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Nel settembre 2020, con una risicatissima maggioranza di appena 8.000 voti, il popolo svizzero ha approvato l’acquisto – per 6 miliardi di franchi – dei caccia americani F-35. A convincere quell’esile margine fu soprattutto un argomento: il prezzo fisso. Ci era stato detto che quello sarebbe stato il costo definitivo, e che non sarebbe cambiato, soprattutto considerando che tra la decisione d’acquisto e la consegna dell’ultimo velivolo sarebbero passati parecchi anni.
Oggi, invece, si ammette che costeranno di più. Che quel prezzo fisso non copre tutti i costi. E che ci vorrà almeno un miliardo in più – ma anche questa cifra è tutt’altro che definitiva. Il tutto sarebbe nato da un “malinteso”. Come se fosse normale impegnare 6 miliardi senza che il contratto fosse chiaro nei dettagli.
Ora, i più furbi cercano di cavarsela con un trucco: invece di acquistare i 36 esemplari previsti, si potrebbe comprarne qualcuno in meno, così da restare nel budget stanziato. Un po’ come facevamo da bambini, quando mettevamo sul bancone del negozio del paese qualche spicciolo racimolato qua e là e chiedevamo al gerente quante cicche potevamo comprare.
Ebbene, la risposta oggi deve essere netta: non ne vogliamo nemmeno uno di questi aerei! E se questa decisione fosse, come temo i favorevoli, un primo passo per “smantellare” l’esercito non potremmo che esserne felici.
Nel settembre 2020, con una risicatissima maggioranza di appena 8.000 voti, il popolo svizzero ha approvato l’acquisto – per 6 miliardi di franchi – dei caccia americani F-35. A convincere quell’esile margine fu soprattutto un argomento: il prezzo fisso. Ci era stato detto che quello sarebbe stato il costo definitivo, e che non sarebbe cambiato, soprattutto considerando che tra la decisione d’acquisto e la consegna dell’ultimo velivolo sarebbero passati parecchi anni.
Oggi, invece, si ammette che costeranno di più. Che quel prezzo fisso non copre tutti i costi. E che ci vorrà almeno un miliardo in più – ma anche questa cifra è tutt’altro che definitiva. Il tutto sarebbe nato da un “malinteso”. Come se fosse normale impegnare 6 miliardi senza che il contratto fosse chiaro nei dettagli.
Ora, i più furbi cercano di cavarsela con un trucco: invece di acquistare i 36 esemplari previsti, si potrebbe comprarne qualcuno in meno, così da restare nel budget stanziato. Un po’ come facevamo da bambini, quando mettevamo sul bancone del negozio del paese qualche spicciolo racimolato qua e là e chiedevamo al gerente quante cicche potevamo comprare.
Ebbene, la risposta oggi deve essere netta: non ne vogliamo nemmeno uno di questi aerei! E se questa decisione fosse, come temo i favorevoli, un primo passo per “smantellare” l’esercito non potremmo che esserne felici.
Nel contesto di canicola annunciata ed arrivata con anticipo, la ricerca di refrigerio, soprattutto in centri balneari con adeguata ombreggiatura fornita dalle piante, diventa un vero e proprio bisogno sociale e sanitario.
L’attualità di questi giorni riporta una situazione grave da questo punto di vista. Il Lido di Lugano strabocca, è stato di fatto messo un tetto massimo alle entrate, con persone (e famiglie) che vengono respinte. Per entrare alla piscina comunale di Mendrisio, ci sono colonne di un’ora… Più in generale, praticamente tutti i lidi pubblici del Sottoceneri (e anche del Sopraceneri in alcuni casi) sono in una situazione di “over booking”. E siamo solo all’inizio della stagione estiva.
Cresce il bisogno di luoghi di balneazione pubblici e cresce il pericolo sanitario dovuto alle forti temperature, sovraccaricando quelle esistenti. Pe questo, la decisione brutale di Badaracco e soci di chiudere il centro balneare di Carona, in altura e inserito in un parco alberato, si traduce in una scelta irresponsabile dal punto di vista sociale e sanitario. Per servire gli interessi di un gruppo privato, il Municipio di Lugano, di fatto, gioca con la salute della propria popolazione. Non siamo più alla sola irresponsabilità politica, ma tracimiamo anche in quella sanitaria.
Badaracco e il Municipio saranno felici perché quest’anno potranno presentare una riduzione dei deficit dei lidi comunali di Lugano. Infatti, sfruttando una riduzione dell’offerta, a fronte di una crescita della domanda, il Comune di Lugano ha pensato bene di aumentare i prezzi generali (biglietti d’entrata, ombrelloni, ecc.). Un esempio delle conseguenze nefaste ad ampio raggio di quando la politica serve esclusivamente gli interessi privati…
Alla fine Sabrina Aldi lascia il Gran Consiglio e la Lega dei Ticinesi, mentre Eolo Alberti verrà espulso. Nella lunga intervista che il sempre compiacente Corriere del Ticino le mette a disposizione per poter esporre la “sua” verità, il maggior spazio è dedicato ad affermare che il presidente del Consiglio di Stato (e già coordinatore della Lega) Norma Gobbi è un bugiardo. Avrebbe raccontato al Procuratore Generale un sacco di fandonie. Se lo dice lei…
Uno spettacolo penoso quello che emerge in questi giorni a seguito della interrogazione dell’MPS che ha messo sul tavolo cose che tutti sapevano perfettamente, ma che tutti – o quasi – per mesi hanno preferito far finta di non sapere o dimenticare.
Siamo di fronte a consolidate strategie per cercare di sviare l’attenzione sui veri protagonisti delle decisioni, coloro che sono al posto di comando: “sacrificando” per strada i “sacrificabili”, certo responsabili di quanto avvenuto, ma non certo i soli responsabili. Un meccanismo che vuole evitare di mettere sotto accusa una gestione politica complessiva (quella della Lega e dei suoi dirigenti) scaricando le responsabilità solo su alcuni. “Fare pulizia” per dimostrare che il corpo è sano e può continuare come se nulla fosse.
Ancora una volta i deputati dell’MPS ci hanno visto giusto.
Non siamo contrari al finanziamento pubblico che il Gran Consiglio deciderà nei prossimi giorni per il Festival di Locarno. Tuttavia, appare sempre più evidente che questa manifestazione stia cambiando natura, e gli effetti negativi di tale trasformazione emergeranno tra qualche anno.
Ad esempio, il Festival ha recentemente “ottimizzato” il proprio personale, senza che il potere politico mostrasse significative reazioni. In ottobre, sono stati licenziati 4 dei 40 dipendenti: il 10% dell’organico. Una cifra modesta in assoluto, ma significativa, lo stesso taglio percentuale che Lega e UDC propongono per l’amministrazione cantonale. Eppure, secondo laRegione, durante la recente visita della commissione della gestione, “il tema non ha suscitato particolari reazioni”.
Un segnale chiaro della logica che si va affermando al Festival, dove la presidenza Hofmann rappresenta un nuovo orientamento improntato ad una logica mercantile, ispirata al “modello Roche”, la multinazionale di cui Maja Hoffmann è importante azionista.