Lugano. Il Polo delle promesse non mantenute

Il Piano finanziario 2026-2033 del Municipio di Lugano presenta pesanti implicazioni sia sul piano finanziario che su quello sociale.
Tra le molte misure previste, spicca la svendita su larga scala — pari a 306 milioni di franchi — di una serie di immobili appartenenti alla cittadinanza luganese. Una scelta dettata, in gran parte, dalla necessità di compensare le enormi uscite finanziarie generate dalla faraonica operazione del Polo Sportivo e degli Eventi (PSE).
In questo contesto, il Municipio propone di cedere ai privati il Palazzo ex-Dogane di via della Posta, uno degli edifici più pregiati del patrimonio pubblico cittadino.
Questo stabile era già stato al centro della campagna politica in occasione del referendum contro il PSE. Per raccogliere consensi e giustificare l’assurdo trasferimento degli uffici amministrativi comunali nella Torre Est — con un raddoppio dei costi d’affitto — il Municipio aveva presentato la ristrutturazione del palazzo e la sua trasformazione in immobile residenziale come il fiore all’occhiello della “rivitalizzazione del centro cittadino”. E questo era anche un contentino a coloro che allora chiedevano – per sostenere il progetto – qualche garanzia in materia di politica dell’alloggio.
Era stato persino commissionato uno studio di fattibilità, che prevedeva la realizzazione di 57 appartamenti per un totale di 163 residenti. Lo studio concludeva che «a fronte del valore, non solo pecuniario, dello stabile, una cessione definitiva dell’edificio non pare essere opportuna» (p. 36).
Sia lo studio sia la citazione si trovano nel Messaggio Municipale n. 10774 – Polo Sportivo e degli Eventi (PSE): Accordo generale di partenariato pubblico-privato.
Durante la campagna referendaria, il Municipio aveva inoltre ufficializzato la decisione di trasformare lo stabile di via della Posta in edificio residenziale. Nel comunicato stampa del 20 ottobre 2021 — “Il SÌ del Municipio al Polo Sportivo e degli Eventi” — l’esecutivo scriveva: «Per contrastare lo spopolamento del centro, lo stabile in via della Posta 8 sarà trasformato in edificio residenziale, con appartamenti a canoni accessibili per famiglie, singoli, anziani e giovani. (…) Traslocare 113 collaboratori dal centro a Cornaredo permetterà di liberare locali preziosi, con vantaggi finanziari, urbanistici e sociali».
A ottobre 2025, esattamente quattro anni dopo la votazione, l’esecutivo luganese cancella gli impegni assunti formalmente davanti alla popolazione, dimostrando una triste predisposizione alla manipolazione politica. Una qualità fondamentale, verrebbe da dire, per chi voglia imporre un progetto di scarsa utilità sociale, il cui finanziamento esorbitante comporta inevitabilmente un aumento delle imposte e, soprattutto, tagli alla spesa pubblica — in particolare ai salari e ai servizi destinati alla popolazione.
Oggi scopriamo che il PSE produce anche importanti “effetti collaterali”: tra questi, l’alienazione di consistenti porzioni del patrimonio immobiliare pubblico.
Francamente, si è ormai ampiamente superato il limite della decenza politica.
E a questo punto, come si definiscono coloro che non rispettano gli impegni presi?

*una versione leggermente più breve di questo articolo è apparsa sul Corriere del Ticino di martedì 11 novembre 2025