Chi è responsabile del caldo mortale?
Un nuovo studio identifica le aziende responsabili delle morti causate dall’aumento delle ondate di calore estreme.
«La Terra non sta morendo.
La stanno uccidendo, e le persone che la stanno uccidendo hanno nomi e indirizzi.»
Utah Phillips
Le discussioni sul cambiamento climatico che si concentrano sugli obiettivi di 1,5°C o 2,0°C possono essere fuorvianti. Rispetto alle normali variazioni di temperatura che sperimentiamo da una stagione all’altra, o anche dal giorno alla notte, un aumento inferiore a due gradi sembra minimo.
Il problema è che 1,5 °C e 2,0 °C sono medie che nascondono valori estremi. I grafici delle temperature attuali e di quelle previste mostrano ripetutamente ciò che gli statistici chiamano “code spesse”*, il che significa che le temperature elevate sono più probabili di quanto suggeriscano le curve a campana standard.

Il pericolo per la vita umana non risiede tanto nel calore, quanto nelle ondate di calore, eventi estremi che negli ultimi decenni hanno più che raddoppiato la loro frequenza e durata.
Nel 2003, in Europa, un’ondata di calore ha causato la morte di oltre 70.000 persone. Un’altra, in Russia nel 2010, ne ha uccise 56.000. Nel 2015, un’ondata di caldo in India e Pakistan ha causato 5.500 vittime. Durante i sei giorni dell’Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca del 2024, lo stress da calore ha ucciso più di 1.300 pellegrini. Tra il 2000 e il 2019, le ondate di calore hanno causato più vittime delle inondazioni, degli uragani, dei terremoti e degli incendi boschivi messi insieme.
Uno studio pubblicato su «The Lancet» commenta: “Gli eventi di calore estremo stanno diventando una caratteristica permanente delle stagioni estive in tutto il mondo, causando molti decessi in più. Si prevede che la morbilità e la mortalità legate al calore aumenteranno ulteriormente con il progredire dei cambiamenti climatici, con un rischio maggiore associato a livelli più elevati di riscaldamento globale. In particolare nelle regioni tropicali l’aumento del riscaldamento potrebbe significare che i limiti fisiologici relativi alla tolleranza al calore (sopravvivenza) saranno raggiunti regolarmente e più spesso nei prossimi decenni”.[1]
Gli esseri umani sono animali a sangue caldo, il che significa che i processi metabolici interni mantengono stabile la temperatura corporea: indipendentemente dalla temperatura dell’ambiente circostante, il nostro organismo lotta per mantenere la temperatura interna molto vicina ai 37 °C (98,6 °F). L’ipotalamo, un piccolo organo situato vicino al centro del cervello, monitora i termorecettori situati in tutto il corpo. Se la temperatura scende al di sotto del normale, rilascia ormoni che riducono il flusso sanguigno vicino alla pelle, in modo che il calore non possa fuoriuscire, e può causare contrazioni muscolari (brividi) che riscaldano il corpo. Se si ha troppo caldo, ordina ai vasi sanguigni di aprirsi maggiormente, rilasciando calore attraverso la pelle. Può causare sudorazione, che raffredda il corpo attraverso l’evaporazione.
