Manifesto MPS

Il Movimento per il Socialismo/ Mouvement pour le Socialisme/ Bewegung für den Sozialismus (BFS/MPS) è un’organizzazione ecosocialista e femminista attiva in tutta la Svizzera.
Partecipiamo ai movimenti sociali, promuovendo l’auto-organizzazione degli sfruttati e degli oppressi con l’obiettivo della nostra auto-emancipazione per superare il capitalismo. La costruzione di un’organizzazione rivoluzionaria serve a questo scopo.

Il capitalismo si basa sulla proprietà privata dei grandi mezzi di produzione, del commercio e del credito. Questo sistema genera sempre più crisi sociali, economiche ed ecologiche. Non si intravede una stabilizzazione dello stato di crisi del capitalismo. Al contrario, dobbiamo presumere che le crisi si moltiplicheranno e si intensificheranno. Le crescenti tensioni imperialiste, l’ascesa dei regimi autoritari e le massicce campagne di riarmo a livello mondiale trovano la loro contropartita in una politica intensificata di tagli sociali all’interno degli Stati nazione. Ciò contribuisce alla divisione e all’isolamento dei salariati e crea terreno fertile per il nazionalismo e per l’accesa guerra culturale della destra contro le conquiste del movimento delle donne e del movimento femminista queer.

Le origini delle guerre, delle dipendenze neocoloniali, delle pandemie e dei disordini socio-ecologici sono legate al funzionamento della società capitalista. La competizione nell’economia di mercato, con il conseguente obbligo di accumulare profitti sempre maggiori, porta a una corsa frenetica del capitale in tutto il mondo. Il risultato è una pressione crescente a sfruttare il lavoro e le risorse naturali nel modo più brutale e redditizio possibile. Perché l’intera ricchezza delle società capitaliste si basa sullo sfruttamento della natura e della forza lavoro, la quale deve essere riprodotta quotidianamente. Ciò significa che i lavoratori e le lavoratrici devono essere nutriti/te, curati/e e fortificati/e. In una società patriarcale, l’onere di questo lavoro di riproduzione sociale viene scaricato principalmente sulle persone definite come donne nell’ordine binario dei sessi. Questo permette di giustificare il fatto che siano pagate poco o per niente. Ora, senza la ricostituzione quotidiana della forza lavoro, la macchina dell’accumulazione capitalista non potrebbe funzionare.

Le rotture che questo provoca nel “metabolismo tra l’uomo e la natura” (Marx) si traducono in sconvolgimenti sociali la cui portata è senza precedenti. Le persone che vivono nei Paesi dipendenti sono ancora più colpite di quelle che vivono nei centri occidentali. Questo perché l’emergere del capitalismo è strettamente legato all’ordine patriarcale dei sessi, alla moderna schiavitù, all’asservimento coloniale, alla formazione degli Stati nazionali, al razzismo e alla politica imperialista. Ed è su queste basi che il capitalismo continua a essere costruito. La formazione sociale borghese e le sue istituzioni servono a mantenere il dominio capitalista. Come il capitalismo, sono il risultato di un’evoluzione storica e, quindi, possono essere superate.

L’attuale variante neoliberista del capitalismo sta accentuando all’estremo l’ineguale distribuzione della ricchezza. La contraddizione tra un modo di produzione e distribuzione organizzato su scala globale e l’appropriazione privata dei suoi frutti continua ad aumentare le disuguaglianze in tutto il mondo, rafforzando la divisione tra due classi sociali antagoniste: la classe di coloro che possiedono la ricchezza della società (la borghesia) e la classe di coloro che non possiedono nulla ma producono ricchezza sociale (la classe operaia).

Questa contraddizione di classe è particolarmente evidente nella crisi climatica. Lo sfruttamento capitalistico della natura sta distruggendo la vita sul pianeta nel suo complesso. La realtà del processo di accumulazione capitalista non lascia tempo per riforme e compromessi che potrebbero, nel migliore dei casi, rallentare il riscaldamento globale. La crisi climatica rappresenta quindi un bivio politico. Da un lato, c’è chi difende il sistema attuale, anche se la sua logica è incompatibile non solo con la conservazione del clima e della biodiversità, ma anche con il soddisfacimento dei bisogni sociali fondamentali degli esseri umani. Dall’altro lato, c’è chi, come noi, sostiene un cambiamento radicale del sistema. Le attuali lotte su questioni economiche e sociali concrete si stanno trasformando in movimenti politici che chiedono un progetto di società radicalmente diverso da quello attuale. Questi movimenti politici globali sono la forza trainante di un futuro degno di essere vissuto, perché si muovono verso la prospettiva di un’altra società, ecosocialista, che rompa con il modello economico e sociale capitalista, inquinante e pericoloso per la vita. Ciò presuppone l’esistenza e l’affermazione di un progetto politico anticapitalista. E questo è l’obiettivo perseguito dal Movimento per il Socialismo (MPS/BFS).

