Putin si sfrega le mani perché i mostruosi crimini di genocidio di Netanyahu & Co contro il popolo palestinese tendono a mettere in ombra i crimini appena meno mostruosi che egli sta commettendo contro il popolo ucraino… con l’evidente complicità di Donald Trump.
Perché Trump sostiene Putin? Perché il suo progetto strategico consiste nel salvare l’egemonia statunitense utilizzando la superiorità militare yankee per dettare alla Russia e alla Cina le condizioni di una divisione del mondo tra potenze despotiche al loro interno e imperialiste all’esterno. Mutatis mutandis, questo progetto è paragonabile a quello che Hitler accarezzava prima dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, quando immaginava una spartizione del mondo tra Berlino, Tokyo e Washington.
In questo progetto, Israele è più che mai il cane da guardia dell’imperialismo statunitense in Medio Oriente. Trump permette quindi a Netanyahu di fare tutto, o quasi. Il suo rapporto con Putin è più contraddittorio: è il rapporto di un Capo con il capo di una mafia rivale, con cui vuole delimitare i rispettivi territori.
Da qui una serie di zig-zag. Ma si tratta di partnership e complicità tra banditi, non c’è dubbio. Lavrov, il ministro degli Esteri russo, affermava alcuni mesi fa che Israele perseguiva a Gaza gli stessi obiettivi della Russia in Ucraina: «denazificazione e smilitarizzazione».
Bisogna essere ciechi e sordi, infatti, per non vedere che la posta in gioco politica è la stessa in Ucraina e in Palestina (e altrove!): il diritto dei popoli di esistere e di determinare il proprio destino di fronte al tallone di ferro delle logiche coloniali e supremaziste.
Non è un caso che Trump e gran parte dell’estrema destra internazionale sostengano sia Netanyahu che Putin (e che questi ultimi si sostengano a vicenda dietro le quinte!). La vittoria di questi due criminali senza scrupoli sarebbe per gli aspiranti despoti di tutto il mondo un formidabile incoraggiamento a instaurare ovunque regimi autoritari, fascisteggianti o fascisti. Con tutto ciò che ciò comporta in termini di razzismo, machismo, negazionismo e oscurantismo.
È patetico che la sinistra internazionale, con poche eccezioni (in particolare la IV Internazionale, attraverso la risoluzione approvata dalla maggioranza al suo ultimo congresso mondiale), sia incapace di elevarsi al livello di questa sfida fondamentale. Dovrebbe difendere una posizione di principio chiara:
– sostegno ai popoli in lotta per il loro legittimo diritto all’autodeterminazione;
– in Palestina, in Ucraina e ovunque, l’occupazione è un crimine;
– diritto dei popoli a difendere i propri diritti, anche con le armi.
Invece, la maggior parte della sinistra si è impantanata in calcoli geostrategici che la portano a scegliere uno dei due schieramenti statali in presenza contro l’altro, in nome del «male minore». Alcuni scelgono lo schieramento dell’Occidente, altri quello dei suoi rivali. A volte apertamente – ci sono «comunisti» filo-russi –, il più delle volte in nome di un falso pacifismo («no alle armi per l’Ucraina»… ma «il popolo palestinese ha il diritto di difendersi con le armi»). Una posizione rivoluzionaria consiste invece nello scegliere sempre il campo dei popoli in lotta, indipendentemente dal «campo» dello Stato che li opprime.
La sinistra si definisce «internazionalista». È quindi necessario ricordare, purtroppo, che questa posizione di principio costituisce proprio il fondamento dell’internazionalismo! «Proletari di tutto il mondo, unitevi»: questo slogan si rivolge proprio ai popoli, alle persone che li compongono, non ai loro dirigenti, non è vero? Non implica di per sé alcun sostegno politico a questi ultimi, né un allineamento acritico al loro orientamento. Concretamente, si tratta di sostenere il popolo palestinese nonostante Hamas (e il fantoccio rappresentato dall’«Autorità palestinese»! e del ruolo dei mullah iraniani!). Si tratta allo stesso modo di sostenere il popolo ucraino nonostante Zelensky e la sua politica neoliberista filo-NATO.
Precisazione n. 1: questa posizione di principio deve liberarsi da ogni contabilità macabra. Un crimine contro l’umanità è un crimine contro l’umanità, indipendentemente dalla sua portata. Il bombardamento dei civili a Mariupol o a Kiev non è «più accettabile» del bombardamento dei civili a Gaza. La deportazione-russificazione dei bambini ucraini non è «più accettabile» del massacro dei bambini di Gaza. C’è un «due pesi e due misure» nelle posizioni occidentali su Gaza e l’Ucraina? Sì, è ignobile, va denunciato! Ma rispondere al “due pesi e due misure” dell’Occidente con un altro “due pesi e due misure”, simmetrico al primo, è indegno di una sinistra di sinistra e, più in generale, della più elementare etica.
Precisazione n. 2: questa posizione di principio deve liberarsi da ogni pacifismo astratto. Concretamente, il diritto dei popoli all’autodeterminazione e all’autodifesa implica dire sia «Sì alle armi per l’Ucraina» che «Stop all’armamento di Israele», opponendosi al progetto «Rearm Europe» e ad altre politiche di rimilitarizzazione imperialista. Non è facile, ma non c’è altra via per gli anticapitalisti-internazionalisti.
Ho iniziato questo post scrivendo che Putin si sta sfregando le mani. In una certa misura, anche Netanyahu lo sta facendo. Per lo stesso motivo: concentrarsi sugli orrori indicibili inflitti a Gaza distoglie l’attenzione dai crimini non meno mostruosi che Israele commette in Cisgiordania (per non parlare dei bombardamenti israeliani ininterrotti in Libano e in Siria, nella più totale impunità!). Senza contare i regimi arabi (Arabia Saudita, Emirati, Egitto, Marocco…), che hanno un solo desiderio: mantenere il massimo riserbo nella speranza di monetizzare la loro collaborazione al «nuovo Medio Oriente» che emergerà dal gioco di poker tra imperi.
Sulle spalle del diritto di tutti i popoli.
*articolo apparso sul blog dell’autore il 6 luglio 2025
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