei problemi principali  del nostro Cantone non è certo l’eccessivo onere dell’imposta sul reddito, ma il reddito dei cittadini e delle cittadine sempre più basso, a cominciare da coloro che vivono potendo contare solo sul loro salario come fonte di reddito fondamentale, cioè la stragrande maggioranza della popolazione.
Tutto questo è causato non solo dai bassi salari e redditi, ma da politiche che deprimo il potere d’acquisto delle famiglie: basti qui pensare al costante aumento dei premi di cassa malati o all’aumento delle tariffe elettriche. Protagonisti di queste politiche sono le stesse forze politiche che sostengono misure (cfr Preventivo 2024) che contribuiscono a diminuire ulteriormente il potere d’acquisto attraverso la mancata compensazione del rincaro. Potere d’acquisto che ha accumulato ormai un ritardo, in questi ultimi anni, che oscilla tra il 7 e l’8%, l’equivalente di un salario mensile. Gli sgravi fiscali per i ricchi sono un intervento ulteriore, unitamente agli interventi sui salari, a difesa della redditività del capitale: quello che non va alla fiscalità, va, evidentemente, al profitto, sotto qualsiasi forma esso si manifesti (dividendi, corsi azionari, etc.).
La fiscalità è un terreno sul quale il padronato e i suoi partiti conducono una lotta di classe senza quartiere. Votare NO il prossimo 9 giugno, riuscire a sconfiggere questa riforma fiscale, potrebbe essere un primo punto di partenza per invertire la rotta.

SÌ all’iniziativa per limitare al 10% del reddito i premi di cassa malati

Oggi abbiamo più che mai un urgente bisogno di rilanciare il dibattito e la mobilitazione politica per un’alternativa globale e radicale all’attuale sistema di assicurazione malattia.
L’MPS sostiene l’idea di un sistema di assicurazione malattia simile a quella di un’assicurazione sociale (AVS ad esempio) con contributi percentuali sui salari da dividere tra datori di lavoro e lavoratori. Una soluzione di questo tipo permetterebbe di migliorare le prestazioni con premi di gran lunga inferiori a quelli pagati oggi.
In attesa che questa alternativa possa seriamente essere studiata e introdotta, è importante sostenere tutte quelle che possono alleggerire il carico finanziario delle famiglie.  . Pensiamo, ad esempio, all’integrazione dei premi di cassa malati nell’indice nazionale dei prezzi al consumo, al miglioramento dei sussidi, o allesenzione del pagamento dei premi per i figli minorenni. Tutte proposte avanzate,  a volte tramite iniziative cantonali sottoposte al nostro Gran Consiglio, dall’MPS.
Per questa ragione sosteniamo ed invitiamo a votare SÌ all’iniziativa popolare federale che vuole limitare al 10% del reddito i premi di cassa malati. L’approvazione  di questa proposta, rappresenterebbe comunque un passo avanti, utile ad incoraggiare la costruzione di una resistenza sociale più ampia.

No all’iniziativa sul freno ai costi nel settore sanitario

L’iniziativa lanciata dal Centro è costruita sull’idea che i costi sanitari in Svizzera siano eccessivi e quindi devono essere frenati, se non diminuiti. In realtà la spesa sanitaria complessiva nel nostro paese non è né esplosa, né tantomeno fuori controllo. Basterà qui ricordare che nel 2004, cioè circa vent’anni fa, la spesa sanitaria corrispondeva al 10,1% del PIL e nel 2022 essa è stata dell’11,7%,. Un’incidenza paragonabile a quella di altri paesi a noi vicini (Germania 12,7% e Francia 12,1%) e inferiore a quella di altri paesi come gli USA (16,6%).
Il problema di fondo non è quindi quello di diminuire i “costi” del sistema sanitario, ma di impedire che tali costi gravino principalmente sulle famiglie che, non dimentichiamolo, pagano tra premi e partecipazioni varie (franchigie, partecipazioni, etc.) i due terzi del conto sanitario globale, oltre a dare il proprio contributo fiscale al finanziamento del restante terzo che avviene attraverso il finanziamento pubblico. In questa prospettiva diventa centrale il cambiamento del sistema di finanziamento dell’assicurazione malattia.
Per queste ragioni invitiamo a votare NO all’iniziativa popolare del Centro sul freno ai costi del settore sanitario.