Le concezioni alternative della società non possono essere disegnate su un tavolo da disegno. Come la società borghese-capitalista, la società socialista può essere concepita solo attraverso il confronto/scontro tra le classi sociali, cioè attraverso la lotta di classe. Tuttavia, le visioni emancipatrici sono importanti come punti di riferimento per i movimenti e le organizzazioni sociali. È un grosso problema per la sinistra che tali “visioni di una vita buona per tutti” siano praticamente inesistenti nella società di oggi. Per molte persone, la fine del mondo è più facile da immaginare che la fine del capitalismo. Dobbiamo quindi pensare a una società senza sfruttamento e oppressione, anche se sappiamo che non può esistere una vita buona in un sistema distorto.

La socializzazione delle sfere centrali della produzione e della riproduzione, con l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, la trasformazione e la decostruzione industriale sono i presupposti per una pianificazione sociale ed ecologica dell’economia, basata sulla democrazia di base. L’obiettivo è la gestione sostenibile delle risorse naturali e umane e l’abolizione delle relazioni patriarcali di genere. Aspiriamo a una società in cui lo scopo della produzione economica sia quello di soddisfare i bisogni della società, non il profitto. La prosperità non dovrebbe essere definita in termini monetari, ma dal fatto di avere più tempo libero. Per noi l’ecosocialismo democratico significa un mondo in cui il libero sviluppo di ogni individuo è la condizione per il libero sviluppo di tutti.

L’ecosocialismo deve diventare un elemento federatore dei movimenti di emancipazione e delle organizzazioni politiche. La diversità dei movimenti è il terreno di coltura e l’auto-organizzazione la chiave affinché l’ecosocialismo diventi una prospettiva di azione per la sinistra. Perché la liberazione della classe operaia non può che essere l’opera delle/gli stesse/i sfruttate/i e oppresse/i.

Ci collochiamo nella tradizione del movimento operaio, dei movimenti femministi e ambientalisti e delle lotte di liberazione anticoloniali del XIX e XX secolo. La fondazione dell’MPS/BFS nel 2002 si basa sulla convinzione che la socialdemocrazia e le varianti comuniste-staliniste del movimento operaio abbiano completamente fallito. Sia la socialdemocrazia riformista, ora neoliberista, sia i cosiddetti socialismi reali hanno screditato la visione di un socialismo democratico basato sulla libertà individuale e collettiva. L’MPS/BFS fa parte di una nuova sinistra che sta superando questa eredità problematica. Ripensare il socialismo per il XXI secolo è la nostra ambizione.

Le organizzazioni che hanno preceduto l’MPS/BFS sono state la Lega marxista rivoluzionaria (LMR) e il Partito socialista dei lavoratori (PSO). L’MPS/BFS si basa sui principi fondamentali del marxismo rivoluzionario. Rifiutiamo le concezioni autoritarie, burocratiche e repressive del “socialismo” e ci consideriamo antistalinisti. Difendiamo una cultura di discussione democratica, aperta e pluralista all’interno della nostra organizzazione, che consenta anche l’espressione di posizioni minoritarie. Inoltre, rifiutiamo qualsiasi pensiero campista, che ha caratterizzato la sinistra durante la Guerra Fredda e che oggi sta vivendo una deplorevole rinascita. Difendiamo un antimperialismo basato sulla solidarietà, che si concentra sui bisogni dei lavoratori colpiti dalla guerra e dallo sfruttamento e non sugli interessi di una potenza imperialista o di un governo borghese. Sosteniamo il diritto dei popoli all’autodeterminazione e all’autodifesa contro qualsiasi aggressione bellica.

Per lottare contro la lotta di classe dall’alto, gli attacchi padronali, la trasformazione neoliberista dello Stato, l’ascesa della destra e soprattutto contro il pericolo del fascismo, sosteniamo un’ampia unità d’azione a sinistra, quella che tradizionalmente viene chiamata politica del fronte unito. E l’eredità senza dubbio più importante del movimento marxista-rivoluzionario, ossia l’internazionalismo assunto e concreto, fa parte del DNA della nostra organizzazione.