Ma esistono dei limiti oltre i quali nemmeno un corpo giovane e in ottima salute è in grado di adattarsi. A una certa temperatura, solitamente 41 °C, ma variabile a seconda dell’età e delle condizioni fisiche, il sistema di regolazione interna del calore smette di funzionare. «Quando gli enzimi del corpo iniziano a denaturarsi – in sostanza, vengono ‘cotti’ – questi messaggeri chimici vitali che mantengono i nostri processi metabolici cessano di funzionare, a questo punto seguono insufficienza epatica e renale, e il cervello e il sistema nervoso centrale smettono di funzionare prima di spegnersi. Il calore estremo uccide».[2]
Uno studio ampiamente citato, condotto dal dottor Camilo Mora dell’Università delle Hawaii, ha individuato «ventisette modi in cui un’ondata di calore può ucciderti»: ventisette diversi meccanismi fisiologici innescati dal calore che possono causare insufficienza organica e, in ultima analisi, la morte. «I percorsi mortali descritti possono essere innescati in qualsiasi momento in cui le condizioni climatiche provocano ipertermia, sottolineando che tutti possono essere a rischio. … L’impatto delle ondate di calore sulla salute potrebbe essere ridotto attraverso adattamenti sociali che limitano l’esposizione al calore (ad esempio, sistemi di allerta, aria condizionata e città più verdi). Sebbene tali misure protettive siano state utilizzate efficacemente in passato, potrebbero non essere accessibili a tutta l’umanità e, anche tra coloro che possono permettersele, il riscaldamento globale “imprigionerà” ripetutamente le persone all’interno delle loro case e potrebbe trasformare i guasti alle infrastrutture (ad esempio, le interruzioni di corrente) in eventi catastrofici».[3]
Ci siamo evoluti per sopravvivere nella fascia relativamente ristretta di temperature atmosferiche che hanno prevalso sulla Terra negli ultimi 300.000 anni circa. Durante quel periodo, e negli ultimi 12.000 anni – noti ai geologi come Olocene – ci sono state più morti causate dall’esposizione al freddo che al caldo, semplicemente perché gli inverni lunghi e freddi sono stati più comuni delle estati molto calde. Ora, il riscaldamento globale sta spostando l’equilibrio verso temperature più elevate, rendendo più probabile che le persone debbano affrontare un calore pericoloso. Le temperature estreme che si verificavano solo una volta ogni 50 anni nell’era preindustriale si verificheranno nove volte più spesso se la temperatura media globale aumenterà di 1,5 °C, 14 volte più spesso se aumenterà di 2,0 °C e 40 volte più spesso se aumenterà di 4,0 °C.[4]
Le ondate di calore stanno aumentando in frequenza, durata e intensità e colpiscono ogni anno un numero sempre maggiore di persone:
«A livello globale, il cambiamento climatico ha aggiunto in media 41 giorni in più di caldo pericoloso nel 2024, minacciando la salute delle persone… I paesi che hanno registrato il maggior numero di giorni di caldo pericoloso sono in gran parte piccoli Stati insulari e in via di sviluppo, altamente vulnerabili e considerati in prima linea nel cambiamento climatico». [5]
I neonati e gli anziani sono i soggetti più a rischio:
«Gli adulti di età superiore ai 65 anni e i bambini di età inferiore a un anno, per i quali il caldo estremo può essere particolarmente pericoloso per la vita, sono ora esposti a un numero di giorni di ondate di calore doppio rispetto a quello che avrebbero sperimentato nel periodo 1986-2005… Oltre il 60% dei giorni che hanno raggiunto temperature elevate pericolose per la salute nel 2020 sono stati (più che doppiamente) resi probabili a causa dei cambiamenti climatici antropogenici, e i decessi legati al calore delle persone di età superiore ai 65 anni sono aumentati dell’85% rispetto al periodo 1990-2000».[6]

Si stima che dal 2000, circa mezzo milione di persone siano morte ogni anno per cause legate al calore,[7] ma poiché le statistiche sulla mortalità legata al calore per molti paesi sono inadeguate o inesistenti, è probabile che il numero reale di vittime sia molto più alto.
