Più di duemila lavoratori edili manifestano a Bellinzona

Erano tanti, sicuramente tra i 200 0 e i 2500 i lavoratori che hanno manifestato oggi a Bellinzona nel quadro della prima giornata d’azione che le organizzazioni sindacali (Unia e Syna – OCST in Ticino) hanno deciso di indire a sostegno delle proprie rivendicazioni per il rinnovo del contratto nazionale mantello (CNM) dell’edilizia e del genio civile in scadenza a fine dicembre. Nei prossimi giorni seguiranno altre giornate e momenti di mobilitazione, in particolare i prossimi 3 e 4 novembre in Svizzera romanda.

La differenze tra padronato e organizzazioni sindacali concernono in particolare il tempo di lavoro (i sindacati chiedono una regolamentazione diversa del tempo di lavoro e una struttura dell’orario diversa – 8 ore al giorno al massimo e il pagamento del tempo di viaggio), il recupero della perdita del potere d’acquisto (i salari effettivi negli ultimi anni nel settore della costruzione hanno dovuto incassare perdite che oscillano tra il 4 e il 6%.
Il padronato, dal canto suo, insiste nel portare a termine un processo di flessibilizzazione del tempo di lavoro sul quale, negli anni scorsi e nei precedenti rinnovi, ha guadagnato molte posizioni. Da qui la loro richiesta di una nuovo CNM, più “snello, “flessibile” “semplice”, “facile da applicare”: leggi, contenente così poche regolamentazioni che non farà certo fatica ad applicarlo.

La battaglia si annuncia difficile, anche perché, di fronte ad una capacità di mobilitazione buona in regioni come in Ticino e in gran parte della Svizzera romanda, altrove la capacità di incidere e di raccogliere lo scontento dei lavoratori appare meno importante, frutto anche di un ritardo dell’azione sindacale che affonda le radici nei decenni scorsi.

Detto questo, i lavoratori edili ci mostrano la strada della mobilitazione, dello sciopero, della contestazione del potere padronale: unica via per imporre mutamenti e rivendicazioni che possono effettivamente pesare nella loro vita quotidiana: dalle condizioni di lavoro sui cantieri (orari, ritmi, etc.) a quelle di natura più materiale (salari, pensioni, etc.).

E, soprattutto, mostrano che è possibile mobilitare i lavoratori e le lavoratrici anche in periodi difficili come quelle che viviamo. Tutti dovrebbero prendere esempio.

Intanto, facciamo sentire loro tutta la nostra attiva solidarietà.