Pur inserendoci nella tradizione del marxismo rivoluzionario, antiautoritario e democratico, riteniamo che il rinnovamento del progetto anticapitalista a cui aspiriamo non possa avvenire senza un rinnovamento del dibattito teorico e pratico.

L’orizzonte politico dell’MPS/BFS e il suo obiettivo fondamentale è la rottura con il capitalismo. Siamo rivoluzionari, cioè siamo a favore della conquista del potere da parte dei salariati e di tutte le altre persone che sono oppresse e sfruttate in vario modo in questo sistema.

La nostra ipotesi strategica è che la lotta di classe tra lavoro e capitale – le lotte contro l’oppressione e lo sfruttamento nelle loro varie forme – modella il corso della storia ed è in ultima analisi la leva per un cambiamento sociale fondamentale. La lotta di classe è quindi il centro di gravità della nostra azione politica. In concreto, ciò significa che il soggetto sociale del cambiamento è sempre rappresentato dai lavoratori/trici, dagli sfruttati/te e dagli oppressi/e in tutta la loro diversità, che prendono in mano il proprio destino. Nessuna alternativa al regime capitalista può essere concepita senza appoggiarsi interamente sull’azione e sull’intelligenza – pratica e intellettuale – di coloro che lavorano e producono la ricchezza sociale.

L’ipotesi strategica dell’MPS/BFS si basa quindi sul principio che qualsiasi trasformazione rivoluzionaria della società non può avvenire senza l’accumulo e lo sviluppo di lotte sociali, perché siamo convinti che queste lotte portino in sé i semi di una società basata sulla solidarietà. L’obiettivo del nostro lavoro politico è quello di promuovere l’auto-organizzazione degli oppressi/e e degli sfruttati/e e di stimolare e radicalizzare le loro lotte sulla base di rivendicazioni transitorie che rispondano alle reali esigenze dei lavoratori, nell’ottica di superare il capitalismo. Per noi, l’auto-attività e la promozione di prospettive anticapitaliste sono le chiavi per cambiare l’equilibrio del potere sociale e costruire gradualmente un contro-potere alla dominazione borghese.

Infine, le organizzazioni dei lavoratori e delle lavoratrici devono acquisire la forza per costituire un doppio potere parallelo a quello dello Stato borghese. Attraverso un massiccio movimento di scioperi, dobbiamo essere in grado di sfidare il potere del capitale e della borghesia e di sostituire le forme borghesi di gestione politica con una democrazia operaia. La distruzione dello Stato borghese è il presupposto per rompere con il capitalismo, appropriarsi delle ricchezze della società e costruire un ordine sociale veramente democratico, socialista e durevole.

Siamo consapevoli che i salariati e le salariate di oggi sono ben lontani/e dal soddisfare questa condizione ed è difficile sapere come risolvere il problema in tempi ragionevoli. La complessità della situazione economica e sociale, l’insufficiente livello di organizzazione collettiva di cui dispongono oggi i lavoratori e le lavoratrici e i costanti attacchi da parte dei padroni e dei partiti di destra rendono questo compito difficile. Dal nostro punto di vista, è comunque necessario oggi difendere l’ecosocialismo, qualsiasi altro approccio sarebbe illusorio. Nell’ambito della nostra attività politica, ci sforziamo di prendere iniziative e avanzare proposte che consentano ai lavoratori e alle lavoratrici di difendere i loro interessi attuali e di progredire verso l’attuazione di un’alternativa ecosocialista.

Per tentare di attuare la strategia sviluppata più sopra e arrivare alla rottura con il capitalismo, abbiamo bisogno di uno strumento politico, in altre parole, di un’organizzazione rivoluzionaria. In questo senso, l’MPS/BFS agisce come organizzazione negli ambiti che corrispondono al suo orizzonte anticapitalista e alla sua ipotesi strategica. Naturalmente, il ruolo e l’azione di un’organizzazione anticapitalista dipendono anche dall’evoluzione storica dei rapporti di forza, dal livello di sviluppo della coscienza di classe generale e da altri fattori.

