Il governo tira dritto e il Parlamento non lo ferma

Tempo di lettura: 4 minuti
image_print

È finita come era prevedibile. Il Gran Consiglio (su decisione della maggioranza del suo Ufficio Presidenziale) ha scelto di non sottoporre al voto del Plenum riunito oggi alcune proposte di risoluzione riguardanti la decisione del Consiglio di Stato del 9 luglio (il cosiddetto arrocchino).
Hanno vinto le forze (guidate da PLR e Lega) che in nessun modo volevano che il Gran Consiglio si esprimesse, con un voto, sull’operato del governo, invitandolo – ad esempio approvando la risoluzione presentata da Matteo Pronzini a nome di una quindicina di deputati/e – a fare retromarcia sulla decisione del 9 luglio.
Tutto ciò al termine di un dibattito in cui tutti (tranne la Lega) si sono dichiarati insoddisfatti delle risposte fornite dal governo, che si è comportato con la solita arroganza, privo di argomenti concreti per giustificare le proprie scelte se non il logoro ritornello: “è nostra competenza”. Insoddisfatti, pur rinunciando ad essere rimborsati!
La Lega può dunque proseguire la sua campagna elettorale, avviata con la proposta di arrocco, preoccupata per la perdita di credibilità di un governo in cui essa detiene, con due ministri, un ruolo preminente. Gli altri partiti, per convenienze varie e perché – in fondo – sono consapevoli del bilancio complessivamente disastroso dell’azione governativa, hanno deciso di seguirla. Tutte e tutti insieme, appassionatamente. Pubblichiamo qui di seguito l’intervento del deputato MPS in entrata della discussione. (Red)

La Legge sulle competenze organizzative del Consiglio di Stato e dei suoi dipartimenti (1928) è stata invocata dal governo (e da vari partiti, anche non favorevoli alle decisioni in discussione) per sostenere l’inutilità del dibattito odierno, poiché le decisioni di luglio sarebbero di sua esclusiva competenza. È vero, ma leggendo l’art. 2, che attribuisce al governo la facoltà di “variare o riunire” i dipartimenti, appare chiaro che quanto avvenuto non rientra in tale facoltà.

A questo richiamo si aggiungono altri riferimenti normativi. L’art. 3 cpv. 1 del Regolamento sull’organizzazione del Consiglio di Stato stabilisce che esso deve garantire un’amministrazione “adeguata, efficiente e razionale”. L’art. 4 obbliga inoltre il governo a informare il pubblico sulle proprie decisioni, salvo eccezioni di interesse superiore. A nostro avviso, le decisioni del 9 luglio non assicurano né efficienza né razionalità, e l’informazione al pubblico è stata praticamente inesistente, in violazione anche dell’art. 56 della Costituzione cantonale che impone un’informazione “adeguata”.

Il comunicato del 9 luglio, molto stringato, introduce due termini chiave: “conduzione politica” e “temporaneamente”. Affidare la “conduzione politica” della Magistratura al consigliere Claudio Zali è un concetto ambiguo: se fosse mera responsabilità politica, nulla da dire; ma le parole contano, e parlare di “conduzione politica” della Magistratura contrasta con l’esigenza, più volte ribadita, di rafforzarne indipendenza e autonomia.
D’altronde il comportamento dei due consiglieri di Stato autori delle proposte di arrocco in occasione dell’apertura dell’anno giudiziaria conferma chiaramente quanto siano malevoli le loro intenzioni su questo terreno.

Ancora più discutibile è l’uso dell’avverbio “temporaneamente”: cosa significa? Che tra sei mesi si tornerà indietro? A due anni dalle elezioni, “temporaneo” equivale di fatto a definitivo, visto che le decisioni resteranno valide “fino al termine della legislatura”. E allora, sono decisioni temporanee, come si ripete per ben tre volte nello spazio di una decina di righe, o sono, in principio, come si ripetere appena dopo, valide fino alla fine della legislatura e quindi definitive, visto che con la fine della legislatura esse decadono automaticamente? Una comunicazione contraddittoria e inadeguata.

Per questo riteniamo che il governo, con le decisioni di luglio, abbia violato disposizioni di legge e di regolamento. Ciò giustifica la competenza del Gran Consiglio non solo a chiedere spiegazioni (con interpellanze e interrogazioni), ma a esigere una discussione politica complessiva, come chiesto da 37 deputati. È un diritto e un dovere di vigilanza, sancito dagli artt. 75 e 76 della Legge sul Gran Consiglio.

Naturalmente cogliamo l’equivoco creato ad arte da chi si è opposto a questa seduta e da parte dello stesso Consiglio di Stato (cfr. lettera al Gran Consiglio dello scorso 8 agosto) cercando di confondere il piano della competenza esecutiva con quello della competenza politica. È chiaro che il governo è l’unico competente a decidere una modifica del suo funzionamento; ma è altrettanto vero che il Parlamento ha la competenza, la responsabilità e il dovere il discutere di questi temi, ancor più se le decisioni prese sono in contraddizione esplicita con disposizioni di legge e regolamenti.
Ma, forse, è necessario un richiamo ulteriore sui temi della competenza. Per ricordare che questo Gran Consiglio discute spesso di temi sui quali la competenza decisionale è del governo. Un esempio, assai recente; nell’ambito del Preventivo 2024 e 2025 abbiamo discusso di misure (per decine e decine di milioni di franchi) la cui competenza decisionale è totalmente nelle mani del Governo. Ad esempio, procedere – nel caso di pensionamento di un dipendente del Cantone – alla sua sostituzione solo nella misura del 20%, è una decisione che il governo ha preso e ha cominciato ad applicare ancor prima di manifestarsi nel messaggio sul Preventivo 2024. Forse per questo il Parlamento ha rinunciato a discuterne? Ne ha discusso, e come, cosciente che anche una sua decisione avversa non avrebbe avuto conseguenze concrete sull’operato del governo. O, ancora e nello stesso ambito: l’adeguamento dei salari al rincaro. Sappiamo (lo prevede l’art. 5 della LORD) che è di competenza del governo decidere l’ammontare di questo adeguamento (che quindi può essere anche uguale a zero). Forse per questo il Parlamento non ne ha mai discusso? E potremmo continuare.

In realtà la decisione presa dal governo è censurabile poiché prefigura un metodo di gestione e di conduzione della cosa pubblica nella quale le ambizioni, le esigenze e gli interessi di partito vengono prima degli interessi dei cittadini e delle cittadine di questo Cantone. La colpa del governo (di tutto il governo) è di essersi piegato a questa logica che deve essere censurata senza alcuna esitazione. Siamo qui per farlo.

*intervento in Gran Consiglio lunedì 25 agosto 2025

articoli correlati

Perché Trump vuole “salvare” Milei

F-35A: il cumulo degli imbrogli

C’è la guerra al centro dell’economia israeliana