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ky frizzo1811-bLa conclusione dell’iter della creazione del centro di competenze è coinciso con una nuova “crisi”, chiamiamola così, nei rapporti tra i lavoratori dell’Officina e le FFS. In particolare l’evoluzione delle strutture produttive interne (personale, comande, prospettive) sembrano del tutto contraddittorie con l’idea che questo centro di competenza possa diventare una cosa sola con un ulteriore sviluppo dell’Officina. È così?

 

Temi e interrogativi, evocati dalla domanda, che ci assillano da quasi un lustro, almeno fin dal momento in cui la SUPSI ha presentato le conclusioni dello studio sui possibili scenari per rilanciare le Officine (OBe). Studio dal quale sono usciti indicazioni chiare all’attenzione del committente (Consiglio di Stato) e di tutti coloro che hanno a cuore le sorti delle OBe. Scenari che vanno dal “declino programmato” (continuità rispetto alle strategie FFS e alle attività svolte alle Officine fino ad oggi, inteso anche in termini organizzativi, gestionali ed operativi) alla creazione di ciò che si sta vieppiù concretizzando, cioè al “Centro di competenze (CdC)” in materia di trasporto e mobilità sostenibile e ferroviaria. Scenario, quest’ultimo, fattibile fermo restando il superamento degli elementi di debolezza ben descritti nello studio, ma che purtroppo, a distanza di anni e malgrado i precisi interventi da parte del Comitato all’indirizzo delle istituzioni politiche (Consiglio di Stato, Municipio cittadino, ecc.), aziendale FFS (in tavola rotonda ed ora in piattaforma) e attualmente all’interno della Fondazione per il CdC (presenti pure le FFS), non si è purtroppo ancora riusciti a trovare il bandolo della matassa: i problemi descritti poc’anzi rimangono in grande misura irrisolti e con essi resta più che attuale lo spettro del “declino programmato”!

 

Si ha l’impressione che la politica delle FFS, per quel che riguarda l’Officina ma non solo, sia quella di cercare di rimettere in discussione quelle concessioni che ha dovuto fare negli anni scorsi, durante e nelle fasi successive delle lotta del 2008. Le cose stanno veramente così? In quale ambiti si riscontra l’offensiva maggiore da parte delle FFS?

Le “concessioni” fatte dalle FFS in questi anni post sciopero, sono state decisamente l’effetto delle forti, tenaci e risolutrici pressioni esercitate in loco, tramite appelli e risoluzioni avvallate nelle rispettive assemblee, dai lavoratori e dell’Associazione giù le mani e, non da ultimo, dal risultato delle trattative portate a buon fine dal Comitato in tavola rotonda o in occasione della costituzione del Centro di competenze.
“Conquiste” che persistono tuttora ma che rischiano che vengano vanificate se non si interviene a breve a porre rimedio a tutti quei problemi strutturali, organizzativi e gestionali che attanagliano le OBe. Un modus operandi, quello attualmente in auge alle OBe, che non permette a quest’ultime di operare autonomamente e in modo flessibile, come si addice ad un’industria che mira ad incrementare l’attività con commesse da clienti privati e proiettarsi in unambizioso progetto, su ampia scala industriale, qual è il Centro di competenze. Temi puntualmente sanciti anche nei documenti relativi il CdC (convenzione, dichiarazione d’intenti FFS, ecc.), tramite i quali le FFS devono adempiere a dei precisi compiti, non solo nell’attuazione di una strategia chiara per la stabilizzazione e lo sviluppo a medio – lungo termine delle OBe, ma pure in quello d’assicurare a quest’ultime volumi di lavoro analoghi a quelli attuali per i prossimi anni. Dobbiamo quindi fare in modo che le FFS onorano questi impegni e non consentire loro, come sta accadendo, di autorizzare le FFS Cargo di togliere dalle OBe un’importante numero di carri, per dirottarne la rispettiva manutenzione all’Officina di Muttenz. Uno stato di cose che abbiamo puntualmente denunciato in Piattaforma (presieduta da Franz Steinegger) e al Consiglio di Stato nel mese di novembre 2014. Discorso che verrà nuovamente affrontato tra comitato e dirigenza FFS, ad inizio gennaio, in un’ulteriore incontro di Piattaforma.

 

Come reagiscono e come hanno reagito i lavoratori e il comitato di sciopero (di fatto commissione del personale sui generis) di fronte a questa situazione?