Il più grande ostacolo alla costruzione di un’organizzazione rivoluzionaria in Svizzera è la straordinaria stabilità politica ed economica del regime borghese locale. Questa stabilità si basa su un federalismo estremamente sviluppato, il sistema di concordanza e la democrazia parlamentare semidiretta, che ha un effetto di integrazione. Questa combinazione si rivela essere un vantaggio competitivo per il capitale imperialista svizzero, così come la fiscalità ridotta, la piazza finanziaria poco regolamentata e il commercio di materie prime, la buona infrastruttura pagata dalle autorità pubbliche, la vicinanza tra imprese private e istituti di ricerca pubblici, il forte partenariato sociale, così come le condizioni di lavoro collettive insufficientemente regolamentate (lunghi orari di lavoro, nessuna protezione contro il licenziamento, ecc.). La stabilità di queste condizioni favorisce l’insediamento di multinazionali, rendendo la Svizzera un paese ricco e anche un elemento importante dell’ordine imperialista-capitalista mondiale.

A causa dei privilegi materiali relativi di cui godono, una buona parte dei lavoratori e delle lavoratrici in Svizzera è meno propensa ad agire, anche se la loro forza lavoro è sfruttata in modo altrettanto efficace che altrove. Conoscere le condizioni socio-politiche specifiche della Svizzera e la loro posizione nel contesto internazionale è un prerequisito per sviluppare risposte e attività politiche adeguate. Riflettere per agire e agire riflettendo è la nostra linea di condotta rivoluzionaria.

 

Nel contesto attuale e a medio termine, l’MPS/BFS considera decisivo l’obiettivo di rafforzare la propria costruzione a livello nazionale, con stretti legami a livello internazionale, consolidando e sviluppando le sezioni già esistenti, promuovendo al contempo la nascita di nuove sezioni o sostenendo nuovi collettivi anticapitalisti in vista di una collaborazione immediata con il progetto nazionale dell’MPS/BFS. Per fare ciò, l’MPS/BFS deve concentrarsi su alcune priorità d’azione essenziali.

Diffondere le rivendicazioni anticapitaliste di transizione

L’MPS/BFS sviluppa una vasta propaganda anticapitalista. Un’azione di propaganda che deve essere attuata attraverso la produzione di materiale politico (siti web, volantini, analisi, ecc.), ma soprattutto attraverso i propri/e militanti/e che svolgono un ruolo attivo nei movimenti sociali. Per fare questo, dobbiamo utilizzare ogni canale e ogni opportunità. In questo senso, pur ribadendo il nostro rifiuto di considerare il lavoro istituzionale-parlamentare come un ambito prioritario di intervento, riteniamo che anche gli strumenti della democrazia borghese possano offrire spazi utili per svolgere la nostra azione propaganda (partecipazione ai poteri legislativi, ricorso a referendum o iniziative popolari locali). Per noi, un’attività parlamentare può essere concepita solo come una tribuna per amplificare il nostro lavoro di propaganda. Allo stesso modo, il lancio di un referendum deve essere utilizzato come strumento per una campagna attiva su temi d’interesse per i lavoratori e le lavoratrici, sfruttando di queste occasioni per creare contatti e portare nuovi/e attivisti/e nella nostra organizzazione. D’altra parte, riteniamo che equiparare l’intervento parlamentare a un tradimento riformista, come fanno molti movimenti della sinistra extraparlamentare, non sia molto utile per lo sviluppo di un contropotere anticapitalista.

Stimolare le dinamiche di auto-organizzazione e mobilitazione collettive

Partecipiamo attivamente ai movimenti e alle lotte sociali (sindacati, scioperi per il clima, scioperi femministi, collettivi di base, ecc.) e siamo pronti a imparare e a fare proposte, evitando di dare lezioni ad altri attivisti. Tuttavia, riteniamo che sia nostro dovere intervenire nei movimenti e farli avanzare attraverso rivendicazioni anticapitaliste transitorie – in una logica di scontro con i padroni e i governi al loro servizio. Per fare questo, l’MPS/BFS analizza l’evoluzione della società, i potenziali antagonismi e i segnali della disponibilità di alcuni settori della popolazione a intraprendere il cammino della mobilitazione e della lotta, per poi parteciparvi attivamente.

È sulla base di queste ipotesi e di una riflessione politica collettiva che l’MPS/BFS sostiene la partecipazione dei suoi/e militanti alle strutture del movimento sindacale, anche se quest’ultimo sta attraversando una fase di degenerazione sempre più avanzata, di subordinazione sempre più marcata agli interessi dei padroni. La nostra posizione si basa sulla considerazione che, per il momento, le strutture sindacali offrono ancora la possibilità di entrare in contatto con i lavoratori e di costruire percorsi di lotta in grado di risvegliare la loro fondamentale coscienza di classe e la loro auto-attività. Per l’MPS/BFS esistono campi di intervento privilegiati (tra cui i movimenti femminista, ecologico, antirazzista e sindacale), ma non ne esclude fondamentalmente nessuno, nell’obiettivo fondamentale di favorire le dinamiche di autorganizzazione e di mobilitazione collettiva.

