Dalle scuole ticinesi, un sostegno al popolo palestinese
Nelle scorse settimane ci eravamo rivolti con una lettera aperta alla consigliera di Stato direttrice del DECS Marina Carobbio chiedendole di rivolgere un un invito esplicito da parte sua – in qualità di responsabile del DECS – “a favorire un confronto aperto e guidato su questa realtà potrebbe incoraggiare docenti e direzioni scolastiche ad agire con maggiore decisione. In questo modo, studenti e studentesse avrebbero l’opportunità di comprendere meglio la complessità del presente e di maturare una sensibilità umana e civica all’altezza delle sfide del nostro tempo”.
Quel nostro appello è rimasto, a tutt’oggi, senza alcuna risposta. Tuttavia ci pare di poter dire che nella scuola cresce al consapevolezza di dover fare qualcosa di fronte a questa immane tragedia. Lo testimonia la presa di posizione del collegio dei docenti della Scuola Media di Viganello che ha approvato e reso pubblica la lettera aperta che riportiamo qui sotto. (Red)
**********************
Lettera aperta in favore del popolo palestinese
Cari abitanti della Svizzera,
oggi noi insegnanti siamo qui ad esprimere il nostro dolore, l’indignazione profonda e la preoccupazione per le attuali condizioni nelle quali versa il popolo palestinese, condizioni gravissime, disumane e inusitate, che richiedono un’urgente quanto chiara e decisa presa di posizione.
Pur condannando le violenze del 7 ottobre 2023, riteniamo che da due anni la politica israeliana e le azioni militari nei confronti della popolazione civile della striscia di Gaza e Cisgiordania – soprattutto di bambini innocenti e indifesi – si siano dimostrate genocidarie, come denunciato a gran voce non soltanto da importanti e riconosciute associazioni internazionali (Amnesty International; Human Rights) e da intellettuali autorevoli come David Grossman, ma, ancor più significativamente, dai più alti tribunali internazionali. La Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato d’arresto per il primo ministro israeliano Netanyahu e l’ex ministro della difesa Galant, accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, proprio per giungere ad un equo processo.
Siamo profondamente indignati, oltre che scandalizzati e sconcertati, di fronte all’assordante velo di silenzio con il quale le autorità svizzere e i maggiori capi di governo dei paesi europei accolgono, minimizzando, le informazioni che faticosamente, ma inequivocabilmente, giungono dalla striscia di Gaza e dalla Cisgiordania. Informazioni ottenute al costo di ormai centinaia di vite di coraggiosi giornalisti freelance che sfidano il divieto imposto all’informazione da Israele. Da tempo, lo sappiamo, si impedisce l’arrivo di cibo, acqua e medicine; si utilizzano la malnutrizione e la carestia, la distruzione di ospedali, di scuole e altre infrastrutture vitali come strumento di guerra e di sterminio di massa. A questo si aggiunge la violenta e sistematica distruzione, già denunciata dall’ONU, di musei, chiese e altri luoghi di culto, volta non solo all’eliminazione di un patrimonio culturale secolare, ma soprattutto dell’identità del popolo palestinese.
Ci sorprende, dunque, e ci delude, l’inazione omertosa e colpevole della Confederazione Svizzera che in virtù della sua storia vorremmo coraggiosa, libera e promotrice di pace; così come ci delude e ci offende la parzialità e la “disattenzione” dei principali media nazionali e internazionali.
Come insegnanti non ci riconosciamo in questa politica di indifferenza e di silenzio. Sentiamo il bisogno e il dovere di gridare la nostra indignazione e il nostro dolore. Nostro, infatti, è il dovere di educare le giovani generazioni ai princìpi più autentici della democrazia, alla ricerca e alla costruzione di un bene comune, al senso di giustizia e verità, nella strenua difesa dei diritti umani.
E questo vogliamo fare, né più né meno, nel piccolo delle nostre aule, ogni giorno, guardando negli occhi i nostri allievi e le nostre allieve senza paura di dover mentire o tradire la nostra coscienza, ma cercando di rispondere ad un bisogno sempre crescente di comprendere l’incomprensibile, di fronte all’incapacità di accettare, in silenzio, quanto sta succedendo.
E davanti a tanto omertoso silenzio non possiamo, e non vogliamo, rimanere muti ed inermi, complici di un genocidio ormai prossimo al suo atto finale.
Chiediamo pertanto quanto segue:
- l’invio di aiuti umanitari verso i territori palestinesi e la pressione sul governo di Israele affinché riapra i corridoi umanitari;
- la protezione per i partecipanti alla spedizione umanitaria Global Sumud Flotilla;
- il riconoscimento dello stato di Palestina da parte della Confederazione Svizzera;
- una chiara e decisa condanna da parte del governo svizzero nei confronti delle politiche genocidarie di Israele in Palestina;
- l’adozione di sanzioni, anche economiche, da parte della Svizzera verso lo stato di Israele.