Pubblichiamo qui di seguito un commento a cura del Collettivo Io l’8 ogni giorno che denuncia la strumentalizzazione da parte della Lega degli sviluppi dei femminicidi in Svizzera. (Red)
23 femminicidi in Svizzera da inizio anno, secondo il sito https://www.stopfemizid.ch/italiano, 9 invece le donne sopravvissute a un tentato femminicidio. Ad oggi, nel nostro paese, non esistono statistiche ufficiali che tengano conto del fenomeno. I numeri raccolti sono frutto di un lavoro volontario e corrispondono a quanto riportato dai media, pertanto potrebbero non essere esaustivi.
La violenza di genere è un fenomeno crescente e, nonostante le dichiarazioni del governo in merito a “una situazione allarmante” e la necessità di proteggere le vittime, sembra che si faccia davvero fatica a capire la portata strutturale del problema e a trovare le risorse per agire concretamente.
Ricordiamo ad esempio l’insufficienza sistemica di politiche volte a prevenire la violenza sulle donne, che richiederebbero cospicui investimenti finanziari per essere messe in atto. Non possiamo poi dimenticare che nella metà dei casi di femminicidio avvenuti quest’anno in Svizzera, l’autore era persona nota alle forze dell’ordine. Si tratta, con tutta evidenza, di un grave fallimento delle misure di protezione messe in atto nei confronti delle donne che avevano avuto il coraggio di denunciare.
Sono anni che il Collettivo Io l’8 ogni giorno avanza proposte volte a una maggiore attenzione verso politiche di educazione, prevenzione, sostegno e anche protezione che restano sempre nelle intenzioni della politica, ma non trovano una vera realizzazione. Un esempio su tutti: un numero per le vittime di violenza nazionale, h 24, in più lingue, la cui implementazione viene costantemente posticipata.
Ora, per spostare l’attenzione da un problema davvero grave che richiede azioni urgenti, la Lega dei ticinesi ha inoltrato un’interrogazione al Consiglio di Stato che non sembra avere in nessun modo l’intenzione di proteggere le donne, ma piuttosto di essere un’occasione per riportare alla ribalta i temi cari alla destra locale: l’odio per gli stranieri e il disprezzo della sinistra.
Il titolo dell’interrogazione di Sanvido è già un programma: “Femminicidi e violenza di genere: la sinistra vuole “porte aperte” alla migrazione, ma poi si indigna delle conseguenze?”
Secondo questa logica è ovvio che il problema non sono i femminicidi, ma la migrazione, quindi se non ci fossero stranieri, saremmo un paese privo di violenza…! Si nega in questo modo l’evidenza di un problema di patriarcato in Svizzera, inducendo a credere che la questione non ci riguardi. Ricordiamo che le discriminazioni nei confronti delle donne, non solo la violenza, sono un problema strutturale che affligge tutte, anche quelle con passaporto rossocrociato.
Il testo di Sanvido comincia con un riferimento a dati ufficiali sui femminicidi, che, lo abbiamo precisato all’inizio, non esistono.
Prosegue poi con una serie di considerazioni di circostanza, che probabilmente troverebbero l’accordo di chiunque, tipo che “ogni femminicidio è un fallimento collettivo” oppure che “ogni donna deve sentirsi sicura”. Per poi focalizzarsi sul punto del discorso: “Tuttavia, vi è un elemento che la politica e i media mainstream faticano ad ammettere: troppo spesso, questi delitti vedono coinvolti autori con un retroterra migratorio e culturale che porta con sé un rapporto problematico con il ruolo della donna, con la parità e con il rispetto della vita familiare.”
Saremo ripetitive ma vorremmo ribadire che pure in Svizzera, come ovunque ancora nel mondo, vi è un rapporto problematico con il ruolo della donna, visto che la parità è sempre e solo formale. Poi, giusto per la cronaca, vorremmo ricordare che il delitto di Lodrino è stato compiuto da un ragazzo ticinese, con un cognome annoverato tra le famiglie patrizie del cantone!
Il testo dell’interrogazione prosegue sostenendo che “In Svizzera gli stranieri risultano sovrarappresentati negli atti di violenza domestica grave e nei femminicidi. Esistono fattori sociali e culturali che non possiamo ignorare.”
Spostare l’attenzione su chi ha un passato migratorio, facendo di un’erba un fascio, è una mistificazione evidente. I fattori sociali e culturali che non possiamo ignorare sono che la violenza di genere è una violenza maschile, commessa dagli uomini su donne e bambine/i e che sarebbe ora che anche le nostre istituzioni – Dipartimento delle istituzioni in primis -iniziassero a riconoscere con chiarezza tale dimensione di genere della violenza domestica. Un altro fattore da considerare è poi la sovra-rappresentazione delle donne d’origine migrante tra le vittime e questo è anche dovuto agli effetti delle politiche antistranieri promosse da partiti come la Lega, che ostacolano le possibilità di difesa e di uscita dalla violenza per tutte queste donne.
L’interrogazione va avanti e sostiene che “Dobbiamo smettere di nascondere questa verità dietro al “politicamente corretto” e adottare politiche più severe in materia di ingresso e permanenza di stranieri che non rispettano i principi della parità e della dignità femminile.”
Ci permettiamo solo di chiederci che cosa ne facciamo con gli uomini svizzeri che non rispettano i principi della parità e della dignità femminile, ad esempio quelli che lavorano al giornaletto leghista della domenica, le cui pagine sono ricche di immagini che oggettificano le donne…che si fa, li mandiamo via anche loro?
Prima di fare le domande vere e proprie, Sanvido sottolinea che “Bisogna sostenere chi trova il coraggio di denunciare.” Certo, chi trova il coraggio di denunciare dovrebbe ricevere sostegno. Purtroppo, la recentissima sentenza del giudice affiliato alla Lega, che ha definito “violenze lievi” i palpeggi alle parti intime di minorenni messi in atto dal noto cappellano del collegio Papio, dimostra tutt’altro.
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