E tutto questo sta crescendo rapidamente. Uno studio sulle tendenze in 748 città di 46 paesi ha rilevato che «anche con livelli di riscaldamento in linea con l’accordo di Parigi (1,5-2 °C), le stagioni non estreme stanno diventando sempre più rare nella maggior parte dei luoghi, mentre i territori inesplorati stanno diventando prima ‘nuovi estremi’ e poi, alla fine, normali».[8] The Lancet prevede che, anche se l’aumento medio della temperatura globale sarà mantenuto al di sotto dei 2 °C, il numero annuale di decessi legati al calore aumenterà del 370% entro il 2050.[9]
Uno studio della Rutgers University rileva che, se le emissioni di gas serra rimarranno ai livelli attuali, entro il 2100 lo stress termico causato dalla combinazione di elevata umidità e calore colpirà 1,2 miliardi di persone all’anno, in particolare i lavoratori all’aperto e gli anziani. Si tratta di un numero quattro volte superiore a quello delle persone attualmente colpite dallo stress termico, e più di dodici volte superiore a quello che sarebbe stato colpito senza il riscaldamento globale.[10]
Nel corso della loro vita, i bambini di oggi sperimenteranno direttamente fino a sette volte di più eventi di calore estremo rispetto a quelli nati nel 1960, anche se gli obiettivi dell’Accordo di Parigi saranno raggiunti. «Con un aumento di 1,5 °C, il 52% delle persone nate nel 2020 sarà esposto a ondate di calore senza precedenti nel corso della propria vita. Se il riscaldamento globale raggiungerà i 3,5 °C entro il 2100, questa percentuale salirà al 92% per le ondate di calore, al 29% per i raccolti scarsi e al 14% per le inondazioni fluviali».[11]
Le cupole di calore, una forma intensa di ondata di calore che si verifica quando la corrente a getto ad alta quota si blocca su una regione per giorni o settimane, hanno triplicato la loro frequenza dagli anni ’50. Uno studio del 2025 avverte che gli attuali modelli climatici non tengono conto di questo aumento, quindi le previsioni di caldo estremo estivo (comprese quelle descritte sopra) potrebbero sottovalutare il pericolo.[12]
Tra maggio 2024 e maggio 2025, le ondate di calore hanno colpito tutti i paesi del mondo e quattro miliardi di persone. Circa il 49% della popolazione mondiale ha subito almeno trenta giorni in più di caldo estremo rispetto al periodo 1991-2020.[13] Gli anziani e i più deboli sono stati i più colpiti:
«Tra gli anziani e le persone con patologie preesistenti, il caldo estremo aumenta il rischio di affaticamento cardiovascolare, di stress respiratorio e morte prematura. Spesso, le comunità a basso reddito ed emarginate non hanno accesso al raffreddamento, all’assistenza sanitaria e ad alloggi sicuri, il che aggrava la loro esposizione e limita la loro capacità di riprendersi dalle malattie legate al caldo e da altri effetti. I lavoratori all’aperto e le persone che lavorano al chiuso senza raffreddamento sono esposti a rischi professionali elevati, tra cui disidratazione, stress da calore e riduzione della produttività».[14]

Una recente analisi ha rilevato che, tra il 2020 e il 2024, il numero di giorni considerati pericolosamente caldi per le donne in gravidanza è raddoppiato nel 90% dei paesi, e nel 63% delle città, in particolare nei Caraibi e in alcune parti dell’America centrale e meridionale, nelle isole del Pacifico, nel Sud-Est asiatico e nell’Africa subsahariana.[15]
Come scrivono il dottor Mora e i suoi collaboratori, «le nostre scelte per quanto riguarda il caldo mortale sono ora tra averne di più o averne molto di più».[16]
Imputazione: assassini nei consigli di amministrazione
Fino a poco tempo fa, i rapporti sui fenomeni meteorologici estremi riportavano una dichiarazione di non responsabilità secondo cui, sebbene tali eventi sarebbero diventati più frequenti con il riscaldamento globale, era impossibile attribuire alcun evento specifico al cambiamento climatico. Quel particolare uragano, ondata di calore, siccità o incendio boschivo poteva essere semplicemente un esempio di normale variazione climatica. Ovviamente, i mercanti del dubbio hanno approfittato di questa incertezza per dichiarare che non c’era nulla di cui preoccuparsi.
