Secondo laRegione, tira aria di maretta tra il CdA di AIL SA e il Comune di Lugano. Il CdA non vedrebbe di buon occhio la presenza del responsabile delle finanze, temendo pressioni per usare i fondi dell’azienda elettrica – ricchissima – a favore delle casse comunali, sempre più vuote.
È una lotta per la “roba”, visto che AIL è un vero e proprio forziere, che custodisce un tesoro da 180 milioni di franchi. La trasformazione, anni fa, in società anonima di diritto privato permette alla società di privilegiare i propri obiettivi finanziari, operando in totale autonomia dalla politica.
E la “sete di denaro” del Municipio? Non è che il sintomo di una politica interamente piegata agli interessi imprenditoriali, il cui prezzo diventa sempre più insostenibile per la collettività.
Una sola certezza: i “cittadini-clienti” di AIL SA continueranno a pagare tariffe elettriche salate per riempire il forziere, indipendentemente da chi, alla fine, ne deterrà le chiavi.
Ancora una volta assistiamo alla dimostrazione di come il potere giudiziario di questo paese resti agganciato solidamente a quello politico. Le nomine dei magistrati continuano ad essere, malgrado le dichiarazioni di principio, frutto di logiche partitiche e di sponsorizzazioni personali più che di reali competenze.
Ce lo ricorda, ancora una volta, la vicenda della candidatura Belotti, sostenuta in modo spudorato dal presidente del Consiglio della Magistratura Damiano Stefani presso alcuni parlamentari, conferma che la magistratura resta “cosa nostra”, dominio dei partiti e dei loro equilibri.
Un sistema incancrenito che si fa beffe delle solenni dichiarazioni di indipendenza e separazione dei poteri. Roba da manuali di civica.
Patetico l’amarcord pilotato per il trentesimo dell’entrata in governo della Lega e dell’elezione della prima donna in governo, Marina Masoni. Proprio mentre tutti si rendono conto di quali sprechi abbiano rappresentato per il Cantone progetti legati al suo nome (a cominciare dalla Fashion Valley), il vice-direttore del CdT ne esalta la capacità “di dialogare”, di “proporre soluzioni concrete” e la “stima reciproca” con il “marxista” Martinelli.
Per noi, quelli sono gli anni in cui l’offensiva neoliberista a livello nazionale e cantonale ha preso il largo: dall’approvazione della LAmal alla logica privatistica di FFS e PTT, dal freno all’indebitamento all’offensiva fiscale nel nostro Cantone, con l’imbroglio della “simmetria dei sacrifici”. Molte di quelle scelte segnano ancora oggi negativamente la vita quotidiana di tutti noi.
Ma la storia, si sa, la scrivono sempre i vincitori.
Due rappresentanti del governo di questo paese andranno a baciare il culo a Trump, per usare la fine espressione con la quale egli ha indicato quelli che tutti si ostinano a chiamare negoziati. Una espressione che illustra in modo chiaro quali sia l’atteggiamento con il quale Trump intende negoziare.
Ma davvero c’è da stupirsi? Non troppo. La Svizzera è da tempo abituata a scendere a patti con i potenti di turno — siano essi sfruttatori, dittatori o rappresentanti del grande capitale — sempre, naturalmente, “per il bene del paese”. Che poi, tradotto, significa per il bene di banche, multinazionali e aziende esportatrici di vario genere.
Questa volta l’obiettivo è proteggerle dai possibili effetti di dazi e misure protezionistiche, affinché non siano mai costrette — orrore! — a ridurre i propri margini di profitto.
Ecco quali sono gli interessi per i quali ci si umilia a baciare il culo a Trump.
A Bellinzona, il vecchio sogno della politica cittadina di privatizzare tutto ciò che ruota attorno alla morte torna a farsi strada. Già anni fa si era ipotizzata l’esternalizzazione della manutenzione del cimitero — perché costava meno, ovviamente. Oggi, si sceglie di cedere ancora terreno all’avanzata del privato, che già occupa una posizione dominante nella nostra città, privatizzando la gestione del Crematorio.
Come sempre, il Municipio a trazione social-liberale giustifica la decisione con motivazioni di carattere finanziario e arrendendosi alle ferree leggi del mercato. Nel turbocapitalismo attuale, nemmeno di fronte alla morte sembrano più valere i principi di pari dignità e trattamento, che solo una gestione pubblica e ispirata al servizio può davvero garantire.
Per questo, se sarà lanciato un referendum contro questa scelta scellerata, noi ci saremo.