Daria Saburova ha scritto un’affascinante ricerca sul campo, durata tre mesi, della città mineraria di Krivih Rih (1). Si concentra sul lavoro volontario di “resistenza” delle donne della classe operaia della città. È un’indagine “situata”: rompe con gli approcci “geopolitici” che dominano una parte della sinistra, ignorando la società ucraina attaccata e resistente. Rifiuta anche alcune presentazioni positive ma essenzializzate dell’Ucraina come resistenza, oscurando le divisioni e le contraddizioni (di classe, di genere, persino di etnia) che la attraversano.
Daria Saburova ci dice anche, dopo l’emozione di diversi incontri e storie, che si sente “incapace di trovare le parole“, se non indirettamente, “per descrivere la violenza dell’occupazione e della guerra ” (p. 33) – i documentari o la poesia possono esprimerla meglio, aggiunge. È con una ricchezza impressionante e una sensibilità “politica” nel senso più complesso del termine che ci presenta esperienze, percezioni del passato e comportamenti popolari che resistono alle norme (neoliberali o linguistiche) che i dominanti vorrebbero imporre – da qualunque parte provengano. La prospettiva di genere e di classe si combina con un approccio contestualizzato che rifiuta gli stereotipi e le visioni lineari della storia. È un libro prezioso che ci aiuta a vedere l’inaspettato e a riflettere.
Il fallimento dello Stato sociale: il volontariato femminile e l’aumento dello sfruttamento
Lo studio di Daria Saburova si basa sul punto di vista delle volontarie intervistate. L’autrice rivela l’ambivalenza tra la “resistenza popolare ” (per aiutare gli uomini al fronte) e il “lavoro gratuito” delle donne della classe operaia. A questo proposito, l’analisi evidenzia le trasformazioni prodotte dalla guerra nel cuore dei meccanismi di “riproduzione sociale”, quando l’invisibilità delle mansioni femminili, solitamente “domestiche” nella sfera privata, si trasforma in “socializzazione” attraverso la solidarietà auto-organizzata verso i combattenti. Daria continua la sua analisi del cosiddetto “volontariato”, che incorpora eterogeneità e gerarchie sociali inserite in un sistema: le principali organizzazioni umanitarie sfruttano risorse specifiche e pagano i loro “volontari” di classe media – donne e uomini che occupano posizioni specifiche di responsabilità.
Questo è ciò che esplora il secondo capitolo. In esso, Daria Saburova evidenzia come, dopo decenni di smantellamento dello Stato sociale, le “leggi del mercato umanitario globale ” ( e delle sue grandi ONG) vengano applicate, influenzando le loro regole e subappaltando, alla fine della catena, sul campo, il lavoro volontario gratuito delle donne della classe operaia. In questo modo, l’analisi e il concetto contraddittorio di “lavoro di resistenza” fanno luce sia sulle “capacità di auto-organizzazione delle classi lavoratrici” in aree in cui manca lo Stato sociale, sia sull’aggravamento dello sfruttamento che ciò comporta, nell’ambito della riproduzione sociale di genere.
Due modelli di capitalismo
Il terzo capitolo del libro getta una luce storica sulla ristrutturazione economica e sulle lotte politiche alla base di questi meccanismi che hanno interessato l’Ucraina, “dall’indipendenza alla guerra“. Daria Saburova spiega la problematica e la periodizzazione proposta da Denys Gorbach [1], analizzando le tensioni tra “due modelli di capitalismo ” : il “capitalismo paternalistico” guidato dalle “forze filorusse ” ( predominanti a Krivih Rih) e il capitalismo neoliberale “guidato dalle élite nazional-liberali filo-occidentali“. Le ricerche e i commenti di Daria Saburova evidenziano le esperienze specifiche (nella regione di Krivih Rih) delle principali crisi e biforcazioni nella storia dell’Ucraina indipendente – dal 1991 alla “rivoluzione di Maidan”; il punto di svolta dell’annessione della Crimea e la guerra ibrida nel Donbass dal 2014 al 2022, e poi l’invasione. Daria Saburova porta alla luce questo passato presente da cui emergono identità differenziate, scosse e rivisitate dalla guerra.
Pratiche linguistiche che combinano russo e ucraino
Il libro si conclude con una discussione sul “nuovo ordine simbolico” prodotto dall’interazione di profonde trasformazioni a varie scale spaziali e sociali. In che modo la guerra – e le ingiunzioni opposte dell’etnia e della lingua – ha trasformato il comportamento e le scelte delle classi lavoratrici studiate in questa regione massicciamente “russofona”? E cosa significa – e, secondo alcuni approcci, “fa significare” – questa etichetta? Daria Saburova analizza ancora una volta gli stereotipi che etnicizzano la politica. E rivela ancora una volta il comportamento ambivalente e le scelte delle persone che resistono su più fronti in questa regione, che è stata a stragrande maggioranza “anti-Maidan”. Queste ambivalenze si condensano nella pratica linguistica delSurjyk, un misto di russo e ucraino. In che modo l’invasione russa ha influenzato i rapporti con la lingua – russa e ucraina? “Lasituazione linguistica in Ucraina”, afferma Daria Saburova, “non è oggi riducibile né al processo di ‘decolonizzazione’ rivendicato dalle élite ucraine, né all”oppressione dei russofoni’ brandita dalla classe dirigente russa per giustificare la sua guerra di aggressione”.
Un lavoro di resistenza
Questo rifiuto delle presentazioni binarie semplicistiche è profondamente presente in tutto il libro e si trova al centro del concetto di “lavoro di resistenza” che Étienne Balibar esplora nella sua prefazione. Di fronte al discorso normativo, Daria analizza la misura in cui le parole stesse – come “volontariato” – sono ambivalenti e capovolte dalla guerra, coprendo diverse realtà sociali. Le nuove parole associate alla guerra hanno portato al passaggio da “lavoro volontario” a ” volonterstvo “, un concetto più ampio che, come spiega Daria Saburova, è diventato “uno dei modi principali in cui il lavoro in guerra è stato mobilitato in tutti gli strati della popolazione”. Ma il concetto di “lavoro di resistenza” che Daria inventa le permette anche – al di là delle dimensioni femministe e di classe – di stabilire un legame tra le questioni umanitarie e quelle politiche associate alla guerra. Questo è uno dei tanti ambiti in cui “l’esito della guerra determinerà le possibilità di riconfigurare l’equilibrio di potere” – una delle questioni aperte da questo libro commovente e affascinante. Semplicemente, deve essere letto. Il libro è ora disponibile nelle librerie (richiedetelo!) e sul sito web dell’editore.
*recensione apparsa giovedì 27 giugno 2024 su https://lanticapitaliste.org.
1. Daria Saburova, Travailleuses de la résistance. Les classes populaires ukrainiennes face à la guerre, Editions du Croquant, 2024