Ora non è più così. La disciplina nota come Extreme Event Attribution [Attribuzione degli eventi estremi]** ha fatto passi da gigante nel determinare se eventi specifici siano causati dal cambiamento climatico. Sono necessari strumenti matematici complessi, ma in generale viene preparata una cronologia meteorologica dettagliata dell’area colpita, e poi inserita in una massiccia simulazione climatica al computer che viene eseguita migliaia di volte, con e senza cambiamento climatico, per vedere quanto fosse probabile l’evento reale.[17]
Il primo studio di questo tipo, pubblicato nel 2004, ha dimostrato che l’ondata di calore che ha colpito l’Europa nel 2003 era due volte più probabile a causa del cambiamento climatico. Nel 2024, 735 eventi meteorologici estremi sono stati oggetto di 612 studi di attribuzione, con i seguenti risultati:
Impatto dei cambiamenti climatici | Eventi |
Più grave o più probabile | 547 (73.6%} |
Nessuna influenza | 71 (9.6%) |
Meno grave o meno probabile | 64 (8.7%) |
Inconcludente | 53 (7.2%) |
Questi risultati includono casi in cui gli scienziati hanno scoperto che l’evento estremo sarebbe stato «praticamente impossibile» senza l’influenza umana.[18]
L’attribuzione degli eventi estremi ha fatto un importante passo avanti nel 2025, con uno studio su 213 ondate di calore verificatesi tra il 2000 e il 2023. Oltre a dimostrare che le ondate di calore sono state rese molto più probabili dai cambiamenti climatici, lo studio mostra quanto ciascun grande produttore di combustibili fossili e cemento abbia contribuito all’aumento del calore mortale.
Utilizzando il fatto scientificamente provato che le emissioni di gas serra stanno causando il cambiamento climatico e i dati pubblici di 180 “grandi produttori di carbonio” che insieme hanno rappresentato il 60% delle emissioni antropogeniche cumulative dal 1850, i ricercatori hanno scoperto che:
- Le ondate di calore sono diventate circa 20 volte più probabili nel periodo 2000-2009, e circa 200 volte più probabili nel periodo 2010-2019.
- Che un quarto di queste ondate di calore (55) è stato reso almeno 10.000 volte più probabile dai cambiamenti climatici, ovvero che senza di essi sarebbero state «praticamente impossibili».
- Che ciascuno dei principali produttori di carbonio, anche il più piccolo, ha prodotto emissioni sufficienti a causare diversi degli eventi «10.000 volte più probabili».[19]
Circa la metà delle emissioni causate dai 180 principali produttori di carbonio proveniva da sole 14 società e produttori statali: le aziende statali dell’ex Unione Sovietica e i loro successori, la Repubblica Popolare Cinese per il carbone, Saudi Aramco, Gazprom, ExxonMobil, Chevron, National Iranian Oil Company, BP, Shell, l’India per il carbone, Pemex, CHN Energy e la Repubblica Popolare Cinese per il cemento:
«Ci sono ondate di calore che le principali aziende produttrici di carbonio hanno reso almeno 10.000 volte più probabili rispetto ai livelli preindustriali e che altrimenti sarebbero state impossibili senza l’influenza antropica. Anche quote relativamente minori delle emissioni totali portano ad aumenti molto consistenti della frequenza di questi eventi».[20]
Le emissioni di ciascuna delle 14 maggiori aziende produttrici di carbonio sono state sufficienti a causare oltre cinquanta ondate di calore che sarebbero state praticamente impossibili senza il cambiamento climatico. Anche la più piccola delle 180, la società carbonifera russa Elga, ha prodotto abbastanza CO2 da causare sedici eventi di calore estremo altrimenti impossibili.
In un certo senso, questa non è una sorpresa. La scienza sul cambiamento climatico è molto solida e gli scienziati hanno da tempo identificato i combustibili fossili e la produzione di cemento come fonti primarie delle emissioni che stanno causando il cambiamento climatico.
Ciononostante, questo studio fornisce la prova schiacciante. Dimostra che alcune entità sono direttamente responsabili dell’aumento senza precedenti delle ondate di calore mortali dei nostri tempi, e che anche le più piccole stanno spingendo il nostro clima oltre il limite.
Ora possiamo affermare con certezza che esiste una prova prima facie che viene perpetrato ciò che Friedrich Engels aveva definito molto tempo fa come un “omicidio sociale”, e che i colpevoli sono i principali decision makers di una manciata di organizzazioni globali.
*Ian Angus è direttore della rivista ecosocialista online Climate and Capitalism e coautore di “The Belem Ecososocialist Declaration*. Tra le sue opere, segnaliamo (pubblicata in italiano dalle edizioni Asterios) “Anthropocene. Capitalismo fossile e crisi del sistema Terra“. Questo articolo è apparso su Climate&Capitalism il 15 settembre 2025. La traduzione in italiano è stata curata da antropocene.org.
