Di fisioterapisti e mercato del lavoro

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Leggiamo su laRegione di sabato 25 ottobre che il Cantone non sa quanti fisioterapisti salariati lavorano in Ticino. “Cresce il numero di studi di fisioterapia ma non si sa in quanti ci lavorano”, si afferma nell’occhiello dell’articolo. “Il numero esatto di fisioterapisti attivi in Ticino non è noto”, si aggiunge, precisando – e riportando le parole dei responsabili dell’Ufficio di sanità – che è noto il numero dei fisioterapisti indipendenti titolari di uno studio (soggetti ad autorizzazione); ma “quanti siano i fisioterapisti che lavorano in questi studi, il cui lavoro è fatturato a carico della LAMal tramite fatture emesse a nome dello stesso studio, non è invece conosciuto”.
Una situazione imbarazzante per chi vuole (come la maggioranza del Gran Consiglio e il governo), attraverso la limitazione del numero dei fisioterapisti, contribuire a “contenere” i costi della sanità

Leggendo queste cose, non abbiamo potuto fare a meno di collegarle alla discussione che il Gran Consiglio terrà il prossimo 17 novembre, quando verrà trattata – a circa sei anni dalla sua presentazione (complimenti alla maggioranza del Gran Consiglio!) – l’iniziativa popolare presentata dall’MPS nel 2020 e denominata “Rispetto per i diritti di chi lavora! Combattiamo il dumping salariale e sociale!”

Uno dei punti centrali di questa iniziativa è l’obbligo di notificare all’Ispettorato cantonale del lavoro ogni contratto di lavoro e le relative condizioni (salario, orario, percentuale di impiego, ecc.) stipulato sul territorio cantonale. Lo stesso dovrà avvenire alla cessazione del rapporto di lavoro. Ciò permetterà di verificare immediatamente il rispetto delle soglie salariali e delle condizioni previste dalla legge, senza dover attendere controlli successivi.

Queste segnalazioni consentiranno non solo di combattere il dumping salariale (che colpisce i lavoratori e le lavoratrici di ormai quasi tutti i settori) e le discriminazioni di genere che colpiscono le donne salariate, ma anche di conoscere in modo preciso – attraverso la loro traduzione in statistiche – il mercato del lavoro in tutti i suoi aspetti (occupazione, salari, orari di lavoro, ecc.): una base decisiva per qualsiasi discussione seria sulle condizioni di lavoro in Ticino.

Questo piccolo episodio relativo ai fisioterapisti è solo un indizio di un problema più ampio: un mercato del lavoro ormai fuori controllo, nel quale il dumping salariale (cioè la spinta dei salari verso il basso) la fa da padrone.
Salari indecenti, persone assunte ufficialmente al 50% che lavorano al 120%, licenziamenti abusivi, ultracinquantenni sostituiti con personale “meno costoso”, finti stage, lavori non retribuiti, neomamme private dei loro diritti: ormai non passa settimana senza che i media riportino casi di abusi sul lavoro.

Il dumping salariale e sociale si è esteso a macchia d’olio in tutti i settori, e nessuno è più al riparo: chiunque, indipendentemente da formazione, competenze o livello salariale, rischia di diventare vittima di sfruttamento senza regole. Il mondo del lavoro in Ticino è diventato un vero e proprio Far West, dove troppo spesso prevale la legge del più forte e lo Stato non riesce più a garantire il rispetto dei diritti sanciti da leggi, regolamenti e contratti.

L’iniziativa mira a costruire un sistema di controllo efficace del mercato del lavoro, che permetta di verificare il rispetto delle leggi, dei regolamenti e dei contratti collettivi. Si tratta di un passo decisivo per contrastare il dumping salariale e sociale, che da anni mina la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori del nostro Cantone.

Il Parlamento – non siamo sorpresi – dirà di no a questa iniziativa, adducendo pretesti di vario ordine, in primis di natura finanziaria. A questo punto la parola passerà al popolo, verosimilmente nel marzo 2026.

Già una volta, nel caso di una precedente iniziativa simile sulla quale abbiamo votato nel 2017, la maggioranza del Parlamento ha giocato un tiro mancino agli elettori e alle elettrici, presentando un controprogetto che, come si immaginava, è rimasto lettera morta, riuscendo tuttavia a raggiungere l’obiettivo di far fallire l’iniziativa (che si fermò comunque – sebbene sostenuta dal solo MPS – al 46%).

Prepariamoci a non farci fregare un’altra volta: è in gioco non solo la possibilità, finalmente, di conoscere il numero dei fisioterapisti dipendenti, ma anche di fare i primi passi per mettere ordine in un mercato del lavoro ormai sfuggito a ogni controllo, le cui conseguenze pesano sulle condizioni di vita e di lavoro della stragrande maggioranza di chi vive e lavora in questo Cantone.

*articolo apparso sul quotidiano LaRegione il 29 ottobre 2025

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