Favorire l’emersione di collettivi d’avanguardia e rafforzare così il nostro progetto anticapitalista

L’MPS/BFS contribuisce all’organizzazione e al coordinamento dei settori più avanzati dei vari movimenti sociali. Parliamo qui di collettivi d’avanguardia nel senso di organizzazione di quadri della classe operaia, e non di avanguardie di partito autoproclamate. Non si tratta di egemonizzare queste avanguardie, ma di collaborare con loro e promuovere le loro attività in una prospettiva anticapitalista. Vogliamo agire affinché l’MPS/BFS diventi un’alternativa anticapitalista per i settori più avanzati di questi movimenti, un’alternativa alle organizzazioni che difendono un social-neoliberismo o un approccio socialdemocratico riformista. Questo lavoro serve a dare una continuità e una prospettiva politica a queste reti di militanti, anche nei momenti di flessione ciclica delle grandi mobilitazioni sociali, in modo da evitare la frammentazione o addirittura l’abbandono del militantismo politico. Da questo impegno l’MPS/BFS potrà anche conquistare nuovi/e militanti al suo progetto politico-organizzativo. Noi rivendichiamo come organizzazione di essere un punto di cristallizzazione e una memoria collettiva dei movimenti sociali.

Costruire un’organizzazione per il XXI° secolo

Nel corso della nostra esistenza, abbiamo sviluppato un’avversione sia per i dispensatori di lezioni di sinistra che intendono predire il corso della storia, sia per le organizzazioni che si considerano l’ombelico della teoria rivoluzionaria e l'”avanguardia del movimento proletario”, deducendone una pretesa assoluta di leadership. Noi siamo più modesti e riconosciamo che la sinistra rivoluzionaria mondiale è in difficoltà e che noi non facciamo eccezione. In questa situazione, riteniamo più onesto ammettere che siamo in un processo di ricerca teorica e pratica. Ci sembra naturale che da questa ricerca nascano opinioni e posizioni diverse, che trovano spazio all’interno dell’MPS/BFS e che vengono discusse democraticamente. Non è realistico né auspicabile sviluppare una linea di partito monolitica.

La natura di crisi del capitalismo richiede a un’organizzazione rivoluzionaria non solo fermezza nei principi, ma anche l’apertura ad adattarsi alle nuove condizioni, a reagire alle evoluzioni e la capacità di gettare a mare le vecchie certezze. Il marxismo deve rimanere un punto di riferimento per i movimenti di emancipazione di questo secolo. A tal fine, i marxisti-rivoluzionari devono integrare nella loro “cassetta degli attrezzi politica” la critica femminista all’organizzazione patriarcale-capitalista della riproduzione sociale, le obiezioni ecologiche alle idee produttiviste della sinistra, nonché le pratiche antirazziste e anticolonialiste.

In Svizzera, il movimento di sciopero femminista si è affermato come la più potente forza di mobilitazione e politica di sinistra dopo lo sciopero generale del 1918. Ha influenzato sia il dibattito pubblico che le organizzazioni politiche e sindacali su scala nazionale. Il movimento ha anche cambiato la mentalità e ha politicizzato e radicalizzato il Paese. Per costruire un’organizzazione rivoluzionaria nel XXI° secolo, è indispensabile collocarsi nei suoi metodi organizzativi, in particolare i principi di funzionamento come la democrazia interna, l’orizzontalità e il modo amichevole con il quale i/le militanti si confrontano.

All’interno della nostra organizzazione e negli scambi con altri e altre militanti, attribuiamo grande importanza a delle relazioni umane rispettose. Una buona cultura della discussione inclusiva è un principio operativo essenziale per noi. Le costrizioni quotidiane del capitalismo e le spaccature della società non sono prive di effetti su noi militanti, e portano con sé anche sfide psicologiche. Un’organizzazione che vuole essere adatta al XXI° secolo deve tenerne conto. Oggi, la disciplina rivoluzionaria significa anche essere attenti alle diverse sensibilità all’interno del collettivo rivoluzionario.

 

Movimento per il socialismo, autunno 2023