Il Comitato (composto dalla commissione del personale e dai rappresentanti sindacali di SEV, transfair e Unia, come negoziato e stabilito dalla “Piattaforma” instaurata dopo la tavola rotonda), in rappresentanza dei lavoratori, ha agito e sta agendo in sintonia agli accordi negoziati e sanciti dopo anni di durissime trattative, avallati solo dopo l’introduzione di importanti tasselli, sinonimo questi di garanzia strutturale, organizzativa e occupazionale per le OBe. Precisi impegni contenuti nei documenti relativi il CdC e in tutti quelli ratificati dalle stesse FFS, che vanno proprio nella direzione di risolvere quelle esplicite “debolezze” di cui si faceva cenno nella precedenti domande. Una “missione” non impossibile, a portata di mano di tutte le parti in causa, basta solo dimostrare volontà e determinazione (elementi di indispensabile supporto per le maestranze e per i loro rappresentanti) nel richiamare le FFS alla coerenza e al rispetto degli impegni che hanno sottoscritto in più occasioni e forme. Per ora la reazione del Comitato e delle maestranze è stata improntata sulla puntuale denuncia (comunicati interni; incontro e lettera al Consiglio di Stato; riunioni di Piattaforma, informato l’assemblea dell’Associazione, ecc.) nel richiamare le FFS al rispetto degli accordi sottoscritti rendendole attente e responsabili su ciò che possono innescare, giocando d’astuzia, prendendosi ulteriore tempo lasciando che le cose declinino ulteriormente, incentivando per contro la loro azione di marketing in Ticino, presentando progetti che tendono, per l’appunto, ad offuscare quanto accade realmente alle OBe. Un modo di fare che va, come tra l’altro si sta facendo, tematizzato a tutti i livelli, internamente (con la FFS e il personale) e istituzionalmente, affinché anche il CdC possa veramente prendere forma e crescere su delle fondamenta solide quali devono essere le OBe. Sono persuaso che sia la condizione sine qua non per poter dare un futuro alle OBe e pensare allo sviluppo di un Centro di competenze che rispetti tutti i crismi fissati fin dall’iniziativa promossa dai lavoratori durante lo sciopero e ai documenti prodotti con gli studi commissionati in materia (SUPSI, BDO, ecc.).

 

Come vedi le prospettive future, sia dal punto di vista della sua evoluzione produttiva dell’Officina che della possibilità per i lavoratori di incidere su questa evoluzione?

Diciamo che, come già risposto in parte prima, l’evoluzione produttiva delle OBe deve giocoforza passare attraverso la risoluzione dei problemi strutturali; la definizione di un’organizzazione consona ad un industria che deve anche orientarsi al mercato privato (ossia un cambiamento di attitudine e di strategia gestionale ed operativa); la definizione di una strategia chiara relativa gli investimenti, non solo materiali e strutturali ma pure inerenti la formazione del personale; fare in modo che le FFS (FFS Cargo compresa) si servono delle OBe per la manutenzione (pesante e leggera) della loro flotta. Insomma, migliorare al più presto tutti quelle lacune (considerate delle reali minacce per le OBe), elencate dall’analisi SWOT della SUPSI e dallo studio della BDO, che tutti gli addetti ai lavori conoscono. Interventi più che necessari per fare in modo d’uscire dal solco della continuità rispetto alle strategie FFS e alle attività svolte dalle OBe fino ad oggi. Attualmente, è abbastanza evidente che i lavoratori, da soli, sebbene facciano lodevolmente la loro parte, non possono di certo pensare di sovvertire lo stato di cose in cui si trovano le OBe. Non è comunque nemmeno pensabile che si possa ancora, per molto tempo, assistere inermi ad una situazione che sta diventando sempre più incomprensibile e difficile. Non sarebbe sostenibile, né tantomeno desiderabile, anche per ragioni di economia e di politica di sviluppo industriale regionale. Come detto in precedenza, a metà di gennaio 2015 ci sarà un incontro di piattaforma dove dibatteremo su tutti questi quesiti posti, temi che dovranno giocoforza essere anche affrontati all’interno del consiglio di fondazione per il CdC. I primi mesi del nuovo anno saranno quindi determinanti per chiarire gli sviluppi strategici delle OBe, in un ottica interna alle FFS e nel contesto del progetto di uno sviluppo di politica industriale cantonale, quale sarà il Centro di competenze, e su quelle che, nelle peggiori delle ipotesi, saranno le iniziative da proporre e intraprendere dai lavoratori e dai loro rappresentanti!

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