La questione delle lezioni private non è nuova: già nel 2017 uno studio ne aveva segnalato la diffusione, senza però portare a misure concrete. Nel 2022, un sondaggio promosso dai giovani MPS al Liceo di Bellinzona mostrava che oltre un terzo degli studenti ricorreva a ripetizioni private. Ne nacque una mozione in Gran Consiglio che chiedeva interventi immediati (ore di recupero, sportelli di sostegno) e uno studio approfondito. Tuttavia, solo tre anni dopo, nel gennaio 2025, il Parlamento cantonale ha finalmente discusso la mozione, riconoscendo la gravità della questione, ma limitandosi a promettere… un altro studio.
Finalmente lo studio è arrivato: “A lezione fuori da scuola. Dieci anni dopo. Le lezioni private in Canton Ticino”. E conferma le cifre anticipate dal DECS nella conferenza stampa di inizio anno scolastico. Se alle scuole medie superiori circa un terzo (37%) degli allievi ricorre a lezioni private – percentuale alta e preoccupante che conferma tuttavia quanto già emerso dai sondaggi precedenti – il dato che riguarda la scuola media è allarmante: quasi un allievo su due (45,8%) delle classi III e IV ricorre a lezioni private.
Si tratta di un aumento impressionante rispetto al 2017, quando era “solo” il 18,5%: in pochi anni il numero è più che raddoppiato. Non è più un fenomeno marginale, ma un segnale evidente di una crisi del sistema: metà degli studenti di III e IV media (una scuola obbligatoria) dichiara di non farcela con i soli strumenti messi a disposizione dalla scuola pubblica e ricorre a lezioni private che diventano necessarie non per eccellere, ma per sopravvivere.
Questo dato deve interrogarci a fondo sulla situazione complessiva della scuola media: sui percorsi formativi, sul carico didattico, sul fatto che gli insegnanti e gli istituti siano veramente messi nella condizione di accompagnare tutti gli allievi e le allieve. Le ripetizioni sono il sintomo di un malessere strutturale. E pongono anche un problema di equità sociale: chi può permettersi lezioni private ha un vantaggio evidente rispetto a chi non ha i mezzi economici.
Il DECS, consapevole delle disparità, ha annunciato misure di sostegno nel settore medio: un progetto pilota in tre sedi di scuola media per favorire l’autonomia nello studio, tutoraggi tra pari e incontri con le famiglie. Iniziative interessanti sulla carta, anche se per ora vaghe e senza dettagli operativi; iniziative che, tuttavia, rimangono nel complesso al di sotto di qualsiasi significativa e necessaria risposta. Nulla, invece, per le scuole medie superiori, dove i mezzi a disposizione sono già scarsi e in calo.
Dopo anni di studi e promesse, è necessario ben altro. Le risorse devono assolutamente essere trovate (e non si cominci con la tiritera che adesso bisogna pensare solo alle iniziative sulle casse malati!) per un piano di intervento organico di rafforzamento concreto della scuola pubblica; ma, soprattutto, una riflessione a tutto campo sulla scuola dell’obbligo, sulla crisi che essa attraversa e sugli strumenti per farvi fronte.
Altrimenti, come diceva un vecchio parlamentare, in Ticino “quando non si vuole affrontare un problema, si decide di studiarlo”.
*articolo apparso sul quotidiano LaRegione sabato 15 novembre 2025
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