POST SCRIPTUM: Il giorno dopo la pubblicazione di questo articolo, uno studio di attribuzione condotto da ricercatori dell’Imperial College di Londra ha stimato che 16.469 persone in 854 città europee sono morte nell’estate del 2025 a causa dei cambiamenti climatici. Si tratta di quasi il 70% di tutti i decessi dovuti al caldo in quelle città tra giugno e agosto, che è stata la quarta estate più calda mai registrata in Europa. Le persone di età pari o superiore a 65 anni hanno rappresentato l’85% dei decessi. I ricercatori avvertono che il risultato è solo un’istantanea del numero di vittime legate al caldo estremo, poiché le città studiate rappresentano circa il 30% della popolazione europea.[21] |
* NdR, “code spesse” (o code grasse) è un termine statistico usato per descrivere distribuzioni di probabilità dove i valori estremi (le code della distribuzione) sono più probabili rispetto a quelli che ci si aspetterebbe in una distribuzione normale, indicando la possibilità di eventi più rari ma significativi.
** NdR,vedi anche Ben Clarke e Friederike Otto (a cura di), Eventi meteorologici estremi e cambiamenti climatici, World Weather Attribution, 2025.
[1] Kristie L. Ebi, et al., Hot Weather and Heat Extremes: Health Risks, The Lancet, 21.08.2021
[2] Jay Lemery e Paul Auerbach, Enviromedics: The Impact of Climate Change on Human Health, Rowman& Littlefield, 2017, p. 21.
[3] Camilo Mora et al., Twenty-Seven Ways a Heat Wave Can Kill You: Deadly Heat in the Era of Climate Change, Circulation: Cardiovascular Quality and Outcomes, 09.11.2017.
[4] Jonathan Gregory, Matt Palmer e Ed Hawkins, Climate Change 2021 – The Physical Science Basis, Key Points, Climate Lab Book, 25.02.2022.
[5] World Weather Attribution, When Risks Become Reality: Extreme Weather In 2024, 27.12.2024.
[6] Marina Romanello et al., The Lancet Countdown on health and climate change, 2023.
[7] John Nairna e Simon J. Mason, Extreme heat and heatwaves: hazard awareness and impact mitigation, The Lancet Planetary Health, 07.07.2025.
[8] Samuel Lüthi et al., Rapid increase in the risk of heat-related mortality, Nature Communications, 24.08.2023.
[9] Marina Romanello et al., The Lancet Countdown, 2023, op. cit..
[10] Dawei Li, Jiacan Yuan e Robert Kopp, Escalating global exposure to compound heat-humidity extremes with warming, Environmental Research Letters, 2020.
[11] Luke Grant et al., Global emergence of unprecedented lifetime exposure to climate extremes, Nature, 07.05.2025.
[12] Xueke Li et al., Increased frequency of planetary wave resonance events over the past half-century, Proceedings of the National Academy of Sciences, 16.06.2025.
[13] Joseph Giguere, et al., Climate Change and the Escalation of Global Extreme Heat. Climate Central, Red Cross Red Crescent Climate Centre, World Weather Attribution, 2025, p. 8.
[14] Joseph Giguere et al., Climate Change, op. cit., p. 8.
[15] Climate Central, Climate change increasing pregnancy risks around the world due to extreme heat, 14.05.2025.
[16] Camilo Mora et al., op. cit.
[17] Ayesha Tandon, Q&A: The evolving science of ‘extreme weather attribution’, Carbon Brief, 18.11.2024.
[18] Robert McSweeney e Ayesha Tandon, Mapped: How climate change affects extreme weather around the world, CarbonBrief, 18.11.2024.
[19] Yann Quilcaille et al., Systematic attribution of heatwaves to the emissions of carbon majors, Nature, 10.09.2025, pp. 392-398; Karsten Haustein et al., Heatwaves linked to emissions of individual fossil-fuel and cement producers, Nature, 10.09.2025, pp. 319-320.
[20] Yann Quilcaille et al., Systematic Attribution, op. cit., pp. 395-396.
[21] Imperial Grantham Institute, Summer heat deaths in 854 European cities more than tripled due to climate change, 2025.