Biglietto per Orazio Martinetti
Leggo sempre con piacere gli articoli di Orazio Martinetti. Anche se non condivido sempre le sue posizioni e conclusioni, il piacere nasce soprattutto dai suoi riferimenti, competenti, alla storia del movimento operaio (o di ciò che ne resta). Stavo scrivendo un articolo per Naufraghi sulle questioni che agitano in questo momento la/le sinistre (in particolare il PS). Vi rinuncio per il momento, poiché il commento di Martinetti (naufraghi 22 agosto) mi chiama direttamente in causa, e mi permetto quindi di rispondergli cercando di essere il più sintetico possibile (quasi un biglietto…).
Primo. Perché Verdi e PS avevano risposto di no (in vista delle elezioni del 2023) alla proposta dell’MPS di liste comuni per CdS e GC? Martinetti afferma di non ricordare, aggiungendo che sicuramente gli interessati avevano fornito risposte articolate. In realtà, al di là degli argomenti circostanziali (proposta fatta pubblicamente, in ritardo, ecc.), il PS (i Verdi si erano limitati a un silenzio-assenso rispetto alla posizione socialista) aveva sostanzialmente sostenuto che non poteva condividere – in particolare in relazione al Governo – la nostra richiesta, formulata in vista di una lista comune, di un “cambiamento di paradigma”. Richiesta di cambiamento che noi avevamo motivato così: “Tutto ciò conferma quanto sosteniamo da tempo: il ruolo concertativo all’interno del governo non aiuta, quando non ostacola chiaramente, la costruzione di un’opposizione sociale ampia. Da qui l’urgenza di un cambiamento di paradigma. L’opposizione e la discontinuità devono fondarsi sul conflitto sociale, attraverso la costruzione di mobilitazioni e resistenze alle politiche padronali”(sottolineatura nostra). In un brevissimo colloquio, in seguito a un casuale incontro proprio in quei giorni alla Casa del Popolo, l’allora candidata Marina Carobbio mi confermò che avevamo “posto condizioni troppo elevate” (confido sulla memoria e sulla correttezza di Marina: sono sicuro che confermerebbe questo breve scambio).
Che dire? Prendiamo atto che, due anni dopo, Fabrizio Sirica, in una recente intervista al Corriere del Ticino, afferma: «La domanda che penso sia emersa, al nostro interno, è piuttosto come stare dentro il Governo. Forse ci vuole una nuova impostazione… e che di questi tempi ci vuole un nuovo paradigma» (sottolineatura nostra).
Secondo. Martinetti sostiene che il mio giudizio sul ruolo “progressista” del PSS, grazie alla sua politica di concertazione, sia “ingeneroso”. Un dibattito sul tema richiederebbe ben altro spazio.
Per esemplificare il suo punto di vista, Martinetti elenca una serie di aspetti, tra cui la difesa dei diritti sociali e dei servizi pubblici. Ho già avuto modo di esprimere il mio giudizio su questa visione, secondo la quale la politica di concertazione, dei piccoli passi opposti a rivendicazioni radicali, avrebbe permesso di costruire “compromessi progressisti” ((in un articolo apparso su naufraghi il 23 marzo 2022);). A mio avviso, alcuni di questi “compromessi” si stanno rivelando, alla luce del loro sviluppo concreto e prevedibile, delle sconfitte disastrose: basti citare l’adozione del sistema dei tre pilastri (in particolare della LPP) o l’evoluzione del servizio pubblico, a cominciare dalla Posta. Ma sono pronto, come detto, a un confronto più ampio sul tema.
Terzo. Martinetti ricorda la necessità di definire i termini con i quali si opera nel dibattito a sinistra. Alcuni di essi sono ormai talmente svuotati di significato da non avere più alcun riferimento alle idee e alle teorie che li hanno originati. L’MPS, ad esempio, è una forza che si definisce socialista e anticapitalista; il termine “rivoluzionario” indica piuttosto la nostra ipotesi strategica che pure rivendichiamo. Il socialismo nasce e si sviluppa (per lo meno fino alla fine degli anni ’70) sulla base di un paradigma anticapitalista, declinato in forme diverse (almeno fino alla seconda guerra mondiale) a seconda della strategia per giungervi. Una divisione che prende avvio dopo, e sottolineo dopo, la rivoluzione russa. Non è un caso che bolscevichi e menscevichi fossero esponenti delle due ali del POSDR (Partito operaio socialdemocratico russo).

Detto questo, e avviandomi alla conclusione, voglio dare due piccoli contributi alla ridefinizione dei termini usati a “sinistra” come ci invita a fare Martinetti.
Ci si può oggi definire rivoluzionari? Certo. Lo facciamo dire a Karl Kautsky che, nelle prime pagine de La via al potere (1909), scrive: “La Socialdemocrazia è un partito rivoluzionario in quanto essa difende gli interessi di classe del proletariato… La sua liberazione esige il superamento della proprietà privata dei mezzi di produzione e dei rapporti di potere capitalistici mediante la proprietà sociale e la sostituzione della proprietà privata con quella sociale. Il proletariato può raggiungere il soddisfacimento dei suoi bisogni soltanto in un ordinamento della società che differisca nel modo più radicale da quello esistente”. Possiamo anzi dire che il socialismo nasce sulla base di un paradigma “anticapitalista”.
E ancora: possiamo definirci socialisti o comunisti? Certo, se partiamo dall’idea che il socialismo e il comunismo siano società capaci non solo di dare risposte ai bisogni materiali fondamentali delle donne e degli uomini che vivono su questo pianeta, ma di farlo attraverso il rispetto dei diritti democratici fondamentali, nell’ambito del più ampio pluralismo politico, con forme di democrazia di gran lunga superiori a quelle del liberalismo capitalista. Senza questo secondo aspetto non può esistere un “socialismo” o un “comunismo” degno di definirsi tale, al di là delle etichette assunte da alcuni regimi (Cina, Corea del Nord, ecc.).
Combinare un’opposizione concreta e reale al capitalismo realmente esistente, confrontare e rivedere – se necessario – le ipotesi strategiche, avviare una discussione su una politica unitaria non solo a livello istituzionale, ma – ed è a nostro avviso l’aspetto decisivo – sul terreno sociale per la costruzione di questa opposizione: sono tutti temi che abbiamo proposto nel documento che abbiamo presentato pubblicamente e sul quale siamo pronti a confrontarci.
*articolo apparso su sito naufraghi.ch il 23 agosto 2025